Dal calcio alla Formula 1, l’Arabia Saudita punta sugli eventi globali per diversificare la propria economia e rispondere alle critiche sui diritti umani.
La nuova faccia dell’Arabia Saudita
Con l’ascesa al potere del principe Mohammed Bin Salman avvenuta nel 2015, quando suo padre Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd è diventato re, si può affermare che il regno Saud sia stato de facto capeggiato dal giovane erede al trono. Alcuni tra i cambiamenti più radicali infatti hanno portato la sua firma. Iniziative orientate ad un ammodernamento della società saudita che tuttavia nascondono un secondo fine, ossia fare in modo che l’immagine del regno potesse cambiare agli occhi dei media occidentali. Ciò in quanto gli arabi sono giunti alla conclusione che dipendere esclusivamente da una sola risorsa economica (il petrolio) può essere limitante in prospettiva futura, soprattutto se gli obiettivi governativi sono quelli di far parte del nuovo ordine multipolare che si appresta a governare il mondo. Pertanto è stato abbandonato l’isolazionismo che, ad esempio, fino al 2019 impediva addirittura l’apertura dei confini per scopi turistici,[1] aspetto che aveva provocato l’effetto di mettere in luce soltanto la faccia meno attrattiva del paese come l’arretratezza sul tema del rispetto dei diritti umani o della libertà di stampa. Questa operazione di soft power si interseca inevitabilmente con il più grande piano di diversificazione economica che sia stata progettata da un Rentier State: il programma Vision 2030.[2] Un ambizioso piano di riforme e progetti infrastrutturali volto a modernizzare il paese e ridurre la sua eccessiva dipendenza economica dal petrolio.[3] Nondimeno, esso non è soltanto orientato al tema energetico ma anche ad una serie di piccoli (grandi) cambiamenti nella società. Le donne infatti dal 2018 possono guidare l’auto oppure assistere ad una partita di calcio (con la limitazione di sedersi nei settori riservati alle “famiglie”, lontane da tifosi maschi non sposati).[4] Una nuova filosofia di pensiero che da un lato rimane ancorata alle secolari tradizioni saudite e ad un conservatorismo difficile da abbandonare dall’oggi al domani, ma dall’altro è figlia del nuovo millennio e dunque degli inevitabili cambiamenti da adottare in politica interna ed estera per potere ambire a quelle partnership commerciali che nel futuro prossimo potranno risultare determinanti per il raggiungimento degli obiettivi imperniati sulla diversificazione dell’economia.
La centralità del fondo PIF
La strategia, voluta fortemente dal principe, si articola in settori differenti dalle comuni attività di estrazione di oro nero, come lo sport. Un’impresa non semplice vista la scarsa tradizione saudita in questo ambito, ma che potrà realizzarsi grazie al fondo governativo PIF (Public Investment Fund) controllato da Bin Salman e con un patrimonio di oltre 600 miliardi di dollari.[5] Con queste risorse infatti il governo ha assunto il controllo del 75% delle quote societarie dei quattro club principali della Saudi Pro League, il massimo campionato di calcio, ovvero l’Al-Ittihād, l’Al-Nassr, l’Al-Hilal e l’Al-Ahli. Certo, un campionato dove le principali società posseggono la medesima proprietà governativa è ben lontano filosoficamente dalla concezione di sport e sana competizione che potremmo trovare nelle top leghe europee. Tuttavia questo ha aperto la strada affinché, ad esempio, un Commissario Tecnico campione d’Europa con l’Italia come Roberto Mancini scegliesse di allenare la poco prestigiosa panchina della nazionale saudita grazie ad un contratto da circa 25 milioni di euro netti all’anno. Ma cos’è il fondo PIF? Trattasi di un fondo sovrano che a partire dagli anni successivi alla guerra dello Yom Kippur e all’utilizzo del greggio come una vera e propria arma, ha iniziato ad acquisire tutti gli introiti derivanti dalla vendita del petrolio.[6] Secondo le stime oggi è il terzo fondo più ricco d’Arabia, preceduto solo dal Kuwait Investment e dall’Abu Dhabi Investment.[7]
