La console Beya Ben Abdelbaki ribadisce la vicinanza tra il popolo tunisino e quello italiano, e ci offre una visione ampia dei rapporti tra i due stati. E lancia una proposta per la “questione migranti”…
Incontriamo la Console nel Consolato tunisino per la circoscrizione Sud Italia a Napoli. La signora Beya Ben Abdelbaki indossa il Bournous, abito tradizionale del nord africa, di origine berbera, originariamente era indossato solo dagli uomini, e che viene indossato nelle occasioni più importanti e negli incontri istituzionali
Lo scorso 6 maggio ha inviato una lettera di solidarietà e vicinanza al popolo italiano per la situazione drammatica che stiamo vivendo. Davvero un bel gesto…
L’eterna amicizia tra il popolo tunisino e quello italiano, la fratellanza che gli italiani che hanno vissuto in Tunisia, il fatto che i tunisini siano sempre sintonizzati sui canali nazionali italiani (RAI), che abbiano da sempre seguito il calcio italiano, l’amore dei tunisini che nutrono per la lingua italiana, la pasta, la pizza e la dieta mediterranea, e le lacrime che scorrevano sul volto di mia madre quando ha visto in Tv quei carri militari che in rassegna trasportavano le salme delle vittime, mi hanno spinta a rivolgere un messaggio di solidarietà e vicinanza a tutti i miei amici sparsi in Italia, un po’ come quando ho trasmesso una lettera nella dolorosa circostanza del crollo del Ponte Morandi a Genova.
In che modo il Consolato ha assistito i propri cittadini durante l’emergenza Covid-19?
Il Consolato ha rispettato le ordinanze del Governo Italiano e del Presidente della Regione Campania. Ed è per questo motivo che abbiamo provveduto alla sanificazione dei locali del Consolato ed istituito un turno a rotazione di due dipendenti/funzionari al giorno, oltre ad un presidio quotidiano del Console.
Anche la colonia tunisina ha rispettato il confinamento imposto dal Governo, e per questo il Consolato si è attivato nel portare gli aiuti fino a casa loro. Inoltre, c’è stata una stretta collaborazione tra il Consolato e la Società Civile tunisina operante sul territorio italiano, consapevole che la colonia tunisina ha trascorso l’intero mese sacro del ramaḍān e la Festa dell’ʿīd al-fiṭr[1] durante il periodo del confinamento. Ci tengo anche a far sapere che la Tunisia, a seguito di un appello della Regione Lombardia, ha inviato una équipe medica militare, tra medici e infermieri, per sostenere gli sforzi dell’Italia, nella lotta contro il coronavirus. Il contingente è stato destinato agli ospedali civili di Brescia, che hanno accolto con grande gratitudine. Lo stesso Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha ringraziato, a nome di tutta la Regione Lombardia, lo stato tunisino.
Lei è in Italia dall’ottobre 2017, un bilancio di questi 2 anni e mezzo di lavoro.
Da quando mi sono insediata come Console di Tunisia a Napoli, ho incontrato quasi tutte le Autorità italiane del Sud Italia (Campania, Calabria, Molise, Puglia, Basilicata), ho fissato in totale 786 attività tra incontri istituzionali, visite di cortesia e di lavoro alle autorità locali.
Da parte sua, il Consolato è stato anch’esso promotore di alcune manifestazioni culturali: in particolare, il 21 giugno 2019, abbiamo organizzato una serata culturale e gastronomica a Villa Domi, finalizzata alla promozione turistica della Tunisia, in cui tra i 1.200 invitati che vi hanno preso parte erano presenti molti invitati di spicco tra i massimi rappresentanti istituzionali e della società civile[2]. Inoltre, abbiamo organizzato tre mostre fotografiche sulla Tunisia all’aeroporto di Capodichino, alla Stazione Marittima di Napoli e alla Casa Circondariale di Poggioreale. Oltre a queste manifestazioni a carattere turistico – culturale, sono stati altresì organizzati degli incontri istituzionali con la colonia tunisina in tutta la circoscrizione di nostra competenza e laddove c’è una maggiore concentrazione della nostra colonia (Napoli, Altamura,Reggio Calabria,Termoli, tanto per citarne qualcuno), finalizzati a migliorare la qualità dei servizi consolari destinati ai nostri concittadini.
Quali i progetti in programma per prossimo il futuro?
