Non solo metodi draconiani. Per far fronte all’emergenza, Pechino ha fatto ricorso alle proprie risorse tecnologiche, appellandosi a Intelligenza Artificiale, Big Data, droni e robotica.


 

Nella gestione della crisi sanitaria causata dall’epidemia di COVID-19, la Cina ha un importante alleato: la tecnologia. Pian piano, mentre i contagi progressivamente diminuiscono, fino ad essere quasi nulli ad accezione della provincia dello Hubei, focolaio dell’epidemia, trapelano nuove informazioni in merito agli strumenti adottati per fronteggiare la diffusione del virus. Ancora una volta, la Cina dimostra di non voler più essere identificata come “fabbrica del mondo”, espressione che fa riferimento alla produzione di beni a basso valore aggiunto con cui la Cina ha fatto ingresso nel mondo globalizzato, ma di volersi affermare come leader tecnologico.
Nel mese di gennaio, il Presidente e Segretario Generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping ha lanciato un appello alle grandi aziende tech del Paese[1]: alla chiamata hanno risposto Alibaba, Baidu e Tencent, mettendo a disposizione della lotta al COVID-19 le loro tecnologie più innovative: Big Data, Intelligenza Artificiale, robotica e device connessi.
Tramite l’ausilio di applicazioni che fanno uso di Big Data, la Cina ha intensificato il proprio sistema di sorveglianza, già oggetto di aspre critiche. Con oltre 200 milioni di telecamere di sicurezza installate su tutto il territorio cinese[2] e con una popolazione strettamente legata all’utilizzo di smartphone e relative app, Pechino riesce non solo ad individuare prontamente chi viola la quarantena, ma anche a monitorare gli spostamenti del virus, tracciando gli infetti e coloro che sono entrati in contatto con essi.
Sono state inoltre sviluppate telecamere intelligenti in grado di identificare i cittadini sorpassando l’ostacolo della mascherina e, in aggiunta, di misurare la temperatura corporea in modalità ‘contactless’ per individuare casi sospetti: è il caso di SenseTime, una delle principali società di intelligenza artificiale in Cina. Operazioni del genere sono anche alla portata di MicroMultiCopter, azienda di Shenzhen che ha sviluppato diverse tipologie di droni finalizzati non solo al trasporto di materiale sanitario, ma anche alla conduzione di operazioni termografiche.[3] Anche i caschi intelligenti della polizia di Chengdu, nella provincia del Sichuan, e di Shenzhen, nel Guangdong, sarebbero in grado di misurare la temperatura dei passanti entro un raggio di 5 metri.[4]
Fondamentale il ruolo dei robot che, non essendo sensibili al virus, vengono impiegati per completare attività di pulizia e sterilizzazione e di fornitura di cibo e medicine, al fine di ridurre i contatti da uomo a uomo. I robot UVD di Blue Ocean Robotics sono inoltre in grado, tramite la luce ultravioletta, di uccidere autonomamente batteri e virus.[5]
Di notevole spicco il contributo di Alibaba, che tramite Alibaba Damo Academy, uno dei suoi spin off, ha messo a punto un sistema d’intelligenza artificiale di supporto alla diagnosi del nuovo coronavirus, capace di rilevare – tramite scansioni tomografiche computerizzate (cioè TAC) – nuovi casi di SARS-CoV-2 con un tasso di accuratezza fino al 96%. Il tutto abbattendo i tempi d’attesa dei tradizionali tamponi e dell’analisi ad occhio umano: infatti il processo di rilevamento dura circa 20 secondi a fronte dei 5-15 minuti per l’analisi di una TAC ad opera di un medico, con scansioni che a volte necessitano fino a 300 immagini.[6]
Tramite i dati campione di oltre 5.000 casi infetti, il sistema è stato addestrato per identificare le differenze tra i pazienti affetti da COVID-19 e quelli con polmonite virale ordinaria. Tale tecnologia è stata utilizzata per la prima volta nell’ospedale di Qiboshan, nella città di Zhengzhou, capoluogo della provincia dello Henan ed è stato in seguito impiegato nelle province dello Hubei, del Guangdong e dello Anhui.

