Sono aperti da questa mattina alle 8:00 ora locale (le 6:30 in Italia) i seggi elettorali per le elezioni presidenziali anticipate in Iran, convocate per sostituire il presidente Ebrahim Raisi morto in un incidente aereo il 19 maggio scorso
Dopo poco più di un mese dall’incidente in elicottero del 19 maggio, che ha significato la morte del presidente Ebrahim Raisi, del ministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, del governatore della provincia iraniana dell’Azerbaigian Orientale Malek Rahmati, e l’ayatollah Mohammad Ali Ale-Hashem, rappresentante della Guida suprema iraniana nella stessa provincia, gli iraniani sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente. Le elezioni sono convocate per il 28 giugno, ma le candidature possono fornire interessanti previsioni.
Il Consiglio dei Guardiani, composto da sei teologi nominati dalla guida religiosa Ali Khamenei e da sei giuristi approvati dal parlamento, sta già vagliando alcune possibili candidature. L’ex presidente e l’ex vicepresidente del parlamento, rispettivamente Ali Larijani ed Eshaq Jahangiri, non hanno passato il rigido giudizio dei Guardiani e non sono quindi stati ammessi come candidati. La notizia dell’accettazione di sei candidature su ottanta è arrivata alla stampa estera il 2 giugno.
Le figure dei sei candidati ufficiali riflettono la linea di politica che il consiglio guidato dall’Ayatollah Khamenei ha seguito in questo processo. In corsa per il ruolo di presidente vi è Mohammad Baqer Qalibaf, ex comandante delle Guardie rivoluzionarie e attuale portavoce parlamentare; Saeed Jalili, fedelissimo dell’Ayatollah, ha già corso per le presidenziali nel 2013; Alireza Zakani, il Primo Cittadino di Teheran, è stato squalificato nel 2013 e nel 2017 dal Consiglio; Mostafa Porumohammadi, ex Ministro degli Interni fino al 2008 e Ministro della Giustizia fino al 2017; Amir-Hossein Ghazizadeh Hashemi, politico militante conservatore e vicepresidente iraniano; e infine, il parlamentare riformista (l’unico in questa lista) Masoud Pezeshkian, ex Ministro della Sanita (fino al 2005)[1].
Inoltre, l’agenzia Tasnim aveva riferito la possibilità di veder candidato anche l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad. [2]Ahmadinejad ha ricoperto la carica presidenziale dal 2005 al 2013, la sua presidenza è stata caratterizzata da politiche ultraconservatrici. Nonostante questo, l’ex presidente gode di ampio sostegno in alcuni segmenti della popolazione perché il suo mandato viene ricollegato ad un periodo di apparente benessere economico. Tuttavia, la candidatura di Mahmoud Ahmadinejad sembra non essere stata accettata dal Consiglio dei Guardiani.
Va tenuto in considerazione che il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran è solo la seconda carica dello Stato, preceduto infatti dalla Guida religiosa Suprema. Ciò che rende cruciali queste elezioni anticipate, e forse inaspettate, è che il posto lasciato da Raisi teneva i fili della propaganda antioccidentale fondamentale per reprimere il dissenso. È necessario per l’entourage iraniano trovare ora una personalità capace di agire nell’ombra della figura di Khamenei e di mantenere saldo l’indirizzo del Consiglio.
La questione economica al centro del dibattito
Tema centrale in questa campagna elettorale è la gestione dell’economia. Il primo dibattito televisivo con i candidati ha avuto come oggetto la questione economica, in particolare rispetto alle sanzioni USA. [3]Secondo l’attuale presidente del Parlamento Mohammad-Bagher Ghalibaf per superare il periodo di crisi bisogna trovare un accordo di cooperazione tra investitori e Stato. Masoud Pezeshkian è invece dell’idea che per raggiungere una crescita minima dell’8% sia necessario mettere da parte le ostilità interne e trovare terreni d’incontro con governi stranieri. Anche l’ex Ministro dell’Interno Mustafa Purmohamadi segue la scia dell’internazionalizzazione promuovendo una riconciliazione dentro e fuori il Paese. Reticenti a questo piano sono invece altri candidati, come l’ultraconservatore Said Jalili il quale crede che per risollevare l’economia sia necessaria una grande partecipazione sociale. Insieme ad Alireza Zakani e Amir Hossein Ghazizadeh Hashemi, Jalili propone una serie di misure per combattere la povertà interna, come sussidi e incentivi statali.
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Previsioni e prospettive
I sondaggi riportati dalla compagnia Parsine, Ghalibaf è il candidato favorito con circa il 29% delle preferenze, seguito da Pezeshkian con il 21%. Il terzo posto potrebbe essere di Jalili con il 18%. [4]Questo significa che il popolo protende più verso una soluzione interna del conflitto, Ghalibaf non sembra promettere una vasta apertura al mercato globale, ma sembra più favorevole a ribilanciare gli equilibri interni. Pazeshikian ha invece dichiarato pubblicamente la sua volontà di riaprire il Paese ad una cooperazione internazionale. Se le previsioni dovessero ribaltarsi, e quindi portare Jalili al primo posto la Repubblica Islamica andrebbe incontro ad un periodo di isolamento che continuerà a indebolire le speranze dei rivoluzionari.
Oggi il popolo iraniano, stremato e combattivo, sarà nuovamente chiamato alle urne (l’ultima chiamata era stata a marzo per le elezioni parlamentari che hanno visto la vincita degli ultraconservatori). Le previsioni indicano che l’affluenza potrebbe superare il 52%. Sebbene questi voti decideranno il nome della seconda carica statale, e non della Guida Suprema, è necessario attenzionare questa successione per captare i nuovi equilibri persiani.
Note
[1] IRNA English – Advertisements of Candidates for Iran’s 14th Presidential Elections
[2] Iranian Presidential Candidates Hold First TV Debate – Politics news – Tasnim News Agency
[3] Iran presidential hopefuls hold first live debate on national TV – IRNA English
[4] Leader calls for turnout in upcoming presidential election – Mehr News Agency
Foto copertina: L’Iran al voto dopo la morte del Presidente Raisi