Il confine tra psicosi, fragilità umana e norme di comportamento


La paura: l’emozione più diffusa della società moderna. Incubi e fobie, nuove tecnologie, una serie interminabile di travagli e tribolazioni. Ci sono state volte in cui la storia pareva recitare una sceneggiatura traumatica, priva di risposte e di “senso”. In quelle occasioni il terrore delle persone era così devastante che le loro identità rischiavano di venire sommerse. [1]
Paura è lo stato d’animo che maggiormente sta accompagnando questi ultimi anni.
La pandemia da Covid-19, purtroppo con i suoi lutti e i suoi dolori, ha creato una cesura tra l’identità delle persone nel 2019, quella nel primo lockdown e la situazione attuale. Si può notare un’escalation di stati d’animo differenti.
La situazione di allarme ha mostrato, a livello globale, le caratteristiche peculiari di comportamento di massa.
Un episodio dei Simpson si concentra sull’ossessione che dilaga a Springfield per lo “strappasucco”, elettrodomestico  che viene realizzato e spedito da Osaka, dove lavora un operaio che sta cercando di tenere nascosto ai propri superiori il fatto di avere l’influenza. Questo finisce però per tossire dentro le scatole prima che siano chiuse ed inviate negli Stati Uniti. In maniera molto esilarante, viene mostrato come il virus dell’influenza si dilaghi a macchia d’olio. Ad oggi sembra diffondersi uno stato perenne di incertezza, di rigetto. Lo stato comune è quello di sentirsi saturi, in un passaggio da “andrà tutto bene” nella prima fase pandemica, a “nulla sarà come prima”.
Inoltre ciò che sembra maggiormente diffusa oggi, non è tanto la paura di contrarre il Covid-19, le cui sintomatologie gravi si riducono con la vaccinazione: si ha paura dell’oblio, vige uno stato di apatia psicologica.
Uno studio di ”Factanza” sostiene il cambio a cui si è assistito tra il primo lockdown e la situazione odierna. Si parla di un naturale bornout che tutti stiamo, anche inconsapevolmente, vivendo: stanchezza emotiva, senso di esaustione e rigetto.
“E’ come se la paura e l’ansia avessero perso la propria credibilità agli occhi del cervello quando si parla di nuove ondate pandemiche e necessità di mettersi al sicuro”.[2]
I danni collaterali dal punto di vista psico-sociale sono aumentati di gran lunga negli ultimi mesi.
Uno studio della Società Italiana di Psichiatria Sociale, infatti, ha rilevato come il lockdown abbia aumentato fino al 40% sintomi quali stress e ansia, sia tra le persone in prima linea nella lotta alla COVID-19 (come gli operatori sanitari), sia nella popolazione generale. Molto importante è anche sottolineare come, dopo un anno di pandemia, i sintomi depressivi in Italia siano quintuplicati, al punto che, indicativamente, 1 persona su 3 sarebbe affetta da depressione. Infine, nella categoria rappresentata dai malati di COVID-19 e i loro congiunti, il 20% avrebbe fatto uso di stupefacenti o alcol, a dimostrazione di quanto la pandemia possa aver influito sul benessere psicologico degli italiani.[3]
La suggestione viaggia più rapidamente del virus e spiega come l’estremizzazione e la percezione smisurata del pericolo abbia indotto le persone anche ad un’altra tipologia di comportamento, dettata perlopiù dalle misure cautelari adottate dalle Istituzioni (come la quarantena), ad esempio la corsa a provviste di alimenti e beni di prima necessità. [4]
Recenti studi su pazienti non infetti da Covid-19 hanno identificato una incidentalità del 25% maggiore di casi di disturbi schizofrenici correlati attribuibili allo stress sociale e alle misure di distanziamento fisico associate al Covid-19. Un altro studio ha rilevato un caso di episodio acuto di psicosi caratterizzato da alti livelli di paura e stress associati al coronavirus.[5]
Effettuando un sondaggio al quale hanno partecipato persone nella fascia di età compresa tra i 20 e i 65 anni, tra studenti, adulti lavoratori e pensionati, i risultati sono stati i seguenti:

  • Il 56,5% ha più paura dello stato sociale di distanziamento, che di contrarre il Virus;
  • In una scala da 0 a 5 solo il 6,5% non si sente frustrato o stanco psicologicamente;
  • Il 44,6% vive in uno stato di frustrazione personale, lavorativa e di mancanza di fiducia nel futuro; il 35,9% avverte paura, sfiducia ed apatia;
  • L’ 80,4% ritiene impossibile tornare già da domani alla vita e alle abitudini del 2019.

