Il libro “Conflitto in Ucraina: rischio geopolitico, propaganda jihadista e minaccia per l’Europa” a cura di Silvia Boltuc, Giuliano Bifolchi, Daniele Garofalo del think tank Special Eurasia, analizza il rischio geopolitico derivante dalla propaganda jihadista e dalla presenza dei foreign fighters nel conflitto ucraino e le conseguenze per l’Europa.
Quando lo scorso aprile il nuovo portavoce dell’Isis Abu Omar al-Muhajir, in un messaggio audio diffuso su Telegram ha affermato “Annunciamo, con l’aiuto di Dio, l’inizio di una battaglia benedetta per rivendicare i due sceicchi Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi e Sheikh al-Muhajir Abu Hamzah al-Qurayshi”, un brivido è corso lungo la schiena delle più alte cariche delle Cancellerie occidentali. Abu Omar al-Muhajir ha invitato tutti i jihadisti a riprendere gli attacchi in Europa e a trarre vantaggio dalla guerra in Ucraina, il portavoce dell’Isis si è poi rivolto ”a tutti i leoni del Califfato e ai combattenti dello Stato Islamico ovunque. Se colpite, colpite duramente in modo da causare dolore e terrorizzare[1]”. Cosa sta accendo in Ucraina? E in corso un’altra guerra sotterranea oltre quella ufficiale? Chi sono i foreign fighters che stanno rispondendo agli appelli dei belligeranti a recarsi in guerra? Quali saranno le conseguenze geopolitiche per l’Europa? A queste e ad altre domande provano a rispondere i ricercatori del think thank SpecialEurasia.
Nel primo capitolo Silvia Boltuc[2] ripercorre gli eventi che dal 2013 ad oggi hanno portato alla guerra, mentre nella conclusioni analizza il rischio geopolitico per l’Europa e l’Italia dall’attuale crisi internazionale e dalla presenza di combattenti stranieri in Ucraina. Nel secondo capitolo Giuliano Bifolchi[3], esperto di Caucaso e già autore di “La geopolitica del Caucaso russo[4]”, focalizza l’attenzione sulla connessione tra il conflitto ucraino e il Caucaso del Nord attraverso l’analisi della propaganda jihadista in lingua russa, con speciale attenzione al Vilayat Nokhchichoy di Imarat Kavkaz (Emirato del Caucaso), e lo studio dei gruppi armati ceceni operativi in Ucraina come il Battaglione Dzhokhar Dudayev e il Battaglione Shaykh Mansur. Nel terzo e ultimo capitolo, Daniele Garofalo[5], analizza gli argomenti utilizzati dallo Stato Islamico, al-Qa’ida e Hayat Tahrir al-Sham nei loro canali mediatici e di propaganda in cui il conflitto ucraino viene presentato come una opportunità per favorire la distruzione della Russia e dell’Europa stesse e un teatro bellico dove i combattenti del gruppo possono reperire armi e ottenere esperienza militare. Intervista a firma di Silvia Boltuc, Managing Director di SpecialEurasia e curatrice del libro.
Perché il conflitto ucraino potrebbe essere definito ‘internazionale’?
“Il conflitto ucraino potrebbe essere definito ‘internazionale’, perché in breve tempo ha attirato l’interesse di combattenti provenienti da tutto il mondo. Infatti, come ha fatto notare a metà aprile 2022 il ministero della Difesa russo, in Ucraina sarebbero giunti più di sei mila combattenti stranieri provenienti da 63 paesi per combattere tra le fila delle forze armate di Kiev rispondendo all’appello di creare una ‘legione internazionale’. Secondo il Cremlino, quindi, tra le fila ucraine starebbero combattendo polacchi, statunitensi, canadesi, rumeni, inglesi, georgiani, turchi, ceceni e cittadini provenienti dal Medio Oriente. Anche se non abbiamo certezza al 100 per cento di questi dati, è innegabile come nel mondo dei social siano apparse immagini e video di persone provenienti da diversi paesi sopraelencati che attualmente starebbero combattendo in supporto alle forze armate ucraine, tra cui anche italiani.”.
In Ucraina si sta combattendo anche una guerra nella guerra tra battaglioni dei ceceni posti su diversi fronti e con diversi obiettivi. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
“In Ucraina attualmente combattono i ceceni della Repubblica di Cecenia, entità amministrativa facente parte del Distretto Federale russo del Caucaso del Nord, conosciuti come i kadyrovtsy (gruppo paramilitare fedele al leader ceceno Ramzan Kadyrov considerato la sua guardia speciale) a cui si devono aggiungere ulteriori soldati ceceni arruolati nelle Forze Armate russe. Dal lato ucraino, invece, stanno combattendo i ceceni nei Battaglioni Dzhokhar Dudayev e Shaykh Mansur che vengono considerati come delle formazioni militari di volontari. È doveroso ricordare, così come sottolineiamo nel secondo capitolo del libro curato dal Dott. Bifolchi, che questi due battaglioni sono stati creati nel 2014 per prendere parte al conflitto dell’Ucraina orientale in supporto alle forze armate di Kiev con l’obiettivo di sconfiggere le forze filoseparatiste russe, e attualmente le forze armate russe, e in futuro auspicare per la creazione di una repubblica cecena indipendente dalla Federazione Russa sul modello della Repubblica cecena di Ichkeria formatasi con la conclusione del Primo Conflitto Ceceno (1994-1996).”.
