“Quando la classe dominante ha il dominio ma non il consenso, deve usare la violenza: e l’emergenza epidemiologica ha fornito l’occasione ghiottissima…”. Intervista al filosofo Diego Fusaro.


 

Il tema che certamente impegnerà la discussione politica di questo autunno riguarda il cosiddetto “green pass”, la certificazione rilasciata a chi ha effettuato la vaccinazione, a chi è guarito dal Covid-19 o a chi ha effettuato un tampone molecolare o antigenico rapido (la validità, in questo caso, è, rispettivamente, di 72 e 48 ore) che consente lo svolgimento di diverse attività, che al contrario non è possibile svolgere (andare in palestra, viaggiare in treno…).

Diego Fusaro, filosofo e saggista

Alcuni parlano di incostituzionalità di quella che nasce come misura per contenere il contagio da Covid-19, in quanto non sarebbe lecito subordinare al possesso di una tessera l’esercizio di diritti fondamentali della persona (fra tutti il diritto al lavoro, dato che dal 15 ottobre il green pass diviene obbligatorio per lavorare[1]), mentre altri la ritengono una misura necessaria per poter ritornare gradualmente alla normalità. Se si pensa che circa il 10-15% dei dipendenti non è vaccinato e che, attualmente, nonostante il green pass, circa il 20% degli italiani resta indeciso (e difficilmente, alla fine, arriverà a vaccinarsi), le questioni sul tavolo sono molteplici: poiché non è possibile accedere a servizi di ristorazione al chiuso senza green pass, il Governo si assumerà la responsabilità di un notevole calo dei profitti di ristoranti e bar-dato che l’incombente freddo invernale renderà impossibile un servizio all’esterno, che pure è stata una soluzione tollerabile nella scorsa estate? Quanto ne risentirà il mondo della produzione se il 15% dei dipendenti non vaccinati resterà a casa?
Posto che il Governo ha aumentato la durata del green pass per i vaccinati da 9 a 12 mesi (senza comprendere il criterio di tale decisione, visto che mancano ancora dati scientifici che accertino la durata della copertura vaccinale), che i vaccinati possono comunque contagiare ed essere contagiati (e, quindi, il green pass sarebbe una garanzia soltanto se rilasciato in seguito a risultato negativo di un tampone), e che l’Italia è tra i pochi Paesi europei ad aver esteso la certificazione verde all’intero mondo del lavoro[2], davvero questa resta una valida misura di contenimento della pandemia? Fino a che punto si possono subordinare lo svolgimento di attività proprie della vita quotidiana (andare al ristorante, prendere un autobus, accedere ad un corso universitario) al possesso di una certificazione, qualunque sia la sua natura? Ne abbiamo discusso con Diego Fusaro, filosofo e saggista di grande fama, che ha illustrato le sue perplessità in merito.

Dottor Fusaro, lei parla, riferendosi al green pass, di una “infame tessera verde”. Perché la considera infame?
“È un’infame tessera verde perché pone in essere una discriminazione e di fatto è abominevole sotto ogni profilo, a mio giudizio almeno; ha motivi non sanitari o medici, ma puramente ideologici e biopolitici: il motivo è ideologico perché discrimina chi non giuri fedeltà al nuovo Leviatano tecno-sanitario; biopolitico perché trasforma chi ce l’ha in un suddito controllato”.

A proposito della tessera verde, lei come si spiega il fatto che soltanto l’Italia tra tutti i Paesi europei ha scelto di estendere questo sistema di controllo indistintamente a tutto il mondo del lavoro?
“Io temo che, come nel marzo del 2020, anche ora l’Italia continua ad essere il laboratorio privilegiato per i nuovi assetti politici, sociali ed economici dell’avvenire, mostrando quindi la strada anche agli altri Paesi. Temo che presto anche altri Paesi seguiranno le vie dell’Italia: come ha detto Anthony Fauci “è il modello a cui tutto il mondo deve guardare”.

Nonostante tutto questo lei si è detto comunque contrario al referendum abrogativo per il quale si stanno raccogliendo le firme[3]. Quali sono le ragioni di questa sua posizione?
“Se io promuovo un referendum per la cosa X, dico ‘se vinco la cambiamo, se invece perdo è giusto che rimanga dov’è’, quindi è sbagliato il principio, in quanto il referendum già legittima la cosa sulla quale lo si fa. A mio giudizio, invece, non è legittimabile e merita solo opposizione. Il referendum, poi, è un grave errore per il fatto che, in caso di sconfitta, si troverebbe ulteriormente rafforzata la posizione di chi vuole l’infame tessera verde, considerando anche che il sistema main-stream voterebbe e farebbe votare a favore di questa cosa: sarebbe un boomerang.”