Accanto a questa dispersione con sé e con il mondo circostante, un fattore che accumuna particolarmente gli italiani, sull’onda dell’incertezza e di un forte senso di smarrimento, è un perenne pensiero catastrofico, realizzatosi nella tendenza di anticipare sempre il peggio.

Isteria da Fake News

Il 45,7% delle persone partecipanti al sondaggio ritiene che le fake news e i social media abbiano contribuito allo snodarsi di psicosi generalizzata.
Le notizie false hanno pervaso il panorama dei social media durante l’epidemia di COVID-19.
Il fatto che i social media abbiano provocato direttamente e indirettamente un TPP più elevato (percezione in terza persona causata da disinformazione digitale) implica che un potenziale danno dei social media non è limitato a un mulino di voci che propaga storie false, come ampiamente riconosciuto, ma può estendersi ulteriormente a una camera di risonanza per coltivare una convinzione inclinata che lui o lei è a prova di fake news. [6]
La disinformazione su COVID-19 si è diffusa ampiamente sui social media, spaziando dalla vendita di false “cure”, come fare gargarismi con limone o acqua salata e iniettarsi candeggina[7], a false teorie cospirative che il virus è stato bioingegnerizzato in un laboratorio a Wuhan[8], o che la rete cellulare 5G sta causando o esacerbando i sintomi di COVID-19 ( BBC News, 2020 ). [9]
Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro è stato costretto a diffondere un video per tranquillizzare gli italiani e spiegare che la trasmissione del virus avviene tramite le persone, e non visitando Chinatown, mangiando “zuppe di pipistrello” o facendo acquisti nei negozi cinesi, a differenza dei proclami delle catene di Sant’Antonio allarmiste su WhatsApp.[10]
Poiché la disinformazione si diffonde attraverso le reti proprio come un vero virus che “infetta il suo ospite” e trasmette rapidamente falsità da una mente all’altra, l’antidoto naturale è un vaccino psicologico contro le notizie false.
Nel mese di marzo 2020, inoltre,  Facebook ha fatto la scelta decisiva di rimuovere un video condiviso dal Presidente del Brasile Bolsonaro in cui affermava che “l’idrossiclorochina funziona ovunque”. Questo nonostante il farmaco fosse ancora in fase di test per determinarne l’efficacia nel trattamento del COVID-19.
Se le persone credono erroneamente che ci sia un trattamento ampiamente efficace per COVID-19, potrebbero essere più avventate nell’uscire in pubblico, andare al lavoro o rifiutarsi di rimanere in isolamento. Ciò potrebbe causare una diffusione più rapida del virus, vanificare gli sforzi per appiattire la curva e invadere i sistemi sanitari.[11]
Un team della BBC che segue la disinformazione sul coronavirus ha trovato collegamenti ad aggressioni, incendi dolosi e morti. E gli esperti affermano che il potenziale di danni indiretti causati da voci, teorie del complotto e informazioni sulla cattiva salute potrebbe essere molto più grande. Voci online hanno portato ad attacchi di folla in India e avvelenamenti di massa in Iran.
Gli ingegneri delle telecomunicazioni sono stati minacciati e attaccati e le antenne telefoniche sono state date alle fiamme nel Regno Unito e in altri paesi, tutto a causa di teorie cospirative. In Arizona, una coppia pensava erroneamente che una bottiglia di detergente per acquari contenesse una medicina preventiva.[12]

