[dropcap]Dal coraggioso[/dropcap] “No” alla guerra in Irak, al riconoscimento della responsabilità francese negli anni di Vichy, ma anche i test nucleari a Mururoa e le accuse di corruzione.  Luci ed ombre dell’ex Presidente scomparso all’età di 86 anni.


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Pochi leader politici hanno lasciato impronte così profonde sulle istituzioni francesi come Jacques Chirac. Negli anni fra il 1967 e il 2007, è stato deputato, ministro, leader di partito, sindaco di Parigi per 18 anni (dal 1977 al 1995), due volte primo ministro (dal 1974 al 1976 con Valéry Giscard d’Estaing e dal 1986 al 1988 con François Mitterrand[1]) e Presidente della Repubblica per 12 anni dal 1995 al 2002.

A metà degli anni ’70, dopo aver favorito l’elezione di Valéry Giscard d’Estaing (1974), fonda un suo partito, il Rassemblement pour la République, che divenne rapidamente il principale punto di riferimento della destra di matrice gollista. Per un decennio perseguì il disegno di recuperare l’egemonia di questa forza su quella più moderata che faceva riferimento a Valéry Giscard d’Estaing[2] e poi a Raymond Barre[3].

Dalla metà degli anni Ottanta, Chirac diventa il punto di riferimento per la destra francese mantenendo ferma una scelta strategica: mai scendere a patti con l’estrema destra raccolta nel Fronte Nazionale, fortemente cresciuto negli anni Ottanta e Novanta[4].

Nel 1977 diventa sindaco di Parigi e lo resta per 18 anni. Proprio nel periodo in cui fu sindaco ebbe origine il caso degli impieghi fittizi nel suo partito che gli costò, nel 2011, la condanna in tribunale, la prima di un presidente francese[5].Dopo due tentativi falliti (1981[6] e 1988[7]), nel 1995 gli si spalancano le porte dell’Eliseo[8].

Presidente Chirac

Il primi anni di Chirac sono segnati da una serie di importanti riforme, sia in ambito economico che sociale. La limitazione del mandato presidenziale, che passa da sette a cinque anni. Sotto la pressione del primo ministro, il socialista Lionel Jospin, Chirac riduce l’orario lavorativo settimanale degli operai, da 38 a 37 ore. Nel 1999 inoltre la Francia è tra le prime nazioni in Europa a introdurre una forma contrattuale che regola le unioni di fatto, anche quando si tratta di persone dello stesso sesso, i cosiddetti P.A.C.S. (Patti Civili di Solidarietà).

Alle presidenziali del 2002 si ripresenta con un nuovo partito: l’Unione per un Movimento Popolare (Union pour un Mouvement Populaire UMP), in cui confluiscono le diverse anime del centro destra, unite dalla tradizione gollista. Ma un inaspettato sconvolgimento politico travolge il paese: al primo turno il candidato Jean-Marie Le Pen, esponente del partito di estrema destra, Fronte Nazionale, ottiene una valanga di voti, mentre l’ex primo ministro, Jospin, viene eliminato con solo il 15%. La sfida al secondo turno è tra il presidente uscente e il candidato ultranazionalista. Per impedire la possibile vittoria di Le Pen, la sinistra francese lancia una massiccia campagna in favore di Chirac, che ottiene il secondo incarico con l’82% dei voti.

Durante il secondo mandato popolarità del presidente è messa in crisi da una serie di passi falsi e di incidenti di percorso. Sul finire del 2005, le tensioni sociali ed etniche delle periferie degradate di Parigi sfociano in una vera e propria guerriglia urbana tra gli immigrati e le forze dell’ordine la c.d. “rivolta delle Banlieue”. Nel corso dei primi mesi del 2006 la sua popolarità crolla ancora, quando il governo del fedelissimo Dominique de Villepin propone una nuova formula contrattuale, il CPE (Contrat première embauche, Contratto di primo impiego), introducendo in Francia una forma di precarietà per i giovani che entrano nel mercato del lavoro. Si scatena un’autentica rivolta di piazza, con più di tre milioni di manifestanti, e il 10 aprile dello stesso anno Chirac è costretto a ritirare il CPE[9].

