Il 3 febbraio 2016, il corpo senza vita del ricercatore italiano Giulio Regeni, viene ritrovato nei pressi della desert road, in un quartiere periferico del Cairo.
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La vicenda di Giulio Regeni sembra uscita dalla trama di un romanzo di John le Carré, solo che non siamo in un romanzo ma siamo nella realtà, e Giulio non era una spia ma un ricercatore di 28 anni. Il libro di Camillo Arcuri “Giulio Regeni: ricatto di Stato.”, edito da Castelvecchi, ripercorre la vicenda di Giulio, sollevando qualche interrogativo su questa triste vicenda.
Giulio arriva al Cairo da ricercatore della prestigiosa Università di Cambridge. L’interesse per il mondo arabo, la sua lingua, la sua storia, l’ambiente e la crisi attuale, lo avvicina alla docente di islamologia Maha Abdelrahman, autrice di “Egypt’s Long Revolution: Protest Movements and Uprisings”, un documentato volume sulle ultime vicende del Paese, e che l’ha iscritta d’ufficio tra i nemici di Al-Sisi. Con la Professoressa Giulio stabilisce un tema di ricerca ampio: uno studio sulle condizioni socioeconomiche dell’Egitto attuale. Questo studio finirà per concentrarsi sul principale sindacato indipendente egiziano: quello dei venditori ambulanti. Un tema rischioso. Giulio fa ricerca, gira per la città, incontra persone, in particolare Mohamed Abdallah, capo del sindacato dei venditori ambulanti. Mohamed Abdallah è la persona che ha tradito Giulio, non prima di aver cercato di incastrarlo registrando una conversazione dove chiedeva(inutilmente) dei soldi (10.000 sterline) in cambio di informazioni.
Il resto è cronaca: il corpo di Giulio martoriato viene ritrovato seminudo nella scarpata di un viadotto che attraversa la Desert Road, a Giza, quartiere periferico del Cairo in direzione delle piramidi.
Chi sono i responsabili? Da lì ne è seguito un disastroso tentativo di depistaggio, addossando la colpa a 5 criminali comuni prontamente uccisi a freddo ma che da alcune ricostruzioni risultano essere completamente estranei. Seguono gli insabbiamenti, i contini depistaggi, il rimbalzo di responsabilità, un “muro di sabbia” difficile da scalfire. Sullo sfondo, dopo un iniziale forte reazione da parte del Governo italiano, con il ritiro dell’Ambasciatore, la Realpolitik è tornata a dettare l’agenda politica. Un anno e mezzo dopo il richiamo dell’Ambasciatore Maurizio Massari, Roma decide di improvvisamente di ristabilire i rapporti diplomatici con l’Egitto. La decisione, presa a ferragosto, vede l’invio di Giampaolo Contini come nuovo Ambasciatore.
Perché l’Italia cede e ristabilisce i rapporti diplomatici con un paese che da anni continua beffardamente ad evitare che si arrivi ad una verità giudiziaria?
La risposta si chiama “Zohr”, un enorme tesoro di gas naturale, scoperto dall’Eni a 190 km da Port Said, e che contiene circa 850 miliardi di metri cubi di gas, senza dubbio la più grande fonte energetica del Mediterraneo.

La partita geopolitica del basso Mediterraneo è definita la “guerra del gas”, tutti gli attori si confrontano senza esclusioni di colpi. La scoperta di Zohr e l’accordo italo-egiziano non sono ben visti da Londra e dalla British Petroleum.
Allora a questo punto gli interrogativi sono tanti: Che ruolo ha avuto la professoressa in questa vicenda? Chi ha segnalato l’arrivo di Giulio al Cairo come si fa per le spie? Qualcuno aveva interesse a sabotare i rapporti tra Italia ed Egitto?
Il libro analizza l’intera vicenda cercando di fornire spunti di riflessione.
Foto copertina: Un muro di Berlino in Marienburger Strasse, nel quartiere Prenzlauer Berg, ospita da qualche giorno il sorriso di Giulio Regeni. Il ritratto è stato realizzato da El Teneen, pseudonimo di uno degli artisti più influenti d’Egitto, diventato noto per i suoi murales politici realizzati nella capitale egiziana dopo la Primavera araba del 2011. BerlinoMagazine