Salute mentale e Covid-19: alla ricerca “dell’untore”

La storia, si sa, si ripete sempre uguale a se stessa. Alessandro Manzoni ha studiato come la “caparbietà convinta” abbia portato alla negazione della realtà della peste a Milano del 1630; Jean-Paul Sartre ha approfondito come la mavaise foi, “malafede”, come forma di “menzogna a sé stessi”, porti a negare per altra via una realtà che ci risulta sgradevole. [13]
Nei giorni odierni, la situazione non risulta essere cambiata. A differenza del primo lockdown dove la paura era ad uno stato iniziale e si provava una sorta di “pietà compassionevole”, nell’ultima ondata sembra esserci una ricerca smaniosa “dell’untore”. Si nota negli ultimi tempi una specie di stato di accusa nei confronti di una persona risultata positiva al Covid, come se fosse la causa del male di tutti. Sicuramente quella attuale non è un’isteria di massa come il panico manzoniano, ma qualcosa di molto silenzioso si muove nelle nostre vite.
In relazione alla pandemia attualmente in corso, per le finalità direttamente umane va rimarcato il carattere centrale, anche se non esclusivo, della resilienza psicologica. È importante rilevare il ruolo del coraggio. È importante pensare a quanto decisiva sia la virtù della prudenza da adottare per non farsi infettare, e ciò non solo nella fase di emergenza ma anche successivamente, in vista di possibili/probabili ondate di ritorno solitamente collegate alla stagionalità virale.
Ed è importante pensare anche ai difetti mentali ed emozionali collegati ad una resilienza assente: in primo luogo ignoranza, superficialità e presunzione.[14]
L’aspetto quantitativo della escalation “focolaio-endemia-epidemia-pandemia” (cioè pochissimi-pochi-tanti-tutti) si districa su quattro livelli di crescente gravità, sia sociale sia individuale, con l’altamente probabile incremento di ogni stato di tensione intrapsichica, per cui “si sta peggio” e “ci si attende il peggio” e “non c’è limite al peggio”.[15]
L’emergenza sanitaria Covid-19 non è finita. Non sono finite le paure, le incertezze, i dubbi e la solitudine per la popolazione generale. Il personale sanitario impegnato ogni giorno in corsia a diversi livelli e strutture ha fatto ciò che poteva con le risorse a disposizione e con il caos che questa emergenza sanitaria ha prodotto e indotto a livello umano, istituzionale e sociale. Porta con sé e per sempre le perdite umane, il dolore delle famiglie, i ricordi delle procedure complesse e le rappresentazioni e proiezioni delle proprie angosce.[16]
Meccanismi di difesa atti ad evitare angoscia e paura possono aver contribuito a modificare nelle persone la percezione del pericolo, portando sia i cittadini, che le istituzioni, ad assumere atteggiamenti di allarmismo e successivamente di minimizzazione, creando flussi di informazione polarizzata, che hanno alimentato dubbi e insicurezze tra disinformazione di massa e teorie del complotto. [17]
Nel sondaggio effettuato risulta esser preponderante un senso di stanchezza generale, c’è chi addirittura paragona il tutto ad un perenne stato d’assedio.

