“Antisemitismo. Una storia di oggi e domani” di Deborah Lipstadt edito da Luiss University Press, analizza un fenomeno ancora attuale: l’antisemitismo
Accattivante. Provocatorio. Interessante. Scorrevole. Che fa riflettere. Che fa pensare e che porta ad interrogarsi su un fenomeno decisamente attuale.

Deborah Lipstadt[1], autrice di “Antisemitismo. Una storia di oggi e domani”, storica di grande valore e di molte opere sulla Shoah, ha raggiunto la massima notorietà a causa della citazione per diffamazione da parte dello storico inglese David Irving, che era stato definito nel suo “Denying the Holocaust” “uno dei più pericolosi portavoce del negazionismo”.
Il processo, svoltosi a Londra nel 2000, si è concluso con la sua assoluzione. Si trattò letteralmente di un processo alle menzogne negazioniste della storia, tant’è vero che a David Irving è stata attribuita l’etichetta di “negazionista”, e vennero smontate tutte le teorie e le tesi dei negazionisti, anche perché ciò che Deborah Lipstadt affermava era quanto di più veritiero potesse esserci.
Questo il background del libro “Antisemitismo. Una storia di oggi e domani”. Già lo stesso titolo fa capire perfettamente come non si parli di un fenomeno antico ma di grande rilevanza sia per la società odierna sia per il futuro.
Per Deborah Lipstadt l’antisemitismo non è mai scomparso, anzi, per lei è ritornato ed è quanto di più attuale e presente possa esservi nella nostra società. Deborah Lipstadt cerca di tracciare le origini di questo fenomeno, parlare e circoscrivere le sue caratteristiche principali, da dove proviene, da chi viene supportato e come attecchisce nella società odierna e come ha attecchito sin dal momento della sua nascita.
Ci si riferisce anche al piano politico: infatti nel testo la storica israeliana si interroga e tratta delle caratteristiche dell’antisemitismo sia a destra sia a sinistra. Le possibili connessioni con gli altri fenomeni discriminatori come il neonazismo e il razzismo, ma soprattutto cosa bisogna fare per combatterlo e debellarlo definitivamente.
Come già detto, questo è un libro che fa riflettere e fa si che ci si interroghi su questo fenomeno, dando l’input principale per poter agire. Agire non è nulla senza un’adeguata e precisa conoscenza del fenomeno in esame, ed è per questo che la Lipstadt analizza con attenzione tutte le forme dell’antisemitismo, soprattutto con tesi a supporto e con episodi che vengono descritti in una forma decisamente scorrevole per il lettore, ovvero sotto forma di trattazione epistolare con due personaggi immaginari: Abigail, una sua studentessa ebrea, liberal, e Joe, non ebreo, ma pieno di dubbi e perplessità sugli ebrei verso i quali è molto vicino.
Il libro è stato ampiamente influenzato dai governi Usa, in particolare con l’Amministrazione Trump, facilitatore dell’antisemitismo, e le teorie dei laburisti di Corbyn, i danni che il BDS (il movimento di boicottaggio ai danni di Israele) ha provocato, il non considerare gli ebrei vittime, negando di fatto la Shoah o addirittura minimizzandola.
Deborah Lipstadt parla anche di come il “Gruppo di Visegrad[2]” hanno affrontato la tematica e come sono stati poco inclini alla rimozione del fenomeno in esame.
Guardando all’Italia, Lipstadt incontra l’ostilità di molte sette evangeliche, tra cui anche la tradizione antigiudaica cattolica che resta affidata a molti siti tradizionalisti, che non si sono mai posti il problema di essere portatori di un antisemitismo antigiudaico, da molti ritenuto scomparso.
Lipstadt analizza le differenti forme di antisemitismo e su come queste hanno avuto riscontro all’interno della società europea e della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Mentre nelle ultime due viene visto come qualcosa di molto vicino all’antisionismo, in Europa viene percepito come negazione della Shoah, oppure come antisemitismo islamico. Molte sono le connessioni con quest’altra forma di odio nei confronti di un popolo, ma soprattutto viene preso in considerazione quanto l’antisemitismo abbia avuto seguito tra gli Islamici. Vengono analizzate tutte le forme di antisemitismo, partendo dalle sue origini e le sue radici, che grazie all’ingente bagaglio culturale di cui Lipstadt è dotata riesce ad esporlo con precisione.
