Euroscettica, sotto accusa per le riforme di stampo illiberale approvate dalla fine del 2015, la Polonia guidata da Diritto e Giustizia (PiS) si ritrova isolata e debole tra le aule di Bruxelles, autrice di una cesura storica che chiude il sipario sulla stagione europeista post-1989. Raffreddati i legami con Francia e Germania e sempre più “russofobica”, la Polonia del PiS si è candidata a leader del nazionalismo e sovranismo regionale per non morire di solitudine e isolamento politico.


Vi è stato un tempo, prima di questa deriva populista, in cui la Germania rappresentava il partner principale di Varsavia, sia in ambito economico che politico. Così come NATO è sinonimo di Stati Uniti (nel ruolo di interlocutore privilegiato), nel quadro europeo, l’Unione Europea era (ed è) sinonimo di Germania.
La Germania fu la più assidua sostenitrice della ammissione polacca nell’UE, supportandone sia l’evoluzione economia, sia l’evoluzione democratica, guidando la Polonia verso il rispetto dei requisiti imposti dal consiglio di Copenaghen. Come si è detto, Berlino è il principale interlocutore di Varsavia nello scenario europeo, dal punto di vista della cooperazione politica, economica, diplomatica e culturale. La Germania, ad esempio, ospita la più grande comunità polacca in Europa, e rappresenta il principale partner commerciale nel vecchio continente. L’import tedesco in Polonia vale circa 33 miliardi di euro.[1]
L’europeizzazione della Polonia era sempre stata inestricabilmente connessa alle relazioni con la Germania.  La cooperazione tra i due paesi si estende, come già visto in precedenza, alla creazione di istituzioni regionali di promozione e collaborazione, come le Euro-regioni, ovvero alla istituzionalizzazione di accordi e incontri trilaterali con la Francia, il secondo maggior alleato nel continente. La cooperazione trilaterale Varsavia-Berlino-Parigi diede vita ad un format di incontri informali tra i leader dei tre paesi, il cosiddetto “Triangolo di Weimar”, a partire dal 28 agosto 1991, il quale si trasformò in una serie consultazioni che avvenivano a cadenza regolare. Il forum, che si occupava inizialmente di una collaborazione in previsione dell’accesso alla NATO e all’Unione Europea, oggi ruota intorno alla cooperazione politica, cooperazione interregionale e cooperazione culturale[2].
La fase più intensa dei rapporti polacco-tedeschi si raggiunge nel periodo 2008-2014, una fase di distensione durante i governi di Piattaforma Civica e frutto di un percorso di riconciliazione avviato nei decenni precedenti, quando l’intesa tra la Cancelliera Merkel e il Premier Tusk ha portato al raggiungimento di importanti risultati, sia nelle relazioni bilaterali che in ambito europeo.
In questo contesto la cooperazione polacco-tedesca, soprattutto riguardo ad una maggiore cooperazione UE-Russia, patrocinata dai governi Tusk e Merkel, avrebbe dovuto garantire un maggior grado di dialogo multilaterale, persuadendo Mosca ad adottare un approccio multilaterale nelle relazioni con la controparte europea.
La sinergia tra Berlino e Varsavia si è posta l’obiettivo di convincere Mosca del fatto che questa, storicamente, culturalmente e geograficamente, appartenesse alla schiera delle nazioni europee, promuovendo una collaborazione politica che avrebbe potuto garantire uno sviluppo dell’economia russa e una maggiore democratizzazione della federazione. Anche prevedendo una maggiore integrazione culturale attraverso la promozione di programmi di scambio culturale, come i programmi Erasmus ed Erasmus Mundus.[3]

