La storia delle discriminazioni e le sue percezioni da Patroclo a David Bowie: l’Italia resta ad un punto fermo. Intervista a Gabriele Piazzoni


Anno 2022, progresso, tecnologia, cyberspazio e un continuo processo di modernizzazione. Addirittura c’è l’acqua su Marte. Eppure all’alba del III Millennio non si è pienamente liberi di amare chi si vuole o nella pratica il diritto di essere chi si è realmente trasmigra verso “il diritto di essere diversi”. Diversi da chi? Esiste per caso in Costituzione un parametro della diversità? Esiste un indice che stabilisce statisticamente il grado di diversità, chi risulti essere adatto ai canoni di una specie di futurismo robotico dove tutti sono bravi, belli e sani? La risposta, leggendo la domanda con un filo pirandelliano di umorismo, è ovviamente negativa.

In Italia la cultura patriarcale nella storia passata ha condotto la normazione giuridica ad un processo garantista di tutela. Ebbene, nel 2021 esiste ancora una cospicua fetta della società che crede che amare una persona dello stesso sesso possa essere un “reato” o una “malattia”. Come se ci fossero una lista di pene da far espiare per ricondurre i propri figli gay o le proprie figlie lesbiche sulla “retta via”, in uno stato originale di fabbrica, sinonimo di perfezione. Eppure la strada intrapresa negli ultimi 70 anni ha condotto ad una tutela giuridica maggiore nei confronti cella comunità LGBT. Si ricordi che lo stesso nocciolo duro della nostra Costituzione sancisce l’uguaglianza formale e sostanziale (ai sensi dell’art.3) d tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Le lotte della comunità LGBT, dopo anni di buio, hanno tuttavia iniziato ad intravedere la luce, per lo meno nella legislazione, cominciando a sentirsi maggiormente  tutelati rispetto al passato.
Il problema alla base risulterebbe tutt’oggi (come ricorda Gabriele Piazzoni, Segretario Nazionale di Arcigay) la disaffezione dilagante.
Si parla oggi di omosessualità come se non facesse parte della normalità e il dato più allarmante riguarda proprio l’Italia.

“L’Italia rimane anche quest’anno inchiodata ben al di sotto della media europea per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani delle persone lgbt. L’Italia non è ancora stata in grado di approvare una legge contro i crimini e i discorsi d’odio omobitransfobici, rimanendo tra gli ultimi 4 stati membri dell’Ue a non riconoscerli, insieme a Polonia, Lettonia, Repubblica Ceca e Bulgaria…”[1]
Un percorso di trasformazione, comunque, si riconduce ai primi anni Settanta quando il movimento gay cominciò a far sentire la propria voce anche in Italia, per rivendicare diritti che la maggioranza delle persone riteneva addirittura impensabili. Da allora molte cose sono cambiate nella percezione sociale dell’omosessualità [2] dalla fase preistorica del “ si fa ma non si dice”, ai movimenti del ’68 del coming out sino alle proposte legislative degli anni Ottanta, con l’intento di creare una leva simbolica per istituzionalizzare l’omosessualità e normalizzarla all’interno della mentalità collettiva.

Da Achille a Patroclo, da Verlaine ad Oscar Wilde, da Annie Lennox a George Michael a David Bowie (solo per citarne alcuni), la mitologia, letteratura, la musica sono sempre state costellate di uomini o donne innamorati di persone dello stesso sesso. In ambito musicale si pensi alle note di “I want to break free”: I Queen, vestiti da donna, presero metaforicamente a schiaffi tutti coloro che continuavano a fare gossip nei confronti di Freddie Mercury. La canzone non è solo un inno per la comunità LGBTQ, ma è attualmente considerata sacra in Sud America, in quanto è un messaggio politico sui mali delle dittature. Son passati migliaia di anni e ancora oggi si sente arieggiare l’equivalenza omosessualità sta a “disabilità” o “malattia”.
Intento in tale sede è quello di analizzare un aspetto più profondo, non strumentalizzare il tema per visioni politiche o classiste. Si preferisce una visione di insieme più etico-culturale, quali sono le percezioni che hanno condotto all’omofobia ma  non in materia di dibattiti pubblici o battaglie che durano da anni.
Il significato giuridico dell’omosessualità coincideva in passato con uno stereotipo negativo di soggetto innaturale e deviante. Solo nel 1990 L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso la sessualità dall’elenco dei disturbi psichiatrici. Tuttavia tutt’oggi in molti Paesi l’omosessualità è sanzionata penalmente, come in Arabia Saudita, Nigeria, Mauritania, Sudan, Sierra Leone, Yemen.
In secondo luogo, nella codificazione giuridica internazionale, nella sfera non solo sessuale ma soprattutto affettiva, l’omosessualità è definita una status mundialis, quale diritto fondamentale di ogni persona.[3]

