All’indomani della guerra civile scoppiata nel Paese nel 1948, il Costa Rica ha sancito nella Costituzione l’abolizione dell’esercito come istituzione permanente. Da allora è emerso un approccio pacifico alla sicurezza, che ha plasmato la posizione internazionale della nazione nei confronti delle potenze limitrofe e regionali. Inoltre, la questione della sostenibilità e della protezione ambientale si è affermata sia come mezzo per garantire la stabilità economica del Costa Rica, sia per garantire ai cittadini i più alti standard possibili in termini di salute e diversità biologica.
Dispute territoriali senza esercito: l’approccio pacifico alla sicurezza del Costa Rica
La politica estera del Costa Rica è stata e continua ad essere ampiamente influenzata dagli avvenimenti storici che hanno scosso il Paese all’indomani della seconda guerra mondiale. In primis, nel 1948 José Figueres guidò una rivolta armata sulla scia di una contestata elezione presidenziale: con più di 2.000 morti, la guerra civile costaricana che durò 44 giorni venne definita l’evento più sanguinoso nella storia del Paese del ventesimo secolo.[1] Nel dopoguerra, inoltre, si formò una giunta del gruppo vittorioso e fu redatta una nuova Costituzione – poi approvata nel 1949 – che garantiva libere elezioni a suffragio universale. Da allora si è instaurata nel Paese una forte presenza democratica non solo in virtù della creazione di un’assemblea costituente, bensì anche perché il Costa Rica non ha seguito la possibile corsa a un ruolo più forte dell’esercito come ci si poteva aspettare dopo un periodo di guerra civile, al fine di impedire un’ulteriore presa di potere da parte di gruppi oppositori. Viceversa, nel dicembre 1948 un decreto della giunta governativa stabilì lo smantellamento delle forze armate del Paese: ciò si è poi riflesso nella Costituzione approvata pochi mesi dopo, che all’articolo 12 abolisce l’esercito del Costa Rica come istituzione permanente.[2] In particolare, all’inizio della Guerra Fredda, mentre il mondo stava diventando sempre più polarizzato e l’esercito era impiegato da molti Paesi come mezzo per controllare la popolazione, il Costa Rica decise di non avere forze armate e di non usarle come potenti mezzi per imporre decisioni politiche.
A tal fine, è stato quindi necessario impegnare mezzi politici e intense negoziazioni. È interessante notare che nell’era del bipolarismo la tendenza dei Paesi dei due blocchi era quella di costruire Forze armate sempre meglio equipaggiate per sentirsi al sicuro, cosa che non accadde invece per il Costa Rica, che non poteva quindi rappresentare una minaccia soprattutto per i Paesi vicini.
A tal proposito, nel caso di un attacco straniero, il fatto di non avere un esercito anche per scopi di autodifesa ha permesso la chiara definizione di eventuali potenziali aggressori in caso di invasione. Tale potenziale ha tuttavia iniziato progressivamente a manifestarsi dal nord, a seguito delle molteplici invasioni nelle zone di confine da parte del Nicaragua. In risposta a ciò, il Costa Rica ha ripetutamente invocato il Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca (TIAR)[3] – un’architettura simile al Trattato istitutivo di Washington della NATO, ma applicabile all’interno del continente americano sia in caso di aggressione straniera, sia di aggressione tra Stati membri. Più precisamente, il Costa Rica fece riferimento al TIAR nel 1955 e successivamente nel 1978, non trovando però applicazione a causa di una soluzione politica nell’ambito dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS). Un’ulteriore invasione dal Nicaragua si è verificata nuovamente nel 2010, portando così alla nota controversia dinanzi alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) dell’Aia. Precisamente, i due Paesi sono separati dal fiume San Juan che appartiene legalmente al Nicaragua, ma sul quale il Costa Rica possiede, inter alia, specifici diritti di navigazione.
