Recentemente le piogge monsoniche e le inondazioni nell’Asia sud-occidentale si sono verificate fuori dal consueto periodo e si prevede che aumenteranno di intensità nei prossimi anni. Nel tempo, i governi di Bangladesh e Cina hanno tentato di gestire tali eventi tramite misure di adattamento, alcune adeguate alle circostanze locali ed altre meno.


Eventi atmosferici fuori dall’ordinario

Drammatiche condizioni di donne e uomini, fradici, con i loro figli, oppure gruppi di persone trasportate su imbarcazioni e circondati d’acqua torbida. Tali situazioni sono dovute a fenomeni comuni nell’Asia sud-occidentale, in paesi come il Bangladesh e in alcune regioni della Cina, dove piogge monsoniche ed inondazioni si manifestano ciclicamente. Ad esempio, lo scorso giugno, centinaia di migliaia di persone sono state evacuate nel sud della Cina a causa di alluvioni e frane provocate dalle piogge più intense che la regione abbia mai visto dal 1960[1]. Tale fenomeno non è localizzato solo nel territorio cinese ma rappresenta una caratteristica dell’area sud-asiatica. A tal riguardo, il Bangladesh (e la Cina) è stato protagonista di precipitazioni monsoniche particolarmente intense che hanno provocato le peggiori inondazioni degli ultimi decenni nel paese. La BBC riporta che con l’aumento delle temperature globali dovuto ai cambiamenti climatici, il monsone sta diventando più variabile, oltre che più feroce e frequente, e che le piogge monsoniche hanno colpito l’Asia meridionale con un anticipo di tre mesi rispetto alle tempistiche ordinarie[2]. Nell’era attuale, l’adattamento a tali eventi è cruciale a causa della variabilità del fenomeno e della natura multiforme dei suoi effetti su popolazione, vegetazione ed infrastrutture. Nei paragrafi successivi si può notare il passaggio dall’adozione di misure strutturali per la difesa idraulica, come grandi opere di costruzione, a misure non strutturali, includendo azioni di studio e conoscitive, di manutenzione attiva, di riqualificazione e soluzioni basate sulla natura. Queste ultime, note come nature-based solutions, sono soluzioni che portano più natura e processi naturali e diversificati nelle città, nei paesaggi e nei mari, attraverso interventi sistemici, adattati localmente ed efficienti dal punto di vista delle risorse[3].

Tentativi di adattamento in Bangladesh

Sono stati usati molti metodi convenzionali al fine di arginare l’emergenza in Bangladesh[4]. Per esempio, dopo le alluvioni del 1998, è stato elaborato un piano di azione (FAP – Flood Action Plan), che consisteva nella costruzione di alti argini lungo entrambe le rive dei fiumi principali del paese, Gange, Brahmaputra e Meghna. Tale piano è stato promosso da agenzie come ad esempio la Banca Mondiale, senza tuttavia attuare valutazioni oggettive del contesto del paese, edificando una struttura non adatta, costosa (stimata inizialmente tra i 5 e i 10 miliardi di dollari USA) e senza pubblica approvazione. Ne consegue che invece di rendere il paese impenetrabile dall’acqua ha aumentato il rischio di inondazioni. D’altronde, non è stato realistico cercare di domare il Brahmaputra, che in alcuni punti raggiunge la larghezza di 15 km, con gli stessi metodi adottati in Occidente per contenere fiumi molto minori[5]. Prima di questi interventi la popolazione bengalese conviveva con le alluvioni costruendo nei terreni più alti, adibendo terreni bassi all’attività agricola. Tali pratiche sono divenute insufficienti date le mutate condizioni derivanti dai cambiamenti climatici. Al fine di rendere sostenibile la vita in città e villaggi del Bangladesh sudoccidentale, attualmente caratterizzato da sistemi non ideali per la gestione delle inondazioni e affetto all’aumento dell’intensità delle piogge, la Future Planet della BBC suggerisce soluzioni più efficaci e complesse, ispirate anche ai sistemi di regolazione autonoma dei bengalesi del passato. Tali soluzioni dovrebbero tenere conto della dualità del rapporto del Bangladesh con l’acqua, la quale rappresenta sia una minaccia che un elemento vitale per il paese e per la sua attività agricola[6]. Alcune tra le soluzioni di adattamento considerate sono la raccolta d’acqua piovana sui tetti degli edifici ricoperti da piante, che fungano da bacino di raccolta e che rendano possibile la fitodepurazione, la creazione di strade permeabili utilizzando materiali porosi come erba e giardino per evitare ristagni ed il miglioramento dei sistemi di drenaggio che conducano all’infiltrazione dell’acqua piovana nel terreno[7].

