Michail Sergeevič Gorbačëv, una delle figure più controverse di tutto il Novecento si spegne, tra le sempre vivide controversie sulla sua figura politica.
Si spegne, in data 31 agosto, una delle figure più controverse e iconiche di tutto il Novecento, Mikhail Gorbačëv. Ultimo segretario del partito comunista dell’Unione Sovietica ancora in vita e politico la cui carriera e scelte sono ad oggi ancora motivo di accesi dibattiti. La carriera politica di Gorbačëv. Laureato all’Università di Mosca in giurisprudenza e conseguì per corrispondenza anche la laurea in economia agraria presso l’Università di Stavropol. A seguito dei suoi studi entrò a far parte del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e la sua scalata nei ranghi del partito fu rapida sino ad arrivare nelle “grazie” dell’allora Segretario Generale nonché ex direttore del famigerato KGB, Andropov, oramai anziano. Gorbačëv fu un leader diverso per l’Urss, un leader giovane, colto e con lo sguardo rivolto al futuro. Sin dalla morte di Stalin e in particolare dopo la “cacciata” di Kruscev i leader del partito comunista sovietico che si erano succeduti erano stati uomini anziani, a volte malati come nel caso di Cernenko e spesso ancorati ad un passato che si ostinava di essere presente e anche futuro. Con Gorbačëv questo cambiò e fu proprio il suo desiderio di riforma e di cambiamento di un copione incompleto e per certi versi mal recitato sin dalla morte di Lenin che quelle che erano piccole crepe nell’imponente impero sovietico divennero vere e proprie spaccature. Spaccature che inevitabilmente condussero alla dissoluzione di un gigante politico che fu protagonista del Novecento. La figura politica di Gorbačëv è conosciuta (e apprezzata) in occidente soprattutto per le parole d’ordine che furono “slogan” del suo mandato, Glasnost e Perestroika[1], ovvero riforma e trasparenza ma in linea con un personaggio Giolittiano, Gorbačëv era anche e soprattutto un leader sovietico che doveva tutelare gli interessi del suo paese. Con la Glasnost e la Perestroika di Gorbačëv l’Urss si avviò ad una serie di riforme politiche e sociali atte a dissipare il velo di oscurantismo che attanagliava sia i cittadini sovietici sia i paesi occidentali che guardavano ad est. Le riforme furono atte anche ad allentare la “presa” e quindi l’effetto del “terrore” sulla popolazione con maggiori concessioni economiche e sociali, estese anche ai paesi membri dell’Unione Sovietica. Una mossa che Gorbačëv reputò necessaria per proiettare l’Urss nel nuovo secolo ma che, nella realtà, mostrò tutte le fragilità di un sistema che non era pronto a sorreggersi sulle sue gambe senza la vigorosa stampella del terrore. Altra faccia della medaglia fu senz’altro la guerra in Afghanistan, la guerra di Gorbačëv, un pantano economico militare dal quale l’Urss, come gli Usa in Vietnam, uscì gloriosamente sconfitta. Altro enorme grattacapo per l’amministrazione Gorbačëv fu l’incidente di Chernobyl del 1986. La gestione ondivaga e pericolosa dei primi giorni dopo l’incidente, le omissioni e i tentativi di insabbiare (letteralmente) la verità, dimostrarono un atteggiamento da parte di Gorbačëv che sicuramente è stato reminder del fatto che, nonostante tutto, rimaneva il leader di una superpotenza e come tale si prodigò ad ogni costo e con ogni mezzo per tutelarne l’immagine. Le contraddizioni dell’uomo politico che fu Gorbačëv continuarono anche negli ultimi attimi di vita dell’annaspante Urss, come la questione del “referendum fantasma” sul mantenimento dell’Unione Sovietica, il cui risultato fu sostanzialmente ignorato a causa del tentativo di colpo di stato (conosciuto come putsch di agosto) e l’inevitabile dissoluzione di un’Unione che nominalmente già non esisteva più. Probabilmente per il dotto Gorbačëv, lasciare era meno doloroso che trattenere un qualcosa che sarebbe comunque sparito in agonia e soprattutto tra i pericoli di una potenza nucleare mondiale in declino e sull’orlo di una guerra civile che avrebbe potuto avere esiti devastanti per il mondo intero. Con la dissoluzione dell’Urss, la nascita di nuovi stati indipendenti e la fine della Guerra Fredda la figura politica “attiva” di Gorbačëv fu messa nella teca della storia ma ben presto le controversie tra storici, simpatizzanti, complottisti ecc. ecc. avrebbero fatto sì da rendere la sua figura politica, come detto, una delle più dibattute dell’ultimo secolo. Molte sono state le interviste rilasciate proprio dall’ex leader sovietico su diversi temi e la sua biografia resta una delle testimonianze più importanti di quei caotici, ultimi attimi di vita dell’Unione Sovietica. Il 25 dicembre (Gorbačëv) fece un breve discorso alla televisione. Parlò con autentica dignità: “Lascio il mio incarico con trepidazione. Ma anche con la speranza, confidando in voi, nella vostra saggezza e forza d’animo. Noi siamo gli eredi di una grande civiltà, e oggi il compito di riportarla a nuova, moderna e degna vita ricade sulle spalle di ciascuno di voi”. L’Urss cessava di esistere alla mezzanotte del 31 dicembre 1991.[2] Con la sua morte, un pezzo di storia vivente ci lascia e in un momento dove l’ordine mondiale è quanto mai instabile e il rischio di catastrofi che il buon Gorbačëv tanto si prodigò di evitare, ritorna in auge. Per quanto controversa sia stata la sua vita politica, Gorbačëv ha affrontato situazioni altamente instabili e pericolose e a prescindere dalla sua scomparsa “fisica” un posto per il suo nome negli annali dell’umanità è più che meritato, insieme alla sua eredità politica, il sogno di un mondo nuovo, un mondo diverso, ma un mondo in pace.
Note
[1] Per approfondire si veda: https://www.iai.it/sites/default/files/iai9038.pdf
[2] R. Service, Storia della Russia nel XX secolo, Editori Riuniti, Roma 1999, cit. p. 532
Foto copertina: Michail Sergeevič Gorbačëv