[dropcap]In un momento[/dropcap] storico di grande difficoltà per l’Europa, emerge la necessità di ritornare a considerare il Mediterraneo, ed in particolare la Tunisia, come ponte naturale per lo sbocco delle attività italiane nel continente africano.
La Tunisia e l’Italia sono unite da un ponte naturale: il Mediterraneo.
E’ questo il messaggio che ci arriva dalla conferenza intitolata “Tunisia…Napoli…Mediterraneamente” organizzata lo scorso 21 Giugno dal Consolato tunisino a Napoli.
Obiettivo: promuovere gli scambi culturali, commerciali e turistici tra i due paesi.
Beya Ben Abdelbaki Fraua, Console della Repubblica tunisina a Napoli ha affermato che “Siamo due Paesi del Bacino del Mediterraneo, una a nord, l’altra a sud, dalle forti radici comuni. Dobbiamo lavorare ancora più intensamente per consolidare scambi culturali, economici e commerciali: l’Italia è un Paese forte in Europa, la Tunisia è altrettanto forte in Africa, in più, facciamo da ponte in maniera quasi naturale per la nostra vicinanza geografica e disponibilità”.
Adel Karoui, manager e co-organizzatore dell’evento ha aggiunto che “L’Africa rappresenta il mercato del futuro, ed è per questo che rafforzare i rapporti tra i nostri due paesi, permetterebbe all’Italia di investire non solo in varie regioni della Tunisia, ma di accedere a tutto il mercato africano” auspicandosi “un futuro con meno muri e più ponti per rafforzare la cooperazione tra i due paesi, e trasferire il Know-how italiano in Africa ed in particolare in Tunisia per poter crescere insieme”.
Riadh Ben Salah, Delegato generale Cepex (Centro di promozione delle Esportazioni di Milano) ha ribadito “La Tunisia ha sempre presentato caratteristiche ideali per gli investitori italiani in diversi settori: dall’agroalimentare al tessile, dal settore turistico al manifatturiero. Proprio per questo motivo, l’Italia è al primo posto nella graduatoria dei principali partner della Tunisia, con una quota pari a 15,4% del volume globale delle importazioni tunisine, superando anche la Francia ferma al 15,06%, e distaccando colossi come Cina (9,1%), Germania (8%) e Turchia (4,4%)”.
Proprio per lo sviluppo del settore turistico, Souheil Chaabani rappresentante dell’ONTT (Office National du Tourisme Tunisien) ha sottolineato “La netta ripresa delle attività turistiche in Tunisia dopo gli anni bui (in riferimento agli attacchi terroristici perpetrati dall’Isis nel 2015 al Museo del Bardo e al RIU Imperial Marhaba nei pressi della città di Susa), registrando quasi un +25% con una proiezione che si spinge fino a +40%. Tante le opportunità per investimenti stranieri, considerando la vicinanza tra i due paesi, i tanti collegamenti diretti, la notevole ricchezza paesaggistica e culturale/archeologica di straordinaria bellezza che la Tunisia ha da offrire”. A nostra precisa domanda circa il livello di sicurezza per i turisti che intendono visitare il paese, Chaabani ha dichiarato che “E’ stata condotta una politica di prevenzione e di lotta al terrorismo, passando per il rafforzamento delle infrastrutture e degli organi e servizi di polizia” concludendo che “La Tunisia rappresenta ad oggi l’unica vera primavera araba effettivamente riuscita”.
Nel suo intervento Cristine Mariam Scandroglio membro della Commissione Imprenditoria femminile camera di commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Napoli ha sottolineato “L’importanza di politiche tra Stati basate sul concetto di cooperazione e internazionalizzazione utili a far sviluppare il paese e non su politiche di delocalizzazione.”
Il rapporto con l’Italia
L’Italia ha ormai da anni[1] un rapporto amichevole ed intenso con la Tunisia, vista la prossimità geografica, la comune appartenenza all’area mediterranea ed il continuo contatto fra la comunità italiana e quella tunisina[2], oltre ad un positivo sviluppo dei rapporti economici confermato dagli investimenti italiani nella Regione.
La presenza economica italiana in Tunisia è solida e dinamica, annoverando oltre 850 società e impiegano oltre 63mila persone e rappresentano quasi un terzo di tutte le imprese a partecipazione straniera. La maggior parte delle imprese italiane è concentrata nella Grande Tunisi e nelle regioni costiere.