Il riconoscimento della responsabilità della Francia nei crimini nazisti

Il 16 luglio 1995, durante la cerimonia per il 53esimo anniversario del rastrellamento del tristemente famoso Velòdrome d’Hiver – il Velodromo d’ Inverno di Parigi – dove tra il 16 e il 18 luglio 1942 furono raccolti 13 mila ebrei in attesa di essere deportati nei campi di sterminio nazista, Chirac riconosce per la prima volta la responsabilità dello Stato francese di aver assecondato le richieste degli occupanti nazisti, ed aver consegnato gli ebrei francesi ai loro carnefici[10].

Solo un anno prima il suo predecessore Mitterrand aveva affermato che la Repubblica di Vichy non era la Francia e non avrebbe chiesto scusa per azioni commesse da “una minoranza andata al potere”[11].

Chirac fa un passo avanti, e riconosce la continuità tra lo Stato francese e il regime di Vichy, assimilando le responsabilità dell’uno e dell’altro nella persecuzione degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale: “Quelle ore buie hanno insozzato per sempre la nostra storia e sono un’ingiuria per il nostro passato e le nostre tradizioni” e ancora “Sì, la follia criminale dell’occupante è stata distaccata dai francesi, dallo stato francese. Cinquantatré anni fa, il 16 luglio 1942, 450 poliziotti e gendarmi, sotto l’autorità dei loro capi, soddisfacevano le richieste dei nazisti. Quel giorno, nella capitale e nella regione di Parigi, quasi diecimila uomini, donne e bambini ebrei furono arrestati nelle loro case al mattino presto…La Francia, patria dell’Illuminismo e dei diritti umani, terra dell’accoglienza e dell’asilo, la Francia, quel giorno, compì l’irreparabile. Venne meno la sua parola data, consegnò i suoi protetti ai loro carnefici. Condotte al Velodromo d’inverno, le vittime hanno dovuto attendere diversi giorni, nelle terribili condizioni che conosciamo, per essere dirette verso uno dei campi di transito, Pithiviers o Beaune-la-Rolande, aperto dalle autorità di Vichy. L’orrore, tuttavia, era solo all’inizio. Seguiranno altri raid, altri arresti. Settantaquattro treni partiranno per Auschwitz. Settantaseimila deportati ebrei dalla Francia non torneranno. Manteniamo un debito imprescrivibile nei loro confronti […][12]

Il “Dottor Chirac” e il mondo arabo

In rottura, più nella forma che nella sostanza, con François Mitterrand, il cui ministro degli Affari esteri Roland Dumas aveva affermato che la Francia non aveva “nessuna politica araba”, Jacques Chirac si riconnetterà con la tradizione gollista, orientata favorevolmente verso i paesi arabi.

Il 22 Ottobre 1996 la visita del presidente francese a Gerusalemme viene percepita dalle autorità israeliane come più favorevole alla causa araba rispetto al suo predecessore François Mitterrand, arriva un anno dopo l’assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin. Le autorità israeliane impediscono ai commercianti arabi della città vecchia di entrare in contatto con il Presidente. La risposta stizzita di Chirac ad un poliziotto israeliano (” What do you want ?… Me to go back to my plane and go back to France? Is that what you want?» -“Cosa vuoi? … che torni sul mio aereo e che torni in Francia? È quello che vuoi?”) fece in poco tempo il giro del mondo. Il giorno successivo, verrà accolto in trionfo a Ramallah e nei territori occupati.

Jacques Chirac poteva vantare un gran numero di amici importanti nel mondo arabo. Il posto d’onore spetta sicuramente al libanese Rafic Hariri. Il loro rapporto di amicizia risale ai tempi in cui uno era ancora solo sindaco di Parigi, sulla strada per l’Eliseo, e l’altro imprenditore di successo in Arabia Saudita e Francia, dove trasformò la società Ingegneria francese Oger in Oger International.

