La figura di Angela Merkel ha lasciato un segno profondo sulla storia della Germania e quella dell’Europa, che spinge ad una riflessione sulla personalità della Cancelliera, sull’eredità degli anni del suo cancellierato e sul nuovo presente che con questa eredità è chiamato a confrontarsi. Daniel Mosseri, corrispondente da Berlino per numerose testate, quali Il Foglio, Il Giornale e Panorama, ed autore del libro “Angela e Demoni: la fine dell’era Merkel e le sfide della Germania di domani” (Paesi Edizioni) ci offre la sua prospettiva sul lascito di Angela Merkel e sugli scenari futuri per la Germania post-Merkel.


Daniel Mosseri, corrispondente da Berlino per numerose testate, quali Il Foglio, Il Giornale e Panorama, ed autore del libro “Angela e Demoni: la fine dell’era Merkel e le sfide della Germania di domani”

Dopo sedici anni alla guida della Germania, l’era della Cancelliera Angela Merkel è giunta al termine ed un’inedita coalizione di governo “a semaforo” ha ormai assunto le redini del paese. La figura di Angela Merkel ha lasciato un segno profondo sulla storia della Germania e quella dell’Europa, che spinge ad una riflessione sulla personalità della Cancelliera, sull’eredità degli anni del suo cancellierato e sul nuovo presente che con questa eredità è chiamato a confrontarsi. Daniel Mosseri, corrispondente da Berlino per numerose testate, quali Il Foglio, Il Giornale e Panorama, ed autore del libro “Angela e Demoni: la fine dell’era Merkel e le sfide della Germania di domani”, ci offre la sua prospettiva sul lascito di Angela Merkel e sugli scenari futuri per la Germania post-Merkel che sta iniziando ad acquisire una sua forma, anche alla luce delle nuove sfide poste dall’esplosione della guerra in Ucraina.

Nel 2005 Angela Merkel dà vita al suo primo governo, formando a quella che sarà definita come Große Koalition assieme alla SPD. Come si spiega la parabola ascendente che ha portato una donna venuta dalla Germania Est a divenire la presidente di un partito conservatore quale la CDU e poi la Cancelliera della Germania per ben sedici anni? Quali circostanze storiche e quali caratteristiche personali dell’ex Cancelliera ne hanno determinato il successo?

“Tra le circostanze storiche che hanno portato all’ascesa di Angela Merkel come Cancelliera ci sono certamente la fine dell’era Kohl, la fine del processo di riunificazione della Germania e la caduta del cancelliere Kohl, provocata abilmente dalla stessa Merkel, che fino al giorno prima era stata la sua delfina. Ha dimostrato così un’intelligenza politica non comune, caratteristica che si porterà dietro tutta la vita ed i cui tratti sono il saper leggere bene il contesto nel quale muoversi, farsi sempre accompagnare consiglieri intelligenti ed avere la capacità non comune ad altri leader politici di ascoltarli.”

L’ex Cancelliera ha iniziato la propria carriera politica nella Germania riunificata come ministro per le Pari opportunità, promuovendo una politica dell’asilo per tutti. È stata un’apripista nella politica tedesca, bruciando le tappe nella sua carriera politica ed arrivando a ricoprire cariche difficilmente raggiungibili per una donna prima. Lei stessa ha favorito l’ascesa di altre donne a posizioni apicali: tra queste, Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. In che modo la politica e la figura della Cancelliera Merkel hanno contribuito alla parità di genere in Germania? Si può parlare di una Cancelliera femminista?

“Merkel non si è mai voluta definire una femminista. Ciononostante, è vero che durante la sua carriera politica si è circondata di figure femminili: ha sostenuto Annegret Kramp-Karrenbauer quale Ministra della difesa e poi come leader della CDU; si è circondata di donne come consigliere, tra cui la Shavan ed altre. È stata lei a fare di Ursula Von der Leyen un candidato papabile per la presidenza della Commissione e, nei fatti, con la politica volta ad assicurare un posto all’asilo ad ogni bambino sopra i tre anni di età, ha permesso a tantissime donne soprattutto della Germania dell’Ovest di accedere al mondo del lavoro. Al di là dell’etichetta che lei stessa si vuole o non si vuole dare, nei fatti Merkel è stata una leader femminista.”