Cina: dalle dighe alle “città spugna”

La necessità di controllare le inondazioni ha caratterizzato un lungo periodo della storia cinese. Nel 1949 la moderna Repubblica Popolare Cinese ha poi riportato l’attenzione alla gestione dello straripamento dei fiumi cinesi. La rapida industrializzazione della fine del ventesimo secolo ha condotto il paese ad investire molto nella realizzazione di ampi sistemi di infrastrutture per il controllo delle alluvioni ispirate al modello occidentale e costituite da argini, tubature e dighe e nei progetti idroelettrici, come l’enorme diga delle Tre Gole sullo Yangtze. Tuttavia, verso la fine del ventesimo secolo, sono risultati evidenti i limiti di opere strutturali come dighe e sbarramenti. Nel 1997 la Repubblica Popolare Cinese ha dunque emanato la legge sul controllo delle inondazioni (Flood Control Law) ed un programma di azioni tra cui la riforestazione delle aree montane ed altre misure non strutturali[8].In particolare, gli studi di Kongjian Yu, presidente del College of Architecture della Peking University, avevano l’obiettivo di pianificare città che adottassero nature-based solutions per contrastare le inondazioni. Egli è stato dunque il pioniere della ricerca sulle “città spugna”, ossia aree urbane che includono wetlands, ruscelli, zone verdi, superfici permeabili e pianure alluvionali. Tali città sono in grado di assorbire l’acqua durante i periodi alluvionali e rilasciarla gradualmente nei periodi di siccità. Con tale sistema viene dato tempo all’acqua piovana di drenare nel terreno, senza doverla arginare o incanalare velocemente con dighe colossali. Il governo cinese ha adottato le idee di Yu nel 2013, avviando la costruzione di elementi caratterizzanti le città spugna in 30 città cinesi, come ad esempio la metropoli di Ninbgo, e si dichiara focalizzato nel trasformare l’80% delle aree urbane in città spugna entro il 2030[9].

Prospettive e nature-based solutions

Bangladesh, ed alcune zone della Cina, sono accumunate da un clima tropicale e dalla stagione monsonica, la quale è sempre più variabile ed imprevedibile. Convivere con eventi atmosferici di questa portata sembra gradualmente più insostenibile. Laddove le opere strutturali non sono risultate efficaci, una risposta appaiono essere le cosiddette nature-based solutions, accompagnate da un alto grado di valutazione delle circostanze e pianificazione strategica. Da una parte il Bangladesh prende in considerazione l’introduzione anche di questo tipo di soluzione, dall’altra la Repubblica Popolare Cinese ha già disposto ampiamente delle proprie risorse finanziare per implementare questo concetto traducendolo nella realizzazione delle sopra citate città spugna.


Note 

[1] Al Jazeera. Hundreds of thousands evacuated in China amid heavy rains, floods. 21 giugno 2022. Disponibile al link: https://www.aljazeera.com/news/2022/6/21/hundreds-of-thousands-flee-homes-in-china-amid-heavy-rains
[2] D. K. Sharma & Z. Mateen, Assam: India floods destroy millions of homes and dreams. BBC News, 21 giugno 2022. Disponibile al link: https://www.bbc.com/news/world-asia-india-61862035  
[3] Piano Gestione Richio Alluvione, Regione Sardegna. Disponibile al link: https://www.regione.sardegna.it/j/v/2420?s=1&v=9&c=14015&na=1&n=10&tb=14006&esp=1    
[4] European Commission, Nature.based Solutions. Disponibile al link: https://ec.europa.eu/info/research-and-innovation/research-area/environment/nature-based-solutions_en  
[5] A. Imtiaz, The nation learning to embrace flooding.  BBC, Future Planet, 2 dicembre 2020. Disponibile al link: https://www.bbc.com/future/article/20201201-bangladesh-the-devastating-floods-essential-for-life
[6] P. Custers, Bangladesh’s Flood Action Plan: A Critique. Economic and Political Weekly, 28 (29/30), pp.1501-1503. Disponibile al link: https://www.jstor.org/stable/4399960
[7] A. Imtiaz, The nation learning to embrace flooding.  BBC, Future Planet, 2 dicembre 2020. Disponibile al link: https://www.bbc.com/future/article/20201201-bangladesh-the-devastating-floods-essential-for-life
[8] R.A.Rimi&A.Attoza, Blog: How to Reduce Flood Risk in Urban Area of Bangladesh? United Nations Office for Disaster and Risk Reduction, 6 giugno 2021. Disponibile al link: https://www.preventionweb.net/news/blog-how-reduce-flood-risk-urban-areas-bangladesh
[9] Y. Kobayashi&J.W.Porter. Flood Risk Management in the People’s Republic of China Learning to Live with Flood Risk. Asian Development Bank, 2012. Link: https://www.adb.org/sites/default/files/publication/29717/flood-risk-management-prc.pdf


Foto copertina: Le piogge torrenziali che hanno colpito Zhengzhou, il capoluogo della provincia dello Henan, hanno provocato la morte di almeno 25 persone e l’evacuazione di circa 200mila persone. Luglio 2021.Le inondazioni hanno colpito la Cina e il Bangladesh.