Nel corso degli anni i rapporti sono diventati sempre più intensi, Hariri considerava Chirac “Il suo migliore amico[13]”, tanto da insegnargli “Le regole del gioco in Medio Oriente alla ricerca della stabilità e dell’equilibrio”. Il 14 febbraio 2005, Rafik Hariri fu ucciso insieme ad altre 21 persone dall’esplosione di una tonnellata di TNT che passava il suo veicolo sul mare nel cuore di Beirut. Jacques e Bernadette Chirac saranno i primi ad andare a Nazek Hariri, la moglie del primo ministro assassinato, che era a Parigi in quel momento. “La responsabilità di Bashar al-Assad nella morte di Rafic Hariri è senza dubbio ai miei occhi, anche se non ne ho la prova assoluta”, ha scritto il presidente francese nelle sue memorie. Fino alla fine del suo mandato, combatterà per l’istituzione di un tribunale internazionale, sotto l’egida delle Nazioni Unite, per processare i responsabili dell’omicidio del suo amico[14].

Non solo Hariri, ma anche Yasser Arafat leader dell’Olp che coniò l’appellativo di “Dottor Chirac” per il sostegno mostrato in tempi difficili e che aveva rianimato la “politica araba e mediterranea” della Francia (in occasione del discorso tenuto al Cairo nell’aprile 1996, durante il quale aveva chiesto la firma di accordi di pace tra Siria e Israele[15]). Saddam Hussein, Mubarak, Hassan II, Bouteflika, Abdallah II di Giordania o Re Fahd d’Arabia possono tutti vantarsi di avere avuto una relazione stretta con il presidente francese.

Il NO alla guerra in Irak

Nel febbraio 2003, Hans Blix e Mohammed El Baradei, a capo degli ispettori delle Nazioni Unite, pubblicano un nuovo rapporto dove affermano che il governo di Baghdad stava collaborando attivamente con gli ispettori, e che non ci fossero le prove della presenza di armi di distruzioni di massa. 

Il segretario di Stato Colin Powell, pur riconoscendo il lavoro fatto dagli ispettori, sosteneva che “Il problema è il disarmo dell’Irak”. La risoluzione 1441 non riguarda le ispezioni, ma il disarmo aggiungendo che “(l’Irak) si sta prendendo gioco delle Nazioni Unite” e che gli ispettori “non hanno libertà di accesso in tutto il Paese”. E quindi “Bagdad non sta collaborando e sta violando la risoluzione 1441”. Sostenendo che “altre ispezioni sarebbero (state) inutili” e la minaccia dell’uso della forza deve restare, anche se è “l’ultima risorsa”, facendo intendere che ormai la deciso degli Stati Uniti era stata presa e che “In un futuro molto vicino” sarebbero scattate le “Serie conseguenze” previste dalla risoluzione 1441[16].

Convinto che una guerra avrebbe destabilizzato la regione, Chirac affida a Dominique de Villepin, ministro degli affari esteri del governo di Jean-Pierre Raffarin, la guida della battaglia diplomatica alle Nazioni Unite per puntare ancora sulle ispezioni. Il 14 febbraio del 2003, con un deciso intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Villepin dichiara l’opposizione della Francia all’intervento militare in Irak. La sua accusa virulenta gli è valsa un applauso, una pratica rara in questa istituzione.