Dunque, quella portata avanti dalla monarchia saudita si può dire sia una pratica (generalmente conosciuta come sportwashing) attuata da svariate monarchie del mondo persico, che negli anni hanno utilizzato lo sport per ripulire la propria immagine dai casi controversi legati ai diritti umani nei quali sono stati coinvolti in passato. Basti pensare che oggi il Bahrein rappresenta una delle tappe più suggestive della Formula 1, sebbene si tratti di un paese in cui ai bambini apolidi viene negata l’istruzione, l’occupazione e l’accesso ai servizi sociali, mentre la tortura continua a rimanere una pratica utilizzata dalla polizia nei confronti delle persone arrestate.[8] Su questa lunghezza d’onda anche Riyadh sta investendo ormai da alcuni anni massicciamente nella promozione di eventi internazionali, nello sviluppo delle infrastrutture e nella promozione dello sport a livello giovanile, con l’obiettivo di trasformare il regno in una destinazione di riferimento per eventi sportivi globali.
Leggi anche:
Gli investimenti sauditi nello sport
Cristiano Ronaldo, Neymar, Benzema, Kante, Mané, sono soltanto alcuni tra i più grandi calciatori dell’epoca moderna che da alcuni anni hanno scelto di abbandonare l’Europa del calcio per approdare nel deserto dell’Arabia Saudita dopo essere stati ricoperti da contratti faraonici. Ma questa, in realtà, rappresenta soltanto la punta dell’iceberg, o per meglio dire degli investimenti attuati dal regno con il denaro del fondo PIF. È già dal 2018 infatti che la Supercoppa Italiana di calcio si disputa in terra saudita (fatta eccezione per le edizioni contrassegnate dal Covid-19 del 2020 e 2021) grazie ad un accordo milionario (si parla di 23 milioni solo per l’ultima edizione del 2023) che è stato sancito con la Lega Calcio di Serie A e che fornisce liquidità nelle casse delle squadre partecipanti.[9]
Attese infatti anche per l’edizione del 2024 (che però si dovrebbe disputare a gennaio 2025 per motivi di calendario) le 4 antagoniste che si contenderanno la coppa: Inter, Juventus, Atalanta e Milan. Big del nostro calcio pronte a sobbarcarsi una trasferta non breve pur di soddisfare gli impegni commerciali, giocandosi un trofeo nazionale di fronte a degli spettatori che, per usare un eufemismo, non sono propriamente vicini alle dinamiche delle nostre squadre. Un modo invece, secondo gli addetti ai lavori, che farà conoscere il “nostro”calcio anche a realtà storicamente meno appassionate. Ad oggi però le attese non sono state confermate vista la scarsa partecipazione del pubblico saudita in passato.[10] Ad ogni modo questo non ha fermato l’ambizioso progetto del regno che anzi nel 2021 ha rilanciato divenendo proprietaria di uno dei più antichi club inglesi: il Newcastle United. Ciò ha consentito immediatamente investimenti per oltre 170 milioni, garantendo ai Magpies una rapida scalata al vertice della Premier League e un ritorno in Champions League che mancava da circa vent’anni.
Ma qual è l’obiettivo ultimo dell’Arabia? L’apoteosi di questa operazione di sportwashing verrà probabilmente raggiunta con l’assegnazione, ufficiosa ma presto ufficiale, dei mondiali di calcio del 2034.[11] La massima competizione per nazionali infatti, dopo aver conosciuto il deserto qatariota, potrà nel giro di alcuni anni sbarcare anche in quello saudita. Il piano di lavoro avveniristico porterà alla costruzione di stadi all’avanguardia come il NEOM Stadium che disporrà di 46 mila posti a sedere e si ergerà ad un’altezza di 350 metri.[12] Ma non è tutto. Nella capitale infatti verrà edificato il Prince Mohammed Bin Salman Stadium con un design futuristico che ospiterà le partite della fase a gironi e alcuni ottavi di finale.[13] Un evento dunque planetario che attrarrà le televisioni di tutto il mondo e darà la parvenza di un paese moderno e aperto ai massimi eventi sportivi internazionali.
