Possibile crisi diplomatica tra Israele e Colombia. Il presidente Petro dichiara: «Se dobbiamo sospendere le relazioni estere con Israele, le sospendiamo. Non supportiamo i genocidi».


A cura di Valentina Franzese*

 

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Introduzione

Si complicano i rapporti diplomatici tra Israele, guidato dal Primo ministro Benjamin Netanyahu, e Colombia, presieduta da Gustavo Petro. I
l violento attacco contro Israele avvenuto lo scorso 7 ottobre ad opera del gruppo terroristico Hamas contro, e la successiva ritorsione contro i cittadini palestinesi nella Striscia di Gaza, non ha lasciato indifferente il presidente colombiano Petro – probabilmente il leader latinoamericano più attivo a commentare attraverso X (ex Twitter) la situazione -. Inizialmente Petro ha chiesto a gran voce l’attivazione di negoziati di pace con la mediazione delle Nazioni Unite, senza condannare però l’attacco terroristico di Hamas in quanto tale, e ha chiesto il «riconoscimento globale dello Stato palestinese»[2]. Queste dichiarazioni hanno coinvolto Petro in diverse discussioni, tra cui quella con l’ambasciatore israeliano in Colombia, Gali Dagan, fino ad ampliare le riflessioni circa la politica estera del paese.

La posizione di Petro sul conflitto israelo – palestinese portano a un lungo “botta e risposta” con l’ambasciatore Dagan

La disputa ha avuto luogo sin dai giorni immediatamente successivi all’attentato missilistico di Hamas quando Petro ha manifestato il suo sostegno, in maniera chiare e inequivocabile, alla popolazione palestinese ricordando le dichiarazioni fatte durante l’ultima seduta plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dello scorso 19 settembre[3]. In quell’occasione, il presidente colombiano riferendosi alla guerra in corso in Ucraina, aveva invitato la comunità internazionale a non dimenticare il decennale conflitto tra Israele e Palestina, troppo spesso accantonato per essere poi “rispolverato” in caso di gravi escalation belliche. Esortando gli stati occidentali, in tempi che in un certo senso potremmo dire non sospetti, Petro dichiarò: «Che differenza c’è tra Ucraina e Palestina? Non è ora di finire entrambe le guerre? Sarebbe opportuno convocare due Conferenze di pace una sull’Ucraina, l’altra sulla Palestina, non perché non ci siano altre guerre nel mondo, come nel mio Paese, ma perché insegnerebbero a fare la pace in tutte le regioni del pianeta. Perché entrambe, e solo entrambe, metterebbero fine all’ipocrisia come pratica politica, perché potremmo essere sinceri, una virtù senza la quale non saremo i guerrieri della vita»[4].

Pronta e immediata la risposta dell’ambasciatore israeliano in Colombia Dagan che, dialogando con SEMANA, ha chiesto al governo colombiano di alzare con forza la voce contro il terrorismo. «È molto difficile trovare il denominatore comune tra questi due casi. Ci auguriamo che un paese amico di Israele condanni fermamente e chiaramente l’attacco terroristico contro civili innocenti nello Stato di Israele»[5], ha affermato l’ambasciatore israeliano riferendosi al paragone fatto dal presidente Petro. In aggiunta, il diplomatico ha invitato il presidente colombiano a visitare il campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, dopo il parallelismo fatto da Petro tra le misure israeliane a Gaza e i campi di concentramento. Il World Jewish Congress, dal canto suo, ha accusato il presidente della Colombia di ignorare completamente le centinaia di vittime civili israeliane e ha definito la dichiarazione di Petro «un insulto ai sei milioni di vittime dell’Olocausto e al popolo ebraico»[6]. Nei giorni successivi, Petro ha utilizzato ripetutamente i social media per criticare la risposta militare di Israele e, replicando all’ambasciatore Dagan, ha detto di essere già stato ad Auschwitz in passato e di poterne vedere oggi una nuova replica a Gaza[7].

