L’Ambasciatore Attanasio e il Carabiniere Iacovacci, sono soltanto gli ultimi di una lunghissima lista di italiani che hanno perso la vita, a partire dal 1949, per la stabilizzazione delle aree di crisi e nel contrasto al terrorismo.


 

Il 5 marzo 1949, in seguito ad un imboscata nella città di Senafè nel sud dell’Eritrea, perdono la vita a colpi di scimitarra due finanzieri: Antonio Di Stasio e Alfredo Tramacer. Sempre in Eritrea nel 1950, nella città di Agordat perse la vita il Maresciallo dei carabinieri Pio Semproni[1].
Nello stesso anno nei pressi dell’aeroporto di Mogadiscio durante l’esecuzione di una manovra acrobatica il 20 marzo 1950 con la morte del pilota, sergente maggiore Bruno Munarin[2]. Sempre durante l’amministrazione fiduciaria italiana della Somalia troveranno la morte i carabinieri Luciano Fosci e Flavio Salacone (1 agosto 1952 a Chisimaio) e il Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Cavagnero annegato nel tentativo di salvare un ufficiale in difficoltà nelle acque dell’Oceano Indiano.
Il 1961 fu un anno terribile per le nostre forze armate.
Il 15 febbraio a Luluabourg, a seguito di un incidente di volo verificatosi nelle fasi di decollo del loro C-119, “Lyra 15”, perdono la vita tre aviatori della 46ª Brigata aerea dell’Aeronautica Militare Sergio Celli, Dario Giorni, Italo Quadrini), il 5 novembre dello stesso anno, ad Albertville nella regione del Katanga, in seguito ad un imboscata viene ucciso Raffaele Soru caporale infermiere del corpo militare della Croce Rossa. Ma il 1961 è ricordato per quello che è passato alla storia come “l’eccidio di Kindu”, quando tredici aviatori[3] anch’essi appartenenti alla 46ª Brigata aerea a bordo del C-119, “Lyra 5” e “Lupo 33”, in volo umanitario, vengono catturati e trucidati. I due aerei italiani, furono scambiati per velivoli katanghesi carichi di paracadutisti, e i soldati di stanza a Kindu catturarono e portarono in cella gli italiani che furono scambiati per mercenari belgi al soldo dei katanghesi. La notte i soldati congolesi fecero irruzione nella cella dove erano detenuti i dodici aviatori italiani[4] e li uccisero tutti a colpi di mitra. I corpi furono seppelliti in una fossa comune nella vicina foresta. Il 17 novembre nei pressi del Lago Tanganica, il velivolo C-119, “Lyra 10”, della medesima Aerobrigata, in volo dall’Italia per trasportare aiuti umanitari nel paese africano, precipita a causa di un’avaria; nell’incidente cadono 4 militari[5].
Il 6 ottobre 1973, nella penisola del Sinai durante le prime ore della guerra del Kippur, colpito da un razzo troverà la morte il Capitano Carlo Olivieri che faceva parte del Corpo degli Osservatori dell’ONU[6].
Il 30 marzo 1980, ad Abu Dhabi negli Eau, persero la vita 10 militari italiani e 2 tecnici civili dell’Agusta, i quali erano a bordo di un CH-47. Incidente avvenuto dopo un volo dimostrativo. L’urto avvenne mentre l’aeromobile era intento al posizionamento a terra[7].
Il 15 marzo 1980, a Beirut troverà la morte in seguito ad un imboscata durante una missione di pattugliamento notturno nei pressi del campo di Sabra Filippo Montesi. Nel 1983 a Dubai (Eau), un giovane marinaio di leva Cosimo Carlino, verrà accoltellato a morte, l’omicidio sarà rivendicato anni dopo da Al-Qaeda[8].
Con gli anni ’90, l’Italia è impegnata  principalmente nelle guerra nei Balcani e nelle missioni in Somalia. Nei Balcani molti nostri connazionali perderanno la vita. Quattro militari italiani a seguito all’abbattimento, da parte di un MiG-21 jugoslavo (Eccidio di Podrute[9] 7 gennaio 1992), quattro aviatori della 46ª Brigata aerea precipitati sul Monte Zec nei pressi di Sarajevo a bordo del G.222, “Lyra 34”, che trasportava aiuti umanitari ed abbattuto da due missili terra-aria croati (3 settembre 1992 – Strage di Monte Zec[10]). Il 1993 è uno degli anni più tristi per l’Italia impegnata nelle missioni «Restore Hope» e «Ibis II», in Somalia. Nella cosiddetta «battaglia del checkpoint Pasta», a Mogadiscio, tre soldati restano vittime di un’imboscata di miliziani armati. Nello stesso anno, sempre a Mogadiscio, cadono i paracadutisti Gionata Mancinelli, Giorgio Righetti e Rossano Visioli e il maresciallo capo Vincenzo Li Causi. L’anno successivo, in un’imboscata sulla strada Balad-Mogadiscio, muore il tenente Giulio Ruzzi, ultimo caduto della missione italiana in Somalia[11].
Con l’avvento degli anni duemila, l’Italia seguirà la coalizione internazionale nella guerra al terrore lanciata dagli Stati Uniti dopo l’attentato alle Torri Gemelle del settembre 2001. Le forze italiane sono dispiegate principalmente in Iraq e Afghanistan. Il 12 novembre del 2003 a Nassiriya, in Iraq, uno degli attentati più cruenti: un camion bomba esplose davanti all’ingresso della base italiana dei carabinieri.
Nella deflagrazione rimasero uccise 28 persone, 19 italiani di cui 2 civili, e 9 iracheni. Sempre nella missione Antica Babilonia, in Iraq, morì il primo caporale maggiore Matteo Vanzan, vittima di un attacco dei miliziani di Moqtada Al Sadr. Sempre in Iraq troveranno la morte Simone Cola (21 gennaio 2005), e il capo dipartimento del SISMI, responsabile operazioni estere responsabile della liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, Nicola Calipari, ucciso dagli americani nei pressi dell’aeroporto di Baghdad il 4 marzo 2005. In totale saranno 33 i nostri militari morti in Iraq. Ma è in Afghanistan dove l’Italia ha perso più uomini, sono 53 i connazionali morti.
Tra gli eventi più gravi ricordiamo il 17 settembre 2009 all’interno della missione Isaf, un’auto carica di esplosivo (150 kg) è riesce ad infilarsi tra due mezzi Lince del 186º Reggimento della Brigata Folgore e detonare. Moriranno 6 soldati[12]. Gli ultimi in ordine cronologico sono l’Ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci.