Visioni e percezioni della discriminazione: una survey europea

Omofobia è un termine coniato dallo psicologo George Weinberg, per definire la paura irrazionale, l’intolleranza e l’odio nei confronti delle persone omosessuali. Le misure della percezione di un fenomeno sociale, come quello della discriminazione fanno già riferimento al grado di riflessività sociale. Nel caso dell’omofobia, misurarne la percezione diffusa significa anche fare i conti con i vari significati che le persone attribuiscono a questo concetto. Le persone omosessuali ed eterosessuali tendono ad avere idee diverse su cosa sia l’omofobia e quali siano i confini per definire un comportamento o una persona come «omofobi» o, più generalmente, lesivi.[4] “L’articolo 1 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea stabilisce che la dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata. L’articolo 21 proibisce la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Il principio della parità di trattamento costituisce un valore fondamentale dell’Unione europea, che garantisce sia il rispetto della dignità umana sia la piena partecipazione in condizioni di parità alla vita economica, culturale e sociale.”[5] Un’imponente survey svolta nel 2012 e pubblicata nel  2014  dalla FRA (European Union Agency for Fundamental Rights 2014) ha posto in essere uno studio sulla discriminazione dal punto di vista delle persone LGBT.
La Commissione Europea aveva precedentemente incaricato la FRA di  raccogliere dati comparabili sulla discriminazione e sui crimini “d’odio”.
Il campionamento ha riguardato oltre 93 000 persone lgbt in Europa e il campione italiano, il secondo per numerosità nazionale, comprende oltre 13 000 rispondenti.
I risultati della ricerca hanno dimostrato che:

  • In Europa le persone LGBT non si sentono libere di esprimersi quotidianamente;
  • Molti si nascondono o vivono nella paura;
  • Quasi la metà (47%) di tutti gli intervistati ha dichiarato di essere stata discriminata o molestata;
  • Oltre l’80% degli intervistati in ogni Stato membro dell’Unione europea ricorda commenti negativi o atti di bullismo a scuola nei confronti di giovani LGBT;
  • Meno di uno su cinque (17%) ha denunciato alla polizia il più recente episodio di violenza generata dall’odio che aveva subito (…) [6]

Inoltre si deve notare che   per la popolazione generale, in gran parte eterosessuale (European Commission 2007a; 2007b; 2008; 2009; 2012; 2015; Istat 2012), così come per quella lgbt (European Union Agency for Fundamental Rights 2014), l’Italia si colloca tra i primi tre paesi europei in base alla percezione della discriminazione antiomosessuale. Anche se il divario tra l’opinione delle persone eterosessuali e lgbt rimane anche in Italia piuttosto rilevante (passando dal 63 % al 92 % di chi percepisce la discriminazione), il caso italiano si distingue nettamente da quello di paesi come Bulgaria, Romania, Lituania e Polonia, dove troviamo un’elevata inconciliabilità delle percezioni delle persone eterosessuali (dal 20 % al 42 % riconosce la presenza della discriminazione) e lgbt (tra il 90 % e il 93 % la considera diffusa)[7].
Durante la pandemia, inoltre, la Gay Help Line ha dimostrato dati allarmanti:  l’Italia scende al 35° posto della classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBT+ (lesbiche, gay, bisex e trans). [8]


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Recenti sviluppi nel caso italiano: il discusso Ddl Zan

“Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.