Non è solo il calcio però ad essere entrato nel mirino del fondo PIF. Trentatré sono infatti gli accordi che sono stati conclusi con i massimi vertici organizzativi del golf e che vedono il regno possedere il circuito LIV Golf .[14] Altri 34 sono invece stati posti in essere nell’ambito dei motori grazie ad Aramco che rappresenta uno dei principali sponsor della Formula 1. La massima competizione automobilistica vede infatti l’Arabia Saudita ospitare dal 2021 uno dei 24 gran premi.[15] Stando invece alla stretta attualità è il tennis ad essere tornato al centro dell’attenzione in vista di quello che è stato già definito come il torneo più ricco del mondo. Trattasi infatti del Six King Slam al quale parteciperanno campioni del calibro di Novak Djokovic, Jannik Sinner, Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Holger Rune e Rafael Nadal, fresco ambassador della federazione tennis saudita.[16] A ciascuno di essi verrà garantito 1,5 milioni di euro solo per la presenza, fino ad arrivare a 6 milioni per colui che si aggiudicherà il trofeo. Un evento che metterà in ombra naturalmente qualsiasi altro torneo si dovesse disputare nello stesso periodo, data l’inevitabile assenza di giocatori di questo calibro. La manifestazione farà seguito alla Riyadh Season Cup, disputatasi lo scorso anno nella sfida unica tra Djokovic e Alcaraz, e precede le ATP Next Gen Finals previste a Gedda tra novembre e dicembre. E perché no un Masters 1000? Il fascino dei petrodollari potrebbe aggiungere un nuovo torneo, per importanza secondo solo agli Slam e alle ATP Finals, nel già fitto calendario.[17] Un’eventualità che però potrebbe prendere sempre più quota se PIF decidesse di far irruzione nella federazione attraverso ricche sponsorizzazioni che garantirebbero una circolazione di denaro difficilmente rifiutabile.
Le prospettive future
La mega operazione ti sportwashing che l’Arabia Saudita sta portando avanti sembra bypassare tutti gli scheletri nell’armadio che il regno inevitabilmente ha tentato di nascondere sotto la sabbia del proprio deserto. Nello specifico il riferimento va al tema dei diritti umani. Spesso infatti, rimanendo al mondo dello sport, gli atleti portano avanti campagne di sensibilizzazione in merito, ad esempio, al tema dei diritti degli omosessuali. A questo punto c’è da chiedersi se coloro che in un prossimo futuro dovessero partecipare ad una manifestazione ospitata da Riyadh saranno gli stessi che, con un velo di ipocrisia, si schierano abitualmente, quando si trovano in Occidente, dalla parte delle minoranze. Un tema toccato anche dall’ex campione Andy Roddick che ha provocatoriamente chiesto se «i tennisti gay che parteciperanno alle competizioni saudite dovranno fare una settimana di pausa dalla propria omosessualità».[18]
Dal proprio canto il regno e Bin Salman proseguono imperterriti il proprio piano programmatico. Se da un lato gli investimenti nello sport consentiranno lo sviluppo del mondo dell’entertainment, dall’altro nuove fonti di reddito verranno stimolate dalla presenza di main sponsor che agevoleranno la progressiva diminuzione dalla dipendenza del greggio. Aspetto che farà anche in modo di gettare fumo negli occhi a chi, colpito dalle strutture avanguardistiche e dai grandi show, dimenticherà facilmente di trovarsi in un paese che ancora oggi presenta restrizioni sociali.