Guerra e pace

Il cambio di rotta di Varsavia nei rapporti con l’Unione Europea si è reso ancora più evidente nei confronti della Germania. Un esempio del sentimento antitedesco del nazionalismo polacco può essere rappresentato dalla discussa questione della richiesta del pagamento di riparazioni di guerra, per i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, avanzata prima dalla Grecia nel 2019, alla quale si è accodata la Polonia. Infatti, seguendo l’esempio di Atene, Varsavia ha chiesto un risarcimento di circa 800 miliardi, richiesta attraverso la quale il governo PiS ha, di fatto, messo in discussione le relazioni diplomatiche con Berlino, faticosamente costruite dal precedente governo.[4]
Kaczynski, provando le sue tendenze antidemocratiche, ha affermato che il governo polacco è deciso a chiedere alla Germania decine di miliardi di euro a titolo di risarcimento per i danni subiti durante l’occupazione nazista.[5] La richiesta è stata formulata per la prima volta lo scorso primo agosto, in occasione del settantatreesimo anniversario della rivolta di Varsavia, durante la quale decine di migliaia di polacchi insorsero contro gli occupanti tedeschi. La proposta è stata sufficiente a creare ulteriori tensioni tra Polonia e Germania, in un momento molto delicato per le relazioni tra i due paesi e tra Polonia e il resto d’Europa.
La campagna antitedesca è anche sintomo del modo in cui la politica polacca si stia de-europeizzando. L’ideale che dominava la politica polacca negli anni ’90, di allineamento ai valori democratici e liberali europei e di apertura alle economie e ai mercati dell’Europa occidentale è stato rimpiazzato dal PiS con l’ideale populista di “emancipazione” e difesa della sovranità nazionale, degli ideali e valori che guidano il popolo polacco. I leader politici della destra populista attualmente al potere hanno inasprito incessantemente i toni e la loro retorica antitedesca e hanno accusato la Germania di essere il manovratore occulto delle autorità europee. Paragonando l’Unione Europea ad un paravento, e le politiche economiche europee alla stregua di uno strumento nelle mani di Berlino, al fine di ristabilire il dominio tedesco sul resto d’Europa. La mossa del governo polacco potrebbe essere, quindi, un tentativo per rafforzare il suo potere e il consenso interno, usando la Germania e l’Unione Europea come “nemico” esterno contro cui confrontarsi.

