Le relazioni bilaterali tra Italia e Pakistan sono sempre state caratterizzate da una notevole cordialità, che tuttavia a lungo è stata sicuramente accompagnata da una scarsa predisposizione per la valutazione delle opportunità che il rapporto tra Roma e Islamabad offriva dal punto di vista politico ed economico.
Anche in un’epoca storica in cui la globalizzazione sembrava essere molto al di qua dal venire, le relazioni tra Italia e Pakistan sono state tutto fuorché occasionali e saltuarie. Un esempio lampante di questo dato viene dalla storia personale di Abdus Salam (1926-1996), primo scienziato islamico a essere insignito del Premio Nobel (per la fisica, nel 1979, insieme a Sheldon Glashow e a Steven Weinberg, per l’elaborazione della teoria elettrodebole).
Salam fondò, assieme al fisico italiano Paolo Budinich (1916-2013), personaggio d’altri tempi definito “un Corto Maltese che amava la fisica”, l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP), “il primo centro scientifico al mondo su cui, dal 1964 a Trieste, garrisce la bandiera delle Nazioni Unite, realizzato sulla base di un’idea forte che Abdus Salam esprimeva così: “Scientific thought and its creation is the common and shared heritage of mankind”: il pensiero scientifico e la sua creazione sono il patrimonio comune e condiviso dell’umanità.
Ed è per fare in modo che questo patrimonio comune e condiviso arrecasse benefici all’intera umanità, che Abdus Salam propose di allestire un centro dove formare alla fisica teorica i giovani più valenti dei Paesi in via di sviluppo. Non solo per il valore culturale intrinseco di una simile iniziativa, ma anche perché la scienza è il motore dello sviluppo economico.
E la scienza di base è il primum movens della scienza. In altri termini – questo era il pensiero di Abdus Salam, in controtendenza rispetto a molti analisti – i Paesi in via di sviluppo non possono fare a meno di eccellere anche nelle scienze più astratte se vogliono recuperare il gap economico che li separa dai Paesi più avanzati[1]”. Erano gli anni dell’Italia del centro-sinistra, che faceva della proiezione mediterranea e terzomondista il perno di una strategia internazionale volta a massimizzare i dividendi per l’interesse nazionale e rafforzare il prestigio italiano nei Paesi in via di sviluppo. Gli anni di Aldo Moro, che perfezionò il disegno avviato, su rotte parallele, da Alcide de Gasperi e Enrico Mattei: il Paese era dotato di un soft power notevole nei confronti delle nazioni del Terzo Mondo, e la grande storia dell’ICTP si incastona a cavallo tra il substrato politico del tempo e la vivacità della scienza italiana, rappresentata da personaggi come Budinich e Edoardo Amaldi.
Abdus Salam diresse con energia e autorevolezza il centro triestino, dopo aver strappato in sede all’International Atomic Energy Agency (IAEA) della Nazioni Unite l’approvazione al suo progetto, che vide inizialmente un’insolita convergenza all’opposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica e l’Italia sostenitrice numero uno, con la sua proposta di mettere sin dall’inizio sul piatto della bilancia “tutto il corredo di infrastrutture, la libreria, un milione di dollari per l’avviamento e circa 250.000 dollari annuali per la gestione[2]”.
A Trieste, città simbolo della rinascita italiana nel secondo dopoguerra e delle tensioni della Guerra Fredda, l’utopia di Abdus Salam divenne realtà. Sito nel quartiere triestino del Miramare, l’ICTP fu sin dalle prime battute centro di formazione per migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo nei campi più complessi del sapere scientifico e fucina delle classi tecniche di diverse nazioni in via di sviluppo. “L’autorevolezza del Centro cresce quando Abdus Salam riceve il Premio Nobel per la fisica nel 1979, per un lavoro teorico svolto in parte in Inghilterra ma in parte anche a Trieste. Il suo è, in qualche modo, un Nobel anche “italiano”. E l’ICTP guadagna una notorietà che va oltre i confini della fisica. […] Dopo il 1979 e fino ai nostri giorni il centro di Miramare infatti cresce in maniera davvero notevole, se non spettacolare: aumenta lo staff, aumentano gli ambiti di interesse scientifico, aumenta la capacità di portare ogni anno a Trieste studenti e professori da tutti i paesi del mondo. Attratti dalla fisica teorica, ma anche da nuove attività che sono piuttosto tipiche della fisica sperimentale e della matematica applicata e che trovano sempre più spesso collocazione presso l’ICTP[3]”.
L’epopea personale di Abdus Salam e la sua capacità di ritagliare un ruolo tanto importante a cavallo tra Italia, Pakistan e Terzo Mondo in piena Guerra Fredda testimoniano di un legame bilaterale aperto da tempo, che però, come detto, a lungo non ha potuto esprimere tutto il suo potenziale.