Ugualmente forti e nette sono state le posizioni assunte nei confronti di Netanyahu. Ricondividendo la notizia del blocco totale di energia, cibo e benzina a Gaza annunciata dal ministro della Difesa israeliano Yoav Galant, Petro, il 9 ottobre ha scritto: «Nessun democratico al mondo può accettare che Gaza venga trasformata in un campo di concentramento. I campi di concentramento sono vietati dal diritto internazionale e coloro che li sviluppano diventano criminali contro l’umanità»[8]. «Questo è ciò che i nazisti dicevano degli ebrei. I popoli democratici non possono permettere che il nazismo si riaffermi nella politica internazionale. Israeliani e palestinesi sono esseri umani soggetti al diritto internazionale. Questo discorso di odio, se continua, porterà solo a un olocausto»[9]. I parallelismi storici di Petro non si sono fermati, però, al conflitto in Ucraina. Sempre attraverso X Petro ha dichiarato: «Gaza appare oggi distrutta come o più del ghetto di Varsavia, dopo che fu distrutta dalla barbarie nazista in risposta all’insurrezione ebraica e socialista in quel campo di concentramento. 140 bambini palestinesi sono morti in seguito ai bombardamenti. Non erano militanti di Hamas. […]

Davanti ai nostri occhi le società occidentali hanno eletto governi di destra spaventati dall’immigrazione e queste destre stanno finendo per sostenere l’estrema destra israeliana portando il mondo a un 1933 globale»[10]. A queste affermazioni è seguita, con notevole insistenza, la richiesta di convocare urgentemente una seduta plenaria straordinaria dell’Assemblea Generale ONU e il richiamo al dialogo fra le parti, «Solo il dialogo è la via razionale per superare un conflitto che dura da 75 anni e di cui il popolo palestinese è stato finora la vittima»[11] ha sottolineato il presidente Petro.

Oltre alle rinnovate accuse circa il comportamento e le recenti decisioni portate avanti dal governo israeliano, non sono mancati i riferimenti al Mossad, così come i richiami alla condizione di apartheid vissuta dalla popolazione di Gaza: «Dicono che sostengo Hamas, come prima dicevano che sostenevo le FARC. Hamas è un’invenzione del Mossad per dividere il popolo palestinese e avere la scusa di punirlo. Il terrorismo, come diceva Habermas, come ogni violenza, è assenza di comunicazione. Sostituire il dialogo tra popoli dignitosi e sostituirlo con l’apartheid pura e la repressione crea solo un terrorismo disperato e omicida. La fine del terrorismo è una sola: aprire le vie di comunicazione tra i popoli. Tuttavia, ciò che realmente vogliono è espellere il popolo palestinese dalla sua vecchia terra e distruggerlo»[12].

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«Un giorno l’esercito e il governo di Israele chiederanno perdono per ciò che i loro uomini hanno fatto scatenando un genocidio. Li abbraccerò e piangerò per l’assassinio di Auschwitz e Gaza»

A partire da domenica 15 ottobre, la diatriba diplomatica si è intensificata ulteriormente mettendo a dura prova la tenuta delle relazioni diplomatiche tra i due governi. Tanto che, all’annuncio di Tel Aviv di sospendere le esportazioni di materiale di sicurezza verso Bogotà, è seguita la minaccia di Petro di bloccare le comunicazioni tra le due parti. A fronte delle dichiarazioni – interpretate come «antisemite e ostili» – fatte dal presidente Petro e dal sostegno costante offerto alla causa palestinese, il governo israeliano si espresso attraverso il portavoce per il Ministero degli Esteri, Lior Haiat. Su X Haiat ha richiamato pubblicamente Petro scrivendo: «É stato chiarito all’ambasciatore che le sue dichiarazioni [di Gustavo Petro] sono state accolte in Israele con sgomento per il selvaggio attacco terroristico di Hamas che ha ucciso più di 1.300 israeliani e ne ha rapiti più di 150. Israele condanna le dichiarazioni del Presidente che riflettono il sostegno alle atrocità commesse dai terroristi di Hamas, alimentano l’antisemitismo, colpiscono i rappresentanti dello Stato di Israele e minacciano la pace della comunità ebraica in Colombia. In risposta, come primo passo, Israele ha deciso di interrompere le esportazioni di prodotti per la sicurezza verso la Colombia»[14]. Nel comunicato si afferma, inoltre, che Israele si dice fermamente convinta nel condannare gli interventi di Petro, «che costituiscono un sostegno agli atti orribili dei terroristi di Hamas, infiammano l’antisemitismo, danneggiano i rappresentanti dello Stato di Israele e minacciano la sicurezza della comunità ebraica in Colombia»[15]. La decisione di sospendere le esportazioni è stata presa da Tel Aviv su indicazione del Ministro degli Esteri Eli Cohen che, in accordo con il vicedirettore generale per l’America Latina (Amb. Jonathan Peled), ha richiamato l’ambasciatrice colombiana in Israele, Margarita Manjarrez, per un «colloquio di rimprovero»[16], a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Petro durante la scorsa settimana.