Il Nord Stream 2

Al di là della retorica populista sulle rivendicazioni del passato, lo scontro tra Varsavia e Berlino affonda le radici in questioni ben più concrete ed attuali di quanto i leader polacchi vogliano lasciar credere. In prima istanza, la questione migratoria non rappresenta solo un motivo di tensione con Bruxelles, ma anche e soprattutto con la Germania, che in questi anni ha portato avanti la linea della solidarietà espressa dalla Merkel, con riguardo alla redistribuzione delle quote di rifugiati. La Polonia si è sempre opposta all’immagine di paese anti-migranti che le è stata cucita addosso, sostenendo, al contrario, che Varsavia accoglie migliaia di migranti, senza però contare che la stragrande maggioranza di questi, rappresenta la categoria dei cosiddetti migranti economici, provenienti in prevalenza da Ucraina[6], Moldavia, Georgia, Bielorussia. La confusione del governo polacco tra migranti e rifugiati ha creato (e crea) sostanziali fraintendimenti e incomprensioni con l’UE e con Berlino.
Un’altra questione che alimenta la tensione diplomatica tra Germania e Polonia riguarda direttamente le relazioni bilaterali tra Berlino e Mosca, ed in particolare l’accordo russo-tedesco per il progetto della Nord Stream 2, ovvero il progetto di costruzione di un’aggiunta al gasdotto Nord Stream che collega già in maniera diretta la Russia con il territorio tedesco attraverso il Mar Baltico a partire dal 2011. Quello che è stato battezzato come Nord Stream 2 consiste in un raddoppio dell’infrastruttura esistente e della quantità di gas naturale russo trasportato verso il mercato europeo. La questione s’intreccia ovviamente anche con la crisi ucraina. La quantità di gas trasportato annualmente dal Nord Stream 2 sarebbe simile a quella che dalla Russia transita attraverso l’Ucraina per giungere in Europa.[7]
Kyiv verrebbe così tagliata fuori da un traffico redditizio che, per un’economia già in stato comatoso, frutta circa due miliardi di dollari l’anno in diritti di transito. Le contraddizioni relative all’Ucraina sono state citate anche in una recente lettera inviata da alcuni paesi UE alla Commissione Europa per sollecitare la bocciatura del nuovo gasdotto nel Mar Baltico. Paesi come Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia si sono detti preoccupati per la minaccia alla “realizzazione di una politica europea unitaria con alleati e partner tradizionali”. Inoltre, prosegue la lettera, “è nell’interesse strategico dell’UE conservare il transito [di gas russo] dall’Ucraina, non solo dal punto di vista della sicurezza energetica, ma anche per il mantenimento della stabilità in Europa orientale” come ha sostenuto il Ministro degli Esteri polacco, Jacek Czaputowicz, nel 2018.[8]
Malgrado il timore di un’eccessiva dipendenza energetica dell’Europa da Mosca, l’opposizione dei Paesi baltici e della Polonia e la minaccia di sanzioni sbandierata dagli Stati Uniti, il progetto russo-tedesco è andato avanti. L’unico ostacolo al completamento della infrastruttura nel Baltico era dato dalla riluttanza del governo danese a concedere il nullaosta per il passaggio della conduttura sul suolo nazionale.
In seguito al via libera della Danimarca, ultimo paese a concedere l’autorizzazione per il passaggio del gasdotto, nel corso del 2019, Gazprom annunciò che il progetto era in fase di conclusione.[9] La costruzione della Nord Stream 2 è iniziata nel 2018 ed è stata ultimata nel settembre 2021, e secondo le previsioni, l’attività sarebbe dovuta iniziare già a fine 2021.[10] Tuttavia, il gasdotto è tutt’ora bloccato a causa della sospensione della sua certificazione ad opera della Bundesnetzagentur, l’agenzia regolatrice dell’energia tedesca.[11]
Quando la pipeline entrerà in funzione, Gazprom raddoppierà la quantità di gas inviato direttamente in Europa, attraverso una rotta che taglia fuori l’Ucraina. Tuttavia, la Cancelliera Angela Merkel aveva rassicurato gli alleati, affermando che nelle trattative con Putin il principio fondamentale era il mantenimento della rotta ucraina, come condizione per non abbandonare Nord Stream 2.[12] In tutta risposta alla costruzione del gasdotto russo-tedesco, la Polonia ha annunciato la conclusione di accordi di fornitura di gas liquido dagli USA e il progetto di una conduttura di gas, che partirà dalla Norvegia e collegherà la Danimarca e la Polonia attraverso il Mar Baltico. Il progetto della Baltic Pipe polacca ha ricevuto un prestito di 215 milioni di € dall’Unione Europea, sarà completata entro ottobre 2022[13], così come ha annunciato il Primo Ministro Mateusz Morawiecki.[14]
In sostanza, si può sostenere che l’opposizione polacca alla Nord Stream 2 tedesca si basa su tre ragioni fondamentali. In primo luogo, il progetto tedesco, potrebbe rendere la politica energetica UE eccessivamente dipendente dal gas russo, che potrebbe rivelarsi in pratica una dipendenza politica da Mosca.[15] In secondo luogo, vi è la questione ucraina, dato che, come si è detto, il nuovo gasdotto potrebbe tagliare fuori l’Ucraina dalla politica energetica, nel momento in cui questa ha avviato gli accordi con Bruxelles. In ultima istanza, vi è l’interesse nazionale polacco di diventare l’hub principale per la distribuzione di gas della statunitense Venture Global LNG Inc. in Europa centrale e orientale.[16] 