Purtroppo al momento non siamo in grado di poter effettuare a stretto giro una programmazione fin quando non verrà eliminato ogni tipo di restrizione conseguente alla pandemia da Covid-19. Appena sarà possibile, ho in mente di organizzare una mostra pittorica di un artista contemporaneo tunisino, molto conosciuto al livello internazionale, soprattutto in Francia; una serata culturale dove si esibiranno alcuni musicisti tunisini, residenti in Italia, molto conosciuti anche nel panorama artistico napoletano; infine due workshop ed incontri b2b, in collaborazione con le Camere di Commercio di Caserta e Salerno.
Inoltre, resta per me e per il Consolato di Tunisia a Napoli, una grande sfida che mi prefiggo di realizzare prima di concludere la mia missione a Napoli. Si tratta dell’istituzione di una sala d’attesa finalizzata ad accogliere i passeggeri tunisini in attesa di imbarco sulla nave Grimaldi al Porto di Salerno. Pertanto, colgo questa occasione per ringraziare anticipatamente tutte le Autorità locali implicate in questo grande progetto per la loro disponibilità e spirito di cooperazione nonché per i grandi sforzi compiuti dalle stesse al fine di risolvere al più presto questa annosa questione.
L’Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia con oltre 890 imprese, un volume di scambi commerciali tra i due paesi di circa 16 miliardi di dinari annui. Molte aziende italiane e napoletane continuano ad investire in Tunisia. Quali sono i principali rami di investimento e se ci sono ancora settori economici poco conosciuti e che invece meriterebbero maggiore attenzione?
Alla luce dei risultati del commercio estero bilaterale, constatiamo che la bilancia commerciale è caratterizzata, dagli ultimi 7 anni, dalla sua stabilità con leggere fluttuazioni sia nell’import che nell’export. Tuttavia, le prospettive di sviluppo non si esauriscono, sia per quanto concerne i settori classici che i nuovi settori di nicchia, e fanno presagire un aumento del partenariato bilaterale a dei livelli superiori. Tanto per fare un esempio, occorre ammettere che il settore tessile e abbigliamento offre ancora grosse possibilità non solo nell’ambito della confezione ma anche a monte di tale settore, in cui la produzione di filati e tessuti resta insufficiente, e anche a valle, attraverso lo sviluppo del design e della creazione di moda. L’industria agroalimentare racchiude in egual misura molteplici percorsi di sviluppo, in particolar modo nei settori di nicchia del bio, della pesca, dell’ortofrutticolo, ecc.
Le industrie e servizi a forte contenuto tecnologico non sono da meno. I circuiti di stampa, lo sviluppo del software, l’ingegneria e la consulenza, sono alcuni settori da esplorare maggiormente dagli operatori economici dei due paesi.
Se l’Italia si classifica oggi come il secondo partner della Tunisia nonché il suo primo fornitore, pressato dalla Francia, è che già esistono i presupposti di una cooperazione più rafforzata: un quadro normativo favorevole (l’Italia è il primo paese della riva sud del Mediterraneo ad aver terminato le varie tappe nell’attuazione di una zona di libero scambio di prodotti industriali con la Tunisia nell’ambito dell’accordo d’associazione con l’Unione Europea), somiglianze interculturali, la prossimità geografica, importanti IDE in vari settori, nonché storiche relazioni di amicizia. Pertanto, non resta altro che tradurre la comune volontà dei due paesi in progetti e flussi concreti che saranno in grado di potenziare gli scambi commerciali e stimolare le sinergie che portano ad un partenariato più dinamico.
Nell’ottica di interconnessione economica, quali sono le attività che il consolato porta avanti per promuovere il mercato nazionale?
È prerogativa del Consolato far conoscere agli operatori economici gli incentivi fiscali che la Tunisia offre agli investitori stranieri. Per tale motivo, il Consolato organizza periodicamente dei workshop al fine di far incontrare imprenditori tunisini e rappresentanti degli enti governativi del settore economico con tutti gli operatori economici italiani interessati a conoscere ed approfondire le varie opportunità che offre la Tunisia per incrementare gli investimenti esteri nel Paese.
Durante la mia missione a Napoli, abbiamo organizzato un workshop tenutosi il 18 giugno 2018 presso la Camera di Commercio di Napoli e un altro organizzato il 21 giugno 2019, prima dell’inizio della grande serata turistico – culturale organizzata a Villa Domi.
Potrebbe indicarci perché, secondo il suo punto di vista, conviene investire in Tunisia e quali sono invece le criticità?