Con questo approfondimento abbiamo voluto ricordare, come se fosse un simbolico omaggio, coloro che al servizio dell’Italia e della comunità internazionale, hanno perso la vita per la stabilizzazione delle aree di crisi e nel contrasto al terrorismo, a partire dal 1950 durante la missione ONU. Ma l’elenco dei nostri connazionali che hanno perso la vita all’estero, in aree di guerra e non per il loro lavoro per la loro passione, è altissimo: giornalisti, cooperanti, ma anche imprenditori e semplici cittadini.


Note

[1] http://www.carabinieri.it/cittadino/informazioni/eventi/rientro-in-patria-della-salma-del-maresciallo-m.a.v.m.-pio-semproni-deceduto-ad-agordat-%28eritrea%29-nel-1950

[2] http://aerei-italiani.blogspot.com/2017/11/laeronautica-della-somalia-di-silvano.html

[3] Magg. pil. Amedeo Parmeggiani, Cap. pil. Giorgio Gonelli, Ten. pil. Onorio De Luca, Ten. med. Francesco Paolo Remotti, S.Ten. pil. Giulio Garbati, M.llo mot. Filippo Di Giovanni, M.llo mot. Nazareno Quadrumani,

Serg.Magg. mont. Silvestro Possenti, Serg.Magg. mot. Nicola Stigliani, Serg. e.m.b. Armando Fabi, Serg. e.m.b. Martino Marcacci, Serg. marcon. Francesco Paga, Serg. marcon. Antonio Mamone.

[4] Il tenente medico Francesco Paolo Remotti che tentò di fuggire lanciandosi da una finestra aperta, fu rapidamente raggiunto dai congolesi e subito ucciso.

[5] Giovanni De Risi, maresciallo pilota, Tommaso Fondi, maresciallo motorista, Elio Nisi, capitano pilota, Giuseppe Saglimbeni,

[6] https://segretidellastoria.wordpress.com/2020/11/27/carlo-olivieri-caduto-al-posto-di-osservazione-dellonu/

[7] Raffale Lombardi, capitano, Angelo Manasse, capitano, Franco Scotto, capitano, Dario Cerbini maresciallo ordinario, Domenico Recanati, maresciallo ordinario, Alfonso Marini, maresciallo ordinario, Renato Tavano, maresciallo ordinario, Nicola Chiarella, sergente maggiore, Francesco di Bella, sergente maggiore, Andrea Tognetti , sergente maggiore.

[8] https://www.corriere.it/cronache/16_febbraio_12/cosimo-l-altro-maro-dimenticato-ucciso-la-guerra-golfo-0b75e396-d18d-11e5-aa4a-0d576248afbe.shtml

[9] Marco Matta, sergente maggiore pilota, Silvano Natale, maresciallo capo, Fiorenzo Ramacci, maresciallo capo, Enzo Venturini.

[10] Marco Betti, tenente colonnello pilota, Giuseppe Buttaglieri, maresciallo motorista, Marco Rigliaco, tenente pilota, Giuliano Velardi.

[11] https://www.ilmessaggero.it/mondo/congo_eccidio_kindu_60_anni_cosa_era_successo_ultime_notizie_oggi_22_febbraio_2021-5783526.html

[12] Roberto Valente, Matteo Mureddu, Antonio Fortunato, Davide Ricchiuto, Giandomenico Pistonami, Massimiliano Randino.


Foto copertina: Fairchild c-119 flying dell’aeronautica italiana in Congo (1961)