L’intera Unione Europea sta affrontando, dall’inizio dell’inverno, una crisi energetica senza precedenti, esponendo ancora una volta il peso, sia geopolitico che sociale, della dipendenza dalle importazioni di combustili fossili da paesi terzi.


 

Per comprendere il perché, è necessario chiarire che le dinamiche che hanno causato la crisi energetica sono molteplici e mutualmente rinforzanti. Innanzitutto, la rapida ripresa del mercato internazionale nel corso del 2021, a seguito del periodo più critico della pandemia da COVID-19, ha incrementato la domanda globale di idrocarburi per la produzione di elettricità, nello specifico del gas naturale e del carbone.[1] Di conseguenza, la fornitura di combustibili fossili ha subito un picco di richieste, finendo per non essere abbastanza da ricoprire i bisogni di tutti i paesi.
Il sistema di rifornitura è stato principalmente rallentato dal sovraccarico della supply chain internazionale, sempre dovuto al rapido ricovero dell’economia globale,[2] conseguentemente aumentando i costi delle spedizioni di merci tramite navi cargo. L’aumento dei costi dello shipping ha conseguentemente portato ad un balzo dei prezzi del cosiddetto LNG (liquified natural gas), gas naturale liquefatto principalmente trasportato via nave, il quale diversifica le importazioni di risorse energetiche dell’UE. Infine, una serie di fattori ha contribuito ad amplificare la crisi energetica.[3]
I più essenziali da nominare sono: a) la coincidenza di meteo sfavorevole in diverse parti del globo, b) la manutenzione di diverse infrastrutture energetiche (come il ritardo nella riapertura del terminale LNG “Hammerfest” in Norvegia dopo un incendio nel 2020, [4] e c) la chiusura di tre reattori nucleari in Germania.[5]
In tali circostanze, l’Unione Europea è diventata più dipendente dal gas naturale importato dalla Russia, creando problematiche relative alla sicurezza della fornitura che ha portato alla crisi energetica. Mantenere una fornitura sicura all’interno dell’UE ha pertanto richiesto l’utilizzo di meccanismi di emergenza, come la momentanea riattivazione di due centrali a carbone in Italia,[6] per coprire il bisogno energetico dei paesi membri ed attutire i costi della produzione tramite gas. Inoltre, la Commissione Europea ha autorizzato gli stati membri ad utilizzare una serie di misure immediate per salvaguardare i singoli individui e le industrie, come il rinvio temporaneo delle bollette e riduzione dei costi energetici per famiglie in difficoltà economica.[7]
Pertanto, in questi ultimi mesi l’interdipendenza energetica tra l’UE e la Russia torna ad essere un argomento ad alta priorità per la leadership europea, maggiormente a causa della crisi energetica e, in parte, della crescita di tensioni nell’Est dell’Ucraina. Ma perché dovremmo parlare di Russia? Partiamo dal principio.
Prima di diventare primo ministro della Federazione Russa, Vladimir Putin aveva dimostrato, nel corso di un dottorato alla Saint Petersburg Mining Institute, un forte interesse nella relazione tra le immense risorse naturali della Russia ed un potenziale rilancio della politica economica del paese. Tal interesse portò alla formulazione della sua tesi, nel 1997, sull’utilizzo delle risorse naturali presenti negli Oblast’ di San Pietroburgo e di Leningrado.[8] La tesi fu immediatamente dichiarata materiale classificato non appena Putin venne nominato primo ministro nel 1999. Un ulteriore articolo accademico pubblicato da Putin due anni dopo la fine del dottorato fornisce degli spunti per comprendere come la teoria della tesi possa aver influito sulla programmazione delle politiche energetiche nazionali intraprese negli anni a venire.[9] Vista l’importanza che le risorse naturali e la politica energetica ricoprono nella Russia moderna, sia come principale fonte di sostentamento della nazione, sia come strumento efficace di politica estera, è fondamentale parlare dell’interdipendenza energetica tra l’UE e la Russia.
Oggi la Russia è il primo paese per export di gas naturale al mondo, raggiungendo un totale di circa 238 miliardi di metri cubi di gas naturale (quasi il doppio degli Stati Uniti, secondo nella lista mondiale).[10] Quasi il 70% dell’export totale del gas naturale russo è diretto in Europa[11], attraverso principalmente il gasdotto di Nord Stream (che fornisce più del 60% del gas totale esportato), la rete di gasdotti che attraversa il territorio ucraino, il gasdotto Yamal, che attraversa la Bielorussia, ed infine Turkstream, che passa tramite la Turchia.[12] L’esportazione di combustibili fossili rappresenta la fonte principale di sostentamento dell’economia russa. Infatti, l’Energy Strategy 2035 della Federazione Russa evidenzia l’importanza del settore industriale del gas e del petrolio, il quale ammonta ad “un quarto del PIL del paese, un terzo degli investimenti, più della metà delle esportazioni totali e quasi al 40% del budget federale”.[13] 