Note
[1] Ugo Tramballi, «L’Arabia Saudita apre al turismo: niente velo per le donne ma resta il divieto di alcol», Il Sole 24 Ore, 29/09/2019, https://www.ilsole24ore.com/art/l-arabia-saudita-apre-turismo-niente-velo-le-donne-ma-resta-divieto-alcool-ACUYZh
[2] Saudi Vision 2030, https://www.vision2030.gov.sa/en
[3] Ibidem
[4] «Arabia Saudita, le donne per la prima volta allo stadio», Sky Sport, 13/01/2018, https://sport.sky.it/calcio/2018/01/13/arabia-saudita-prime-donne-allo-stadio#:~:text=E’%20entrata%20in%20vigore%20la,per%20assistere%20ad%20eventi%20sportivi.
[5] Leopoldo Gasparro, «È il fondo PIF a colonizzare il calcio europeo. Osimhen, ultime ore in azzurro?» Wall Street Italia, 8/08/2023
[6] «Pif, cos’è il fondo dell’Arabia Saudita proprietario del Newcastle. E che patrimonio ha?», Sky Sport, 23/06/2023, https://sport.sky.it/calcio/premier-league/pif-fondo-arabia-saudita-patrimonio
[7] Ibidem.
[8]MOTION FOR A RESOLUTION on the human rights situation in the Kingdom of Bahrain, in particular the cases of death row inmates and human rights defenders, European Parlament, 09/03/21, https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-9-2021-0190_IT.html
[9] Marco Bellinazzo, «Supercoppa a Riyadh: una vetrina pluriennale che vale 92 milioni», Il Sole 24 Ore, 22/01/2024, https://www.ilsole24ore.com/art/supercoppa-riyadh-vetrina-pluriennale-che-vale-92-milioni-AFqRTZPC
[10]« Numeri flop per la Supercoppa in Arabia: solo 9.762 persone allo stadio di Riad per Napoli-Fiorentina», Eurosport, 18/01/24, https://www.eurosport.it/calcio/supercoppa/2023-2024/numeri-flop-per-la-supercoppa-in-arabia-solo-9.762-persone-allo-stadio-di-riad-per-napoli-fiorentina_sto9974494/story.shtml [11] «Calcio e non solo: tutti gli investimenti dell’Arabia Saudita nel mondo dello sport», Calcio e Finanza, 3/11/2023, https://www.calcioefinanza.it/2023/11/03/arabia-saudita-investimenti-sport/?refresh_c
[12] «Arabia Saudita 2034: i 15 incredibili stadi nelle 5 città per i Mondiali tra 10 anni», Calciomercato.com, 2/09/2024, https://www.calciomercato.com/news/arabia-saudita-2034-i-15-incredibili-stadi-nelle-5-citta-per-i-m-30415
[13] Ibidem.
[14] «Calcio e non solo: tutti gli investimenti dell’Arabia Saudita nel mondo dello sport», cit.
[15] Ibidem.
[16] Adam Zagoria, Rafael Nadal Becomes Ambassador For Saudi Tennis Amid Criticism, Forbes, 16/01/2024, https://www.forbes.com/sites/adamzagoria/2024/01/16/rafael-nadal-becomes-ambassador-for-saudi-tennis-amid-criticism/
[17] Matthew Futterman, «Tennis Australia sends ATP Tour warning over Saudi Arabia Masters tournament», The New York Times, 30/04/2024, https://www.nytimes.com/athletic/5460730/2024/04/30/tennis-australia-letter-atp-tour-saudi-arabia-masters/
[18] Andrea Lamperti, «L’Arabia Saudita si vuole prendere anche il tennis», UltimoUomo , 21/02/2024, https://www.ultimouomo.com/arabia-saudita-vuole-prendere-anche-il-tennis-masters-1000-riyad-prospettive
Foto copertina: Saudi Crown Prince Mohammed bin Salman, in Jeddah, Saudi Arabia, 2023.