Nonostante ciò, l’esercito nicaraguense ha attraversato l’area costruendo un accampamento militare e nessuna soluzione dell’OAS è stata accettata dal Paese invasore, che è stato quindi citato dinnanzi alla Corte.[4]
Ulteriori reclami sono stati presentati anche negli anni successivi, in particolare in riferimento alla delimitazione delle aree marittime e della piattaforma continentale.[5] Il caso si è infine risolto attraverso il ricorso al diritto internazionale, a testimonianza dell’impegno del Paese ad affidarsi alla Law of Nations come mezzo per risolvere le controversie in modo pacifico. Nel complesso, nonostante le controversie di cui sopra, in Costa Rica è stato poi sviluppato un approccio non militare alla sicurezza.
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La protezione ambientale come priorità per lo Stato
Per decenni, la deforestazione ha rappresentato un grave problema in Costa Rica. Tuttavia, ad oggi il 56% del territorio nazionale risulta ricoperto da foreste, a dimostrazione dell’efficacia delle strategie governative che hanno saputo frenare le tendenze dannose per l’ecosistema forestale nazionale.
Di fatto, gli incentivi al disboscamento per l’ampliamento dei terreni a disposizione del bestiame e successivamente per la produzione di latte sono stati progressivamente eliminati a favore della creazione di parchi nazionali e di aree protette, unitamente a sussidi statali destinati a proprietari terrieri privati motivati a proteggere i propri possedimenti.
È stato quindi istituito un Fondo Nazionale di Finanziamento Forestale (FONAFIFO) e sono stati stipulati diversi contratti con gli agricoltori locali, che hanno consentito a questi ultimi di ricevere un rimborso annuo per ogni quantitativo di ettari di terreno protetto.[6] Tale programma alla fine si è rivelato vincente, e questo sforzo indica ulteriormente l’importanza che questioni come il cambiamento climatico, la protezione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile hanno per il Paese e per i suoi abitanti – tanto da riflettersi poi nella politica estera del Costa Rica sia a livello bilaterale che a livello multilaterale.[7]
Viceversa, per quanto riguarda le attività economiche domestiche, anche l’ambiente è di primaria importanza: l’ecoturismo – la principale fonte di reddito del Paese – è servito, ad esempio, come ulteriore incentivo a preservare la fauna e le foreste, poiché i turisti sono soliti visitare il Paese per ammirare il suo ricco ecosistema naturale e paesaggistico.
A questo proposito, il sistema dei parchi nazionali si è sviluppato a partire dagli anni Settanta, e da allora è stata attuata una chiara strategia politica in materia di tutela ambientale che ha comportato anche modifiche legislative. Il Costa Rica, inoltre, risulta essere tra quelle nazioni avanzate che hanno inserito il diritto ad un ambiente sano all’interno della Costituzione, che all’articolo 50 riconosce a tutti i cittadini “il diritto ad un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato. Per questo sono legittimati a denunciare gli atti che violano tale diritto e a chiedere il risarcimento del danno arrecato”.
A tal fine, anche la protezione dell’ambiente marino è fondamentale sia per le politiche nazionali che per il posizionamento internazionale del Costa Rica.
Di fatto, il possesso di vaste zone marittime nel Pacifico ha portato il Paese ad unirsi ad altre potenze regionali per creare aree protette come l’Eastern Tropical Pacific Marine Corridor (CMAR),[8] e ad adottare una posizione assertiva con l’Autorità Internazionale dei Fondali Marini (International Seabed Authority) per quanto riguarda l’estrazione di risorse naturali e minerarie dai fondali marini internazionali. In merito, il Costa Rica è stato attivo nel premere per la concessione dei permessi di estrazione solo condizionando le attività nei fondali marini internazionali a clausole ambientali sancite da regolamenti e codici minerari dell’Autorità.
Vecchie e nuove sfide in un mondo in transizione
Il Costa Rica ha recentemente dovuto affrontare un consistente afflusso di migranti provenienti da Paesi stranieri, in particolare rifugiati dal Nicaragua.