La visione di Bruxelles

Dal punto di vista dell’UE, la Russia rappresenta un complicato, seppur essenziale, partner. Secondo dati del 2020, le importazioni dell’UE di idrocarburi dalla Russia ammontavano, rispettivamente per il petrolio e per il gas naturale, al 25.5% ed il 43.9% del totale.[14] Specificamente, l’Italia è il terzo paese Europeo, dopo Germania ed Olanda, per quantità di gas naturale importato, che rappresenta circa il 41% del portafoglio energetico italiano.[15] Del gas naturale importato in Italia, la Russia fornisce il 42,9% del totale.[16] Tale dipendenza da gas è uno dei fattori principali che ha contribuito al rincaro del prezzo previsto delle bollette del primo trimestre del 2022, precisamente un incremento “del 55% per la bolletta dell’elettricità e del 41,8% per quella del gas”.[17]

Interdipendenza energetica

Per sintetizzare, la relazione energetica tra l’UE e la Russia rappresenta una situazione di interdipendenza energetica: la Russia necessità di esportare il gas in Unione Europea per guadagnarsi l’accesso al mercato Europeo, altamente fruttuoso per un paese esportatore di idrocarburi, mentre l’Unione Europea necessità del gas russo per ricoprire i propri bisogni energetici. Ciononostante, l’interdipendenza tra i due attori è diventata altamente politicizzata, a tal punto da trasformarsi in un “security dilemma”.[18] Entrambi sono riluttanti nel raggiungere maggiori livelli di cooperazione, in quanto aumentare l’interdipendenza rende ognuno più vulnerabile alle politiche dell’altro. Ergo, i due attori tentano di diversificare le proprie relazioni energetiche, rimanendo però l’uno il partner commerciale energetico principale dell’altro. Fattore che complica maggiormente l’interdipendenza è la mancanza di un fronte energetico unitario dell’UE: ogni singolo stato membro gestisce bilateralmente gli accordi commerciali con la Russia. Tale metodologia per stabilire rapporti energetici porta i paesi dell’Europa occidentale ad ottenere un maggior livello di sicurezza energetica, dato che hanno una diversificazione dell’importo di idrocarburi, mentre costringe i paesi dell’Europa orientale ad essere pericolosamente dipendenti dal gigante energetico. Ad esempio, nel 2017 il 100% del gas naturale importato dalla Lituania proveniva dalla Russia, ma la Lituania rappresentava solo meno dell’1% dell’export totale russo di gas in Europa.[19] L’apertura di un terminale LNG a Klaipeda nel 2015 ha permesso di diminuire sostanzialmente, nel corso di cinque anni, la dipendenza dei paesi Baltici dal gigante energetico russo.[20] 