Angela Merkel è stata vista come una “forza unificatrice per l’Europa”[1], che è riuscita a compattare gli Stati europei verso obiettivi comuni e consentire dei passi in avanti significativi nel processo di integrazione europea. Lei definisce Merkel come un’ “Europeista a modo suo”. Qual è stato il rapporto della Merkel verso l’integrazione europea? Come si conciliano l’incrollabile rigore di stampo ordoliberale della Cancelliera negli anni della crisi dell’eurozona e l’ambizione insita in un programma senza precedenti come il Next Generation EU?

“Merkel è sicuramente ascrivibile al gruppo dei leader europeisti, quindi favorevoli all’integrazione anche se non nel senso di un federalismo spinto; tuttavia, sicuramente durante i sedici anni del suo governo l’integrazione europea è cresciuta. Ci sono stati degli scossoni, ma anche in questi casi Merkel ha saputo contrattare e tenere unito un continente diviso tra i rigoristi, quali gli olandesi e gli svedesi, contrapposti ai paesi PIGS, i paesi con delle finanze in cattivo stato che comprendevano anche l’Italia. Anche in questo caso, Merkel ha saputo rassicurare la parte destra della CDU, che si preoccupava di una possibile condivisione del debito, ma allo stesso tempo anche ascoltare premier italiani come Mario Monti, al quale ha fatto certamente concessioni sull’Unione Bancaria. Quindi, le va riconosciuto il merito forse di non aver avuto una grande europeista ma di aver tenuto l’Europa insieme.”

Angela Merkel ha sempre amato il russo, fin da bambina. Negli anni del suo cancellierato ha intrattenuto rapporti molto stretti con Vladimir Putin ed è stata fautrice del progetto Nord Stream 2, ora abbandonato dal cancelliere Olaf Scholz in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. E proprio in questo difficile frangente analisti come Lucio Caracciolo vedono in Merkel l’unica personalità in Europa in grado di mediare con Putin al fine di portare ad una de-escalation del conflitto in Ucraina.[2] Come ha inciso la figura della Cancelliera sull’evoluzione dei rapporti tra Berlino e Mosca, dopo la traiettoria tracciata dal cancelliere Schröder? Ed oggi potrebbe concretamente aprirsi ancora uno spazio per Merkel nella gestione di questa crisi, ormai dopo il termine del suo cancellierato?

“Il fatto che Merkel e Putin potessero comunicare l’uno nella lingua dell’altro ha certamente aiutato il loro rapporto personale; inoltre, è anche vero che Merkel non si è mai opposta al progetto di Schröder di rafforzare i rapporti con la Russia. La costruzione del gasdotto Nord Stream 2 è avvenuta negli anni del cancellierato di Merkel e, se lei avesse voluto opporsi, lo avrebbe fatto. Evidentemente, oggi lei potrebbe certamente essere candidata a un ruolo di mediazione; il problema però in questo momento non si pone perché è evidente che la Russia non è interessata a una mediazione fatta da rappresentanti di paesi dell’UE o della NATO. Sono i paesi mediorientali, come gli Emirati, Israele, la Turchia che in questo momento godono della fiducia di Vladimir Putin. Tuttavia, laddove domani l’Europa dovesse giocare un ruolo nel progetto di ricostruzione di rapporti pacifici con la Russia, certamente Merkel sarebbe in prima linea: ciò lo si vede anche dal congedo che Vladimir Putin le ha dato, tributandole grandissime lodi al Cremlino e dimostrando grandissima stima verso la Cancelliera, che ha sempre sostenuto i rapporti commerciali tra Berlino e Mosca. Pertanto, anche oggi la Germania ha il problema di dipendere troppo dal gas russo.”

Lei afferma che la Germania di Angela Merkel ha visto avanzamenti in campo economico, ma che il lascito di Merkel nel campo della sicurezza e della difesa è stato minimo. La Repubblica federale non ha effettuato investimenti significativi in difesa per rafforzare la Bundeswehr, forte della rassicurazione offerta dalla NATO; inoltre ha mantenuto una politica molto rigida, fondata sul divieto di esportazione di armi letali in zone di conflitto. Nelle scorse settimane il cancelliere Scholz, dopo aver bloccato l’apertura del Nord Stream 2, ha invertito radicalmente questo tradizionale approccio e deciso per la prima volta di inviare armi anticarro e missili terra-aria classe “Stinger” in supporto alla resistenza ucraina.[3] Le recenti decisioni del cancelliere Scholz potrebbero segnare una cesura netta con la politica estera merkeliana? Potremmo attenderci più in generale un cambiamento della cultura strategica della Germania nel campo della difesa nel lungo termine, secondo quello che è stato già definito dai tedeschi come Zeitenwende?