“Che nessuno può affermare con certezza che la strada della guerra sia più breve di quella delle sanzioni, nessuno può affermare che la guerra (all’Irak) porterà ad un mondo più sicuro, più giusto e più stabile…In questo tempio delle Nazioni Unite, siamo i guardiani di un ideale, siamo i guardiani di una coscienza. La grande responsabilità e l’immenso onore che sono nostri devono guidarci. Dare la priorità al disarmo in pace ed è un vecchio paese, la Francia, un vecchio continente come il mio, l’Europa, che ti dice oggi, che conosceva le guerre, l’occupazione, barbarie … “

Poche settimane dopo, il 10 marzo 2003, il presidente francese minaccia di usare il suo diritto di veto in caso di risoluzione che apra la strada a un intervento americano in Irak. “L’Irak non rappresenta oggi una minaccia immediata tanto da giustificare una guerra immediata. La Francia chiede la responsabilità di tutti affinché si rispetti la legalità internazionale… Essere liberi dalla legittimità delle Nazioni Unite, privilegiare la forza sulla legge, significherebbe assumersi una pesante responsabilità “.La guerra avrà comunque luogo, Washington deciderà di fare a meno delle Nazioni Unite.

La Francia non ha potuto impedire questa tragedia che sconvolgerà profondamente e durevolmente la regione. Anche i suoi rapporti con gli Stati Uniti ne risentiranno. Ma questo momento, specialmente agli occhi degli Arabi, rimarrà come quello in cui la Francia ha detto no allo zio Sam, la prima potenza mondiale, in nome della difesa dei suoi principi, delle sue convinzioni e della stabilità di una regione cara al suo presidente. 

Mururoa

Un punto negativo sulla carriera politica di Jacques Chirac è rappresentato sicuramente dalla ripresa delle attività nucleari a Mururoa nell’arcipelago delle Tuamotu, in Polinesia francese. I test nucleari iniziarono il 2 luglio 1966 con il nome in codice Aldebaran. Nel 1974 la Francia, a seguito di pesanti pressioni internazionali abbandonò i test atmosferici che avevano caratterizzato il primo ventennio di esperimenti e iniziò quelli sotterranei trivellando il terreno dell’atollo e facendo detonare il materiale nucleare. Tale pratica creò molte polemiche per il timore diffuso che le radiazioni intrappolate nel sottosuolo potessero fuoriuscire contaminando il sottostante oceano e gli atolli vicini. I test nucleari andarono avanti fino al 1992 quando il Presidente François Mitterrand decise di interromperli. Nel giugno 1995 Chirac annunciò la ripresa degli esperimenti.

La sua decisione suscitò reazioni durissime nell’area del Pacifico, ma anche nel resto del mondo. Fu soprattutto in Italia che nacquero accese polemiche, a seguito delle quali Chirac decise di annullare il vertice bilaterale in programma a Napoli in quel periodo. Nel 1996, dopo sei test sugli otto previsti, il presidente francese annunciò la fine della campagna e appose la sua firma sul Trattato internazionale che vieta i test nucleari.

Le accuse di corruzione

A partire dalla fine degli anni ’90 sulla testa di Chirac cominciarono a gravare pesanti accuse di corruzione, riferite agli anni in cui Chirac era sindaco di Parigi: secondo gli inquirenti, l’ex sindaco avrebbe utilizzato soldi pubblici per finanziare il suo partito, l’RDP, nonché per mantenere l’alto tenore di vita suo e della sua famiglia. Nel 2003, sulla spinta del sindaco di Parigi, il Socialista Bertrand Delanoë, il giudice Philippe Courroye aprì un processo civile contro sua moglie Bernadette Chirac, accusata di aver speso assieme al marito 14 milioni di franchi (circa 700 euro) al giorno per servizi extra. Chirac, invece, grazie ad un Consiglio Costituzionale straordinario, riuscì a beneficiare di un’immunità, decaduta nel 2007, quando rinunciò alla ricandidatura presidenziale[17].

Tantissimi i messaggi di cordoglio e di vicinanza arrivati da tutto il mondo politico nazionale ed internazionale, oltre a quello di milioni di cittadini che hanno voluto omaggiare una delle figure di spicco del panorama politico francese.


Note

[1] Nel marzo 1986 i socialisti di Mitterrand avevano subito una cocente sconfitta, che aveva incrinato l’autorità dello stesso Capo dello Stato. Si inaugurò così la prima coabitazione fra un Presidente di sinistra e un primo ministro di destra: un fatto inedito per la Quinta repubblica.

