L’11 settembre di 20 anni fa, era impensabile pensare a quale posto l’arte avrebbe rivestito, guardando dai tragici eventi del WTC in poi. Il più grave attacco terroristico mai registratosi prima di allora in Occidente, apriva un nuovo secolo scavando un baratro d’incertezze, profondo almeno quanto le cicatrici lasciate dalle due torri gemelle, oggi diventate due fontane di granito di quattro metri ciascuna, che compongono il memoriale “Ground Zero”.


 

Gli eventi dell’11 Settembre

L’eco di questo evento si è propagato per almeno dieci anni a seguire poi nelle scelte di politica interna ed internazionale adottate nel resto del mondo: basti pensare all’avvento dei protocolli di sicurezza per i luoghi pubblici, a quello dei concetti di privacy e di trasparenza che hanno rivoluzionato il modo di interagire tra la sfera pubblica e quella privata.

Nell’immediato dell’accaduto, a mano a mano che le notizie, le immagini e i video si diffondevano da New York, i cittadini globali del XXI secolo hanno purtroppo avuto modo di sentirsi sempre più vittime e sempre meno semplici “testimoni” della minaccia terroristica. Questa, infatti, a differenza dei precedenti contesti di guerra, — apparendo svincolata da un fine e un movente preciso, — ha assunto le sembianze di una minaccia costante, incombente su qualsiasi luogo, verificabile in qualunque contesto. Nulla di più vero, gli episodi più o meno analoghi succedutisi in Europa come in altri Paesi hanno dato ragione a tali timori.

Le immagini “povere” di una realtà unthinkable

Ma il senso di partecipazione collettiva agli eventi dell’11 settembre, dato dal già abbondante sviluppo dei mass media nel 2001, ha solo aperto la strada a ciò che negli anni successivi ha determinato la rete: un vivo e costante attaccamento della popolazione alla realtà e alle immagini di questa, sempre più povere di verità quanto male (e poco) interpretate.

L’espressione artistica si è unita al diffuso senso partecipativo all’attacco delle Twin Towers accompagnando anch’essa la narrazione dei fatti sconvolgenti del triste evento, spaziando tra canali diversi: dal cinema, alla letteratura, alla produzione di opere d’arte. In quest’ultimo campo, ove l’idea di narrazione si rende meno agevole, rimane comunque fermo l’utilizzo della realtà, attraverso i materiali offerti direttamente da questa. Così accade per Ground Zero, creata a partire dalle voragini delle torri crollate, ma altresì per le molte opere raccolte dal 9/11 Memorial Museum, al 180 di Greenwich Street, (NY), che danno voce a 13 artisti newyorkesi più o meno direttamente coinvolti nell’attacco terroristico.

Gli occhi inquieti dell’artista

L’utilizzo del materiale proveniente dall’attacco crea un effetto forte ed incisivo verso quel ricordo, come quello degli innumerevoli fogli di carta che riempirono il cielo mentre le torri collassavano, utilizzati come parti dell’opera (in “Exhibit 13” dei Blue Man Group; e in “Fallen” di Doug e Mike Starn), oppure rappresentati quali vittime leggere e silenziose della catastrofe (in “Falling” di Gustavo Bonevardi).

Tra le evocazioni più avanguardiste, almeno per il tempo, vi sono i brevi video e i montaggi realizzati delle artiste Monika Bravo e Colleen Mulrenan Macfalrane. Rispettivamente, rappresentano un momento precedente ed uno successivo all’11 settembre 2001, rassegnando l’una un flashback inquietante, riletto come rassicurante alla luce delle ben più tragiche immagini dell’attacco; e l’altra un momento di ritrovata serenità domestica contrapposto alle crudeli voci provenienti dalle macerie.

Il racconto del fatto storico attraverso l’arte viene personalizzato dagli occhi dell’artista, quasi trasformato in un reporter sui generis della realtà degli eventi. Tuttavia, è bene tenere distinti i due ruoli, rischiando altrimenti di trasformare un’opera d’arte in un’occasione in più per il pubblico di dissertare intorno ai particolari della vicenda, fino ad arrivare a porne in dubbio la corretta verificazione. Per evitare questa pericolosa deriva, è bene tenere a mente la centralità nell’espressione artistica della interpretazione che precede l’esposizione, attività che invece manca in altri campi ove solo quest’ultima è contemplata.

Il rapporto tra arte e verità

Il problematico rapporto tra verità e arte nasce dal momento in cui l’arte si avvicina sempre più alla realtà, rinunciando a trarre da questa l’ispirazione per guardare oltre la stessa. L’arte espressione del momento, è l’arte che si fa appunto “moderna” e poi “contemporanea”, fino ad arrivare ad essere “istantanea”, ritratta nelle fotografie e poi nei video di artisti e di chiunque altri.

Il connubio tra arte e realtà, di cui l’11 settembre 2001 è rimasto testimone, non avrebbe potuto altrimenti realizzarsi senza l’apporto delle nuove tecnologie, capaci di moltiplicare all’infinito i ritratti della storia, confondendone spesso i contorni e le idee.

Un quadro, come qualsiasi opera d’arte, può suscitare infinite interpretazioni, visioni, sensazioni, che spesso “inviano” lo spettatore al di là dall’opera stessa e dal suo oggetto, per nulla snaturandone, tuttavia, l’essenza artistica. Ma più l’opera si avvicina alla realtà, più questa invaderà lo spazio destinato all’ispirazione artistica per tramutarlo in testimonianza diretta della storia, o dei particolari legati alla storia stessa. La domanda a questo punto sorgerà spontanea: lungi dal giudicare la capacità artistica di un autore, quanto resta dell’interpretazione artistica nell’arte che parla e si fa essa stessa realtà?


Fonte

Opere citate del 9/11 Memorial Museum “Rendering the unthinkable” https://rendering.911memorial.org/


Foto copertina: Visitatore alla nuova mostra del 9/11 Memorial Museum, rendering the unthinkable: artists respond to 9/11. foto di Jin lee.