Una crescita economica bruscamente arrestata dal calo dei prezzi del greggio. Un sistema economico che fatica a rialzarsi. Le rivalità con il Marocco. L’Algeria riparte dalla riconquista del Continente, forte del suo immenso prestigio storico.
“L’Africa è la profondità strategica dell’Algeria”
Questa la formula geopolitica che numerosi attori economici e diplomatici continuano a professare, e che rivela le ambizioni di potenza del più grande Stato africano. Un’aspirazione che le autorità algerine intendono sviluppare sul terreno della diplomazia economica, aspetto fondante del soft power contemporaneo e vettore di un dinamismo economico arrestato bruscamente dalla caduta del prezzo del petrolio.
Segno evidente del cambio di marcia è stato il primo Forum Africano di Investimenti e Affari accolto ad Algeri lo scorso dicembre. Organizzato dalla più importante confederazione imprenditoriale algerina (il Forum dei Capi d’Impresa – FCI), in partenariato con il Ministero degli Affari Esteri, l’incontro ha riunito più di 3.750 responsabili economici e politici provenienti da 42 paesi africani e dal resto del mondo, invitati a ″lavorare insieme per riuscire insieme″.
L’Africa al centro della diplomazia algerina
L’Africa è diventata un polo di attrazione soprattutto per la crescita dei suoi mercati e per il potenziale di sviluppo che può esprimere e, negli ultimi anni, eventi come il Forum di Algeri si sono moltiplicati: dal Cairo a Città del Capo, da Abidjan ad Addis Abeba, segnando un presa di coscienza delle opportunità che l’Africa può offrire in primis agli africani. Con ritardo rispetto ai paesi sviluppati e alle nuove potenze emergenti (Cina su tutte), anche gli Stati africani stanno iniziando a considerare il continente nella sua globalità. Emblematiche le parole del Ministro degli Esteri algerino, Ramtane Lahmamra, all’apertura del Forum che ha auspicato “il ruolo di locomotiva nell’integrazione economica africana” che può giocare l’Algeria.
Ritardi e prospettive
Ma notevole è il ritardo accumulato dall’Algeria nel posizionamento sul continente. Ritardo innanzitutto nei confronti del Marocco, le cui imprese si sono lanciate da più di 15 anni alla “conquista dell’ovest” e stanno ora cercando nuovi sbocchi di mercato nei paesi dell’Africa dell’est. Ritardo inoltre dovuto alla paralisi seguita alla guerra contro il terrorismo degli anni ’90, che ha richiesto un altro decennio per far ritornare il paese alla normalità. Ma sembra che oggi l’Algeria (ed il suo tessuto economico) sia pronta ad internazionalizzarsi. Nonostante la forte scossa subita dal crollo del prezzo del greggio, essa presenta dei punti di forza che devono ancora essere sfruttati appieno: in primo luogo, la sua posizione geografica strategica in Nord Africa e la sua proiezione verso sud Subsahariano; in secondo luogo, il completamento della rete di infrastrutture portuali, stradali, energetiche e tecnologiche, di cui le estensioni saheliane (fino alla Nigeria) sono ancora in cantiere.
Una consolidata diplomazia politica
Ma se l’Algeria presenta una diplomazia economica non ancora consolidata, diversa è la sua diplomazia politica. Essa può contare su delle radici che nascono ben prima dell’indipendenza, quando il Fronte di Liberazione Nazionale ricercava il sostegno delle capitali africane nella sua guerra contro la Francia. L’immenso prestigio che Algeri ha acquisito in seguito alla stessa lotta di indipendenza. Il sostegno ai movimenti di emancipazione e indipendenza in Africa consolidatosi in una lunga politica di cooperazione. Ma, come sottolineato da Jacques Frémeaux, professore di Storia del mondo arabo moderno alla Sorbona, “l’Algeria non ha vocazione a rivolgersi verso l’Africa Subsahariana; le influenze della dominazione ottomana ed in seguito quella francese la spingono verso il Mashrek e il Nord”.
L’anacronismo della storia
Il prestigio storico dell’Algeria resta immutato, ma un tale patrimonio passato non è sufficiente a costruire una solida politica presente. Dal ritorno della pace civile, nulla di concreto è stato fatto per rinnovare l’immagine del paese e contrastare il declino che ha interessato la sua politica di proiezione estera. Ma molte sono state le occasioni perdute durante il mandato di Abdelaziz Bouteflika (il quale si è speso molto poco sul continente). Nonostante qualche timido passo, come l’eliminazione nel 2013, del debito di 14 paesi africani(senza peraltro alcuna contropartita economica e diplomatica) o come la mediazione nelle crisi sudanese, maliana e libica, molto ancora resta da fare per dotare l’Algeria di una politica africana più coerente e all’altezza delle ambizioni più volte espresse dalle proprie autorità.
Anche la retorica dell’indipendenza, della posizione storica “terzo-mondista” dell’Algeria nonché quella dei paesi “Non Allineati”, rappresenta ormai un discorso obsoleto e superato, che fa molta fatica ad imporsi alle attuali élites economiche e politiche africane. Comunicare agli algerini stessi il sentimento della loro africanità deve costituire – assieme all’aura storica e alla potenza regionale che il paese possiede già – il fondamento di una politica africana nuova che lo stato dovrà sostenere.
La questione del Sahara Occidentale
Lo sforzo diplomatico di Algeri sul continente è infine fortemente limitato da un’altra vecchia storia, figlia dei discorsi di liberazione post-indipendenza: la questione del Sahara Occidentale. Territorio riconosciuto da Algeri con il ritiro degli spagnoli nel 1976 ma su cui il Marocco ha subito dichiarato la sua sovranità, il Sahara Occidentale è stato fonte di una intensa competizione diplomatica tra i due stati, paralizzando la creazione dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA), tentativo di integrazione economica nordafricana.Tale disputa nasconde in realtà la volontà dei due Stati di contendersi l’egemonia politica ed economica del continente africano. Una volontà che sta diventando sempre più palese.