Il 2020, anno caratterizzato dalla pandemia, ha visto l’Intelligenza Artificiale (IA) affermarsi come uno dei protagonisti della scena tecnologica. Lo stesso settore della difesa, spesso poco considerato in sede europea, sta subendo notevoli cambiamenti, sia per quel che riguarda le armi, sia per le operazioni. Gli Stati Uniti e la Cina hanno già effettuato notevoli investimenti nell’IA, ma l’Unione europea (UE), al contrario, sembra ancora in cerca di una direzione. E se fosse questo il momento opportuno per diventare una vera potenza tecnologica?


 

L’IA avrà un grande impatto sulla nostra società del futuro. Le sue applicazioni ed implicazioni saranno varie, ed il settore della difesa non sarà escluso. In particolare, l’IA potrà rappresentare una grande opportunità e allo stesso tempo un grande pericolo. Sarà utilizzata nel riconoscimento dei bersagli, nella cybersicurezza, nella logistica, nel wargaming, nell’elaborazione di informazioni sui dati e nello sviluppo di armi autonome. Un ruolo ancor più importante l’avrà l’automazione, che aiuterà a velocizzare il processo decisionale in campo militare. Ciononostante, la mancanza di supervisione dell’uomo potrebbe portare a gravi conseguenze in campo etico, sia nell’uso delle armi, sia nelle operazioni militari[1]. È importante quindi non considerare l’IA come qualcosa di lontano nel futuro, ma come una questione attuale che dovrebbe essere conosciuta e, se necessario, controllata.
L’IA potrebbe rappresentare la vera opportunità per l’UE nel potenziamento della Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), specialmente nel rilevamento dei rischi, nella protezione e preparazione, e nel miglioramento delle capacità di produzione di difesa. Come espresso anche da Jean-Francois Ripoche, direttore per la ricerca, la tecnologia e l’innovazione dell’Agenzia Europea per la difesa (EDA), l’IA può rappresentare una fonte di opportunità e vulnerabilità allo stesso tempo.
Per quanto riguarda le opportunità, Riproche sottolinea che l’IA porterebbe ad una riduzione del rischio di perdita di vite umane, ad una crescita dell’efficienza delle attrezzature e del personale, ad una diminuzione dei costi di addestramento e delle operazioni, ad un miglioramento della raccolta di informazioni e ad una migliore protezione per le parti coinvolte nei conflitti. D’altra parte, nel suo intervento considera anche le minacce ed i pericoli che l’IA può causare, come la manipolazione delle informazioni, gli attacchi informatici e i problemi legati alla fiducia tra uomo-macchina. La conclusione a cui arriva Riproche, in questo senso, è quindi quella di trovare un equilibrio nel rapporto IA-difesa, e sviluppare un approccio basato sulla fiducia stessa[2]

Ma quali sono gli utilizzi concreti che l’IA potrebbe avere nelle future operazioni della PSDC?

I principali usi sono riconducibili a tre ambiti: rilevamento, preparazione e protezione. I nuovi sistemi tecnologici potrebbero infatti aiutare la politica estera dell’UE a raccogliere e meglio comprendere i dati rilevati; a potenziare le capacità dell’UE a livello tattico, favorendo le operazioni di peacebuilding e le missioni umanitarie (soprattutto nelle aree post-conflitto o fragili); ad affrontare e identificare la disinformazione online, rivelando immagini, video e file audio falsi, come già accaduto durante il COVID-19[3]; ed infine, a migliorare le iniziative alle frontiere attraverso la biometria e il riconoscimento facciale, utili anche per contrastare il terrorismo[4].  L’uso dei dati da parte dei sistemi di riconoscimento facciale desta però ancora delle preoccupazioni all’interno della cd. Brussels Bubble, come mostrano il caso Clearview AI e i dubbi sollevati dalla società civile[5].
Un esempio pratico del potenziale dell’IA viene mostrato da Satcen, il Centro satellitare dell’UE. Nel corso di quest’anno, SatCen ha sviluppato un processo automatico grazie ad una specifica IA, che raccoglie una grande quantità di dati attraverso il satellite, li converte e li rende disponibili agli analisti. Questo è solo uno dei tanti processi che vengono implementati con la collaborazione del Servizio europeo per l’azione esterna, lo Stato Maggiore dell’UE e il Centro di Intelligence dell’UE[6].  L’aiuto fornito da un processo simile alle operazioni PSDC è quindi evidente: aiutare il personale militare ad avere una migliore comprensione del territorio su cui lo stessa opera.

Applicazioni dell’IA nelle operazioni PSDC

Fonte: D. Fiott, G. Lindstrom, Artificial Intelligence: What implications for EU security and defence, European Union Institute for Security Studies, cit.

