Oltre trenta università occupate per protestare contro i tagli dell’anarco-capitalista. Prima le pensioni, poi le università: mentre la “Libertad” avanza, la povertà è al 53%.
La prima reazione forte alla sfilza di riforme che Javier Milei sta infliggendo all’Argentina arriva dagli universitari. Questa settimana, oltre trenta università pubbliche sono state occupate da studenti e docenti, attraversate da proteste e aperte alla discussione pubblica durante momenti di dibattito. Ha cominciato la UBA (l’Universidad de Buenos Aires), seguita dagli atenei del Conurbano buenairense cui si sono aggiunti quelli di Córdoba, Rosario, Mendoza, Jujuy, Tucumán e altre province.
A far scattare la mobilitazione, il veto di Milei alla nuova legge del la Ley de Financiamiento Universitario, blindato dal Congresso: l’opposizione non è riuscita a raggiungere i 2/3 di voti necessari per difendere la proposta di aumento del budget delle università statali che aggiustava all’inflazione dell’anno corrente la spesa del 2023[1].
L’opposizione a Milei fino a qui
Gli universitari organizzati sono giunti alla convocazione della terza marcia federale da quando il leader de La Libertad Avanza ha cominciato a smantellare ministeri, servizi pubblici, giurisdizione del lavoro e aziende statali. La gioventù argentina assume così la testa di un movimento al cui corpo non hanno badato fino ad ora né le opposizioni politiche né il movimento sindacale.
La Confederación General del Trabajo, il sindacato principale argentino, fino ad ora ha organizzato un solo sciopero generale dimostratosi incapace di deviare il cammino del governo libertario dall’approvazione della Ley Bases, lo sconvolgimento legislativo che, da quest’estate, concede poteri d’emergenza eccezionali al presidente per aprire l’economia a grandi investimenti, privatizzare le aziende pubbliche, snellire e flessibilizzare in senso spiccatamente neoliberista la condizione di milioni di lavoratori argentini.
Quanto accaduto al Congresso intorno al veto di Milei è segno che il Partido Justicialista (PJ), diviso fra le sue molteplici anime, e la Sinistra non riescano a trarre vantaggio dello scarso numero di parlamentari su cui può ufficialmente contare La Libertad Avanza (38 deputati e 7 senatori). Anche perché la destra istituzionale del PRO (Propuesta Republicana) di Mauricio Macri e la storica formazione dell’Unión Cívica Radical continuano a fornire un appoggio essenziale al governo di Milei. Nel caso della UCR, anche a costo di sacrificare la battaglia storica del partito a favore dell’istruzione pubblica, gratuita e di qualità, fiore all’occhiello della democrazia argentina[2].
Le pensioni e il Fondo Monetario Internazionale
Solo un mese fa, in circostanza analoghe, Milei era riuscito a far valere il proprio veto a discapito di una proposta di legge che chiedeva un timidissimo innalzamento delle pensioni: 18 000 pesos in più da aggiungere alla pensione minima di circa 304 000 pesos (300 dollari al cambio ufficiale)[3]. Solo nell’ultimo anno i pensionati, che in Argentina hanno una loro epica della protesta, simboleggiata da Norma Plá, l’ottuagenaria che scendeva in piazza per chiedere a Carlos Menem condizioni di vita dignitose e di potersene tornare a casa[4], sono stati colpiti di un aumento del prezzo dei medicinali di circa il 300% solo nell’ultimo anno[5]. Quei diciottomila pesos sono sembrati comunque una deviazione inaccettabile agli occhi dei parlamentari filogovernativi, ma non solo.
Il Fondo Monetario Internazionale ha fatto sapere di sostenere la volontà di rendere più “sostenibile” il sistema pensionistico, affinché il valore delle pensioni si stabilizzi per tutti, soprattutto per le fasce di popolazioni più vulnerabili. Una giravolta retorica che è meglio non far passare dal Via del buon senso né dei dati dell’INDEC (Instituto Nacional de Estadística y Censo) pubblicati lo scorso mese, in base ai quali ormai il 53% della popolazione argentina vive al di sotto della soglia della povertà. 3 milioni di poveri in più dall’assunzione di questo governo. Se il beneficio atteso era la stabilità, sta andando comunque male: l’inflazione annuale è stata stimata al 236,7%[6].
La sparizione delle riserve auree
Le ultime stime dell’INDEC, tuttavia, hanno cominciato a rimbalzare sulla stampa internazionale e, se è vero che il Fmi non ha potuto fare a meno di provare un caloroso sussulto dinnanzi al sacrificio delle pensioni, appare altrettanto chiaro che le negoziazioni del debito argentino non stiano andando benissimo, prestando attenzioni ad alcuni chiari segnali.