Più recentemente, agli inizi degli anni ’70 e con l’avvento della promulgazione del codice sugli investimenti in Tunisia, che ha dato il via all’iniziativa imprenditoriale dando così impulso al ritmo dell’investimento nel settore privato a favore degli stranieri attraverso la creazione di società off-shore, gli imprenditori italiani hanno immediatamente colto questa allettante opportunità dell’altra sponda del Mediterraneo e investire massicciamente in alcune filiere industriali, in particolar modo nel settore tessile e abbigliamento, fiore all’occhiello della nuova strategia economica e industriale della Tunisia postcoloniale. Altri settori hanno seguito lo stesso percorso al pari delle industrie elettriche ed elettroniche, il pellame e le calzature, l’agroalimentare, ecc., in cui si contano oggi 870 imprese italiane circa, tra imprese totalmente sia parzialmente esportatrici e imprese a partecipazione italiana.
Questa dinamica storica di partenariato è avvalorata dai vantaggi logistici, in particolare il trasporto, che sublimano l’attrazione che ha la Tunisia da parte degli investitori e importatori italiani. Oltre il doppio legame che collega la Tunisia ai porti italiani (Genova, Livorno, Civitavecchia, Salerno e Palermo), i due paesi sono serviti da non meno di 49 voli settimanali effettuati dalle rispettive compagnie di bandiera. Occorre constatare che in un ambiente internazionale caratterizzato da una concorrenza sfrenata, il fattore logistico e di prossimità costituisce un importante incentivo per la competitività.
È bene sottolineare la che in entrambi i paesi esiste una rappresentanza istituzionale e diplomatica abbastanza considerevole. Così, tutti gli enti tunisini di sostegno sono rappresentati in Italia attraverso uffici di rappresentanza, nella fattispecie il CPEX, la FIPA e l’ONTT. Una risorsa straordinaria che favorisce il sostegno auspicato agli operatori economici di entrambi i paesi allo scopo di sviluppare il loro reciproco business e stabilire il volume di scambi commerciali a dei tassi più elevati.
I rapporti tra Italia e Tunisia non riguardano solo il turismo. Lei ha detto che qui a Napoli si sente a casa. Quali sono i punti di contatto tra le nostre culture?
I legami di amicizia tra l’Italia e la Tunisia non si smentiscono mai. La comune storia millenaria delle conquiste navali romane in terra tunisina e l’istituzione della provincia romana d’Africa, di cui Utique divenne la prima capitale (146 a.C.) gettarono le basi della romanità della Tunisia e di una cultura visceralmente comune. Tale dimensione storica impattò gli aspetti antropologici ed etnologici di entrambi i popoli. La mescolanza culturale, favorita principalmente dalle relazioni di vicinanza e prossimità geografica, ha profondamente inciso le reciproche abitudini e tradizioni dei popoli delle due sponde del Mediterraneo. Ciò si traduce con un lessico dialettale che brulica di similitudini nel vocabolario, di una tradizione culinaria basata su una vasta gamma di ingredienti comuni (olio d’oliva, salsa di pomodoro, pasta, ecc.), così come un’affinità culturale brevettata e una dinamica di flussi di persone tra le più forti. In tal senso, l’Italia ospita la seconda colonia più grande di cittadini tunisini in Europa, dove sono censiti non meno di 120 mila in tutta la penisola. Questa cifra rischia un incremento grazie all’aumento del fenomeno dell’immigrazione e dei matrimoni misti. L’interesse degli italiani nei confronti della Tunisia si manifestò sin dall’inizio del XIXº secolo, in cui una prima ondata composta da alcune migliaia di immigrati italiani si insediò sul territorio per poi aumentare numericamente nel XXº secolo, divenendo di gran lunga la colonia straniera più consistente con i suoi 72 mila cittadini appartenenti alle più svariate categorie socio-professionali.
Ci ha confessato le sarebbe piaciuto diventare una giornalista. Oggi la stampa tunisina è libera?
La Tunisia è l’unico paese arabo in cui la libertà di espressione è realmente rispettata. Dopo la rivoluzione del 2011, siamo passati da una situazione di chiusura totale dei mass media a una situazione di libertà totale. Vi è stata una demolizione di tutte quelle istituzioni ed organi di controllo che impedivano la libertà di espressione ai mass media.
