In un minuto su Internet vengono spedite 156 milioni di mail, scaricate 342mila App, effettuati 900mila login su Facebook e spesi 751,522 dollari in e-commerce.[1] Il web ha rivoluzionato il modo di comunicare, il commercio e la governance.
Vita social.
Secondo quanto riportato dal Digital in 2018 Report[2]gli utenti connessi in rete sono oltre 4 miliardi, più della metà della popolazione mondiale e gli utenti che utilizza noi social media sono 3,196 miliardi, il 13% in più rispetto l’anno precedente. Unicef nel rapporto annuale “State of the World’s Children 2017 – Children in a Digital World”[3] stima che il 71% dei giovani è online, sottolineando inoltre il divario digitale e di genere presente in alcune regioni del mondo rispetto ad altre.
Queste cifre confermano il nostro vivere in simbiosi con la tecnologia -smartphone/tablet sono diventati ormai il principale punto di riferimento per fare acquisti, ottenere informazioni –e con i social media che risultano essere il canale di comunicazione preferenziale per comunicare in tempo reale, velocemente, senza filtri e un “luogo” dove “propagare oltre il confine del reale la propria personalità”.
Ma quali conseguenze?
Tralasciando le implicazioni a cui si va incontro navigando in rete, in particolar modo alla privacy che senza piccoli e dovuti accorgimenti può essere compromessa, è utile soffermarsi agli effetti che scaturiscono ogni qual volta una foto viene pubblicata sui social media, si fa un acquisto online, si usa un’App o si guarda un film.
Tutte queste azioni sono tracce elettroniche che l’utente lascia e che vengono in parte memorizzate e archiviate sotto forma di big data[4]e, come vedremo di seguito, acquisiscono un valore utile e di particolare importanza per terze parti. (Un esempio su cui riflettere è il caso scoppiato qualche giorno fa relativo un’App per il fitness che avrebbe svelato la posizione di basi militari statunitensi).
I c.d. Big data[5]possono ridisegnare il nostro modo di vivere, di lavorare e di pensare[6]poichèpossono essere applicati per molteplici scopi e in diversi settori: dal marketing, alla finanza, alla medicina, alla pianificazione delle attività pubbliche.
Qualche esempio
Un’ importante società italiana produttrice di caffè,[7] attraverso una piattaforma di data intelligence analizza i dati provenienti dai social, come like, post, commenti, individuando le preferenze dei clienti e dei potenziali, l’analisi prodotta permette di orientare le scelte manageriali, di produzione e di marketing.
Ma non solo marketing, i Big Data possono essere utilizzati per gestire le emergenze sanitarie, possono fornire informazioni vitali in caso di focolai di malattie, permettendo ai paesi di rispondere in maniera efficace o, addirittura, di impedire che diventino epidemie.Durante l’epidemia di Zika, l’Unicef insieme a una società operante nel settore delle soluzioni IT applicate al turismo,hanno collaborato e analizzato i dati di viaggio mondiali per comprendere meglio le modalità di diffusione del virus Zika e identificare le potenziali zone di focolai.[8]
Un altro esempio è la ricerca realizzata da Facebook per capire come si spostano le popolazioni da una città grazie all’analisi dei big data. Lo studio si è concentrato sulla “emigrazione coordinata”, ovvero quella che registra gli spostamenti di un gruppo significativo di abitanti di un agglomerato urbano verso un altro.
In Cina, tre importanti società, Alibaba, Tencent e Baidu trasferiscono tutte le tracce elettroniche, dalle chat agli acquisti on line al governo.[9]
Quello che emerge è l’enorme potenziale che i Big Data offrono, un corretto sviluppo dei Big Data se intrapreso per tempo su scala globale contribuirebbe incisivamente al benessere collettivo, alla prosperità economica e alla sicurezza pubblica.[10]
Come sostiene Kissinger, l’attività umana risulta sempre più “datizzata” e parte di un unico sistema “quantificabile” e “analizzabile”.[11]
[1] Per visionare lo studio completo:
https://www.inc.com/tom-popomaronis/every-60-seconds-an-incredible-breakdown-of-what-happens-on-the-internet.html
[2]https://wearesocial.com/it/blog/2018/01/global-digital-report-2018
[3]https://www.unicef.it/Allegati/State_of_the_World_Children_2017.pdf
[4]https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2016/06/cyber-intelligence-sfida-data-scientist-Caligiuri.pdf
[5]Big data è un termine adoperato per descrivere l’insieme delle tecnologie e delle metodologie di analisi di dati massivi Il termine indica la capacità di estrapolare, analizzare e mettere in relazione un’enorme mole di dati eterogenei, strutturati e non strutturati, per scoprire i legami tra fenomeni diversi e prevedere quelli futuri. https://it.wikipedia.org/wiki/Big_data
[6] Mayer-Schonberger-Cukier, Big Data. Una rivoluzione che trasformerà il nostro modo di vivere, trad. it. Di R. Merlini, Garzanti, Milano, 2013. p.257.
[7]http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2017-12-12/lavazza-caccia-coffee-addicted-l-intelligenza-artificiale–100031.shtml?uuid=AEBRpxQD
[8] https://www.unicef.it/Allegati/State_of_the_World_Children_2017.pdf
[9]La nuova legge sulla cybersicurezza, emanata a giugno 2017, pone l’obbligo agli operatori di infrastrutture informatiche, di immagazzinare “informazioni personali e dati vitali” per la Cina “raccolti e prodotti in Cina”.
https://www.agi.it/estero/cina_hi_tech_alibabatencentbaiducyber_sicurezza-3188245/news/2017-12-02/
[10]Giovanni Buttarelli, Le sfide dei Big Data tra evoluzione tecnologica, etica e interessi collettivi.
http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista51.nsf/ServNavig/51-20.pdf/$File/51-20.pdf?openElement
[11] H. Kissinger, Ordine mondiale, Mondadori, Milano, 2015. pp.339,340.
Copertina : http://elettronica-plus.it/iot-e-big-data-nella-produzione-industriale_91078/