La guerra in Ucraina è stata salutata con estremo piacere dai gruppi jihadisti della regione che vedono nella prospettiva di scontro tra Russia e Occidente la possibilità “che i ‘miscredenti’ si distruggano a vicenda e il conflitto possa offrire un’opportunità ai mujāhidīn di tutto il mondo, di rovesciare regimi non islamici, liberare prigionieri e ottenere finalmente la vittoria sul nemico oppressore.”. La jihad internazionale si sta rafforzando?
“Nel terzo capitolo il Dott. Garofalo illustra la propaganda jihadista di Stato Islamico, al-Qa’ida e Hayat Tahrir al-Sham focalizzatasi sul conflitto ucraino evidenziando come questi gruppi terroristici, così come altri, vedono una opportunità nell’attuale crisi che sta coinvolgendo l’intero continente europeo per rafforzare la propria presenza in Medio Oriente e Nord Africa sfruttando lo scontro tra Russia e Occidente, favorire l’addestramento e il reperimento di armi da parte dei foreign fighters grazie proprio all’istituzione della ‘legione internazionale’ e attraverso il prolungamento del conflitto stesso portare la Federazione Russa e i paesi occidentali al mutuo annientamento a livello militare, economico e sociale. È innegabile come tale conflitto stia rafforzando la comunicazione strategica dei diversi gruppi terroristici e permettendo loro di aumentare le loro attività guardando anche all’Europa come possibile obiettivo.”.
L’Occidente fa bene a rifornire di armi l’Ucraina o c’è un rischio di armare gruppi paramilitari neonazisti o jihadisti?
“Il dibattito sulle armi fornite all’Ucraina non è stato un argomento preso in esame nel nostro testo, perché lasciamo tale questione alla politica e al giudizio dei cittadini. Quello che noi abbiamo sottolineato è come l’attuale conflitto eleva ancor di più il rischio geopolitico, perché aumenta le tensioni tra l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Russia e detiene il potenziale per incrementare gli atti terroristici e criminali facendo fede alla propaganda jihadista che abbiamo illustrato nel testo. Quindi, come ribadito nella Conclusione del libro da me redatta e come notato recentemente anche dal Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti, le armi che vengono inviate in Ucraina rischiano di finire nelle mani della criminalità organizzata o di diversi gruppi terroristici e c’è bisogno di un maggior controllo e tracciamento per prevenire la diffusione e vendita di tale materiale bellico sul mercato nero o il suo utilizzo contro l’Occidente stesso, un qualcosa che abbiamo già visto in passato con il caso dell’Afghanistan. In questa ottica non deve essere sottostimato il ruolo di ‘ponte’ che l’Ucraina potrebbe avere per i diversi gruppi jihadisti i quali, sfruttando la possibilità di inviare propri combattenti nella ‘legione internazionale’ promossa da Kiev, potranno avere accesso alle armi che l’Occidente sta inviando al Governo ucraino e avvalersi della legge firmata dal presidente Zelensky a fine 2021 per poter fare ottenere la cittadinanza ucraina ai loro combattenti e così permettere loro la completa e libera mobilità nel territorio europeo. In un mondo globalizzato come quello in cui stiamo vivendo e pensando a un eventuale ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea all’interno del libro noi consigliamo che Bruxelles e le autorità italiane pongano maggiore attenzione sulle modalità con cui il Governo di Kiev possa rilasciare la cittadinanza alle persone che attualmente stanno combattendo nel conflitto e possa controllare la diffusione di armi moderne occidentali per prevenire un rischio geopolitico maggiore rappresentato dagli attentati in un contesto politico futuro che, secondo quanto traspare attualmente, dovrebbe vedere Bruxelles e Mosca distanti e non cooperanti in materia di lotta al terrorismo e di scambio di informazioni.”
Al Qaeda ha esortato i jihadisti ad approfittare dell’apertura delle frontiere ucraine ai combattenti volontari per potersi recare in territorio ucraino, ottenere addestramento e armi utili in futuro per colpire “i crociati” in Ucraina, Russia e nei paesi di origine dei jihadisti. È un rischio concreto o si tratta solo di propaganda?
“Il rischio geopolitico esiste considerando l’abilità che i diversi gruppi terroristici hanno avuto nei recenti anni di sfruttare le situazioni di crisi o conflitto come quelle in Iraq, Siria, Libia, Afghanistan per portare avanti la loro propaganda, reclutare un maggior numero di combattenti e condurre attentati in loco o contro obiettivi occidentali. La stessa Europa non è stata immune dagli attentati dello Stato Islamico come quelli avvenuti in Francia, Belgio, Germania, Russia e così via. A nostro parere, e nel libro sottolineiamo questa nostra argomentazione, qualora l’attenzione delle autorità europee e delle forze di sicurezza e polizia non dovesse essere costante sull’Ucraina, c’è la possibilità che delle organizzazioni terroristiche possano sfruttare il territorio ucraino come ‘ponte’ o hub logistico per entrare nel contesto europeo e fare leva su possibili tensioni sociali causate da due anni di pandemia e dai flussi migratori provenienti da zone mediorientali e africane a cui ora si devono aggiungere quelli provenienti dall’Ucraina per poter diffondere la propria propaganda e, qualora fosse possibile, colpire con attentati il cuore dell’Europa.”.
Note
[1] https://www.opiniojuris.it/lisis-giura-vendetta-alleuropa/
[2] https://www.opiniojuris.it/author/silviaboltuc/
[3] https://www.opiniojuris.it/author/giulianobifolchi/
[4] https://www.opiniojuris.it/geopolitica-del-caucaso-russo/
[5] https://www.opiniojuris.it/potenziali-risvolti-e-minacce-del-terrorismo-jihadista-nella-guerra-russia-ucraina/
Foto copertina: Conflitto in Ucraina: rischio geopolitico, propaganda jihadista e minaccia per l’Europa