“Le decisioni del cancelliere Scholz di permettere l’invio di aiuti militari all’Ucraina e di iniettare altri 100 miliardi nel bilancio della difesa segnano certamente una cesura con la politica di Merkel, alla quale tutti i presidenti americani avevano sempre sollecitato una maggiore spesa per la Bundeswehr, i cui mezzi e velivoli versano in condizioni ridicole. Scholz ha dunque segnato un cambiamento sorprendente, perché è il leader del primo partito della sinistra alleato con i Verdi, un altro partito di centrosinistra, forse più atlantista dei Verdi francesi, ma pur sempre una forza antimilitarista. Bisognerà tuttavia vedere, una volta terminata la crisi tra Russia e Ucraina, quanto del lascito di queste decisioni di Scholz rimarrà, ovvero quanto sarà soltanto legato alla crisi. Resta la possibilità che, una volta trascorsa l’emergenza, i tedeschi preferiscano dare la precedenza a spese per il sociale, anziché per la difesa. Nel compiere questa scelta, comunque, Scholz ha dimostrato una capacità di proiettarsi in avanti, di guardare ad un futuro in cui l’ombrello americano della NATO potrebbe essere meno pronto ed in cui l’Europa possa avere il bisogno di difendersi da sola: una proiezione che oggettivamente Merkel non ha avuto.”

Un editoriale apparso sulla rivista Nature a settembre ha descritto Angela Merkel come una leader che, data la sua formazione, è sempre stata vicina al mondo della ricerca scientifica e che ha sempre adottato un rigoroso approccio scientifico nell’elaborazione di politiche, rivelatosi in molti casi “trasformativo”, ma con un’importante eccezione: il cambiamento climatico.[4] È d’accordo con questa affermazione? Qual è stato l’approccio di Merkel verso le politiche di lotta al cambiamento climatico e di riduzione delle emissioni di CO2? Possiamo attenderci un cambiamento di approccio radicale con la nuova coalizione di governo?

“Se c’è una cosa che molti, a destra e a sinistra, rimproverano alla Cancelliera Merkel è di aver lasciato la trasformazione energetica verso una Germania più sostenibile a metà. Per la destra si è trattato di un processo sbagliato, con l’abbandono del nucleare senza avere a disposizione altre fonti di energia; al contrario, per la sinistra e gli ambientalisti si è dato un calcio al nucleare dopo Fukushima, senza però riuscire a chiudere davvero le centrali a carbone. Pertanto, il governo Scholz, fin dalla preparazione del programma di governo, ha segnalato l’intenzione di portare a compimento la svolta lasciata a metà dalla Cancelliera. È vero però che i problemi legati all’approvvigionamento energetico, legati alla crisi tra Russia e Ucraina, potrebbero spingere molti a un ripensamento, non tanto sugli obiettivi di rendere la Germania un paese ad emissioni zero, ma piuttosto sui tempi di tali obiettivi. Non è escluso che se la crisi tra Russia e Ucraina e l’intenzione della Germania di sganciarsi il più possibile dal gas russo continueranno, ci sarà magari il bisogno di usare il carbone più a lungo o addirittura di lasciare aperte più a lungo le ultime centrali nucleari che ancora sono in funzione in Germania. Non credo dunque ad una grossa svolta nei contenuti, ma ci potrebbe essere una ricalendarizzazione degli obiettivi energetici.”

Alle scorse elezioni di settembre, il cancelliere Olaf Scholz ha traghettato la SPD verso la vittoria, ponendo così le basi per il governo dell’“Alleanza a semaforo”. Si è parlato di un “effetto Scholz”[5], per far riferimento ad una figura che ha convinto l’elettorato tedesco ed è sembrata essere in grado di garantire la stabilità e di raccogliere l’eredità di Angela Merkel. Alla luce degli spunti di riflessione precedenti, quali sono gli elementi di continuità e di discontinuità che si possono ravvedere nel governo Scholz con la politica merkeliana?