Nell’ultimo decennio, tuttavia, i due Paesi hanno approfondito la collaborazione bilaterale e, al tempo stesso, scoperto, nel quadro della crescente apertura agli scambi tra Unione Europea e Pakistan, le possibilità sottese dalla crescita dei rapporti economici. Una manifestazione del nuovo approccio alle relazioni italo-pakistane fu il viaggio compiuto da Pervez Musharraf a Roma nel 2005, nel corso del quale il leader di Islamabad partecipò assieme al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a una serie di incontri e conferenze sulle potenzialità economiche e commerciali del rapporto italo pakistano, incassò il sostegno del Ministro delle Finanze del Governo Berlusconi II, Domenico Siniscalco, per i progressi economici del Paese e, cosa più importante, siglò con Roma un’alleanza volta a sviluppare un’opposizione congiunta al progetto di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che prevedeva l’espansione del numero di membri permanenti[4].
Tale sintonia è stata poi sviluppata dal ruolo decisivo giocato dall’Italia nell’avanzamento dei dialoghi per la definizione della politica commerciale tra Unione Europea e Pakistan: Roma si è sempre mostrata attiva nel perorare la concessione dei Generalised Scheme of Preferences al Pakistan e, ai tempi dell’ultimo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, il Ministro degli Esteri Franco Frattini si spese in prima persona per un trattato di libero scambio tra le due parti. In un lungo messaggio indirizzato al quotidiano pakistano Dawn per dimostrare la vicinanza dell’Italia al Paese dopo le terribili inondazioni del novembre 2010, Frattini analizzò lo stato della relazione bilaterale e individuò nel conseguimento di una crescita continua e sostenibile la via più veloce per il superamento del sottosviluppo da parte del Pakistan, scrivendo inoltre che Roma considerava Islamabad “non solo un attore economico, ma anche un partner politico primario[5]”.
Allo stato attuale delle cose, Italia e Pakistan intrattengono una relazione resiliente da molti punti di vista, che risulta fondata sui rapporti intergovernativi ma non si limita a questi: l’Italia ospita infatti la sesta più grande comunità di overseas Pakistanis al mondo, nonché la più numerosa dell’Europa continentale, forte di circa 150mila membri provenienti principalmente dall’area del Punjab e stanziata soprattutto in Lombardia, in particolare nelle province di Milano e Brescia.
La decisione dell’Italia di aderire all’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), il “braccio armato” finanziario del progetto OBOR, potrebbe garantire ulteriore slancio a un rapporto notevole sotto il profilo commerciale, dato che negli ultimi anni numerosi imprenditori e investitori italiani hanno messo gli occhi sul Pakistan, considerato un Paese decisamente promettente per l’immediato futuro. Nel 2016 si sono susseguite iniziative importanti, come lo svolgimento a Roma del Pakistan Trade and Investment Forum, la visita a Islamabad del Ministro degli Esteri italiano (oggi Primo Ministro) Paolo Gentiloni e una missione commerciale dell’Associazione Italiana Commercio Estero (AICE) a Karachi e Lahore[6]. FIAT, Piaggio ed ENI hanno da tempo impiantato attività nel territorio pakistano, e sono destinate ad essere seguite a ruota da numerose altre imprese italiane, attratte dalle prospettive di sviluppo del Paese connesse al progetto CPEC e alla grande strategia OBOR e dalle dimensioni del mercato interno pakistano, composto per oltre il 60% da persone di età inferiore ai 27 anni[7].
Progetti come quelli che il Pakistan sta portando avanti nel campo dell’importazione di gas naturale, promuovendo la realizzazione di impianti di rigassificazione a Karachi e in altre aree metropolitane del Paese[8], sono il tipo di iniziative utili a garantire ai rapporti tra Islamabad e Roma uno slancio garantito dalla crescente cooperazione che si è venuta a creare tra le istituzioni politiche di Roma e attori economici di primo livello come Eni nell’esplorazione di un mercato destinato a rivelarsi sempre più promettente nei decenni futuri. Sviluppo, progresso culturale, cooperazione multilivello, una via comune alla coesistenza tra popoli e tradizioni: la lezione dei rapporti tra Italia e Pakistan da metà Novecento ad oggi è quella di una partnership nata sul solco delle migliori pratiche delle relazioni tra Paesi sviluppati e la nuova frontiera del mondo in via di sviluppo.
Una strategia che ha visto l’Italia, sin dai tempi pioneristici ed eroici di Enrico Mattei[9] e Giorgio La Pira, essere in prima linea nel rompere le barriere tra le due frontiere dello sviluppo globale.
Note
[1] Pietro Greco, Abdus Salam, il pakistano visionario, Scienza in Rete, 20 febbraio 2017
[2] Ibid.
[3] Ibid.
[4] Permanent Membership: Pakistan-Italy oppose UNSC expansion, stress equality, Pakistan Times, 1 marzo 2005
[5] Italy’s view, Dawn, 11 novembre 2010
[6] Gabriele Pesce, Italia e Pakistan: nuove frontiere economiche, L’Indro, 28 aprile 2016
[7] Ibid.
[8] Andrea Muratore, Gas naturale e scambi in crescita, così l’Europa scopre il Pakistan, Inside Over, 5 dicembre 2017
[9] Andrea Muratore, La grande strategia di Enrico Mattei, Opinio Juris, 13 agosto 2020
Foto copertina: Professor Abdus Salam at the Imperial College in London after hearing that he had been awarded the Nobel Prize of Physics along with two other scientists. Professor Salam, 53, won the award for his work in developing formula to join together the weak and electro-magnetic forces in the atom – a feat not even achived by Einstein. (Photo by PA Images via Getty Images).