Nella maggior parte dei casi si tratta di migranti economici in cerca di migliori opportunità lavorative, generalmente con l’obiettivo di inviare denaro a casa per sostenere le proprie famiglie in Nicaragua. La data di inizio di tale fenomeno può essere fatta risalire al 2018, epoca in cui lo stato di oppressione politica in Nicaragua ha iniziato sensibilmente a peggiorare. Tuttavia, le conseguenze sulla sicurezza e sull’economia nazionale del Costa Rica sono state particolarmente ampie, dal momento che il debito pubblico ha iniziato a salire al punto da rendere necessaria la partecipazione del Paese a un nuovo programma di prestiti del Fondo Monetario Internazionale.[9]
Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha comportato sfide rilevanti per i principali settori economici del Paese, che dipendono ampiamente dal turismo. A tal proposito, numerose aziende hanno dovuto chiudere e altre piccole e medie imprese non sono riuscite a sopravvivere. Per questo motivo, parte delle difficoltà che il Costa Rica ha dovuto affrontare hanno riguardato il rilancio del settore trainante dell’economia nazionale – tornato gradualmente alla normalità dopo il 2021, per poi tornare nuovamente in crisi dopo l’invasione russa dell’Ucraina- attraverso riforme economiche. In effetti, il conflitto ucraino ha colpito indirettamente il turismo attraverso l’aumento dei costi di viaggio, e allo stesso modo i prezzi delle spedizioni e delle materie prime sono aumentati vertiginosamente, con notevoli impatti sulle capacità di esportazione del Costa Rica.
Note
[1] M. Olander, Costa Rica in 1948: Cold War or Local War?, The Americas, vol 52, issue 4, pp. 465-493, 1996.
[2] UNESCO, Abolition of the army in Costa Rica. Disponibile al link: https://en.unesco.org/memoryoftheworld/registry/209.
[3] Organization of American States, Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca , suscripto en la Conferencia Interamericana para el Mantenimiento de la Paz y la Seguridad del Continente, Río de Janiero, 1947. Disponibile al link: https://www.iri.edu.ar/publicaciones_iri/manual/Ultima-Tanda/OEA/3.%20TIAR.pdf.
[4] International Court of Justice, Certain Activities Carried Out by Nicaragua in the Border Area (Costa Rica v. Nicaragua), 2018. Disponibile al link: https://www.icj-cij.org/case/150. [5] International Court of Justice, Maritime delimitation in the Carribbean Sea and the Pacific Ocean (Costa Rica v. Nicaragua), 2018. Disponibile al link: https://www.icj-cij.org/public/files/case-related/165/165-20180202-JUD-01-00-EN.pdf.
[6] National Forestry Financing Fund (FONAFIFO). Disponibile al link: https://reddcr.go.cr/en/national-forestry-financing-fund-fonafifo.
[7] Valentina Chabert, La Costa Rica verso l’abbandono completo dei combustibili fossili, Opinio Juris – Law and Politics Review, 18 agosto 2020. Disponibile al link: https://www.opiniojuris.it/la-costa-rica-combustibili-fossili/.
[8] Maggiori informazioni sono disponibili al link: https://www.conservation.org/press-releases/2023/06/26/the-eastern-tropical-pacific-marine-corridor-cmar-and-conservation-international-are-granted-16-million-in-gef-funding-for-protection-and-management.
[9] International Monetary Fund, IMF Executive Board Approves a 36-month US$ 1.778 Billion Extended Arrangement under the Extended Fund Facility for Costa Rica and Concludes 2021 Article IV Consultation, Press Release no. 21/53, 2021. Disponibile al link: https://www.imf.org/en/News/Articles/2021/03/01/pr2153-costa-rica-imf-exec-board-approves-36-mo-ext-arr-eff-concludes-2021-art-iv-consultation.
Foto copertina: Costa Rica bandiera