La Tunisia rientra fra i primi 12 paesi firmatari della Dichiarazione sull’informazione e la democrazia, siglato dal Presidente della Repubblica al Forum per la Pace tenutosi a Parigi, all’indomani del centenario dell’armistizio. Nel 2011, il nuovo quadro giuridico ha abrogato il codice della stampa del 1975, riformando la normativa sui mass media in Tunisia. Il nuovo testo invita la stampa cartacea ed elettronica di autoregolarsi, concede la libertà del giornalista nell’accesso e la diffusione dell’informazione, oltre che concedere la protezione delle fonti giornalistiche (ad eccezione nei casi di istruzione giudiziaria); istituisce il regime dichiarativo nella creazione delle pubblicazioni scritte.
Laddove il codice della stampa del 1975 prevedeva dodici negligenze sanzionate con la pena detentiva, ora ne prevede solo tre: l’istigazione all’omicidio, l’odio razziale e la diffusione di contenuti pedopornografici.
Il decreto legge, che prevede 3 settori, media pubblici, privati ed associativi, annuncia l’istituzione dell’Autorità che regolamenta i media audiovisivi (la HAICA, l’Alta Autorità Indipendente della Comunicazione Audiovisiva). La HAICA si pronuncia sulle richieste per l’ottenimento dell’autorizzazione di creazione di questi mass media, garantendo la loro libertà e il loro pluralismo. Tutte le nomine a capo dei media pubblici devono necessariamente ricevere l’autorizzazione dell’HAICA.
Questo quadro giuridico fornisce garanzie inedite per quanto concerne la libertà di opinione e d’informazione, e non è possibile esercitare alcun controllo preliminare su tali libertà, in particolare per quanto concerne l’accesso alle reti di comunicazione social, come ad esempio Facebook. Inoltre, si dispone che lo Stato ha il dovere di proteggere la libertà e l’esercizio di culto.
Grazie a questo nuovo quadro normativo, la libertà di espressione è finalmente divenuta tangibile e costituisce uno dei maggiori traguardi raggiunti dopo la rivoluzione. Oggi, la Tunisia dispone di 13 canali televisivi (11 privati e 2 pubblici), oltre una trentina di radio (di cui 7 pubbliche). A queste si aggiungono una ventina di siti internet a carattere informativo, e più di 7 milioni di utenti con un account Facebook.
La conversione all’Islam di Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya e poi rilasciata, è diventata un caso mediatico. Si sono riaccese le polemiche nel rapporto con un certo Islam e sul ruolo della donna nei paesi musulmani. A tal proposito, crede che l’Italia sia un paese Islamofobo?
Come ho già accennato prima, quando mi sono insediata a Napoli, ho da subito avuto l’impressione di sentirmi a casa. Il popolo italiano, in particolare quello napoletano, è molto simile a quello tunisino, per lo spirito di accoglienza, il calore umano, l’altruismo, caratteristiche tipiche che accomunano un po’ tutti i popoli che affacciano sul Mediterraneo.
Ritengo quindi che l’Italia non sia un paese islamofobo, credo invece che si tratti di una strumentalizzazione dei giornali che a volte non distinguono bene il concetto di credo religioso con il concetto di fanatismo.
Il ruolo della donna nella società tunisina…
La Tunisia può essere considerata uno stato pioniere in campo di diritti femminili nel mondo arabo – musulmano. Emancipata, istruita e attivamente coinvolta nel futuro e nello sviluppo del Paese, la donna tunisina ha sempre giocato un ruolo importante nella società, godendo di ammirazione tanto nella storia antica (a partire dalla mitologica Didone!), quanto in quella moderna. Già nel 1956, Habib Bourguiba, primo Presidente della Tunisia, aveva emancipato la donna tunisina conferendole diritti progressisti e inediti, come l’abolizione della poligamia e del ripudio e la figura del tutore maschile, introducendo un’età minima per il matrimonio, che da quel momento diventa un contratto consensuale tra i coniugi, e inaugurando una procedura giudiziaria di divorzio, cui può ricorrere sia l’uomo sia la donna.
È anche merito dell’impegno costante del movimento femminista se a partire dagli anni sessanta una serie di emendamenti indirizzarono il Paese verso una sempre maggiore eguaglianza anche in ambito pubblico, in cui le donne ottennero il dritto al voto, all’aborto e allo studio. Con la Rivoluzione dei Gelsomini la lotta per i diritti delle donne in Tunisia non si è mai arrestata, anzi è iniziato un processo che ha portato lentamente, con i nuovi governi, a un mutamento profondo della condizione femminile, nel quadro di una più ampia democratizzazione e modernizzazione del Paese. La nuova Costituzione tutela i diritti acquisiti delle donne, già contemplati nel Codice dello Statuto Personale del 1956, oltre a proteggere la parità e l’uguaglianza di opportunità e assumere le misure necessarie per sradicare ogni forma di violenza sessista.