I turbolenti anni della presidenza Trump

Nonostante le note ufficiali da parte dei rispettivi governi, nel corso degli anni, cariche di reciproca ammirazione e rispetto, della partnership strategicamente importate nelle questioni interne ed esterne all’Unione, Polonia e Germania sembrano aver raffreddato l’intesa del passato. Sul piano internazionale, la decisione di Angela Merkel di mantenere le sanzioni alla Russia, per la questione ucraina aveva incontrato il favore di Varsavia.
Tuttavia, un ulteriore elemento divisivo, stavolta offerto dalla amministrazione Trump, ha riguardato la scottante questione delle spese militari per il mantenimento dei contingenti NATO in Europa.
L’ex Ambasciatore US in Polonia Georgette Mosbacher, in un post su Twitter, aveva sostenuto con entusiasmo la capacità della Polonia di rispettare l’obbligazione di una spesa militare pari al 2% del PIL imposta dagli accordi NATO. Il fatto che la Germania dedichi una percentuale inferiore alla spesa militare dovrebbe poter significare che si possa ipotizzare uno spostamento di militari americani dal suolo tedesco a quello polacco.[17] La provocazione dell’ex ambasciatore aveva incontrato la reazione di Berlino che ha interpretato l’esasperazione delle relazioni bilaterali USA-Polonia, all’interno della NATO, come una minaccia alla sua posizione strategica in Europa, e nella volontà di Varsavia di ottenere maggiori concessioni da parte della Alleanza, in qualità di baluardo contro l’assertività russa.

Conclusioni

Resterà, dunque, da vedere come si evolveranno i rapporti tra i due paesi in seguito ai più recenti eventi: la fine dell’era Merkel e il nuovo governo “semaforo” del nuovo cancelliere Olaf Scholz; la crisi dei migranti e seguenti respingimenti al confine Polonia-Bielorussia; la pressione militare russa su Ucraina e fronte Orientale degli ultimi mesi e lo spettro di un nuovo conflitto armato sul suolo europeo; la spinosa questione del Nord Stream 2, con la Russia che riduce drasticamente il flusso di gas in transito in Ucraina, come riportato dal quotidiano Rzeczpospolita [18], e che sembra destinata a creare ancora grattacapi e fratture tra gli alleati Euroatlantici; il continuo braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia sul rispetto dello stato di diritto.
Tutti questi fattori avranno una notevole influenza sull’evoluzione dei rapporti bilaterali tra Polonia e Germania. Soprattutto, se si considera che la nuova minaccia russa potrebbe avere un forte impatto sulla politica interna polacca, traducendosi in un possibile incremento del consenso per il partito di governo.
L’atteggiamento tedesco nei confronti di Mosca rappresenterà, probabilmente, un elemento di analisi in Polonia così come nei paesi del Baltico. Da un lato, il nuovo governo tedesco ha usato toni molto duri nei confronti della minaccia russa al confine ucraino, ed ha ammonito il Cremlino di non superare la linea rossa dell’integrità territoriale ucraina. In caso contrario, ha annunciato lo Scholz durante il summit di Davos, Mosca potrebbe andare incontro a dure conseguenze sull’apertura del Nord Stream 2.[19]
Tuttavia, mentre USA e UK hanno inviato oltre 90 tonnellate di materiale bellico, tra cui munizioni, sistemi anticarro e altri aiuti militari, la Germania ha annunciato l’invio di un ospedale da campo, rifiutando di garantire un effettivo supporto militare a Kyiv.[20]
La Polonia, che detiene la presidenza OSCE 2022[21], ha presentato le proprie proposte per affrontare le sfide alla sicurezza europea, rendendo evidente che la risoluzione della crisi in Ucraina appare quale elemento fondamentale della sua azione. Così come affermato dal Ministro degli Esteri Zbigniew Rau, al Consiglio Permanente dell’ OCSE lo scorso 13 gennaio, “It seems that the risk of war in the OSCE area is now greater than it has ever been in the last 30 years,” e “As we are a nation with a traumatic history that has benefited greatly from peace in Europe, we know perfectly well which proposals are aimed at and which are endangering peace. We will share this experience during our OSCE Chairmanship”.[22]
Sarà la questione ucraina a plasmare le future relazioni diplomatiche tra Berlino e Varsavia?