In particolare, l’attore principale che gestirà l’IA nell’ambiente militare europeo sarà l’EDA, avendo un ruolo chiave nella Ricerca e Sviluppo (R&S) e nel coordinamento tra gli eserciti europei. Il concetto e la definizione di “Intelligenza Artificiale”, è infatti molto fluida e diverse interpretazioni si sono susseguite tra i diversi Stati membri. Per superare queste differenze, si è rivelato molto efficace lo strumento della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO). Dal 2018 infatti, l’EDA ha lanciato, nella cornice della PESCO, diversi progetti per sfruttare il potenziale dell’IA[7]. In aggiunta, dal febbraio 2019 l’Agenzia ha sviluppato una strategia sull’IA basata su tre fasi. La prima e la seconda fase, concluse nel 2019, miravano a definire un’unica visione dell’IA nell’ambiente militare, a identificare ed a analizzare le varie applicazioni nell’ambito R&S[8].  L’ultima fase, conclusasi nel 2020, mira invece a creare un nuovo piano d’azione per l’IA, basato sulle diverse esigenze e particolarità dei paesi europei[9].  Questo approccio potrebbe portare molti vantaggi, raccogliendo la sfida sul controllo dell’IA ed allo stesso tempo attraendo talenti e le loro innovazioni. L’obiettivo principale posto dall’EDA, infatti, è quello di diventare un polo di scambio tra i Paesi europei e per creare sinergie con le altre istituzioni dell’UE.
Il rapporto tra l’UE ed il digitale potrà influenzare ampiamente il settore militare, ed è necessario che la stessa Unione definisca il ruolo che deve ricoprire sia nel settore tecnologico, sia sul piano geopolitico, soprattutto in merito al rapporto sviluppatosi con gli Stati Uniti. Le divergenze tecnologiche presenti tra i due storici alleati transatlantici sono infatti note: l’IA, la rete 5G e le normative sui colossi Big Tech sono solo alcune delle spinose questioni che non saranno risolte neanche dalla prossima presidenza Biden[10]. Nonostante uno degli obiettivi della Commissione guidata da Ursula von der Leyen sia di far divenire l’UE un vero e proprio attore globale, il raggiungimento di una piena sovranità tecnologica europea è ancora lontano. Sicuramente con il White Paper sull’Intelligenza Artificiale l’UE  ha fatto i primi passi per raggiungere questa sovranità tecnologica, ma c’è ancora molto da fare per quel che riguarda il settore della difesa. Inoltre, la crisi pandemica ha costretto l’UE a ridimensionare le sue ambizioni: il bilancio per il Fondo europeo per la difesa, inizialmente previsto di 13 miliardi di euro nel giugno 2018, è stato profondamente rivisto al ribasso fino a 7 miliardi di euro.
Gli investimenti tecnologici nel settore militare saranno quindi meno ingenti del previsto.

Poiché ora la posizione dell’UE nel scacchiere internazionale è a rischio, l’Unione dovrebbe sfruttare questa opportunità e colmare il divario tecnologico, sviluppando soprattutto una strategia sull’IA anche in ambito militare. La strategia e i progetti sviluppati dall’EDA hanno chiaramente segnato una chiara volontà di sfruttare tutte le potenzialità di questa tecnologia nel campo della sicurezza e della difesa, ma restano delle forti contraddizioni. Nonostante i governi e gli eserciti europei sappiano che la cooperazione è essenziale per progredire nella loro difesa tecnologica, gli stessi spesso non si dimostrano reattivi quando si richiede di investire di più nella loro sicurezza.
È essenziale, dunque, continuare il lavoro cominciato dall’EDA ed utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, come la Cooperazione Strutturata Permanente. In aggiunta, la nuova dottrina sviluppata sotto la presidenza tedesca, il cd. Strategic Compass[11], potrebbe rappresentare il nuovo slancio per una ancor più stretta cooperazione tra gli Stati membri e per la nascita di una (reale) difesa europea digitale. Il comando della locomotiva tedesca potrà portare i propri frutti, come già dimostrato durante il dibattito sul Next Generation EU.
Lo sforzo più grande però sarà quello di cambiare l’immaginario globale sull’IA, iniziando a considerarla come uno strumento affidabile e degno di fiducia. Giungere ad un tale approccio richiederà un forte impegno ed un coinvolgimento attivo di tutti gli attori coinvolti nel processo decisionale.


Note

[1] Cf. D. Fiott, G. Lindstrom, Artificial Intelligence: What implications for EU security and defence, European Union Institute for Security Studies, Novembre 2018, pagg. 1-2

[2] La presentazione di Jean-François Ripoche all’audizione sull’Intelligenza Artificiale al Parlamento europeo è reperibile qui: https://bit.ly/35nIjUz

[3] Cf. S. Tong, “Coronavirus: Can artificial intelligence be smart enough to detect fake news?”, Marketplace, 12 febbraio 2020

[4] Cf. N. Vinocur, “French politicians urge deployment of surveillance technology after series of attacks”, POLITICO Europe, 30 ottobre 2020

[5] Cf. V. Manancourt, “U.S. Facial recognition technology likely illegal in Europe”, POLITICO, 6 ottobre 2020; J. Delcker, “Activists urge EU to ban live facial recognition in public spaces”, POLITICO Europe, 12 novembre 2020

[6] Per un’ampia visione delle attività che SatCen riguardanti le tecnologie di IA, si veda la relazione annuale del 2019 di Satcen, https://bit.ly/3lOHI3H.

[7] Per ulteriori informazioni sui progetti in corso, si veda https://bit.ly/3dzcZnX.

[8] Cf. la relazione annuale 2019 dell’EDA, https://bit.ly/2RfZbnC.

[9] Cf. Agenzia Europea per la Difesa, “Artificial Intelligence: Joint quest for future defence applications”, European Defence Matters, Issue 19 (2020), pp. 34-36, https://bit.ly/3caPh0m

[10] Cf. N. Vinocur, “Europe and the US are drifting apart on tech. Joe Biden wouldn’t fix that.”, POLITICO Europe, 3 novembre 2020; M. Peel, H. Warrell and Guy Chazan, “US warns Europe against embracing China’s 5G technology”, Financial Times, 16 febbraio 2020

[11] Cf. Presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea, Strategic Compass: Developing strategic principles, 25 agosto 2020, https://bit.ly/3kVEKZQ.


Foto copertina: Immagine EDA