Il 4 agosto l’amministrazione Biden ha approvato una nuova concessione per le compagnie petrolifere nell’Arctic National Wildlife Refuge, in Alaska. Adesso, le compagnie disturbano gli orsi polari.


 

Tutto cambia affinché nulla cambi, a quanto pare. Questo è quello che sembra emergere dagli ultimi sviluppi in tema di ambiente e compagnie petrolifere nella porzione di Artico appartenente agli Stati Uniti. Nello specifico, l’amministrazione Biden ha rinnovato un permesso speciale, che consentirà alle compagnie petrolifere, in particolare quelle che operano nell’Arctic National Wildlife Refuge in Alaska, di disturbare “accidentalmente” gli orsi polari[1]. Con questa concessione le aziende che hanno già ottenuto la licenza, potranno continuare a lavorare indisturbate nell’ANWR, lì dove c’è una straordinaria biodiversità, messa seriamente a repentaglio dalle attività estrattive.

Tra il rifugio e la contea di North Slope, per i prossimi cinque anni, le aziende godranno di una sostanziale tranquillità, in barba a tutte le conseguenze che, quelle attività, provocheranno sulla vita degli animali. La prima cosa da notare quindi, è che l’approccio di Biden in merito alle compagnie petrolifere nell’Artico, è decisamente cambiato rispetto ai primi giorni del suo insediamento.

Biden ha cambiato idea: sì al petrolio nell’Artico

Una delle armi più forti utilizzate da Biden in campagna elettorale, è stata quella della tutela ambientale: rientro negli Accordi sul Clima di Parigi, maggior rispetto delle regole e, soprattutto, stop alle trivellazioni nei dintorni dell’ANWR. Lo stesso discorso era stato portato avanti anche al momento del suo insediamento alla Casa Bianca; praticamente Biden è passato dall’impegno di proteggere l’habitat incontaminato di 7,9 milioni di ettari per orsi polari, caribù e uccelli migratori a predisporre una revisione dei monitoraggi lungo le 9 porzioni di territorio che, l’amministrazione precedente aveva pensato di dare in locazione[2]. Dallo stop indiscriminato si è passato ad un prudente assenso, ma che, rappresenta comunque un cambio di rotta. Negli Stati Uniti c’è già chi sostiene che Biden non avrebbe potuto fare diversamente: la decisione di aprire l’ANWR alle aziende petrolifere è stata l’ultima mossa di Trump prima di passare il testimone, per questo Biden si è visto costretto ad accettare il fatto compiuto. Ambientalisti ed associazioni invece, sostengono che le operazioni di valutazione d’impatto ambientale, effettuate dall’amministrazione Trump, siano state carenti dal punto di vista del sostegno legale, e per questo dovrebbero essere riviste, non tenute in considerazione. A sostegno di questa tesi, vi è anche Deb Haaland, Segretario degli Interni del governo Biden, la quale sostiene la necessità di una valutazione ambientale nuova, che annulli quella fatta da Trump; con tale decisione, la Haaland è sicura che ci sarebbero nuovi limiti legali ad impedire le trivellazioni[3].


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La nuova concessione

Nonostante le proteste e le perplessità, il 4 agosto è stata emessa questa autorizzazione che consente alle compagnie energetiche di lavorare tranquillamente, anche disturbando la vita degli orsi polari, purché si utilizzino mezzi non letali. Sostanzialmente l’autorizzazione soprassiede sui disturbi anche ai trichechi e ad altre specie di mammiferi marini che vivono nelle acque dell’Artico. Il permesso garantisce la possibilità alle aziende di poter lavorare indisturbati, ma per qualsiasi disturbo agli orsi polari, avvenuto al di fuori dell’autorizzazione, ci saranno punizioni a norma di legge[4]. Nella concessione vi è una clausola secondo cui l’azienda petrolifera sarebbe obbligata a partecipare al monitoraggio e alla ricerca congiunta in caso di incertezza, in merito all’impatto dell’attività estrattiva sugli orsi polari e sui trichechi, oltre che sulle possibilità di raccolta e sussistenza di tutte le specie presenti nel territorio del North Slope. Si specifica poi, che l’area geografica interessata dall’autorizzazione, non comprende tutto l’ANWR, ma si estende per un territorio circoscritto, seppur molto vasto. Tutte le violazioni che avverranno nella parte di territorio non tutelata dall’autorizzazione, sarà illegale.

