In occasione del vertice di Praga dello scorso 6 ottobre, il Presidente azero Aliyev e il Primo Ministro armeno Pashinyan hanno accettato l’invio di una missione civile dell’Unione Europea con l’obiettivo di delineare in maniera permanente i confini tra i due Stati. Il tentativo di Bruxelles di sopperire alle difficoltà russe nell’area si scontra tuttavia con un ruolo sempre più centrale della Turchia e con un’Azerbaijan pronto a trattare da una posizione di forza.
Stabilizzare i confini
Erano presenti anche il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan e il Presidente azero Ilham Aliyev al primo vertice della comunità politica europea che si è svolto a Praga lo scorso 6 ottobre.[1] Con la mediazione del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e del Capo di Stato francese Emmanuel Macron, in tarda serata i due leader caucasici si sono riuniti ad un tavolo negoziale per discutere della sicurezza dell’area di confine tra i due Stati,[2] teatro – nel mese di settembre – dei più violenti scontri dalla guerra dei quarantaquattro giorni del 2020.[3] I lunghi colloqui con i leader europei sono confluiti in una dichiarazione congiunta attraverso cui l’Unione Europea si impegna ad inviare una missione civile nella regione, al fine di rafforzare la fiducia tra i due Paesi e favorire il processo di dialogo, perturbato da anni di tensioni per la contesa della regione del Nagorno Karabakh.[4] Obiettivo della missione europea – che partirà verso la fine di ottobre per un massimo di due mesi – sarà contribuire alla delineazione permanente dei confini tra Armenia e Azerbaijan, che hanno confermato l’impegno a cooperare ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione di Alma Ata del 1991 relativa alla cessazione dell’esistenza dell’Unione Sovietica come soggetto di diritto internazionale, attraverso cui Yerevan e Baku hanno riconosciuto reciprocamente la propria sovranità e integrità territoriale.[5] Come si legge nella dichiarazione, la missione dell’Unione Europea servirà da fondamento ai futuri lavori delle Commissioni per la delimitazione dei confini, i cui incontri avranno luogo a Bruxelles entro il mese di novembre.[6] Non sono state rese note le modalità di insediamento né ulteriori dettagli sul personale che prenderà parte alla missione, che potrebbe tuttavia configurarsi sul modello del precedente monitoraggio europeo in Georgia e nei territori dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud nel 2008.[7]
Europa mediatrice
L’idea di una mediazione europea in un conflitto congelato che ciclicamente torna a riaccendere il Caucaso meridionale era già stata avanzata nei giorni precedenti al vertice di Praga dall’ Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Joseph Borrell, che in un recente intervento al Parlamento Europeo ha mosso importanti critiche nei confronti dell’Azerbaijan in merito all’uso di droni negli scontri di settembre – posizione confermata anche in seno alle riunioni della comunità politica europea.[8] Se in un primo momento Baku ha guardato alla proposta di Borrell con sospetto e diffidenza – fino ad un formale rifiuto a causa dell’assenza di un accordo con Yerevan -, l’orientamento favorevole di Aliyev dopo l’incontro con Michel e Macron rappresenta un notevole passo avanti per la stabilizzazione (almeno temporanea) dei rapporti con l’Armenia, contribuendo a sopire i timori di un’imminente invasione azera che sembrava prefigurarsi nelle scorse settimane. Secondo numerosi analisti, tuttavia, a far cambiare idea ad Aliyev potrebbe essere il fatto che la missione europea opererà in un’area di confine in territorio armeno, senza interessare pertanto la zona compresa all’interno della frontiera azera.[9]
Baku al centro della geopolitica caucasica
Dopo la guerra del settembre-novembre 2020, è l’Azerbaijan ad essersi affermato come vincitore tanto a livello militare – riconquistando tutti i territori precedentemente in mano agli armeni, incluso gran parte del Nagorno Karabakh – quanto politico ed economico, complice il rapporto intimo con la Turchia e l’impotenza del vicino Iran, preoccupato di un eventuale risveglio del nazionalismo pan-azero e di una possibile connessione diretta tra Turchia e Azerbaijan, ma impotente a causa della presenza di una forte componente etnica di origine azera all’interno della propria popolazione.