Con questo libro non si vuole solo comprendere l’antisemitismo, non si vuole solo analizzarlo, ma si cerca di porre in essere le basi per poterlo combattere. Certo le risposte fornite da Lipstadt non sono da considerare obbligatorie, ma offrono notevoli spunti di riflessione attraverso tutti i riferimenti del caso sia culturali che politici per poter far sì che il lettore possa iniziare a comprendere come combattere questo fenomeno.
Dialogo con l’autrice
Una storica così acclamata e famosa come lei, nella nota al lettore, ha introdotto scrivendo che questo progetto è stato una sfida. Ci può spiegare perché? Quale obiettivo si è posta con la stesura di questo libro?
Ho detto precisamente questo all’inizio del libro. Il mio obiettivo era quello di trattare domande basiche a persone (Ebrei e non) che queste hanno sull’antisemitismo; che cos’è, come viene definito e come viene riconosciuto, e perché questo persiste nonostante l’Olocausto (con il fatto che ci sono alcune persone che sostengono che questo fosse finito).
Secondo lei quale sarebbe la motivazione per la quale ancora oggi, nel 2021, soprattutto nel mondo occidentale, le manifestazioni esteriori di ebraismo sono ancora da nascondere?
Non credo che questo sia adatto al contesto americano. Qui le persone non nascondono il loro Ebraismo. Nei luoghi dove ciò accade, ad esempio la Francia, la spiegazione è molto semplice: paura, paura di essere attaccati, presi in giro, ridicolizzati.
Quali sono i nuovi esempi di antisemitismo che avrebbero dovuto far parte della storia?
I social media contengono molti esempi di antisemitismo tradizionale, ma adesso questo ha un nuovo sistema di distribuzione. Un altro “nuovo” esempio non è il tipo di antisemitismo, ma il fatto che oggi questo fenomeno provenga simultaneamente sia da destra che da sinistra. In passato c’era antisemitismo di destra e di sinistra, ma raramente si è assistito alla sua fine contemporaneamente da parte di entrambe le correnti.
Cosa intende per qualità “autosigillante” dell’antisemitismo? E soprattutto qual è la connessione che c’è tra le teorie cospirazioniste che hanno molto seguito in particolare su internet (pensi al nuovo caso della pandemia dovuta al diffondersi del virus Sars Covid-19 e il continuo riferimento a gruppi di potere collegati a lobbies giudaiche non specificate) e l’antisemitismo?
Il cospirazionista antisemita vede negli ebrei la fonte di tutti i mali. Lui/lei cerca la fonte del male; deve essere qualcuno ritenuto da loro potente sotto l’aspetto finanziario, che sia di successo (per realizzare questa cospirazione), capace di manipolare anche le entità più potenti (ad esempio, considerate come gli Ebrei, diranno i teorici cospirazionisti antisemiti, avevano Roma per crocifiggere Gesù, dovevano essere così tanto potenti da farlo) e un lungo termine creatore e fonte del male. Chi poteva essere se non gli ebrei? Il teorico cospirazionista che non inizia come antisemita deve trovare qualcuno che sia potente, cattivo e capace di manipolare entità potenti e a chi si può imputare tutto ciò? All’Ebreo.
Spesso antisemitismo e antisionismo sono erroneamente utilizzate come sinonimi. Quali sono le differenze?
L’antisemitismo è il disprezzo verso gli Ebrei. L’antisionismo è l’opposizione all’esistenza di uno Stato Ebraico. Generalmente i due termini differiscono nella definizioni, ma non così tanto. Molta gente si chiede perché agli Ebrei, tra tutte le persone del mondo, deve essere negato il diritto di avere uno Stato? Cosa c’è di così razzista/sbagliato nell’avere uno stato per gli Ebrei?
È possibile essere antisionisti, ad esempio condannando i presunti crimini commessi da Israele sui territori occupati, senza essere antisemiti?
Essere antisionista e condannare questi crimini commessi da Israele sono due cose separate. Ci sono molti Sionisti, Israeliani e altri che condannano qualsiasi crimini che Israele potrebbe commettere nei territori. Essere contrari ad una politica ed essere contrari ad uno Stato sono due cose separate. Io stessa potrei condannare molte delle particolari politiche degli Stati Uniti D’America (e l’ho fatto con una certa veemenza nei quattro anni scorsi) ma di certo non ero mai un’antiamericana.
