Il candidato di Convergencia Social ha sconfitto Josè Kast ed ha stabilito tantissimi record. Finisce l’era Pinera e il paese latinoamericano comincerà da marzo 2022 un nuovo corso politico, tante le sfide da affrontare. Intervista aJorge Ithurburu, presidente della onlus 24 marzo e Leonardo Barcelo, esule cileno e lettore all’Università di Bologna
Mettere da parte il passato per costruire il futuro, la si potrebbe riassumere così la vittoria di Boric in Cile. Il candidato di Convergencia Social sconfitto José Antonio Kast[1] al secondo turno delle elezioni, con il 55,87% dei voti contro il 44,13% del candidato di destra. Il trionfo del 35enne apre le porte del Palacio de La Moneda a un nuovo corso: una generazione che ha portato avanti le rivendicazioni sociali nelle rivolte del 2011 e del 2019, la prima a vedere il Cile post-Pinochet. Lo stato sudamericano ha accolto molto positivamente l’elezione di Boric: non sono mancate feste e tripudi dopo lo scrutinio di domenica 19 dicembre. Davanti a decine di migliaia di persone riunite a La Alameda, la strada principale di Santiago, Boric ha tenuto un discorso dove ha parlato di “una svolta storica” per il paese e un cambio anche per la politica cilena: “Le decisioni non verranno prese entro quattro mura da La Moneda”, ha promesso. L’avversario di Boric, Josè Kast, ha subito riconosciuto la vittoria del suo rivale: “Ad oggi è il presidente eletto del Cile e merita tutto il nostro rispetto e la nostra collaborazione. Il Cile è va sempre al primo posto”, ha affermato il leader ultraconservatore.
I record di Boric e la fine di un’epoca
Una “vittoria da record” in tutti i sensi: domenica 19 dicembre si sono recare alle urne 8,3 milioni di persone, il 55% della popolazione votante[2]. Si tratta della percentuale più alta da quando è stato attuato il voto volontario nel 2012, e otto punti percentuali in più rispetto al primo turno del 21 novembre. Boric inoltre è l’unico candidato a vincere un tie-break dopo essere arrivato secondo al primo turno. Quando presterà giuramento come presidente, l’11 marzo, avrà 36 anni e diventerà la più giovane guida del paese. Quella di Boric è la generazione cresciuta “senza paura” e che ha rotto con il tradizionale centrosinistra che ha guidato il paese nella transizione democratica sotto la Concertación.
Cos’è Convergencia Social?
Il partito di Boric è Convergencia Social ed è stato fondato nel 2018 dopo la fusione di diversi movimenti politici socialisti cileni già membri della coalizione “Fronte Ampio”. Per comprendere i temi a cui è interessato questo neonato partito politico basta ascoltare il discorso di Boric sull’Alameda: istruzione pubblica, diritti delle donne, pensioni, salute, difesa della costituzione e ambientalismo. Non mancano delle divisioni interne: c’è Reimpulsar la Izquierda caratterizza come femminista, socialista e libertaria, poi Trazo Socialista che porta avanti la tematica ambientalista, De Cordillera a Mar, Desbordar lo Posible che persegue il decentramento politico ed il regionalismo e infine Soberania Popular connotata da un forte antimperialismo. Il partito è membro dell’Internazionale Progressista, organizzazione fondata da Bernie Sanders, dal Movimento per la democrazia in Europa 2025 e da Gianis Varoufakis.
I riflessi sul Sudamerica
I risultati elettorali vanno ben oltre i confini del Cile e coinvolgerà inevitabilmente tutto il Sudamerica. Il 29 maggio andrà alle urne la Colombia e il 2 ottobre toccherà Brasile: si tratta degli ultimi due governi di destra del continente. In Colombia, il presidente Marquez dovrà vedersela con Patto per la Colombia, coalizione di sinistra mentre in Brasile Bolsonaro vede una sua improbabile riconferma minacciata dal ritorno di Lula che già a dicembre registra il 48% di intenzioni di voto contro il 21% dell’attuale presidente.