[10] Una componente ben integrata nel mondo persiano e che non nutre particolari rapporti con l’Azerbaijan, ma su cui potrebbe potenzialmente riflettersi un formale e diretto sostegno da parte di Teheran nei confronti dell’Armenia. Allo stesso modo, non è un caso che gli scontri a fuoco dello scorso settembre siano avvenuti proprio in contemporanea al passaggio sulla difensiva di Mosca sul fronte ucraino:[11] un esempio evidente delle conseguenza della guerra in Ucraina al di fuori dell’Ucraina, che vede Baku approfittare delle difficoltà russe per forzare la mano e tentare di imporre a Yerevan – che nella Russia ha il suo principale alleato – un trattato di pace che porti al riconoscimento dei rispettivi confini e alla creazione di un corridoio in territorio armeno che consenta all’Azerbaijan di connettersi con l’exclave del Naxcivan.[12] In questo contesto, l’Armenia si trova in una situazione geopolitica difficilissima, se non disperata: a prescindere dalla presenza di un trattato militare con il Cremlino e dall’appartenenza all’alleanza militare a guida russa del CSTO – che, al pari del Trattato di Washington, prevede una clausola di mutuo intervento in caso di attacco militare -, Mosca non ha esitato sulla linea di non-intervento da tenere in riguardo agli ultimi scontri, limitandosi ad esortare le parti a cessare le ostilità.[13] L’impossibilità della Russia di restare occupata militarmente su due fronti ha pertanto giovato all’Azerbaijan, che ha fatto nuovamente scricchiolare la posizione di egemonia russa nel suo ex “cortile di casa” mostrando come essa non sia più in grado di prevenire dinamiche militari contrarie ai propri interessi e, allo stesso tempo, mantenere quella presenza regionale esclusiva che è invece riuscita ad affermare nel 2020 attraverso l’imposizione di un cessate il fuoco ed il successivo monitoraggio tramite forze di peacekeeping in Nagorno Karabakh.[14]
Un garante occidentale?
Il tentativo europeo di inserirsi come mediatore a poche settimane dagli scontri di settembre apre a numerosi scenari per Bruxelles – e, più in generale, per l’Occidente – nel dossier caucasico. Tanto l’Unione Europea quanto gli Stati Uniti sembrano infatti aver approfittato della parvenza di un declino russo per affermare la propria influenza sull’area, con l’obiettivo ultimo di insediarsi strategicamente in qualità di garanti di un’instabile stabilità nella regione. Sono dunque da leggere in questo senso le iniziative di Washington per la negoziazione di un cessate il fuoco nelle aree di confine teatro delle tensioni del 13-15 settembre,[15] così come l’organizzazione del primo incontro tra i Ministri degli Esteri di Baku e Yerevan sotto la mediazione del Segretario di Stato USA Antony Blinken e la successiva visita di Nancy Pelosi nella capitale armena.[16] Un interesse che tuttavia non si limita ad un’esponenziale crescita della propria influenza nell’area a dimostrazione del fatto che la Russia sia vulnerabile in tutta la periferia sovietica, bensì anche dettato dalla presenza sul suolo americano della più estesa diaspora armena dopo quella presente in Francia : un’emigrazione che, in seguito al genocidio turco – recentemente riconosciuto anche dalla Casa Bianca – e alla riduzione del territorio storico dell’Armenia, esercita una notevole influenza sulla linea politica degli Stati Uniti. Viceversa, l’attuale governo armeno e il Primo Ministro Pashinyan sono con ogni probabilità i più filoamericani che si registrano nella storia recente dell’Armenia, non esenti da critiche e manifestazioni di piazza da parte della popolazione in seguito ad alcune dichiarazioni di Pashinyan all’indomani del conflitto del 2020 sull’eventuale firma di un trattato di pace nettamente svantaggioso per Yerevan.[17] Dal canto suo, Bruxelles si trova in una difficile posizione di equilibrio tra la difesa dei valori alla base del processo di integrazione europea – la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali e il mantenimento della pace e della sicurezza in primis – e il perseguimento di obiettivi tattico-strategici in materia energetica. Il Parlamento Europeo ha infatti espresso la propria condanna nei confronti degli attacchi azeri di settembre, e non sono mancati i tentativi di mediazione tra i due belligeranti. Tuttavia, l’Unione rimane conscia del legame sempre più stretto con Baku, fondamentale nell’ottica europea della diversificazione energetica e della riduzione della dipendenza dal gas russo.[18] A prescindere da una maggiore presenza occidentale nell’area, sarà tuttavia interessante valutare se, alla luce delle dinamiche in atto in Ucraina e del recente incontro a Samarcanda, la Turchia valuterà di offrire una sponda alla Russia per evitare un’americanizzazione dell’area e, al contempo, procedere ad una co-gestione dello spazio caucasico.