Conclusioni

In conclusione, la situazione di interdipendenza è destinata a rimanere, ma sostanzialmente anche a mutare nel corso dei prossimi decenni, cambiamento dovuto principalmente alla transizione ecologica ed alle politiche globali di mitigazione del cambiamento climatico. Questo cambiamento però non avverrà alla stessa velocità in entrambi i due attori. Per quanto riguarda l’Unione Europea, il sistema energetico sta attraversando una mastodontica conversione ad un minor utilizzo di combustibili fossili e ad un incremento nell’efficacia dell’energia rinnovabile. L’UE sta cercando di raggiungere gli obiettivi del 2030 Climate Target Plan, riguardante la diminuzione delle emissioni da gas serra del 55%.[21] In questa transizione, il ruolo del gas naturale è fondamentale per assicurare una fornitura costante di energia ed a garantire la produzione dell’elettricità in tutti i paesi membri. In tal senso, un’analisi dell’IEA (International Energy Agency) ha previsto che la dipendenza dell’UE dall’import di gas russo è destinata a crescere dall’attuale 65.2% al 83% entro il 2030.[22] Nonostante ciò, il ruolo del gas subirà un declino notevole nel lungo termine, in quanto la produzione locale di energia rinnovabile, principalmente energia solare ed eolica, è destinata a diventare la fetta più grande del portafoglio energetico europeo.[23]
In queste circostanze, invece, la Russia sta incrementando gli investimenti del settore petrolifero e del gas. Un esempio è il progetto Vostok Oil di Rosneft, compagnia leader del petrolifero in Russia, che prevede l’espansione dei principali giacimenti situati nella parte settentrionale dell’oblast’ di Krasnojarsk, comprendendo la progettazione di nuove infrastrutture per la distribuzione degli idrocarburi.[24] È necessario menzionare che il progetto prevede di avere un impatto ambientale sostanziale nella regione, mettendo a rischio la vita delle comunità indigene che abitano la zona del territorio Artico.[25]  Logicamente, la Federazione Russa investe maggior parte del proprio budget nel mantenimento del proprio ruolo di leader nel settore energetico, ricavando introiti fondamentali per il funzionamento dell’economia. Portare la Russia ad avere un ruolo attivo nella transizione energetica significherebbe anche attrarre investimenti dall’UE; possibilità che, considerate le tensioni di questi ultimi mesi riguardanti l’Ucraina, sarà difficilmente discussa prossimamente. È necessario inoltre menzionare che l’apertura di Nord Stream 2 rappresenta anch’essa una mossa geopolitica non indifferente. Il nuovo gasdotto, programmato per avere una capacità equivalente a quella di Nord Stream 1 (ergo 55 miliardi di metri cubici di gas), porterà alla chiusura della rete di gasdotti che attraversa l’Ucraina. Perciò, la delicata situazione richiede ulteriori analisi e stabilire canali di mediazione tra l’UE e la Russia sarà fondamentale nei prossimi mesi.