Il primo riferimento è senz’altro alla sparizione delle riserve auree nazionali del giugno scorso, quando l’equivalente in oro di 4,5 miliardi di dollari furono coattamente caricati su un volo charter della British Airlines e depositati presso la Banca d’Inghilterra. Una condotta in barba a qualsiasi principio di trasparenza, portata alla luce dall’interrogazione del parlamentare giustizialista Sergio Palazzo, giustificata dal presidente e dal suo gabinetto come misura atta a tranquillizzare i mercati finanziari e ad abbassare il rischio paese in vista di nuove richieste di credito. Un corso d’azione non solo in controtendenza storica rispetto alla strategia di accumulo delle riserve strategicamente perseguita dal resto dei paesi, ma anche enormemente azzardato: far rientrare dall’estero le riserve auree è un problema attuale del Venezuela, è stato un problema per il governo precedente in relazione ad un valore d’oro esportato assai minore (di circa 1/8 rispetto a quello fatte sparire da Milei) ed è stato problematico addirittura per la Germania dal dopoguerra fino ai giorni nostri, che certo godette e gode di tutt’altri indici di garanzia e stabilità finanziaria rispetto al paese governato da Milei[7].
Se per tranquillizzarli c’è stato bisogno di privare l’Argentina delle sue riserve auree, evidentemente i “mercati” nelle loro personificazioni istituzionali devono aver mostrato diffidenza nei confronti degli shock economici imposti dal nuovo presidente.
Un ulteriore segnale è da rivenire nelle recenti dichiarazioni rese durante un’intervista televisiva della scorsa settimana, in cui Milei si è detto entusiasta di poter contare sui prestiti elargiti dalla Repubblica Popolare Cinese[8], la quale li offre, ha raccontato con enfasi, senza chiedere particolari contropartite politiche. Parole inimmaginabili fino a qualche mese fa e che fanno pensare non solo ad inquietudini nelle negoziazioni col Fondo, ma anche a plausibile ripensamenti, almeno di senso, rispetto alla scelta di porre l’Argentina al di fuori dei BRICS.
L’economia argentina che galleggia su oltre venti milioni di poveri ha bisogno di tutti e il suo presidente non potrà ignorarlo a lungo.
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Conclusioni
Non è difficile constatare che, nel governo anarco capitalista, ben presto vacillerà la coerenza. Non solo rispetto ad alleanze internazionali non bastevoli (ridurre la politica estera di un paese ricco di risorse e indebitato come l’Argentina a rapporti bilaterali con Stati Uniti e Israele, in questo momento storico, è una strategia suicida) e all’architettura finanziaria di riferimento. Prima o poi i voti accordati dalla destra istituzionale del PRO e dell’UCR centrista che hanno blindato i veti di Milei su pensioni e istruzione, così ampiamente contestati, chiederanno il conto e, si tende ad immaginare, una contropartita politica al presidente, se non avranno già pensato a come liberarsene. In questo senso, una prima prova decisiva per le alleanze interne saranno le prossime elezioni legislative del 2025.
Nel frattempo, in mancanza di una risposta organizzata dai corpi intermedi, dalle parole degli studenti emerge la speranza di portare avanti le istanze di un fronte unitario, che includa le vertenze dei pensionati, del comitato di protesta dello storico ospedale Bonaparte, nel cuore di Buenos Aires, tenuto aperto e operativo dai suoi lavoratori nonostante la chiusura stabilita dal governo e di tutti gli argentini lasciati per strada dall’ultima ondata di riforme neoliberiste.
Note
[1] https://chequeado.com/el-explicador/ley-de-financiamiento-universitario-las-claves-del-proyecto-que-tratara-el-senado/
[2] https://www.cronista.com/economia-politica/uno-por-uno-como-van-a-votar-los-diputados-y-por-que-el-gobierno-es-optimista/
[3] https://elpais.com/argentina/2024-09-11/los-jubilados-protestan-en-la-calle-contra-el-veto-de-milei-a-nosotros-nos-sacan-cada-vez-mas-plata-y-a-los-ricos-les-perdonan-impuestos.html
[4] https://www.youtube.com/watch?v=Zyjz1KU7Sn8
[5] https://www.infobae.com/economia/2024/10/04/los-medicamentos-son-inaccesibles-para-un-numero-cada-vez-mayor-de-argentinos-los-que-mas-aumentaron-en-el-ultimo-ano/
[6] https://www.ilsole24ore.com/art/argentina-scossa-milei-non-funziona-l-inflazione-e-2367percento-AFNFEQtD
[7] https://english.elpais.com/economy-and-business/2024-07-28/the-mystery-of-argentinas-gold-milei-admits-that-it-was-transferred-abroad-without-specifying-the-quantities-or-destination.html
[8] https://www.youtube.com/watch?v=iCgzZEFg9XQ