Il disegno di legge Zan, che prende il nome dal suo creatore, il deputato del PD Alessandro Zan, prevede l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili. Una proposta che ha acceso il dibattito pubblico in Italia e ha esacerbato le divisioni del parlamento e di tutto il mondo politico. In base al testo del DDL approvato alla Camera nel novembre 2020, i reati collegati all’omofobia verrebbero equiparati a quelli sanciti dall’articolo 604 bis del codice penale che contrasta il razzismo e l’odio su base religiosa, punendo con la reclusione fino a quattro anni le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. [9]
Il Ddl Zan, tra aspetti positivi ma anche critici, è stato affossato dal Senato.
L’aspetto più complesso riguarda la difficoltà che si incontrerebbe nel valutare in modo oggettivo l’odio, attinente una sfera soggettiva, uno stato d’animo. Di vedere come è cambiata si è evoluta il modo
A prescindere dalla fattispecie giuridica in ambito di criticità, il Ddl Zan ha dimostrato l’estrema necessità italiana di colmare quel vuoto normativo in materia di tutela delle persone omosessuali o transessuali, ma soprattutto di aprire un dibattito per contrastare l’omotransfobia.
Si comprende che una legge al riguardo è assolutamente improcrastinabile. In questa “faccenda” l’aspetto che ha indignato di più, è stata sicuramente la reazione di esultanza e le grida di metà dell’emiciclo del Senato.

Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay

Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, ha più volte sottolineato il senso di amarezza del fatto che lo stato Italiano si sia nuovamente girato dall’altra parte.

Un’intensa chiacchierata con Gabriele Piazzoni

L’intervista con Piazzoni è stata una lettura a tutto tondo, una visione di insieme dell’uguaglianza, dell’omofobia e le sue percezioni. Si è cercato di evitare una strumentalizzazione del tema favorendo piuttosto un’analisi maggiormente etico-culturale.
Arcigay è presente in tutto il Paese e si occupa di una moltitudine di aspetti, attività di assistenza alle persone vittime di discriminazione, promozione culturale, attività informativa e ricreativa fino a sportelli di consulenza legale o per i migranti LGBT. Si tratta di un’associazione ombrello che si avvale soprattutto del lavoro volontario ” spiega GabrielePiazzoni ai microfoni di Opinio Juris.

Dall’Ottanta ad oggi i progressi sono stati tanti ed evidenti, frutto di un impegno generazionale di persone impegnate per la crescita culturale sociale politica del paese su questi temi che si sono dati il cambio nel corso dei decenni: ognuno ha fatto la sua parte, poi ha consegnato la bandiera a chi veniva dopo. Sicuramente oggi viviamo in un paese in cui la citazione della omosessualità è più diffusa di  quanto era nell’ 80 ma anche sono nel 90 o all’inizio del 2000. Insomma se devo stabilire un momento che ha cambiato in maniera decisiva questo aspetto in Italia è sicuramente l’anno 2016 con le unioni civili perché di fatto è stata la prima volta che il legislatore nel nostro paese ha attuato un riconoscimento formale. Ha segnato un punto di svolta perché è il riconoscimento istituzionale di un qualcosa che prima era stato costantemente ignorato (…). Meglio ancora ha dato una concretizzazione per le persone gay e lesbiche che sono una realtà che vi circonda: sono i propri amici con i parenti, insegnanti dei figli, l’istruttore di palestra piuttosto che l’avvocato, il geometra, l’ ingegnere, il notaio. Il fatto è che le persone omosessuali sono in mezzo alla popolazione, sono parte di questo paese. L’ accettazione sociale istituzionale è una cosa che ha dato una grande svolta da un certo lato positivo ma ha aumentato anche la conflittualità.  L’Italia è stato l’unico Paese dell’Europa Occidentale che ha approvato prima una legge sui diritti di coppia omosessuali, rispetto ad una legge che prevenisse le discriminazioni.”