Alibaba è inoltre la protagonista di un’altra innovazione: l’applicazione 健康吗 jiankang ma (sei sano?) la quale assegna ad ogni cittadino un colore: rosso, giallo o verde. Ne consegue il permesso di accesso agli spazi pubblici.[7] Sui social cinesi si ci chiede se sia giusto che le autorità del governo abbiano affidato ad un’azienda privata una tale responsabilità, ritenendo che il governo e non un soggetto commerciale dovrebbe avere il controllo dell’algoritmo.
Di fatto, il programma utilizza i big data in possesso alla Sanità cinese e riceve dati da aziende che raccolgono informazioni digitali in merito a spostamenti e contatti fra i cittadini. Per esempio, il maggior operatore telefonico del Paese, China Mobile, ha condiviso con alcuni media i dati di spostamento dei suoi utenti poi dichiarati affetti da virus: dal treno preso, con tanto di specifiche rispetto al posto occupato, fino alla metropolitana o al supermercato.[8]
Tornando all’app, il codice rosso è assegnato a chi è risultato positivo, a chi proviene dallo Hubei e ha un maggior rischio di essere infetto. In questo caso l’individuo dovrà rimanere a casa per due settimane (se non viene direttamente ricoverato) e dare aggiornamenti quotidiani sulle proprie condizioni attraverso l’app DingTalk, un’estensione di Alipay. Chi è entrato in contatto con persone che sono poi risultate infette ha un codice giallo e deve rimanere a casa per sette giorni. Il verde è segnale di via libera. Il funzionamento del programma non è però del tutto chiaro (in caso di errore l’utente non sa a chi rivolgersi e non sa di preciso da dove provengano i propri dati). Il codice si aggiorna ogni due ore circa e non sempre in tempo reale, per cui gli incontri pericolosi si rivelano tali solo in un secondo momento. Ma soprattutto, il programma non è infallibile: a volte basta mostrare lo screenshot di un codice verde, eludendo facilmente i controlli delle guardie che non si soffermano sui dettagli della schermata. In alcune città, come Wenzhou e Hangzhou, il codice è praticamente obbligatorio, mentre a Pechino e Shanghai averne uno è solo consigliato. L’app viene utilizzata in più di 200 città cinesi.
Anche Tencent, proprietaria dell’app di messaggistica WeChat (la più diffusa in Cina), dispone di una funzione simile: “close contact detector”, uno strumento che, tramite scansione di codice QR, avvisa gli utenti se entrano in contatto con un potenziale cittadino portatore di virus. Il colosso, inoltre, fornisce agli utenti servizi di consulenza sanitaria online gratuiti tramite chatbots.
Emergono naturalmente preoccupazioni in merito non solo al trattamento dei dati e alla privacy dei cittadini cinesi, ma anche riguardo la discriminazione di cui potrebbero essere vittima tutti i codici rossi o gialli. Tuttavia, va riconosciuto che in quello che sembra assumere sempre di più le sembianze di un mondo distopico, la Cina ha individuato nelle innovazioni tecnologiche il suo “asso nella manica” nella lotta all’epidemia, ormai dichiarata pandemia, del COVID-19.


Note

 

[1] https://www.bbc.com/news/technology-51717164

[2]https://www.ilsole24ore.com/art/la-macchina-tech-xi-jinping-cosi-big-data-e-intelligenza-artificiale-stanno-battendo-coronavirus-cina-ADsL0XB?refresh_ce=1

[3] https://www.bbc.com/news/technology-51717164

[4] https://www.dailymail.co.uk/news/article-8073451/Chinese-police-wear-smart-helmets-detect-pedestrians-fevers-amid-coronavirus-crisis.html

[5] https://www.forbes.com/sites/bernardmarr/2020/03/13/coronavirus-how-artificial-intelligence-data-science-and-technology-is-used-to-fight-the-pandemic/#c7225df5f5fc

[6] https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-l-intelligenza-artificiale-alibaba-identifica-20-secondi-una-tac-ADacdTB

[7] Internazionale 1349, p.26

[8] https://www.ilsole24ore.com/art/la-macchina-tech-xi-jinping-cosi-big-data-e-intelligenza-artificiale-stanno-battendo-coronavirus-cina-ADsL0XB?refresh_ce=1


Foto copertina: SupChina


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Fabrizia Candido
Fabrizia si è laureata nel 2016 in Lingue, Lettere e Culture Comparate (cinese, tedesco e francese) presso l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale dopo aver trascorso sei mesi presso l’Université Paris Diderot nell’ambito del progetto Erasmus. Nel 2017 ha conseguito un master in Global Marketing, Comunicazione e Made in Italy ed ha seguito un percorso formativo sulla Cultura d’Impresa ed i mercati cinesi presso Unicredit Spa. Iscritta al corso di laurea magistrale in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa (con curriculum Cina) nuovamente presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, nel 2018 Fabrizia ha studiato per sei mesi presso l’Università Fudan di Shanghai (复旦大学) grazie alla borsa di studio dello 汉办. Sinologa appassionata di giornalismo, storia e politica internazionale, Fabrizia infine coordina la sezione “Asia/Oceania” del settimanale di geopolitica online MSOI ThePost.