Contro-bilanciamento di diritti e doveri

Nel rovescio della medaglia, inoltre, la disinformazione ha condotto l’Occidente, in particolare, ad uno stato di sfiducia perenne nei confronti dei propri governi.
Circa 1 italiano su 3 ha ritenuto che le decisioni governative in merito all’emergenza sanitaria abbiano violato i diritti del nocciolo duro delle Costituzione. In un’intervista di Vincenzo Antonio Poso al magistrale giurista Sabino Cassese, in merito al rapporto tra diritti e doveri in periodo pandemico, si legge: “L’articolo 2 della Costituzione dispone che, accanto ai diritti, la Repubblica «richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». Dobbiamo anteporre i diritti ai doveri, o fare il contrario? Oppure bilanciare diritti e doveri? Per esempio per far prevalere il diritto alla salute sulla libertà religiosa? Non ha fatto bene il Papa a evitare che si raccogliesse folla in Piazza San Pietro? Rispondo con la frase tratta dalle conclusioni di Jean Romieu in un caso francese famoso del 1902, dinanzi al “Tribunal des conflits”: «Lorsque la maison brûle, on ne va pas demander au juge l’autorisation d’y envoyer les pompier» (quando la casa brucia, non si va dal giudice per chiedere l’autorizzazione a inviare i pompieri). È il problema tanto discusso dei casi straordinari di necessità e d’urgenza di cui abbiamo detto sopra. Occorre contemperare doveri e diritti, nell’interesse collettivo e individuale, ma anche per rispetto di coloro che lavorano in prima fila, come gli operatori sanitari e gli addetti ai servizi pubblici essenziali (…) E’ il diritto alla salute che prevale. E i testi sia legislativi sia regolamentari sono stati formulati, sia pure frettolosamente e con qualche errore, in modo che tiene conto dei diversi “beni” che vengono limitati: spesso vietano, sospendono e chiudono; ma, in altri casi, “raccomandano” o “raccomandano fortemente”.[18]
In questo contesto delicato e vacillante, saltano all’attenzione di tutti però alcune considerazioni.
L’85,9% degli intervistati ritiene necessario un bonus psicologo in Italia. C’è stato il mitologico bonus monopattini, varato insieme alle agevolazioni per le vacanze, il Superbonus 110% ma non c’è un bonus per la salute mentale per problemi legati al Covid. Il budget richiesto era di 50 milioni di euro, ma non ha trovato spazio nella Legge di Bilancio. “C’è grande amarezza. Sapevamo fosse difficile, che le risorse richieste fossero cospicue, ma non lo erano a caso”, ha commentato la vice presidente dei senatori del Pd, Caterina Biti, prima firmataria dell’emendamento. [19]
Accanto ad una crisi sanitaria, etica e sociale, si accompagna, come da ricorso storico, una forte crisi economica e occupazionale. Il prezzo di un tampone molecolare è eccessivo; dal 20 agosto al 19 settembre 2021 le persone non vaccinate contro il Covid-19 ricoverate in ospedale sono costate al Servizio sanitario nazionale 64 milioni di euro. In pandemia tutto è in discussione.
Bisognerebbe parlare di “sindemia”, l’epidemia causata dalla disuguaglianza.[20] “Per una buona parte delle classi dirigenti, che hanno assistito con orrore all’ascesa di Donald Trump e Boris Johnson, ma anche al risveglio delle rivolte popolari un po’ovunque nel mondo, il modello non si deve più cercare in Occidente, ma in Oriente. Sono stati i leader cinesi a esplorare per primi questo nuovo continente mentale, con il suo linguaggio, le sue norme e il suo immaginario. Sono dunque loro che hanno tutto da insegnarci, mentre gli Americani e i loro cugini britannici non hanno visto arrivare nulla. In Pandemia, ormai è la Cina che domina. Non più solo economicamente, ma anche moralmente, culturalmente e politicamente”.[21]
Il cambiamento comportamentale stravolge profondamente la vita di tutti e quindi anche le menti che reagiscono a questo cambiamento contestuale ri-rappresendando sia le autorità, sia gli altri cittadini e persino noi stessi. [22]
Proprio in questa fase più critica della pandemia, dopo alcuni mesi di “lasciarsi andare” come se il virus fosse sparito, ,ecco materializzarsi nuovi focolai e nuove ondate tra no-vax incalliti e terapie intensive al collasso. Il tutto in simbiosi con la fine del mandato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale, nel suo ultimo discorso di fine anno al Quirinale, ha dichiarato: “ I meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati. I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri”.
Più dure le parole di Olivier Ve’ran, il ministro della Salute francese sull’aumento dei casi nel Paese a causa della variante Omicron. “A quelli di voi che stanno guardando e che potrebbero non essere vaccinati, dico questo non come una minaccia, sono un ministro e sono anche un medico, ho empatia per tutte le persone e tratto tutte le persone allo stesso modo senza distinzione, ma lo dico a coloro che non sono vaccinati, ci sono pochissime possibilità che riusciate a superare questo periodo, la circolazione del virus è troppo veloce”.
In conclusione, “quando la terra trema per l’eruzione di un vulcano o quando la peste invade il paese, con quanta rapidità e profondità anche l’uomo più zotico, anche l’uomo più ignorante comprende l’incertezza di tutto! Ma quando la cosa è passata, ecco che non si riesce più a metterla in connessione con sé, mentre invece proprio allora dovrebbe approfittare per farlo”.[23]
L’emergenza odierna conduce a situazioni sì complesse di emarginazione e fragilità, ma situazioni non sconosciute a paesi come l’Africa Occidentale colpita dal flagello dell’ebola. Forse gli alti standard di vita, la tecnologia, Internet hanno portato a una maggiore disomogeneità a livello globale, magari ignorando la presenza di categorie molto più fragili e vulnerabili rispetto a questa vacillante generazione Z.