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Note

[1] Nagle, P. & Temaj, K. (2021). “Energy market developments: natural gas and coal prices surge amid constrained supply”. Articolo su World Bank Blogs. URL (https://blogs.worldbank.org/opendata/energy-market-developments-natural-gas-and-coal-prices-surge-amid-constrained-supply)
[2] Siripurapu, A. (Dec. 2021) “What Happened to Supply Chains in 2021”. Articolo su Council on Foreign Relations (CFR). URL (https://www.cfr.org/article/what-happened-supply-chains-2021)
[3] Alvarez, C. F. & Molnar, G. (2021). “What is behind soaring energy prices and what happens next?”. Commentario su International Energy Agency (IEA). URL (https://www.iea.org/commentaries/what-is-behind-soaring-energy-prices-and-what-happens-next)
[4] Nilsen, T. (2021). “Hammerfest LNG plant pushes restart date to March 2022”. Articolo su The Barents Observer. URL (https://thebarentsobserver.com/en/arctic-lng/2021/04/hammerfest-lng-plant-pushes-restart-date-back-march-2022)
[5] REUTERS. (2022). “Germany shuts three of its last six nuclear plants”. URL (https://www.reuters.com/markets/commodities/germany-shuts-three-its-last-six-nuclear-plants-2022-01-01/)
[6] Carboni, K. (2021). “Perché l’Italia ha riacceso due centrali a carbone”. Articolo su Wired. URL (https://www.wired.it/article/energia-italia-centrali-carbone/)
[7] European Commission (2021). “Questions & Answers: Commission Comunications on Energy Prices”. URL (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/qanda_21_5202)
[8] Balzer, H. (2005). “The Putin Thesis and Russian Energy Policy”. Post-Soviet Affairs, Vol. 21, Issue 3, p. 210-225. DOI 10.2747/1060-586X.21.3.210
[9] Balzer, H. (2006). “Vladimir Putin’s academic writings and Russian natural resource policy”. Problems of Post-Communism, Vol. 53, Issue 1, p. 48-54
[10] Dati estratti dal “BP Statistical Review of World Energy 2021”, p. 44-45 del report.
[11] EIA (Energy Information Energy) of the U.S. (2021), “Overview of Russia”, Dati riguardanti le risorse naturali della Russia, URL (https://www.eia.gov/international/analysis/country/RUS)
[12] McWilliams, B., Sgaravatti, G., & Zachmann, G. (2021) “European natural gas imports”. Datasets aggiornato fino al 18 Gennaio 2022, pubblicato in Bruegel. URL (https://www.bruegel.org/publications/datasets/european-natural-gas-imports/)
[13] Pravitel’stvo Rossijskoj Federatsii, (2020), “Energetičeskaja Strategija Rossijskoj Federatsii na period do 2035 goda”. URL (https://minenergo.gov.ru/node/1026)
[14] Dati elaborati da EUROSTAT sugli importi di risorse energetiche dell’UE, URL (https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=EU_imports_of_energy_products_-_recent_developments#Overview)
[15] Dati estratti da EUROSTAT tramite il programma Sankey Diagrams, URL (https://ec.europa.eu/eurostat/web/energy/energy-flow-diagrams)
[16] ARERA (2020). Dati estratti da p. 216 della “Relazione Annuale, Volume 1, Stato dei Servizi”. URL (https://www.arera.it/allegati/relaz_ann/20/RA20_volume1.pdf)
[17] ARERA (2021). Comunicato Stampa del 30 Dicembre 2021 sull’Energia. URL (https://arera.it/it/com_stampa/21/211230cs.htm#)
[18] Ozawa, M & Iftimie, I.A. (2020). “Russia’s energy policy as a foreign policy instrument”, in “Russia’s Energy Policy”, NATO Defense College, URL (https://www.jstor.org/stable/resrep27709.8)
[19] Ozawa, M & Iftimie, I.A. (2020). “Europe’s dependence on Russian natural gas”, in “Russia’s Energy Policy”, NATO Defense College, URL (https://www.jstor.org/stable/resrep27709.9)
[20] Popovic, N. (2020). “The Energy Relationship Between Russia and the European Union”, in E-International Relations, URL (https://www.e-ir.info/2020/02/24/the-energy-relationship-between-russia-and-the-european-union/)
[21] COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS, Stepping up Europe’s 2030 climate ambition & Investing in a climate-neutral future for the benefit of our people (The 2030 Climate Target Plan)
[22] IEA (2021). Dataset “Gas Trade Flows”. URL (https://www.iea.org/data-and-statistics/data-product/gas-trade-flows)
[23] IEA (2021). “Net Zero by 2025: A Roadmap for the Global Energy Sector”. URL (https://www.iea.org/reports/net-zero-by-2050)
[24] Sommario del progetto Vostok Oil sul sito web di Rosneft, URL (https://www.rosneft.ru/docs/report/2020/en/results/greenfield-development-projects/vostok-oil-large-scale-world-class-project.html)
[25] Farand, C. (2021). “Mega oil project in Russia’s far north threatens Arctic indigenous communities”. Articolo su Climate Home News. URL (https://www.climatechangenews.com/2021/06/25/mega-oil-project-russias-far-north-threatens-arctic-indigenous-communities/)


Foto copertina: Impianto russo di produzione di gas naturale a 2500 chilometri a nord di Mosca. (immagine d’archivio) AFP/Natalia Kolesnikova