Dopo il crollo verticale causato dalle sanzioni a inizio marzo, il rublo ha già recuperato il suo valore pre-guerra, ma non è tutto oro quel che luccica.
Il 27 marzo, durante una visita in Polonia, il presidente americano Joe Biden affermò che “a seguito di sanzioni senza precedenti, il rublo diventerà presto carta straccia”[1].
In verità, già da diversi giorni, il rublo aveva intrapreso la sua marcia verso il ritorno al suo valore di inizio febbraio. Se prima della guerra era scambiato a circa 85 rubli per ogni euro, dopo l’invasione dell’Ucraina il suo valore è iniziato a crollare assestandosi per alcune settimane sui 150 rubli per euro, dopo aver toccato il 7 marzo i 189 rubli per euro. Da lì in poi le drastiche misure imposte dal governo e dalla banca centrale russa hanno permesso alla valuta nazionale di interrompere la caduta e di rafforzarsi: già il 27 marzo, giorno del discorso di Biden, il suo valore era a 110 rubli per euro, e durante il mese di aprile è tornato ad assestarsi ai valori pre-guerra[2].
Per spiegare cos’è davvero successo, bisogna partire dalle sanzioni che i paesi occidentali hanno finora implementato contro la Russia: fra le molte misure intraprese, una delle più importanti è stata congelare i beni della banca centrale russa all’estero, ovvero impedire che questa possa utilizzare i suoi fondi di valuta estera per sostenere il rublo[3]. Infatti, quando una moneta diminuisce di valore, una delle prime misure di contrasto da parte della banca centrale è comprare valuta locale (in questo caso il rublo) vendendo in cambio valuta estera (soprattutto dollari ed euro), ma se i suoi fondi di valuta estera sono congelati, questa operazione diventa impossibile.
Allo stesso tempo, però, se i suoi fondi sono bloccati, la Russia continua a ricevere costantemente valuta estera dai pagamenti del gas venduto in Europa: ogni giorno i soli paesi europei pagano alla Russia tra i 300 e i 600 milioni di euro per le forniture di gas essenziali alle loro industrie e alle loro economie[4]. Non solo, gli aumenti dei prezzi di gas e materie prime (conseguenza anche della stessa guerra iniziata dalla Russia) insieme alla diminuzione delle importazioni derivante delle sanzioni produrrà una delle bilance commerciali (differenza fra esportazioni e importazioni) più positive della storia della Russia[5].
Se nel breve termine continuerà a essere così, la Russia sa che il vento è destinato a cambiare: i paesi europei più dipendenti come Italia e Germania hanno già cominciato a cercare alternative per staccarsi definitivamente nei prossimi anni dalla dipendenza con il gas russo. Per questo motivo, adesso che la situazione non è ancora fuori controllo, il governo russo e la sua banca centrale non hanno esitato a imporre misure draconiane in previsione di tempi peggiori. Per prima cosa tutte le aziende esportatrici russe sono state obbligate a convertire l’80% dei guadagni in valuta estera in rubli.
In seguito, il governo ha cercato di imporre ai paesi europei il pagamento in rubli delle forniture di gas, nel tentativo di rafforzare la valuta, ma di fronte alla loro opposizione e al fatto che sarebbe andato contro le regole contrattuali, il governo, semplificando molto, ha costretto tutti i fornitori di gas russi a convertire il 100% dei guadagni in rubli, una mossa politica di facciata per mostrare che i pagamenti siano fatti comunque in rubli, nonostante da un punto di vista pratico non cambi quasi niente[6]. Inoltre, il governo ha imposto moltissimi limiti alla vendita di rubli all’estero in cambio di valuta straniera. L’insieme di queste misure ha portato di fatto a uno strettissimo controllo del movimento dei capitali, ovvero una situazione dove il rublo non è più una valuta liberamente scambiabile sul mercato. Questa è la differenza principale tra la situazione di inizio anno e quella di aprile: nonostante il valore nominale del rublo sia simile, quello dei nostri giorni è un valore sintetico, “pompato” da misure che lo isolano dal mercato[7].
Se nelle primissime settimane la Russia ha dimostrato una solidità non scontata, sul suo futuro aleggiano nubi temporalesche. Le sanzioni hanno e continueranno ad avere un pesante effetto sull’economia russa, il cui PIL secondo diverse stime calerà nel 2022 di circa il 10-15% rispetto all’anno scorso, moltissime aziende straniere hanno lasciato il paese e con loro migliaia di posti di lavoro, l’inflazione non si è fatta attendere, raggiungendo l’8 aprile il valore di 17.49% su base annua, il più alto dal 2002[8]. La banca centrale russa ha reagito all’inflazione alzando i tassi di interesse fino al 20%, ma alzare molto i tassi di interesse è deleterio per l’economia (per fare un confronto, nei paesi occidentali i tassi sono prossimi allo 0%) e la banca centrale li ha già abbassato al 17%, non escludendo altri aggiustamenti[9]. Anche sul fronte del pagamento del debito le difficoltà non sono mancate: ad inizio aprile la Russia ha provato a pagare in rubli due tranche di bond da 595 milioni di euro e 649 milioni di dollari, giustificandolo con il fatto, già citato, del congelamento dei fondi all’estero. Le banche, però, non hanno accettato il pagamento ritenendolo una violazione degli obblighi, facendo entrare così il paese in uno stato di “default tecnico”[10].
Per quanto le misure eccezionali messe in atto dal governo e dalla banca centrale russa siano riuscite a difendere “artificialmente” il rublo e abbiano provato ad anestetizzare gli effetti delle sanzioni, quest’ultime continuano ad esercitare un’enorme pressione sull’economia e sulla moneta russa. Inoltre, l’isolamento del rublo dal mercato non potrà durare a lungo, e quando i vincoli verranno eliminati e il suo valore ritornerà ad essere quello reale, le già devastanti conseguenze delle sanzioni si mostreranno ancora più chiaramente.
Potrebbe interessarti:
- Guerra in Ucraina: ci manca(va)il grano
- Usa e Ue annunciano sanzioni alla Russia. Lo strumento sanzionatorio può dirsi efficace?
- Russia e UE a confronto sulle sanzioni: il ruolo della finanza internazionale. Intervista al Prof. Ugo Marani
- Eludere le sanzioni con le criptovalute? La Russia valuta il rublo digitale
- L’arma a doppio taglio delle sanzioni statunitensi
Note
[1]https://twitter.com/POTUS/status/1507842574865866763
[2] https://mercati.ilsole24ore.com/tassi-e-valute/valute/contro-euro/cambio/RUBVS.FX?refresh_ce&nof
[3] https://www.ilsole24ore.com/art/via-russia-swift-cresce-fronte-internazionale-europa-no-berlino–AEGIsTGB
[4] https://www.ilpost.it/2022/04/01/decreto-russia-putin-gas/
[5]https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/04/06/news/russia_paga_cedola_bond_in_rubli_99_chance_default-9127548/
[6] https://www.ilpost.it/2022/04/15/rublo-russia-rialzo-valuta/
[7] https://www.nytimes.com/2022/04/04/opinion/ruble-value.html
[8] https://www.reuters.com/world/europe/inflation-russia-hits-highest-more-than-20-years-2022-04-13/#:~:text=April%2013%20(Reuters)%20%2D%20Annual,soaring%20amid%20unprecedented%20Western%20sanctions.
[9] https://www.ilpost.it/2022/04/15/rublo-russia-rialzo-valuta/
Foto copertina: Il rublo russo, simbolo: ₽, è la valuta della Federazione Russa e delle repubbliche di Abcasia e Ossezia del Sud, internazionalmente non riconosciute