Note

[1] Bourke Joanna, Paura, Una storia culturale, Editori Laterza,2015, p. VII, prefazione.
[2] Available on https://factanza.it/
[3] Rita V., Dopo il lockdown sono aumentati stress, ansia e sintomi depressivi, in “La Repubblica”, 16 ottobre 2020
[4] Available on http://www.accademiadipsicologia.it/coronavirus-tra-realta-e-psicosi/
[5] Available on https://istitutosantachiara.it/covid-19-e-psicosi-come-la-pandemia-influenza-la-salute-mentale/
[6] Jeongwon Yang Yu Tian, Comunicazioni di massa, SI Newhouse School of Public Communications presso la Syracuse University, 215 University PL, Syracuse, NY, 13244, USA (available on https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0747563221002739 )
[7] Organizzazione mondiale della sanità, 2020a
[8] Andersen et al., 2020 ; Cohen, 2020
[9] Sander van der Linden, Jon Roozenbeek e Josh Compton, available on https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyg.2020.566790/full
[10] Available on https://www.leggiscomodo.org/laltro-contagio/
[11] Available on https://techcrunch.com/2020/03/30/facebook-removes-bolsonaro-video/?guccounter
[12] Available on https://www.bbc.com/news/stories-52731624
[13] Available on https://www.ricp.it/archivio/3369/articoli/33460/
[14] Peirone Luciano, Nuovo Coronavirus e resilienza, Strategie contro un nemico invisibile, Anthropos, 2020,prefazione,  available on https://www.psy.it/wp-content/uploads/2021/03/NUOVO-CORONAVIRUS-E-RESILIENZA.-eBook.pdf
[15] Ibidem, p.72
[16] Maccaferri Giorgio Enrico, La Pandemia Covid-19, available on https://www.psy.it/wp-content/uploads/2021/03/NUOVO-CORONAVIRUS-E-RESILIENZA.-eBook.pdf
[17] Available on http://www.psychiatryonline.it/node/8499
[18] Intervista di Vincenzo Antonio Poso a Sabino Cassese “Il diritto e i diritti, durante e oltre l’emergenza sanitaria”, available on https://www.lavorodirittieuropa.it/dottrina/principi-e-fonti/664-intervista-di-vincenzo-antonio-poso-a-sabino-cassese-il-diritto-e-i-diritti-durante-e-oltre-l-emergenza-sanitaria
[19] Available on https://tg24.sky.it/economia/2021/12/27/manovra-2022-bonus-psicologo#00
[20] [20] Available on https://www.micromega.net/dopo-la-pandemia/#_ftn11 di Pierfranco Pellizzetti
[21] B. Stiegler, “Democrazia-omertà, il mondo di dopo”, Il Fatto quotidiano 17 ottobre 2021
[22] Available on https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/coronavirus-quando-fiducia-diventa-scopo-risultati

[23]Søren Kierkegaard, Postilla conclusiva non scientifica alle briciole filosofiche, 1846


Foto copertina: Immagine web