Una transizione che passa per le città
[dropcap]I[/dropcap]n seguito alla firma dell’Accordo di Parigi all’ONU il processo di ratifica è entrato nel vivo. Lo scorso 5 ottobre 2016, con il deposito degli strumenti di ratifica da parte dell’Unione europea e di 7 suoi Stati membri (Germania, Francia, Portogallo, Slovacchia, Ungheria, Malta e Finlandia) sono state soddisfatte tutte le condizioni (la ratifica di almeno 55 nazioni responsabili di almeno il 55% delle emissioni globali di anidride carbonica) previste dall’Accordo ai fini della sua entrata in vigore, ufficialmente prevista il 4 novembre 2016. Nella prossima COP22 di Marrakech si discuterà di come rendere operativi tali obiettivi.
Agire in fretta. Tra tutti i trattati internazionali, quello sul clima è il più urgente, importante e ben visto dall’opinione pubblica internazionale. Nonostante la soddisfazione nel vedere approvato un accordo di così vasta portata in così breve tempo, resta forte la preoccupazione per una situazione che va deteriorandosi di anno in anno, e dove gli eventi naturali estremi, come siccità, inondazioni e desertificazione, si manifestano con sempre maggiore frequenza.
L’obiettivo dell’Accordo. L’obiettivo principale dell’Accordo è quello di contenere l’incremento della temperatura media globale “ben al di sotto dei 2° C” al di sopra dei livelli preindustriali e di perseguire sforzi per limitare l’incremento a 1,5° C. Condizione imprescindibile per il suo raggiungimento è quella di creare un consenso globale sugli impegni presi, coinvolgendo in primis i quattro maggiori inquinatori: Europa, India, Cina e Stati Uniti. Gli ultimi due sono stati, fino alla ratifica avvenuta lo scorso 3 settembre, le grandi incognite del Processo di Parigi.
Finanziare la transizione. L’Accordo ha previsto un quadro generale per il finanziamento della transizione verso un’economia decarbonizzata. I fondi contemplati dai Paesi di vecchia industrializzazione sono stati fissati a 100 miliardi all’anno (a partire dal 2020) per la diffusione delle tecnologie non inquinanti nei Paesi in via di Sviluppo (in seguito PVS). A tali fondi, andranno ad aggiungersi quelli del settore privato. L’Accordo dà inoltre vita ad un meccanismo di rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili geograficamente, molto spesso poveri (si consideri che i primi in assoluto a ratificare l’Accordo sono stati i 4 Stati insulari più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico: le isole Fiji, Palau, le Isole Marshall e le Maldive).
Nessuna data certa. Da più parti, però, ci sono state critiche sui metodi e sull’efficacia dell’Accordo. La più forte (e fondata) è quella riguardante la mancanza di un calendario certo che porti alla progressiva, ma totale, sostituzione delle fonti energetiche fossili. La richiesta degli ambientalisti era quella di arrivare a una riduzione del 70% rispetto ai livelli attuali intorno al 2050, e di raggiungere le emissioni zero nel decennio successivo. I produttori di petrolio e gas – tanto Paesi quanto imprese – si sono fortemente opposti a tale proposta, ottenendo quale risultato la mancata specificazione di una data precisa per la decarbonizzazione dell’economia.
Autocertificazione dei controlli. L’altra grande critica mossa all’Accordo concerne il regime dei controlli. Sebbene, infatti, i Paesi più industrializzati avessero chiesto che a certificare il rispetto delle quote di emissioni dovessero essere gli organismi internazionali, l’Accordo prevede che siano i singoli Stati a procedere alla verifica, accogliendo la richiesta dei Paesi emergenti (soprattutto la Cina). Tale sistema di autocertificazione rappresenta un forte limite per l’efficacia dell’accordo.
Verso Marrakech: gli sforzi per il finanziamento degli obiettivi di Parigi. La COP (Conference of the Parties) di Marrakech avrà essenzialmente il mandato di rendere operativi gli obiettivi stabiliti (ed entrati in vigore) a Parigi. Attenzione particolare sarà agli strumenti di finanziamento ed alle politiche governative e locali, che tradurranno gli obiettivi dell’Accordo. In tal senso, la scelta del Marocco come Paese ospite della Conferenza non è casuale. Esso, infatti, ha l’ambizione di proporsi come guida dei PVS nella diffusione e nel finanziamento della transizione energetica.
Il ruolo dei Governi Locali e Regionali. L’altra grande questione della COP di Marrakech è che per la prima volta viene riconosciuto il ruolo dei Governi Locali e Regionali nell’implementazione delle politiche di riduzione dei gas a effetto serra. Ancora una volta, il Marocco si pone come modello dei PVS: il processo di decentralizzazione dei poteri dello Stato messo in atto ha come obiettivo fondamentale quello di dare ai Governi Locali e Regionali gli strumenti finanziari ed istituzionali per accelerare la transizione ad un’economia a basse emissioni. Il modello di decentramento istituzionale sarà oggetto di particolare attenzione durante la COP.
Una rivoluzione che passa per le città. Il ruolo delle città si inserisce nel contesto di forte urbanizzazione che sta attraversando tutti i Paesi, in tutte le aree del globo, e che rappresenta una sfida ed allo stesso tempo un’opportunità. Urbanizzazione ed inquinamento sono due facce della stessa medaglia. Il processo di concentrazione di una parte sempre maggiore della popolazione mondiale nelle città ha portato con se un forte aumento delle emissioni di gas a effetto serra. È per tale ragione che la transizione ad un’economia decarbonizzata passa per le città.
Il ruolo del settore privato e della società civile. Un’ultima grande questione che verrà affrontata durante la COP22 è il ruolo dei privati e quello della società civile. Il coinvolgimento delle imprese nel finanziamento e nella diffusione delle tecnologie verdi deve essere rivisto e valorizzato: attraverso un sistema di incentivi e di canalizzazione di risorse (anche pubbliche) verso le tecnologie verdi, il settore privato potrà apportare un forte contributo al raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi. Ripensato, infine, deve essere il ruolo della società civile: cittadini e associazioni che operano nei contesti più vari dovranno essere consapevoli degli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo (ed avranno) sulle nostre vite ed essere, dunque, parte fondamentale della effettiva realizzazione dell’Accordo.
Il successo della COP22 dipenderà dai fattori sopra elencati ed, in particolare, dal coinvolgimento di tutti gli attori che operano nella società, nessuno escluso.
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