Note
[1] Praga capitale dell’Europa allargata, Ispi, 6 ottobre 2022. Disponibile al link: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/praga-capitale-delleuropa-allargata-36372.
[2] Armenia and Azerbaijan agree to civilian EU mission alongside border, Reuters, 7 ottobre 2022. Disponibile al link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/armenia-azerbaijan-agree-civilian-eu-mission-alongside-border-2022-10-07/.
[3] V. Chabert, Armenia- Azerbaijan: alta tensione, Opinio Juris, 17 settembre 2022. Disponibile al link: https://www.opiniojuris.it/armenia-azerbaijan-alta-tensione/.
[4] European Council, Statement following quadrilateral meeting between President Aliyev, Prime Minister Pashinyan, President Macron and President Michel, 7 ottobre 2022. Disponibile al link: https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2022/10/07/statement-following-quadrilateral-meeting-between-president-aliyev-prime-minister-pashinyan-president-macron-and-president-michel-6-october-2022/
[5] Council of Heads of State and Council of CIS Heads of State, Alma-Ata Declaration, 21 dicembre 1991. Disponibile al link: https://www.cvce.eu/en/obj/alma_ata_declaration_alma_ata_21_december_1991-en-ffcd1505-481e-42f5-8293-c8089b125eb0.html.
[6] European Council, Statement following quadrilateral meeting between President Aliyev, Prime Minister Pashinyan, President Macron and President Michel, op. cit.
[7] European Union Monitoring Mission in Georgia (EUMM): Towards Security, Building Confidence, 2008. I dettagli della missione sono disponibili al link:https://www.eumm.eu/.
[8] Doorstep by HR/VP Josep Borrell ahead of the Informal EU 27 Summit and Meeting within the European Political Community, 7 ottobre 2022. Disponibile al link:https://www.eeas.europa.eu/eeas/hrvp-doorstep-informal-eu-27-summit-meeting-within-european-political-community-0_en.
[9] Armenia, Azerbaijan agree to EU mission on border, Eurasianet, 7 ottobre 2022. Disponibile al link: https://eurasianet.org/armenia-azerbaijan-agree-to-eu-mission-on-border.
[10] Nell’impero persiano batte un cuore azero. In: Limes, Chi ha paura del califfo, n.5, 2006.
[11] V. Chabert, Armenia- Azerbaijan: alta tensione, Opinio Juris, 17 settembre 2022. Disponibile al link: https://www.opiniojuris.it/armenia-azerbaijan-alta-tensione/.
[12] A.Ferrari, Armenia-Azerbaijan: la guerra infinita, Ispi,settembre 2022. Disponibile al link:https://youtu.be/212c3p5VG9w.
[13] Russia can’t protect its allies anymore, Foreign Policy, 22 settembre 2022. Disponibile al link: https://foreignpolicy.com/2022/09/22/russia-armenia-azerbaijan-war-nagorno-karabakh/.
[14] Ibid.
[15] U.S. urges Azerbaijan to adhere to ceasefire with Armenia, Reuters, 18 settembre 2022. Disponibile al link:https://www.reuters.com/world/us-urges-azerbaijan-adhere-ceasefire-with-armenia-2022-09-18/.
[16] Nancy Pelosi visits Armenia after outbreak of deadly fighting with Azerbaijan, New York Times, 22 settembre 2022. Disponibile al link: https://www.nytimes.com/2022/09/17/world/europe/nancy-pelosi-visits-armenia-after-outbreak-of-deadly-fighting-with-azerbaijan.html.
[17] Proteste contro Pashinyan: cosa sta succedendo in Armenia, InsideOver, 16 maggio 2022. Disponibile al link:https://it.insideover.com/politica/proteste-pashinyan-cosa-sta-accadendo-armenia.html.
[18] S. Scotti, Amid Russian-Ukrainian crisis, Italy and Azerbaijan increase energy cooperation, Topchubashov Center, 17 febbraio 2022. Disponibile al link:https://top-center.org/en/expert-opinion/3334/amid-russian-ukrainian-crisis-italy-and-azerbaijan-increase-energy-cooperation.
Foto copertina: L’accordo è stato raggiunto dopo che il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si sono incontrati giovedì a Praga a margine del primo incontro della Comunità politica europea