L’Eni, ad esempio, svolge dal 1961 un ruolo decisivo. Le attività estrattive, regolate da regolari concessioni, permettono la produzione di 9 mila boe/giorno (2018). L’attività è concentrata nelle aree desertiche del sud e nell’offshore mediterraneo di fronte a Hammamet[3], per una superficie complessiva sviluppata di 3.600 chilometri quadrati. Inoltre tra il 1977 e il 1983, Eni ha realizzato il gasdotto Transmed che collega l’Algeria con l’Italia attraverso la Tunisia[4].
La Tunisia ha sempre presentato caratteristiche ideali per gli investitori italiani, grazie alla vicinanza geografica, (collegamenti diretti via mare e con 4 voli giornalieri), ad una normativa locale per favorire gli investimenti, in particolare l’adozione nel 2016 del nuovo codice degli investimenti (Loi n° 2016-71 du 30 septembre 2016, loi de l’investissement)[5] facilitando così l’apertura dei mercati (ad esclusione di alcune zone protette), e dal costo molto competitivo dei fattori di produzione.
Inoltre le autorità tunisine con il piano strategico “Tunisia 2020”[6] hanno cercato di proiettare il paese “dei Gelsomini” verso progetti infrastrutturali e d’investimento, pubblici e privati, per un totale di 60 miliardi di dollari, considerati prioritari per lo sviluppo del Paese e la riduzione della disoccupazione[7].
La Tunisia è stata altresì il primo Paese della regione ad aver firmato un Accordo di associazione con l’Unione Europea nel 1995[8].
La Tunisia, come accennato in precedenza, costituisce una potenziale “piattaforma” per l’approccio ai mercati contigui, grazie agli accordi bilaterali e multilaterali esistenti con i Paesi dell’UMA (Unione del Maghreb Arabo). In particolare, l’Accordo di Agadir, stipulato tra Tunisia, Marocco, Egitto e Giordania prevede la libera circolazione di beni industriali tra i quattro Paesi firmatari dal 1° gennaio 2005. Inoltre, nel luglio 2018, per rafforzare il suo ruolo di “hub”, la Tunisia è divenuta membro del Mercato comune dell’Africa orientale e meridionale (COMESA).
Bisogna ritornare a considerare la “sponda Sud” del Mediterraneo come punto centrale della proiezione geopolitica/strategica italiana, coglierne le opportunità che il Maghreb e l’Africa possono offrire al nostro paese.
Note
[1] Numerosi soni accordi regolano in tutti i settori i rapporti tra Italia e Tunisia, il primo risale al novembre del 1961.
[2] I cittadini tunisini rappresentano l’undicesima comunità per numero di regolarmente soggiornanti tra i cittadini non comunitari Al primo gennaio 2018, i migranti di origine tunisina regolarmente soggiornanti in Italia risultano 108.225, pari al 2,9% dei cittadini non comunitari
[3] La produzione è fornita principalmente dai seguenti giacimenti operati: offshore di Maamoura e Baraka (Eni 49%); onshore di Adam (Eni 25%), Oued Zar (Eni 50%), Djebel Grouz (Eni 50%), MLD (Eni 50%) ed El Borma (Eni 50%).
[4] Il gasdotto rappresenta uno dei progetti più impegnativi sinora messi in opera . In particolare, il gasdotto TTPC, per l’importazione di gas algerino dello sviluppo complessivo di 740 chilometri, dotato di cinque stazioni di compressione, attraversa il territorio tunisino dalla località di Oued Saf Saf, punto di consegna del gas alla frontiera algerina, fino alla località di Cap Bon, sul Canale di Sicilia, dove si connette con il gasdotto TMPC. https://www.eni.com/enipedia/it_IT/presenza-internazionale/africa/le-attivita-di-eni-in-tunisia.page
[5]http://www.cnudst.rnrt.tn/jortsrc/2016/2016f/jo0822016.pdf
[6] Più di 70 paesi, oltre 4500 partecipanti insieme a un’efficiente macchina organizzativa e più di 20 fra partners e sponsors nazionali ed internazionali, si sono riniti a Tunisi il 29 e il 30 novembre 2016 in occasione di “Tunisia 2020”, il congresso internazionale considerato come la più importante iniziativa di rilancio economico del paese nell’assetto geopolitico mediterraneo e mondiale per il quinquennio 2016 -2020.
[7]http://www.infomercatiesteri.it/politica_interna.php?id_paesi=115
[8] Accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica tunisina, dall’altra [Gazzetta ufficiale L 97 del 30.03.1998].
Foto copertina:Le rovine di Cartagine, situate nell’odierna Tunisi (iStock)
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