Una delle novità fondamentali della nuova Costituzione sono gli articoli che considerano reato penale le discriminazioni salariali fra uomini e donne, così come la legge elettorale che determina, con il meccanismo dell’alternanza dei sessi nelle liste, un’effettiva parità degli eletti. Ad oggi, il 31% del parlamento tunisino è costituito da donne, e molti degli incarichi istituzionali sono assunti da donne. Il risultato è stato l’incremento della partecipazione femminile in tutti i settori, dalla magistratura alla sanità, dalla pubblica amministrazione all’istruzione, dove le donne sono oramai la maggioranza a tutti i livelli, anche in quello accademico. A testimonianza di ciò è l’elezione della farmacista Souad Abderrahim, che di recente ha assunto la carica di Sindaco di Tunisi.
Un altro grande traguardo è quello in materia di violenza sulle donne. Grazie alle recenti riforme, alla fine di luglio 2017 è entrata in vigore una legge che penalizza la discriminazione delle donne in ambito pubblico, privato e familiare e in ogni settore, fornendo alla popolazione femminile i giusti strumenti per denunciare in sicurezza gli episodi di violenza, e mettendo il sistema nazionale nelle condizioni di aiutare adeguatamente le vittime.
Il 13 agosto 2017, in occasione della Giornata Nazionale della Donna, il Presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi ha autorizzato il matrimonio fra donne musulmane e uomini di altre religioni senza porre alcun limite, ed esaltando il ruolo delle donne nel Paese invocando la necessità di nuove riforme in materia di parità di genere. Le riforme approvate e quelle ancora oggetto di discussione sono per la Tunisia solo alcuni dei passi importanti verso il processo di modernizzazione e democratizzazione del Paese, che detiene sempre il titolo di capofila in materia di diritti delle donne nel mondo arabo-islamico. La donna tunisina, considerata la spina dorsale della società tunisina, ha lottato tanto negli anni per ottenere i suoi diritti. In Tunisia, la popolazione è composta da più donne che uomini. Per dare un’idea, il 70% tra studenti, medici e personale sanitario è costituito da donne; il 38,9% del settore giudiziario è costituito da donne.
Dopo Ben Alì, la Tunisia ha fatto passi avanti del dibattito politico, oppure ha cambiato solo abito ma i problemi sono rimasti gli stessi?
La Tunisia, che da 9 anni or sono ha acceso la miccia della “Primavera Araba”, è l’unico paese in cui questa primavera sopravvive dando continuamente risultati soddisfacenti. E, nonostante vi sia una congiuntura economica ed un contesto regionale difficili, il popolo tunisino ha eletto, nel 2011, un’Assemblea Nazionale Costituente che ha adottato una Costituzione degna della sua rivoluzione; una Costituzione che sancisce un regime repubblicano, democratico, partecipativo nell’ambito di uno Stato di diritto, di uguaglianza, di giustizia e nel rispetto di tutte le libertà. La Tunisia ha certamente cambiato il dibattito politico dopo la rivoluzione del 2011. Il testo della Costituzione della seconda Repubblica fa sì che il cammino del diritto costituzionale tunisino possa, senza dubbio, proseguire.
Oltre alle libertà precedentemente consacrate dalla Costituzione del 1959, il titolo 2 inerente i diritti e le libertà aggiunge altre libertà fondamentali come quella di coscienza, il divieto di tortura con conseguente imprescrittibilità di questo reato, il diritto a un processo equo, così come le libertà accademiche.
Con questa Costituzione, il diritto tunisino entra in una fase moderna certa, accordando un ruolo significativo ai diritti della terza generazione, se non addirittura della quarta. In effetti, sono state dedicate diverse disposizioni in merito al diritto dell’ambiente, al diritto allo sport, al diritto dei disabili, al diritto di accesso alle reti di informazione, eccetera.
La storia ricorderà che questo testo avrà inciso nel marmo costituzionale la perfetta uguaglianza tra le Tunisine e i Tunisini, così come l’irreversibilità dei diritti acquisiti dalle donne, nonché la parità di genere nelle assemblee degli eletti. Questo arsenale non ha di certo alcuna equivalenza nel mondo arabo, e si colloca tra le legislazioni costituzionali tra le più avanguardistiche nel mondo.