L’antisemitismo è l’odio verso gli Ebrei perché sono ebrei. Perché le accuse antisemite hanno molto seguito? Ci sono altre ragioni, a parte quella di essere radicate da millenni nella nostra società?
In realtà è proprio ciò a cui si riferisce questo libro ed è difficile dare una risposta breve e sintetica. Di certo il permanere dell’antisemitismo nel corso dei millenni ha affondato le sue radici come nessun altro pregiudizio. Nessun altro pregiudizio è così vecchio e lungo nelle storia. Ciononostante, gli Ebrei sono sopravvissuti e anche (a volte) prosperato. E questo fa arrabbiare ancora di più color che li detestano. Non c’è una spiegazione logica per come gli Ebrei sono riusciti a sopravvivere davanti a queste manifestazioni senza fine di odio. E tutto questo ha fatto arrabbiare ancora di più i loro odiatori.
Cosa intende con l’espressione “fogna dell’antisemitismo”?
Semplicemente nulla di buono, niente di logico o razionale sull’antisemitismo. Nulla di positivo. Come sarebbe stato preso se avessi scritto “la fogna del razzismo”?
Nel libro lei parla di “partito antisemita” e di “antisemitismo inconsapevole”. Cosa intende con queste due espressioni e perché le considera le forme di antisemitismo più difficili da combattere?
Le persone che danno per scontato che l’Ebreo (una specifica e particolare persona) sia una persona ricca e potente solo perché loro sono Ebrei. Il motivo per cui io ritengo che dare per scontato sia più pericoloso è perché la persona che lo sta facendo non è necessariamente un antisemita, ma accetta questi stereotipi antisemiti come fatti.
Come considera, in termini di durata temporale, il termine antisemitismo? Crede che sia un termine pericoloso?
L’antisemitismo è un fenomeno duraturo. Non credo in un destino catastrofico ma credo che alcuni Ebrei siano in pericolo, come ad esempio in Francia.
Lei non crede che tra i motivi del radicarsi dell’antisemitismo, in particolare in Medio Oriente, vi sia la cosiddetta “Al Nakba” per i Palestinesi?
No. La Nakba può essere un motivo logico per odiare un Ebreo che vive a Melbourne, Oslo, o a Brooklyn? È logico per un Americano odiare un Tedesco nato dopo l’Olocausto? Potresti pensare che l’esistenza di Israele sia sbagliata, ma questo è un motivo per odiare, attaccare ed essere pregiudizio contro tutti gli Ebrei? L’antisemitismo è un pregiudizio. Il pregiudizio è illogico (pre-giudizio, non confondermi con i fatti che sono nella mia mente su una persona prima di averli mai incontrati). Potrei prendermela con Israele per quello che è successo ad alcuni Arabi Palestinesi durante gli anni 40 ma è un motivo logico per odiare tutti gli Ebrei e pensare a loro con disprezzo?
Note
[1] Deborah Esther Lipstadt è una storica statunitense, considerata tra gli studiosi più autorevoli al mondo sui temi del sionismo e della Shoah. Il suo lavoro di ricerca e il suo impegno civile le sono valsi numerosi riconoscimenti e premi. Nel 2000, dopo una lunga battaglia legale, sconfisse lo storico negazionista David Irving che intendeva dare dignità a quanti sostenevano che lo sterminio di massa di milioni di persone non fosse mai avvenuto. È autrice di numerosi libri tra i quali sono stati tradotti in italiano Il processo Eichmann (Einaudi, 2014) e il memoir La verità negata (Mondadori, 2016).
[2] Gruppo di Visegrad (gruppo di Visegrad, Gruppo di Visegrád) loc. s.le m. Insieme di Stati dell’Europa centro-orientale, appartenenti all’ex blocco sovietico (Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia; quest’ultima poi scissasi in Repubblica Ceca e Slovacchia), uniti da un accordo di collaborazione politica ed economica stretto a Visegrad (Ungheria) il 15 febbraio 1991. https://www.treccani.it/vocabolario/gruppo-di-visegrad_%28Neologismi%29/#:~:text=Gruppo%20di%20Visegrad%20(gruppo%20di,s.&text=(Niccol%C3%B2%20Carboni%2C%20Treccani.it,Repubblica%20Ceca%20e%20la%20Slovacchia.
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