Con 295 voti favorevoli e 1 contrario, in Francia il Senato ha votato la risoluzione di condanna che richiede al Governo di imporre sanzioni all’Azerbaijan per i suoi attacchi contro l’Armenia e per l’aggressione militare contro la repubblica del Nagorno-Karabakh/Artsakh. Baku risponde che la “risoluzione è chiaramente provocatoria” e consegna una nota di protesta all’incaricato d’Affari francese.
È notte fonda nelle relazioni tra Parigi e Baku, dopo che lo scorso 15 novembre il Senato in Francia ha votato la risoluzione di condanna che richiede al Governo di imporre sanzioni all’Azerbaijan per i suoi attacchi contro l’Armenia dello scorso settembre e per l’aggressione militare contro la repubblica del Nagorno-Karabakh/Artsakh.
Una posizione netta di Parigi che ribadisce la propria condanna nei confronti delle azioni di Baku e non solo.
Una postura già espressa all’indomani degli attacchi dello scorso 13 settembre nelle province armene di Syunik, Vayots Dzor e Gegharkunik che provocarono la morte di circa 47 cittadini, quando l’europarlamentare francese Francois-Xavier Bellamy del PPE, con un durissimo intervento al Parlamento europeo definì “ingiustificabile” l’aggressione, invitando a non trattare con “uno Stato criminale [l’Azerbaijan] come se fosse un partner legittimo e di finanziare le sue minacce acquistando gas azero.”.
Il Senato francese riunito in seduta straordinaria, con 295 voti favorevoli ha approvato la risoluzione di condanna per applicare sanzioni contro l’Azerbaigian e chiederne l’immediato ritiro dal territorio armeno, far rispettare l’accordo di cessate il fuoco del 9 novembre 2020 e per promuovere qualsiasi iniziativa volta a stabilire una pace duratura tra i due Paesi.
La risoluzione contiene alcuni aspetti importanti che meritano di essere sottolineati. Il primo è la le richiesta di “ritiro immediato e incondizionato, alle loro posizioni iniziali, delle forze azere e dei loro alleati dal territorio sovrano dell’Armenia e dal corridoio di Lachin, la cui sicurezza e il cui status immutato devono essere garantiti, secondo i termini dell’accordo di cessate il fuoco del novembre 9, 2020”.
La risoluzione punta il dito anche verso i player regionali interessati a ciò che accade nel Caucaso, infatti il Senato rivolge l’invito “alle autorità azere e tutti i loro partner nella regione, in particolare la Turchia, a rispettare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Armenia conformemente ai loro obblighi e impegni internazionali”. Il Senato ribadisce poi la necessità di riconoscere la Repubblica del Nagorno-Karabakh/ Artsakh e di fare di tale riconoscimento uno strumento di negoziato al fine di instaurare una pace duratura. Oggi la Repubblica del Nagorno-Karabakh/Artsakh è uno Stato non riconosciuto da nessun Paese dell’ONU[1], considerato da Baku come territorio legittimo dell’Azerbaijan[2] e pertanto non ne riconosce i rappresentanti.
Diplomatie du caviar
L’unico voto contrario alla risoluzione del Senato francese è arrivato dalla parlamentare dell’Union des démocrates et indépendants (UDI) Nathalie Goulet. Goulet è stata in passato già al centro di numerose polemiche per le sue posizioni, come le dichiarazioni di opposizione al riconoscimento del Genocidio armeno, e a causa del suo ruolo nel consiglio di Amministrazione dell’Associazione degli Amici dell’Azerbaigian (l’Association des Amis de l’Azerbaidjan). Nathalie Goulet è considerata una delle esponenti di quella che viene definita la Diplomatie du caviar, cioè la strategia di lobbying dell’Azerbaigian consistente in costosi inviti di politici stranieri e dipendenti di organizzazioni internazionali in Azerbaigian a spese del paese ospitante. Attività che, secondo il quotidiano danese Berlingske, l’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) e Le Monde nell’inchiesta cosiddetta “Lavanderia a gettoni“, l’Azerbaigian utilizza per influenzare i funzionari eletti in Francia[3].
La risposta di Baku
La risposta seccata dell’Azerbaijan non si è fatta attendere.
Il Ministero degli Esteri Jeyhun Bayramov, ha consegnato all’Incaricato d’Affari della Francia Julien Le Lan una nota di protesta.
La replica è affidata ad un comunicato stampa pubblicato dal Ministero degli Esteri in cui si legge che: “Durante l’incontro, è stato portato all’attenzione che la risoluzione adottata dal Senato francese, che conteneva disposizioni del tutto false e calunniose, è stata respinta con forza dall’Azerbaigian. È stato affermato che la risoluzione è chiaramente provocatoria e che la Francia, che afferma di contribuire al processo di pace, ha dimostrato ancora una volta chiaramente la sua posizione filo-armena, parziale e unilaterale. È stato sottolineato che questa iniziativa della Francia mira a infliggere un duro colpo all’instaurazione della pace nella regione, in particolare alla normalizzazione delle relazioni tra l’Azerbaigian e l’Armenia, su cui il nostro Paese insiste, sulla base del riconoscimento reciproco e del rispetto reciproco sovranità, integrità territoriale e inviolabilità dei confini e incoraggia le forze revansciste contrarie alla pace nella regione. Oltre a violare gravemente le norme e i principi del diritto internazionale, la suddetta risoluzione è del tutto contraria agli obblighi previsti dall’articolo 2, clausola 3 del “Trattato sull’amicizia, la comprensione reciproca e la cooperazione” (1993) tra la Repubblica dell’Azerbaigian e il Repubblica di Francia. All’incontro, la parte azera ha insistito affinché la Francia si astenesse da azioni e dichiarazioni contro la sovranità e l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, protetta dal diritto internazionale, e dall’interferenza nei suoi affari interni.”.
Note
[1] Riconosciuto solo da 3 Paesi non facenti parte dell’ONU: Abkhazia, Ossezia meridionale e Transnistria
[2] https://press.un.org/en/2008/ga10693.doc.htm
[3] https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2017/09/05/diplomatie-du-caviar-les-echanges-de-bons-procedes-entre-l-azerbaidjan-et-les-elus-francais_5181230_4355770.html
Foto copertina: In Francia il Senato ha votato la risoluzione di condanna all’Azerbaijan per i suoi attacchi contro l’Armenia