[2] È stato Presidente della Repubblica francese dal 27 maggio 1974 al 21 maggio 1981. Noto per il suo sostegno al federalismo europeo, Valéry Giscard d’Estaing è stato il presidente della Convenzione europea, il cui progetto è fallito a seguito del referendum negativo francese e olandese.

[3] Fu Primo ministro dal 1976 al 1981 e sindaco di Lione dal 1995 al 2001. Pur senza aver mai aderito a un partito politico fu un esponente di primo piano dello schieramento liberale e centrista. Fedelissimo di Charles De Gaulle, cattolico praticante, si considerava un democratico cristiano.

[4] https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/chirac-landreotti-francese-che-ha-segnato-unepoca

[5] https://www.repubblica.it/esteri/2019/09/26/news/morto_jacques_chirac-236989104/

[6] Mitterrand era diventato presidente – il primo presidente socialista della storia francese – la prima volta nel 1981 ribaltando i risultati del primo turno e sconfiggendo il presidente uscente Valery Giscard D’Estaing, che aveva preso il 28,3% contro il 25,8 di Mitterrand (Chirac c’era già allora ed era arrivato terzo con il 18%). Mitterrand ottenne il 51,76% al ballottaggio.

[7] Chirac era stato candidato nel 1988 (l’unico candidato a partecipare a tre ballottaggi consecutivi, assieme a Mitterrand che ne ha fatti quattro in tutto), perdendo contro François Mitterrand, presidente uscente. Mitterrand vinse con grandissimo margine il primo turno: 34% dei voti contro 20% di Chirac che superò Raymond Barre. Il centrodestra si ricompattò al ballottaggio ma non bastò, e Mitterrand rimase presidente con il 54% fino al 1995, ultimo anno di un presidente socialista fino a oggi.

[8] Quando ancora i mandati duravano sette anni: la legge venne cambiata nel 2000 e ora sono cinque – Chirac era diventato presidente una prima volta battendo Lionel Jospin al ballottaggio, dopo che Jospin aveva vinto il primo turno con il 23,30% contro il 20,84% di Chirac. Terzo era arrivato l’ex primo ministro Èdouard Balladur, protagonista di una aspra rottura con Chirac all’interno del centrodestra francese. Al ballottaggio Chirac prese il 52,64%.

[9] https://biografieonline.it/biografia-jacques-chirac

[10] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/07/17/il-mea-culpa-di-chirac.html

[11] Negli anni precedenti al 1995, la commemorazione della retata del Velodromo d’ Inverno era stata spesso occasione di polemiche, per il rifiuto di Mitterrand di riconoscere le colpe dello Stato, ma anche per la sua decisione, nel 1992, di far deporre tutti gli anni un cuscino di fiori sulla tomba del maresciallo Pétain, capo del regime di Vichy. All’ ex presidente inoltre gli ebrei rimproveravano il passato di funzionario del regime collaborazionista e la sua amicizia con Renè Bousquet, capo della polizia di Vichy.

[12] Discorso del Presidente M. Jacques Chirac pronunciato il 16 luglio 1995 https://www.lemonde.fr/revision-du-bac/annales-bac/histoire-terminale/jacques-chirac-president-de-la-republique-et-les-responsabilites-de-l-etat-francais_t-hrde125.html

[13] Secondo quanto ammesso dal suo più stretto collaboratore Rima Tarabay,

[14]https://www.francetvinfo.fr/monde/proche-orient/liban/chirac-est-mon-meilleur-ami-disait-rafik-hariri-l-ancien-premier-ministre-du-liban_3633133.html

[15] https://fr.timesofisrael.com/le-soutien-indefectible-de-jacques-chirac-a-yasser-arafat/

[16] https://www.repubblica.it/online/esteri/iraqventisei/dibattito/dibattito.html

[17] https://geo.tesionline.it/geo/article.jsp?id=14511


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