Da Regeni a Zaki, dagli accordi energetici alle forniture di armi: i rapporti tra Italia ed Egitto diventano cruciali. Ne parliamo con Claudio Pacifico, Ambasciatore in Egitto dal 2007 al 2012
Le relazioni tra Italia e Egitto sono uno dei temi che maggiormente interesseranno i prossimi anni, soprattutto a fronte di quanto avvenuto negli ultimi cinque anni dalla morte di Giulio Regeni[1] fino al sequestro di Patrick Zaki. Ripercorriamo insieme le tappe dei rapporti tra Italia e Egitto da prima delle Primavere Arabe fino a oggi: a rispondere alle nostre domande è Claudio Pacifico, ambasciatore italiano in Egitto dal 2007 al 2012 e presidente della casa editrice tifernate LuoghInteriori e dell’Istituto Euro-Mediterraneo e per il Mondo Arabo. Claudio pacifico è anche autore di “Sogni e Delusioni delle Primavere Arabe: la destabilizzazione del Mondo Arabo, terrorismo e crisi umanitaria. Riflessioni e note di un testimone diretto, l’Ambasciatore italiano.”
Com’erano i rapporti Italia-Egitto prima del 2011?
I rapporti tra Italia ed Egitto prima del 2011 erano, ormai da molti anni, molto buoni. L’Italia era il primo partner commerciale ed industriale dell’Egitto in campo

occidentale (escludendo naturalmente gli USA). D’altronde già a partire dall’Ottocento i rapporti tra i due Paesi erano buoni e positivi (ricordo a titolo di esempio l’importantissimo ruolo dell’Italia nella costruzione del Canale di Suez, per celebrare la quale Verdi scrisse l’Aida, che fu presentata per la prima volta proprio alle solenni cerimonie di inaugurazione organizzate dalle Autorità egiziane). Le comunità italiane a Il Cairo, Alessandria, Port Said, Suez, ect. erano estese e, di nuovo, fra le più importanti collettività estere nel Paese.
Da parte egiziana si guardava con interesse e simpatia all’Italia e ciò ci aveva permesso, in alcuni momenti, di svolgere anche una positiva influenza sulle politiche dell’Egitto, sia a livello della sua politica interna, sia estera, come nel caso dei rapporti con Israele.
Come è stato vivere gli eventi di Piazza Tahrir in Egitto?
È stata un’esperienza turbolenta e tormentata. Noi eravamo asserragliati nell’Ambasciata (che, d’altronde, si trova a circa 500 metri in linea d’aria da Piazza Tahrir). Va detto però che a differenza di Ambasciate di altri Paesi Occidentali (USA, Regno Unito, Francia, ect.) l’Ambasciata d’Italia non ha sostanzialmente subito attacchi gravi o particolarmente pericolosi. Ciò probabilmente perché anche le masse egiziane (e non solo le Autorità) non nutrivano sentimenti di particolare ostilità nei confronti dell’Italia e degli Italiani.
Cosa ricorda dei primi giorni della rivoluzione: aveva il sentore che stava per finire l’epoca Mubarak?
Sin dai primi giorni capimmo bene che la Rivoluzione non era destinata a rimanere un fatto isolato e senza seguiti di rilievo. D’altra parte va detto che l’epoca Mubarak era già sostanzialmente nella sua fase finale: ciò innanzitutto per le cattive condizioni di salute del Leader (che aveva più di ottanta anni e subito vari infarti). D’altronde, erano già state preannunciate delle elezioni che forse giocarono un ruolo determinante nella stabilità del Regime e del Paese. Infatti, non solo era aumentata la virulenza della protesta islamica, ma lo stesso Regime si era “spaccato” al suo interno: da una parte vi erano i militari che rivendicavano, seguendo una certa tradizione, la successione a Mubarak; dall’altra parte vi erano tutti i tecnici e membri del Partito Nazionale egiziano, che sostenevano l’elezione a Presidente di Gamal Mubarak (figlio maggiore del vecchio Presidente). Fu proprio a causa di tale conflitto che i militari si rifiutarono di intervenire sulle strade per ristabilire l’ordine.
Quali sono stati i rapporti con il breve Governo Morsi[2]?
Vedendo l’evidente cattiva piega che la situazione stava assumendo, noi già da tempo avevamo stabilito dei rapporti discreti ma stretti con Morsi e la Fratellanza Musulmana. Nello svolgere tale azione cercavamo ancora una volta di calmare la disputa e la violenza della contrapposizione tra il Regime e i Fratelli Musulmani. A riprova dell’importanza di tale legame, va ricordata sia nella primavera la visita a Il Cairo dell’allora Presidente del Consiglio Monti (che incontrò Morsi quando questi non era ancora stato eletto), sia la visita dello stesso Morsi, ormai Presidente della Repubblica che, nell’autunno dello stesso anno compì la prima visita in Europa proprio a Roma.
Realpolitik: la stabilità dei rapporti Italoegiziani sono più importanti della verità sul caso Regeni e è possibile ipotizzare un coinvolgimento britannico nella vicenda?
Nel rispondere a questa domanda, devo premettere che tutta la tragica vicenda del giovane ricercatore italiano è avvenuta dopo che io avevo lasciato l’Egitto. Tentando comunque di dare una risposta da semplice “lettore di giornali” osserverei che la Realpolitik non ha prevalso sull’esigenza di avere giustizia su una vicenda che ha giustamente sconvolto l’opinione pubblica italiana. Al contrario osserverei che nonostante i buoni rapporti che l’Italia aveva stabilito anche con il Governo del Generale Al-Sisi, gli interessi italiani sono stati giustamente subordinati all’accertamento della verità e della giustizia. Per quanto riguarda il coinvolgimento di attori terzi nella vicenda, mi sembra che ancora oggi non si possano escludere, ma, su tutto ciò come è noto, sta indagando la Magistratura italiana.
L’Egitto potrebbe essere un ponte tra l’Italia e la Russia[3]?
Senz’altro l’Egitto potrebbe anche essere un ponte tra l’Italia e la Russia, ma quel che è più importante, è che è stato e potrebbe tornare ad essere un ponte tra l’Italia e il Mediterraneo e il Mondo Arabo.
Note
[1] Per una lettura approfondita sul caso Regeni: https://www.opiniojuris.it/giulio-regeni-arcuri/
[2] Per ulteriori spunti di riflessione su Morsi e sulla Fratellanza Musulmana: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/da-fratellanza-fratellanze-morsi-e-la-crisi-dellislam-politico-egiziano-23325
[3] Se si vogliono approfondire i rapporti tra Russia ed Egitto: https://it.insideover.com/politica/russia-ed-egitto-diventano-partner-strategici.html
Foto copertina:Autore: Jean-Claude Coutausse