“Degli elementi di discontinuità, ossia portare a compimento la svolta energetica ed impostare una nuova politica strategica e di difesa della Germania, abbiamo parlato. La continuità è quella della politica sociale. Merkel ha governato per sedici anni in quattro diversi governi, tre dei quali in coalizione con la SPD, la cui politica sociale soprattutto nell’ultimo governo è stata dettata dal partito di Olaf Scholz, che era ministro delle Finanze e vicecancelliere nel precedente governo. Pertanto, la continuità è quella delle pensioni, della politica del reddito minimo, il cui aumento è stato accelerato dal governo “a semaforo”. Anche questo è un punto che molti rimproverano a Merkel: nell’ultimo quadriennio si è lasciata dettare l’agenda sociale dal partito socialdemocratico. Se negli anni precedenti è stata lei a mettere il proprio capello sulle loro proposte, è evidente che ora Scholz in campagna elettorale è riuscito a rivendicare il ruolo del difensore dei tedeschi che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, a pagare l’affitto, ecc. La continuità, quindi, c’è ed è rappresentata fisicamente da Scholz, garante socialdemocratico di una politica tedesca più attenta ai ceti meno abbienti. La Germania ha infatti un problema di grossa disuguaglianza e di forte concentrazione del reddito, ma al di là di questo il problema è che ci sono milioni di persone con contratti atipici che non riusciranno mai ad avere una pensione perché non versano contributi: questo è un problema di cui la SPD ha promesso di farsi carico.”

Nelle stesse elezioni di settembre, la CDU ha subito una pesante sconfitta. La parabola di Armin Laschet è terminata in poco meno di un anno e il partito ha scelto come nuovo presidente Friederich Merz, rappresentante dell’ala più conservatrice del partito, osteggiato da Merkel in più occasioni. Stiamo assistendo ad un partito indebolito dal vuoto lasciato dall’uscita di scena di Merkel e dalla linea centrista perseguita dall’ex Cancelliera? In questo momento, agli albori di una nuova epoca post-Merkel, l’unica strada percorribile per dare nuovo vigore alla CDU è la riaffermazione della corrente conservatrice di Merz?

“In questo momento la CDU è un po’ nel guado perché Merz è stato messo in ombra appena eletto alla guida del partito dalla pandemia e dall’esplosione del conflitto in Ucraina. Certamente, come lui stesso ha detto, intende recuperare almeno parte dei voti che negli ultimi anni sono franati nella CDU e andati verso altri partiti, soprattutto quelli verso la AfD. Tuttavia, è evidente che Merz continuerà sulla falsariga impostata da Merkel a non volere rapporti diretti e di collaborazione con AfD; a differenza di Merkel però, farà più concorrenza al partito sovranista, cercando evidentemente di recuperare alcuni temi che stanno a cuore ai conservatori tedeschi. È una manovra non facile, perché di fatto Merkel ha portato il partito su posizioni molto vicine a quelle dei socialdemocratici: la CDU, infatti, sarà un partito conservatore di nome, ma i suoi elettori ora sono degli elettori di centro. Pertanto, Merz può correggere la rotta di Merkel ma non può fare un’inversione a U. Dovrà fare molta attenzione per recuperare un po’ di spazio a destra, senza perdere però il serbatoio di voti centristi che la Cancelliera è sempre riuscita ad allargare a discapito dell’SPD, che oggi è un partito relativamente forte ma è pur sempre l’ombra del partito di vent’anni fa che raggiungeva il 40%. Oggi la SPD raggiunge il 25% ed è stata Merkel a rosicchiare un pezzo alla volta questo partito.”


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Note

[1] Pirozzi N., Le conseguenze del dopo Merkel nell’Ue viste da Roma, Affari internazionali, 15 novembre 2021  https://www.affarinternazionali.it/le-conseguenze-del-dopo-merkel-nellue-viste-da-roma/
[2] Caracciolo L., La sola salvezza è Angela Merkel, La Stampa, 5 marzo 2022 https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2022/03/05/news/la_sola_salvezza_e_angela_merkel-2868086/
[3] Deutsche Welle, Germany reverses ban on weapon sales to Ukraine — as it happened, 26 febbraio 2022 https://www.dw.com/en/germany-reverses-ban-on-weapon-sales-to-ukraine-as-it-happened/a-60924798
[4] Editoriale, Politics will be poorer without Angela Merkel’s scientific approach, Nature, 507, p. 304, 15 settembre 2021 https://www.nature.com/articles/d41586-021-02479-6
[5] Valentino P., Germania, «effetto Scholz»: la Spd supera nei sondaggi la Cdu di Angela Merkel, Corriere della Sera, 25 agosto 2021 https://www.corriere.it/esteri/21_agosto_25/germania-effetto-scholz-spd-supera-sondaggi-cdu-angela-merkel-2761c352-05af-11ec-a855-aa98be4fea91.shtml?refresh_ce


Foto copertina: Copertina del libro Angela e Demoni