*Articolo pubblicato il giorno 4 febbraio


Note

[1] Ministry of Foreign Affairs Republic of Poland, Archive website https://www.msz.gov.pl/en/foreign_policy/europe/bilateral_relations_europe/countries/germany
[2] Ministry of Foreign Affairs Republic of Poland. Archive website https://www.msz.gov.pl/en/foreign_policy/europe/wweimar_triangle1/
[3] Andrzej Turkowski, November 17, 2011, The Polish-German Tandem, Carnagie Europe.https://carnegieeurope.eu/2011/11/17/polish-german-tandem-pub-46059
[4] https://www.agi.it/estero/grecia_polonia_germania_danni_di_guerra-5371427/news/2019-04-22/
[5] Leonid Bershidsky, 5 giugno 2019, How Germany Should Respond to $1.2 Trillion Reparations Claims, Bloomberg. https://www.bloomberg.com/opinion/articles/2019-06-05/world-war-ii-reparations-how-germany-should-respond
[6] Varsavia riconosce l’importanza di questa manodopera straniera qualificata nel soddisfare le richieste del mercato del lavoro interno e continuare a sostenere un’economia in espansione e cresciuta del 4,5% nel 2017.Lorenzo Berardi, 14 agosto 2018, I migranti che la Polonia sovranista accoglie a braccia aperte, https://eastwest.eu/it
[7] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ispitel-nord-stream-2-strada-accidentata-32366
[8] Minister Jacek Czaputowicz on Polish diplomacy priorities in 2018, Ministry of Foreign Affairs Republic of Poland. https://www.msz.gov.pl
[9] Agata Łoskot-Strachota Szymon Kardaś Piotr Szymański Sławomir Matuszak, 2019-10-31, Denmark gives go-ahead for construction of Nord Stream 2, OSW | Ośrodek Studiów Wschodnich.https://www.osw.waw.pl/en/publikacje/analyses/2019-10-31/denmark-gives-go-ahead-construction-nord-stream-2
[10] https://www.nord-stream2.com/construction/overview/
[11] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/germania-inizia-lera-scholz-32593
[12] Antonella Scott, 30 ottobre 2019, Nord Stream 2 al traguardo, tagliata fuori la rotta ucraina del gas, Il sole24ore https://www.ilsole24ore.com/art/nord-stream-2-traguardo-si-complicano-negoziati-gas-russia-e-ucraina-ACoxmdv
[13] https://www.baltic-pipe.eu/
[14] Tomasz Bielecki, 15.04.2019, Poland’s Baltic Pipe project pumped full of EU cash, Deutsche Welle. https://www.dw.com/en/polands-baltic-pipe-project-pumped-full-of-eu-cash/a-48332337  
[15] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ispitel-nord-stream-2-strada-accidentata-32366
[16] Tomasz Bielecki, 15.04.2019, Poland’s Baltic Pipe project pumped full of EU cash, Deutsche Welle. https://www.dw.com/en/polands-baltic-pipe-project-pumped-full-of-eu-cash/a-48332337
[17] Justyna Gotkowska, 2019-08-19, German discussion about moving US troops to Poland, OSW | Ośrodek Studiów Wschodnich. https://www.osw.waw.pl/en/publikacje/analyses/2019-08-19/german-discussion-about-moving-us-troops-to-poland
[18] https://www.rp.pl/biznes/art19261011-gazprom-podsyca-kryzys-gazowy
[19] https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/scholz-ucraina-davos-jy8150x5
[20] https://tg24.sky.it/mondo/2022/01/22/ucraina-capo-marina-tedesca-dimissioni-putin
[21] https://www.osce.org/chairmanship/492955
[22] Cfr. https://tvpworld.com/57934520/threat-of-war-in-osce-area-is-greatest-in-last-30-years-polish-fm


Foto copertina: Un uomo tiene in mano una bandiera tedesca e una polacca al ponte di confine tra Polonia e Germania a Francoforte sull’Oder