Lei spesso parla anche di regime terapeutico. Nello specifico, a cosa si riferisce? Quali sono i caratteri di un regime terapeutico?
“È quello che io chiamo ‘capitalismo terapeutico’ o anche ‘il nuovo ordine del Leviatano tecno-sanitario’. Si tratta di un nuovo metodo di governare le cose e le persone che usa i lockdown a yo-yo, il distanziamento sociale unito alla tecnologia digitale e, infine, colpisce ogni giorno più duramente i ceti medi e le classi lavoratrici. Questo è il nuovo metodo di governo: c’è la razionalità politica che sta sotto al discorso medico-scientifico.”

Spesso parla anche di una normalizzazione dell’emergenza come metodo di governo…
“Sì, l’emergenza è già la nuova normalità, destinata a durare. Governare mediante l’emergenza e con l’emergenza è già la nuova formula dell’ordine sanitario; peccano di ingenuità quelli che credono che obbedendo finirà l’emergenza: l’emergenza non finisce, presuppone che tutti obbediscano ora e domani.”

E quindi, secondo lei, come se ne esce? Come si può combattere il regime terapeutico?
Intanto smascherando la natura politica, sociale ed economica sottesa al discorso medico-scientifico. In secondo luogo ricordando che questo sistema che si basa sul terrore come metodo di governo si fonda su un inganno, che è quello per cui in nome della nuda vita e della sua salvaguardia si può rinunciare a tutto. Questo è invece inaccettabile, perché ci sono cose che non possono essere messe in congedo nemmeno per far salva la vita: penso alla libertà, agli affetti…quindi è bene riprenderseli una volta che sono stati ipotecati.”

Lei parla di un ‘Golpe globale’ nella sua ultima pubblicazione. Ci può raccontare le dinamiche di questo golpe? Come ci siamo arrivati?
“Quale che fosse la genesi del patogeno in questione una cosa è certa: è stato da subito utilizzato dai gruppi dominanti per potenziare l’ordine della globalizzazione capitalistica e delle sue asimmetrie. Io notavo che c’erano già da alcuni anni forme di contestazione della globalizzazione, dalle giubbe gialle ai sovranismi e populismi, e che, quindi, la classe dominante cominciava a perdere consenso. Come ci insegna Gramsci quando la classe dominante ha il dominio ma non il consenso, deve usare la violenza: l’emergenza epidemiologica ha fornito l’occasione ghiottissima alle classi dominanti proprio per usare la violenza giustificandola come volta a contenere l’emergenza epidemiologica. E questo è avvenuto su scala planetaria: per la prima volta si tratta di un golpe globale che non riguarda una singola nazione o un gruppo di nazioni ma che va da Roma a Sidney, da Berlino a Los Angeles. È un golpe globale poiché riguarda il capitalismo nella sua interezza; è una ristrutturazione epocale del capitalismo e dei suoi assetti.”


Note

[1] https://www.google.it/amp/s/www.corriere.it/economia/lavoro/cards/green-pass-lavoro-15-ottobre-controlli-multe-tamponi-7-questioni-ancora-aperte/oltre-10percento-dipendenti-non-vaccinato_principale_amp.html
[2] In Francia il Green pass è richiesto nei luoghi ed eventi a forte affluenza, come cinema, ristoranti, grandi centri commerciali, musei, biblioteche, impianti sportivi, festival, fiere, trasporti a lungo raggio. Sul piano professionale, dal 30 agosto, è obbligatorio esclusivamente per i dipendenti che lavorano in questi settori. In Grecia in ambito lavorativo, che si tratti di pubblico o privato, chi non è vaccinato è obbligato a un doppio tampone settimanale, da fare a proprie spese. Test obbligatori specifici sono previsti, a seconda dei casi, negli uffici, nelle scuole e nelle università. Lo stesso vale per i settori turismo, ristorazione e spettacolo. Il vero e proprio obbligo vaccinale, invece, è in vigore da settembre per il solo personale delle Rsa e per gli operatori sanitari.
[3] https://www.google.it/a,p/s/amp24.ilsole24ore.com/pagina/AExk03


Foto copertina: Copertina libro