È bene anche sottolineare che l’articolo 49 rappresenta un progresso innegabile nei confronti della Costituzione del 1959. In effetti, non è più possibile al legislatore organizzare a suo piacimento l’esercizio delle libertà, cosa che costituì molto spesso il pretesto e l’alibi per limitarle e talvolta annullarle totalmente. Grazie alla nuova Costituzione, ogni restrizione deve essere giustificata in maniera proporzionata alla causa che l’avrebbe determinata, e necessariamente compatibile con un Stato civile e democratico.
Come valuta i rapporti diplomatici tra i nostri due paesi?
Come già ho avuto modo di accennare, con l’Italia abbiamo un grande rapporto; l’Italia, oltre ad essere il secondo partner commerciale della Tunisia, è soprattutto il primo fornitore del Paese per quanto riguarda gli scambi commerciali. L’investimento italiano è molto importante per noi, in quanto registriamo una presenza di circa 900 imprese all’attivo che danno lavoro a più di 60 mila lavoratori tunisini. I rapporti sono dunque eccellenti sia a livello economico che commerciale e dal punto di vista politico le nostre Rappresentanze diplomatiche lavorano ogni giorno per consolidare questi ottimi rapporti.
Il mio augurio è che possa crescere il livello di cooperazione, e il mio invito va proprio in questa direzione. Per quanto riguarda la questione dei migranti, tema “caldo” della politica, auspico che si facciano passi avanti. Si potrebbe regolarizzare la gestione dei flussi di migranti stagionali destinati all’agricoltura. Una quota di braccianti tunisini, gestiti dal nostro Ministero dell’agricoltura, potrebbero venire in Italia per un periodo di tempo determinato e che verrebbero utilizzati nel settore agricolo. Potrebbe essere un buono modo per ridurre il numero dei migranti irregolari
Probabilità di scappare? Il rischio zero non esiste, ma non credo perché il ritorno, rispettando i termini, darebbe ai lavoratori la garanzia che l’anno successivo potrebbe ritornare in Italia per lo stesso lavoro e ciò gli darebbe la possibilità di guadagnare. Al contrario una fuga lo farebbe vivere da clandestino senza prospettive.
Infine cosa vuole dire ai nostri lettori?
Innanzitutto, visto che il 2 giugno è ricorso il 74º anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana, desidero esprimere, a nome mio e della colonia tunisina, i miei più sinceri e calorosi auguri. È mio desiderio in questo momento così difficile e delicato rivolgere ai lettori il mio pensiero di solidarietà e amicizia, e auguro a tutto il popolo italiano che al più presto possa realizzarsi la rinascita sociale ed economica di questo grande popolo accogliente e caloroso. Inoltre, vorrei che i lettori conoscessero meglio il mio paese che voglio descrivere con queste semplici parole:“Benvenuti in un paese dove il cielo è sempre limpido ed azzurro, dove scoprirete l’eccezionale patrimonio e le tradizioni originarie, dove apprezzerete i paesaggi inondati di luce, il fascino del deserto e la meraviglia del mare. Un paese da vivere con la famiglia in tutta tranquillità, seguendo il ritmo delle proprie passioni. Dimenticare il grigiore a favore dei mille colori della Tunisia
“Rosso, come i tramonti dell’isola di Djerba, i lussureggianti ibischi, la chéchia con la quale i tunisini si coprono il capo da secoli, la tunica beduina che risale alla notte dei tempi. Giallo, come i campi fioriti in primavera, i cesti intrecciati degli artigiani di Nabeul, i piatti di ceramica smaltata con decorazioni di pesci. Verde, come i palmeti a perdita d’occhio, i cespugli di gelsomino macchiati di bianco, le cupole ricoperte di tegole andaluse. Oro, come le antiche pietre di Kairouan o di Thuburbo Majus e le montagne che si ergono nel deserto. Blu, come il luminoso cielo e le infinite sfumature del Mediterraneo”.
Note
[1] É la seconda festività religiosa più importante; quale segno di gioia per la fine di un lungo periodo di digiuno, viene celebrata alla fine del mese lunare di ramaḍān
[2] https://www.opiniojuris.it/tunisia-mediterraneo/
Foto Copertina: Foto dell’autore. La console Beya Ben Abdelbaki a lavoro nel suo ufficio
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