La nostra storia è legata a quella della Libia da 110 anni. Nel libro gli autori ripercorrono la lunga serie di eventi che ci ha portato ad uno stato diviso e in conflitto.


Uno scatolone di sabbia, così venne definita la Libia da Gaetano Salvemini nel corso della guerra italo-turca. Eppure nel 1911 lo stato nordafricano è entrato a far parte della nostra storia e continua ad oggi ancora a essere, nonostante il caos ormai decennale, un partner con il quale dialogare e che nei prossimi anni aiuteremo a ritrovare la stabilità.
“La grande proletaria si è mossa’ è una pubblicazione che contribuisce alla memoria dei 110 anni dal conflitto italo-turco e della annessione della Libia. Una storia lunga, ripercorsa tramite aneddoti e retroscena meno conosciuti a più, e che riesce nell’obiettivo di far comprendere il quadro generale della Libia contemporanea. Ha risposto alle nostre domande uno dei due autori del libro, il giornalista Mario Nanni.

Come nasce il libro?
“L’idea del libro non è stata mia ma dell’amico Andrea Camaiora. Ne è venuto fuori un libro di 170-180 pagine che ricalca momenti particolari della storia del paese. Abbiamo trattato alcuni periodi. A partire dall’occupazione italiana, che ha dato origine alla pubblicistica, al cinema e alle canzoni d’amore, il tempo del fascismo e l’avvento di Gheddafi. Questo colonnello sconosciuto è diventato una specie di personaggio di riferimento per il mondo arabo.”

C’è un rapporto che non è stato mai troppo idilliaco anche per via del sentimento anti colonialista eppure le relazioni continuavano. Come mai?
“Quando parliamo di Gheddafi dobbiamo pensare a un uomo che aveva evidentemente una personalità doppia. Il colonnello è diventato popolare nel corso degli anni nel mondo arabo e si è fatto un campione delle rivendicazioni degli arabi e della lotta al colonialismo. Sul nostro libro viene riportato il tormentone dei risarcimenti richiesti ad Andreotti.
Questo discorso di risarcimenti è stato altalenante e si è protratto per lunghi anni fino al 1998. Un’altra parte del libro molto interessante è quella che tratta la diplomazia, i rapporti con la Libia e come ha condizionato le relazioni italo-statunitensi.”

Quali sono state le relazioni più recenti con Gheddafi?
“Berlusconi era amico di Gheddafi, tanto che il colonnello scrisse una lettera all’allora premier quando si vide in pericolo nel 2011, Berlusconi rimase recalcitrante ad intervenire in Libia e fu convinto solo successivamente a schierarsi. Ad oggi continuano ad esserci relazioni fra i due paesi soprattutto in ambito economico, ci sono state diverse missioni in Libia, l’ultima lo scorso ottobre da parte del ministro degli esteri Di Maio.”

Cosa resta di italiano oggi in Libia dopo il 2011?
“In parte resta la memoria, ormai flebile, della presenza italiana e le opere costruite da noi come autostrade più vecchie e le nostre imprese. Ora è chiaro che la fine di Gheddafi ha creato un vuoto e tanti problemi tra tutti quello migratorio che ci ha colpiti da vicino. A livello interno si sono creati due governi che non si riconoscono l’un l’altro. Si sta anche cercando di fare delle elezioni politiche a cui parteciperà anche uno dei figli di Gheddafi.”


Foto copertina: Copertina libro