Pronta e immediata la replica del presidente colombiano che, sempre attraverso i suoi canali social, si è detto pronto a sospendere le relazioni estere con Israele richiamando anche gli altri stati latinoamericani a sostenere la causa palestinese, e ha proseguito con il suo “velato” parallelismo tra il comportamento di Hitler e quello del governo israeliano nella Striscia di Gaza. «Se le relazioni estere con Israele devono essere sospese, le sospendiamo.

Non sosteniamo il genocidio. Non insultiamo il presidente della Colombia. Chiedo all’America Latina di mostrare una vera solidarietà con la Colombia. E se non sarà in grado di farlo, la storia avrà l’ultima parola, come nella grande guerra del Chaco. […] La Colombia, come ci hanno insegnato Bolivar e Nariño, è un popolo indipendente, sovrano e giusto. Un giorno l’esercito e il governo di Israele chiederanno perdono per ciò che i loro uomini hanno fatto scatenando un genocidio. Li abbraccerò e piangerò per l’assassinio di Auschwitz e Gaza.

Hitler sarà sconfitto per il bene dell’umanità, della sua democrazia, della pace e della libertà del mondo»[17]. Lo scorso lunedì 16 ottobre, il ministro degli Esteri colombiano, Álvaro Leyva Durán, si è unito alla contesa diplomatica, condannando l’ «insensata rozzezza»[18] dell’ambasciatore israeliano nei confronti di Petro e suggerendogli di lasciare il suo incarico. «Nessuna persona sensata può applaudire la politica della terra bruciata, non importa da dove provenga. Viola la dignità umana. Uccide persone innocenti»[19], ha proseguito Leyva.

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Il ministro degli Esteri colombiano ha poi negato di aver ordinato l’espulsione dell’ambasciatore Dagan dal paese latinoamericano invitando tuttavia Dagan, e di riflesso il governo Netanyahu, a trattare il presidente Petro con maggiore rispetto utilizzando «parole scelte in modo sensato»[20]. Le dichiarazioni del presidente colombiano hanno innescato, oltre che una serie di accuse di antisemitismo, una lunga diatriba sulla politica estera colombiana chiusa dal capo di stato con un comunicato stampa ad hoc. Dopo aver ribadito la volontà di allontanare la Colombia da una strategia di asservimento e allineamento totale ai dettami statunitensi per ciò che concerne la diplomazia internazionale[21], Petro è ritornato a manifestare il proprio sostegno alla causa palestinese decidendo, ancora una volta, di schierarsi pubblicamente al fianco della popolazione di Gaza.

In questo senso ha dichiarato: «La nostra posizione sul conflitto è stata chiara fin dal suo inizio, decenni fa, ed è stata difesa dal nostro voto alle Nazioni Unite, che è stato in linea con la maggioranza delle nazioni del mondo. Siamo a favore di un accordo di pace che riconosca i due Stati: Palestina e Israele, la loro sovranità e libertà e i confini del 1967. L’occupazione del territorio palestinese deve finire. La Palestina deve essere libera. Rifiutiamo che l’estrema destra dei due Paesi porti le due società a un conflitto in cui tutti saranno sconfitti. Peggio ancora, a una conflagrazione mondiale. Ci deve essere un senso di responsabilità anche nei confronti dell’umanità. L’occupazione deve cessare e le azioni militari contro la popolazione civile devono cessare perché violano il diritto internazionale umanitario. Nelle azioni violente delle parti sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità che devono essere indagati dalla magistratura dei due Paesi o da quella internazionale. Né la popolazione civile israeliana né quella palestinese sono responsabili di questa violenza. […] Il cessate il fuoco deve essere imposto ora per evitare ulteriori vittime civili. La Colombia invierà aiuti umanitari a Gaza»[22].

Perché le dichiarazioni di Petro sono importanti?

Gustavo Petro è stato tra i primi leader internazionali e latinoamericani ad esporsi pubblicamente sul conflitto israelo – palestinese, non esitando a richiamare le Nazioni Unite e la comunità internazionale nella sua completezza, nonostante i molteplici attacchi di antisemitismo giunti da più parti. Deciso a non far mancare il proprio supporto e sostegno – tramite l’apertura dell’ambasciata colombiana a Ramallah, “strumento” che semplificherà le procedure di richiesta d’asilo politico favorendo l’apertura di corridoi umanitari[23] – alla popolazione palestinese colpita in questi giorni dai bombardamenti israeliani, Petro ha invitato l’Occidente ad affrontare la crisi umanitaria in Medioriente con la medesima attenzione e con il medesimo riguardo con cui si sta seguendo la crisi in corso in Ucraina. Per troppo tempo la popolazione della Striscia di Gaza, secondo Petro, è stata dimenticata e messa da parte, per tale ragione meriterebbe molto più rispetto e attenzione, mediatica e non.