Jorge Ithurburu, presidente della onlus 24 marzo[3]: “E’ stato un cambiamento importante“
Buongiorno Jorge, cosa segnano queste recenti elezioni per il Paese?Segnano un cambiamento rispetto alla politica cilena.C’è stato un cambio di direzione di una generazione politica cresciuta anche durante il governo di Pinochet che ha vissuto in esilio quando il Cile era in dittatura militare, l’attuale generazione è quella nata dopo e non ha vissuto in dittatura. E’ stato un cambiamento molto importante che spero dia nuova linfa alle istituzioni e cambi il sistema sanitario ed educativo.

Nonostante tutto c’è stata anche una buona percentuale dall’altra parte c’è stato il rischio di revisionismo sull’operato di Pinochet in questi anni in Cile?
C’è una parte del Cile che ha sempre gradito Pinochet durante la dittatura e che lo ha appoggiato: aveva un consenso al 20-30%. Così come in Italia ci sono dei nostalgici. In questo caso la popolazione ha chiesto di modificare alcune strutture portanti del sistema democratico cileno come era configurato con l’intervento di Pinochet della dittatura.
Che influenza avrà nel Sud America questa recente vittoria?
In Sudamerica stanno succedendo cose importanti: tutti gli stati vicini del Cile hanno tutti governi progressisti come Perù e Bolivia. Ci sono capi di stato progressisti e credo possano esserci riforme importanti oltre a un dialogo con tutti questi paesi: ci sono problemi da risolvere come le vie di comunicazione della Bolivia e l’accesso al mare. Non dimentichiamo che bisogna anche intervenire sulla questione Mapuche.
Attualmente quali sono comunque i problemi principali del Cile quelli che necessitano maggiormente di un di provvedimenti?
Il terzo mandato inizia a marzo. La transizione si preannuncia ovviamente serena anche se ci sono stati degli scioperi. Gli imprenditori dei trasporti hanno organizzato uno sciopero come era stato all’epoca di Pinochet poteva creare problemi anche il giorno delle elezioni. Adesso bisogna stare attenti e accompagnare questa transizione perché ci sia un insediamento sereno.
Leonardo Barcelo[4], esule cileno e lettore all’Università di Bologna: “Una vittoria che apre a trasformazioni”
Buongiorno professor Barcelo, cosa si aspetta dall’ultima vittoria di Boric alle elezioni?

Questa è stata una vittoria che apre le speranze che nel Paese si possano fare le trasformazioni che la maggioranza dei cittadini chiede e una migliore distribuzione della ricchezza. Si spera in una riforma delle pensioni e una della sanità assieme alla possibilità dell’istruzione gratuita.
E cosa segna invece per l’America Latina questa vittoria.
Per l’America Latina penso che si aprirà una strada nella quale c’è la possibilità di unire i gruppi che si sono formati assieme alle forze più tradizionali del centro sinistra. Credo che sia questo il grande vantaggio del nuovo governo.
Si riusciranno a portare al potere anche gli ideali del movimento studentesco del 2011 quelle famose istanze che venivano chieste in piazza una decina d’anni fa.
Non ho dubbi.
C’è anche il rischio però di un revisionismo pinochetista in Cile al momento?
Credo che sia stata battuta ampiamente questa possibilità che rappresentava il candidato Kast. E’ stata una scelta soprattutto nei confronti dei giovani, delle donne e della democrazia cilena. Bisogna mantenere la massima attenzione anche su questi fenomeni.
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Note
[1] Per conoscere meglio l’avversario di Boric, Josè Kast è possibile approfondire a questo link: https://ilmanifesto.it/il-cile-dei-ricchi-ha-scelto-lultradestra-di-kast/
[2] Per i dati sull’elezione cilena è possibile consultare i dati sul sito di Servicio Electoral de Chile: https://www.servel.cl/
[3] Per consultare il sito della onlus: http://www.24marzo.it/
[4] Leonardo Barcelo è lettore dell’Università di Bologna da giovane è stato dirigente del partito di Allende: https://www.facebook.com/leonardo-Barcelo-77830754784/
Foto copertina: Il presidente cileno Boric