La “Dottrina Mitterrand”: L’Italia chiude i conti con il passato?


L’arresto dei terroristi in Francia apre un dibattito: ha senso processare persone prossime alla pensione, dopo tanti anni dai fatti accaduti? Accanimento o desiderio di giustizia?


 

Il 9 aprile scorso il ministro della Giustizia italiana, Marta Cartabia, ha incontrato Eric Dupond-Moretti, suo omologo francese, e ha chiesto ufficialmente la consegna dei terroristi, per alcuni dei quali scatterebbe a breve la prescrizione della pena. Così il 28 aprile sono stati arrestati 7 terroristi italiani in Francia.
Cinque di loro sono ex membri delle Brigate rosse. Giovanni Alimonti (1955), deve ancora scontare 11 anni e mezzo di carcere e 4 anni di libertà vigilata; tra i delitti per cui è condannato c’è il tentato omicidio del vice dirigente della Digos di Roma Nicola Simone. Enzo Calvitti, (1955), deve scontare 18 anni e 7 mesi di carcere e 4 anni di libertà vigilata. Roberta Cappelli (1955), è condannata all’ergastolo per gli omicidi del generale Galvaligi, dell’agente di polizia Michele Granato, del vice questore Sebastiano Vinci e dei ferimenti di Domenico Gallucci e di Nicola Simone.
Marina Petrella (1954) è condannata all’ergastolo per l’omicidio del generale Galvaligi, il sequestro del giudice D’Urso, l’attentato a Nicola Simone, il sequestro dell’Assessore Ciro Cirillo. Sergio Tornaghi, (1958) è condannato all’ergastolo: tra i reati che gli sono contestati, l’omicidio del direttore generale della Ercole Marelli. Narciso Manenti (1957) apparteneva ai Nuclei armati contropotere territoriale. Condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei Carabinieri Giuseppe Gurrieri, deve scontare altri anni di reclusione per ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi, associazione sovversiva. Giorgio Pietrostefani (1943) militante di Lotta continua, deve scontare 14 anni e 2 mesi di carcere per l’omicidio del commissario Calabresi[1].

Luigi Calabresi era un commissario di polizia della questura di Milano. Del delitto Calabresi, che avvenne il 17 maggio del 1972, furono individuati Ovidio Bompressi e Leonardo Marino quali esecutori, mentre Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri furono ritenuti i mandanti. Calabresi fu ucciso perché ritenuto responsabile della morte di Giuseppe Pinelli.

L’anarchico Pinelli era stato portato in questura in seguito alle indagini sulla bomba di piazza Fontana (12 dicembre 1969), e durante l’interrogatorio vola giù dalla finestra. Mentre gli inquirenti sostennero la tesi del suicidio, le formazioni extraparlamentari di sinistra e gli esponenti giornalistici di sinistra accusarono le forze dell’ordine di aver ucciso Pinelli gettandolo dalla finestra durante l’interrogatorio.
E Luigi Calabresi fu ritenuto il responsabile e per questo ucciso dagli uomini di Lotta Continua.

La “Dottrina Mitterrand”

Il motivo per cui i 7 italiani vivevano tranquillamente da anni in Francia in stato di libertà, va ricercato in quella che è definita la “Dottrina Mitterrand” e cioè la possibilità ospitare e proteggere i cittadini italiani che avevano commesso dei reati riconducibili alla violenza politica, a patto che avessero rinunciato alla lotta armata.

L’ideologo di questa dottrina fu Louis Joinet allora consigliere del governo.
Il clima politico in Francia oggi è completamente diverso da quello degli anni ’80. Pochi giorni fa è stata sgozzata una un’impiegata del commissariato di Rambouillet, nel giorno in cui è stata presentata una nuova legge anti-terrorismo che permetterà di controllare fino a due anni i condannati per terrorismo quando escono dal carcere e introduce il ricorso ad algoritmi per rintracciare radicalizzazioni in rete. La Francia vive sotto la costante minaccia terroristica, e Macron ha voluto dare un segnale politico importante in previsione anche delle Presidenziali del prossimo anno. Sul tema della sicurezza si gioca una buona fetta di elezioni contro la Le Pen.

La Francia del 1985 era una paese diverso, e l’intesa con Bettino Craxi sulla possibilità di dare asilo in cambio dell’abbandono della lotta armata si potrebbe spiegare anche con il rischio che questi terroristi avrebbero potuto ingrossare le file di Action Directe, gruppo terroristico di estrema sinistra che aveva contatti attivi con altri gruppi stranieri: ETA, GRAPO, la Rote Armee Fraktion (RAF) e Prima Linea. Da non sottovalutare l’aspetto culturale della Francia di quel periodo, una sinistra intellettuale francese che considerava l’Italia di quel tempo come una sorta di Cile di Pinochet da cui bisognava scappare e che ancora oggi sono sulla stessa lunghezza d’onda.
Lo scorso 20 aprile in una lettera a Le Monde, un gruppo di intellettuali ha chiesto di non abbandonare la dottrina Mitterrand, definendo i terroristi come “perseguiti dai tribunali italiani per la loro attività”, ma soprattutto non portare a giudizio i terroristi perché il capitolo doveva essere dichiarato chiuso, ancora una volta per non dimenticare, ma per consentire al paese di liberarsi da un momento che ora è passato, e di affidare agli storici il compito di fare la storia[2].

E ci si chiede: in attesa dei tempi (lunghi) del processo e dell’estradizione, ha senso arrestare persone prossime alla pensione, dopo 40-50 anni dai fatti accaduti? La risposta è sì!

Per non far passare il concetto di impunità, cioè non basta cambiare vita per cancellare ciò che si è fatto. Ma questo non vuol dire incarcerare un uomo di settant’anni come Pietrostefani e aspettare che passi in cella gli ultimi anni della sua vita. Questo avrebbe avuto un maggiore significato se i tempi fossero stati più brevi.

Cosa chiediamo ai terroristi?

Raccontare la verità, raccontare i rapporti nascosti, fare luce su tanti punti oscuri della storia recente del nostro paese e perché no raccontare ai più giovani le vicende, i personaggi.


Note

[1]https://www.corriere.it/cronache/21_aprile_28/arrestati-francia-7-ex-membri-brigate-rosse-richiesta-dell-italia-e78d8318-a7eb-11eb-9b2a-89b9894068db.shtml
[2] https://www.lemonde.fr/idees/article/2021/04/20/reaffirmer-la-doctrine-mitterrand-sur-les-exiles-politiques-ne-signifie-en-aucun-cas-donner-a-l-italie-des-lecons-en-matiere-de-justice_6077367_3232.html