Note

[1] Gustavo Petro con gli ambasciatori di Israele, Gali Dagan, e Palestina, Raouf Almalki,  a Bogotà lo scorso 19 ottobre. Durante l’occasione il presidente ha ribadito la propria solidarietà «ai bambini israeliani e palestinesi che devono e hanno il diritto di vivere in pace», https://x.com/petrogustavo/status/1715119724776894563?s=20.
[2]J. Urrejola, “Las opiniones de Petro que tensan las relaciones con Israel”, DW, 16/10/2023, https://www.dw.com/es/las-opiniones-de-petro-que-tensan-las-relaciones-con-israel/a-67114976.
[3]«Forse sono stato l’unico presidente al mondo a denunciare alle Nazioni Unite come l’occupazione russa dell’Ucraina e l’occupazione israeliana della Palestina siano state trattate con ipocrisia dalle grandi potenze mondiali. Ho proposto due conferenze internazionali sulla pace per risolvere entrambi i conflitti e trovare la pace», https://x.com/petrogustavo/status/1710643415560405429?s=20.
[4]Comunicados de prensa, “End war and reform the global financial system, the main proposals of President Petro to the U.N. General Assembly”, 19/09/2023, https://petro.presidencia.gov.co/prensa/Paginas/End-war-and-reform-the-global-financial-system-the-main-proposals-of-Presid-230919.aspx.
[5]“Embajador de Israel le envió contundente mensaje al presidente Petro en entrevista con SEMANA: “Esperamos que condene fuerte el ataque terrorista”, El País, 7/10/2023, https://www.elpais.com.co/politica/fuerte-respuesta-del-embajador-de-israel-al-presidente-petro-esperamos-que-un-pais-amigo-condene-el-ataque-0708.html.
[6]T. Phillips, “Israel and Colombia in ferocious diplomatic spat over Hamas war”, The Guardian, 16/10/2023, https://www.theguardian.com/world/2023/oct/16/colombia-israel-palestine-petro-comment-hamas-war.
[7]https://x.com/petrogustavo/status/1711389434468241597?s=20.
[8]https://x.com/petrogustavo/status/1711360010939212134?s=20.
[9]https://x.com/petrogustavo/status/1711382918877032732?s=20.
[10]https://x.com/petrogustavo/status/1711761746828861616?s=20.
[11] Comunicados de prensa, “President Petro ratifies Colombia’s position of supporting, with its vote, the majority of United Nations against occupation of Palestinian territory”, 10/10/2023, https://petro.presidencia.gov.co/prensa/Paginas/President-Petro-ratifies-Colombias-position-of-supporting-231010.aspx.
[12]https://x.com/petrogustavo/status/1713239797915865127?s=20.
[13] Slide condivisa dal presidente colombiano Petro su i suoi account social, https://twitter.com/petrogustavo/status/1713669205516578997 e https://www.instagram.com/p/CydscyKL1Rk/?utm_source=ig_web_copy_link&igshid=MzRlODBiNWFlZA==.
[14]https://x.com/LiorHaiat/status/1713635059373105498?s=20.
[15] T. Phillips, Op. Cit.
[16] Ibidem.
[17]https://x.com/petrogustavo/status/1713651638039117872?s=20.
[18]https://x.com/AlvaroLeyva/status/1713918357726961963?s=20.
[19]https://x.com/AlvaroLeyva/status/1713945242607431918?s=20.
[20] T. Phillips, Op. Cit.
[21]Comunicado a la Opinón Pública, 16/10/2023, https://petro.presidencia.gov.co/prensa/Paginas/Comunicado-a-la-opinion-publica-231016.aspx.
[22]https://x.com/petrogustavo/status/1713990942045171863?s=20.
[23] «Invieremo un aereo con aiuti umanitari alla periferia di Gaza in attesa che si apra un corridoio umanitario. La Colombia aprirà la sua ambasciata a Ramallah, in Palestina», https://x.com/petrogustavo/status/1715119724776894563?s=20.


Foto copertina: Gustavo Petro presidente della Colombia. Israele – Colombia, si apre una crisi diplomatica?
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