Il punto di vista degli ambientalisti

Tra le fila degli ambientalisti americani c’è tanta rabbia, oltre che una certa disillusione. Kristen Monsell, avvocato del Center for Biological Diversity ha definito “inquietante” la decisione dell’amministrazione Biden di concedere il permesso alle compagnie petrolifere di disturbare gli orsi. Per gli ambientalisti questo è un vero e proprio assalto ad orsi e trichechi, ma anche a tutto l’ambiente. Sotto questo punto di vista, l’Artico si appresterebbe a diventare un rumoroso e sporco giacimento di petrolio, anziché un’oasi incontaminata. C’è tanta delusione perché Biden aveva promesso un’azione audace per la lotta al cambiamento climatico e, per la sua elezione, hanno influito molto i voti degli ambientalisti. Ora c’è delusione, perché sembra che nulla sia cambiato e, le logiche del profitto abbiano avuto ancora una volta la meglio[5].

Infine c’è chi invoca il Congresso e chi propone delle alternative, tra cui la predisposizione di aree off-limits per la trivellazione, aree chiuse e la concessione di un massimo di 2.000 acri per lo sviluppo delle attività petrolifere di superficie, le quali dovranno essere comunque interdette, nelle aree più sensibili dell’ANWR.

Al momento il dibattito che tiene banco però, è sulle misure legali del provvedimento di Trump. Ci si chiede in sostanza, se l’amministrazione Biden sia legalmente autorizzata ad invalidare i contratti di locazione delle aziende petrolifere o, se ci siano gli estremi per imporre nuove limitazioni. Le zone concesse in locazione sono nove: sette sono andate all’ Alaska Industrial Development and Export Authority (AIDEA), azienda che fa riferimento direttamente allo stato dell’Alaska; altre due zone sono state concesse a due piccole realtà petrolifere. Le tre aziende comunque, promettono battaglia per far valere i propri diritti come locatari.

I prossimi passi

Nonostante le proteste, la mossa relativa alla concessione, sembrava essere nell’aria. D’altronde Biden, al momento del suo insediamento si limitò ad una semplice sospensione, valevole per due mesi, dei 9 contratti di locazione[6]. La sospensione sembrò doverosa, almeno in attesa di una nuova valutazione ambientale.

Questa nuova valutazione è quella che tanto vorrebbero gli ambientalisti e le persone contrarie a questa concessione. Sulla stessa, ci sono le perplessità di tipo legale: reggendosi su una valutazione fatta durante l’era Trump, di dubbia validità, potrebbero non sussistere le condizioni di efficacia legale della concessione stessa. D’altro canto però, si dovrà tenere conto delle pressioni di chi, invece, vuole fortemente il petrolio nell’ANWR: l’Alaska. Lo stato artico viene da un periodo in cui, il suo settore petrolifero, fonte primaria della propria economia, versa in uno stato di forte declino. Da decenni, i governi dell’Alaska, chiedevano la locazione di alcune aree dell’ANWR, e finalmente l’hanno ottenuta con Trump. Sotto questo punto di vista, lo sfruttamento del rifugio può essere un toccasana per il rilancio dell’industria petrolifera della regione.

Conclusione

La cosa certa è che la nuova concessione, porterebbe molto disagio alla fauna locale. L’intero habitat di orsi, trichechi e mammiferi vari, potrebbe essere seriamente compromesso, così come l’intero paesaggio dell’ANWR. Al momento sembra che la battaglia legale sia ancora lontana dall’aprirsi del tutto, ma le premesse ci sono. Biden invece, potrebbe trovarsi a un bivio: mantenere le promesse fatte in campagna elettorale in tema d’ambiente, o dimostrare una volta per tutte che, negli Stati Uniti, nulla cambia. Ci sono interessi che vengono prima di tutto. Per il momento si tratta solo di una revisione, ma gli sviluppi sono dietro l’angolo.


Note

[1] https://www.arctictoday.com/biden-administration-renews-a-permit-that-allows-oil-companies-to-accidentally-disturb-polar-bears/
[2] https://www.alaskapublic.org/2021/01/06/long-awaited-arctic-refuge-oil-lease-sale-attracts-little-interest/
[3] https://www.cbc.ca/news/canada/north/us-biden-review-anwr-leases-1.6128170
[4] https://www.alaskapublic.org/2021/08/03/biden-admin-goes-back-to-drawing-board-on-oil-leasing-in-arctic-refuge/
[5] https://thehill.com/policy/energy-environment/566075-biden-administration-kicks-off-second-look-at-arctic-refuge
[6] https://www.adn.com/business-economy/energy/2021/08/03/biden-administration-will-review-oil-and-gas-leasing-program-in-anwr/


Foto copertina: An example of oil and gas development on Alaska state land. This drill pad is at the edge of the Arctic National Wildlife Refuge, just west of the Canning River delta. Credit: Florian Schulz. Eos