Pierpaolo Pasolini già parlava del legame tra omosessualità, politica e società. Nei paesi anglosassoni i gay studies hanno contribuito ad una maggiore comprensione sociale delle tematiche lgbt; nell’ambito italiano c’è invece una doppia strategia di repressione: da una parte l’amore omosessuale viene ancora rimosso e censurato anche in autori dichiarati. Dall’altra, si accusa di ghettizzazione chi si occupa di «gay studies».  Lei cosa propone? Come si potrebbe educare all’idea di educarci? Perché si parla sempre di omosessualità come diversità e non come normalità ormai nel 2021?

“Nel 2018 una ricerca della Camera dei Deputati della commissione Jo Cox istituita da Laura Boldrini indagò sulle varie forme di discriminazione. Uno degli elementi che balzò agli occhi di tutti era che 1 italiano su 5 crede che l’omosessualità sia una malattia. Questo è un dato ovviamente che deve far riflettere di fronte a violenze sia dentro che  fuori i nuclei familiari. (…) Il primo problema in generale in Italia è l’idea di fare un’educazione all’affettività alla sessualità è un qualcosa che è considerato totalmente fuori dal pianeta scuola ed è una cosa abbastanza ridicola nel 2021.

Durante l’intervista Gabriele spiega anche:
“Il linguaggio è una delle forme peggiori di violenza, nel senso che non lascia cicatrici forse fuori sul corpo ma le lascia nell’anima. Il linguaggio ferisce moltissimo e penso che il linguaggio è sicuramente la forma di violenza maggiormente diffusa e del nostro paese non solo verso le persone LGBT. Ovunque e spesso le persone sono senza freni non si rendono conto del male che possono fare ad un’altra persona. Tra l’altro i social network, purtroppo hanno amplificato questo fenomeno. Il linguaggio d’odio è anche una delle forme di volenza più difficili da prevenire. Diciamo verso la violenza fisica ci puoi fare una legge, puoi chiamare i carabinieri. Verso le offese verbali sì, puoi querelare una persona perché ti ha detto un insulto però oggettivamente i tribunali sappiamo perfettamente non possono essere messi a lavorare solo su questo. Quindi l’unico modo reale di contrastare questi fenomeni sarebbe la CULTURA, far capire alle persone il corretto modo civile di comportarsi. Soprattutto perché una persona non può essere oggetto di odio per quello che realmente è!”


Note

[1] D. De Lorenzo, Sui diritti lgbt+ l’Europa è sempre più spaccata, su wired.it, 5 giugno 2021
[2] Available on http://www.portalenazionalelgbt.it/bancadeidati/schede/il-movimento-gay-in-italia.html
[3] P. HABERLE, Cultura dei diritti e diritti della cultura nello spazio costituzionale europeo, Milano, 2003.
[4] Ostilità antiomosessuale e omofobia nelle ricerche sull’Italia available on https://books.openedition.org/res/5211
[5] Available on https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra-2013_lgbt-survey-factsheet_it.pdf
[6] Dati consultati nella survey di FRA (2014) “ Le esperienze di discriminazione e di crimini generati dall’odio subiti da persone LGBT nell’UE e in Croazia.’’
[7] Ibidem, available on https://books.openedition.org/res/5211
[8] Available on https://www.lastampa.it/cronaca/2021/05/16/news/omofobia-uno-su-quattro-ha-ricevuto-minacce-l-italia-peggiora-nella-classifica-per-le-politiche-a-tutela-dei-diritti-1.40278509/
[9] https://www.ipsos.com/it-it/ddl-zan-opinioni-italiani-discriminazioni-genere


Foto copertina: David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones, è stato un cantautore, polistrumentista e attore britannico. È considerato uno degli artisti musicali più influenti del XX secolo. La passione per la musica portò Bowie a imparare a suonare il sassofono quando era ancora giovanissimo.