La regione caucasica ricopre una grande importanza nella politica estera dell’Iran per diversi fattori, primo fa tutti la sicurezza nazionale della Repubblica Islamica.


All’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, gli storici egemoni della regione caucasica, Turchia ed Iran, cercarono di ristabilire le loro storiche relazioni con i nuovi Stati indipendenti.
Storicamente considerata la naturale sfera di influenza dell’impero persiano, il primo obiettivo iraniano fu quello di ristabilire i suoi legami storici, culturali e politici con i due paesi del Caucaso meridionale, Armenia ed Azerbaijan.
L’Iran è da intendersi come “media potenza regionale” all’interno dell’area mediorientale, intendendo con ciò attore chiave nel balance of power e sufficientemente abile nel contrastare una coalizione di stati regionali avversari.  
Data la sua centralità all’interno del cosiddetto “asse della resistenza” a prevalenza sciita, si tende a sovrastimare la logica settaria alla base dell’alleanza e, di conseguenza, alla base delle decisioni di politica estera.
L’elemento identitario è presente all’interno della politica estera iraniana ma è certamente secondario rispetto ad un solido pragmatismo e a considerazioni di realpolitik.
Ciò appare con evidenza in riferimento al tipo di relazioni che la Repubblica Islamica intesse con i Paesi del Caucaso meridionale che, data la vicinanza geografica, sono di particolare interesse per la sicurezza e la stabilità di Teheran.
I fattori che guidano la politica estera nel Caucaso sono, soprattutto, difensivi:
È per questo che offre sostegno all’Armenia, paese non a maggioranza musulmano, nello scontro contro l’Azerbaijan, a maggioranza sciita, principale nemico iraniano nella regione. Nonostante si utilizzi la solidarietà islamica come principio guida della politica estera, prevale il pragmatismo.

Fattori che guidano la politica iraniana nel Caucaso

La politica estera della Repubblica Islamica  dell’Iran nel Caucaso è guidata da alcuni fattori: sicurezza nazionale; prevenzione di attività anti regime compiute da minoranze etniche presenti negli stati caucasici; la limitazione dell’influenza di altre potenze, come Turchia e Russia; interessi economici e, infine, il ruolo all’intero delle rotte energetiche e di trasporto. [1]
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati del Caucaso, freschi di indipendenza, apparivano come una minaccia per la stabilità interna dell’Iran.
Per comprendere ciò, occorre prendere in considerazione la grande diversità etnica presente sul territorio iraniano: meno della metà della popolazione è persiana[2], le minoranze sono concentrate nelle province periferiche, mentre il centro dell’“impero” è persiano.
Oltre a sperimentare alti livelli di povertà, carenza di servizi statali e di infrastrutture, nelle periferie i principali gruppi etnici sono i medesimi presenti negli Stati confinanti, come Azerbaijan, Turchia, Pakistan, Iraq, Afghanistan. Spesso protagoniste di attività anti-governative, Teheran ha cercato di contrastare l’attività politica delle minoranze, ha vietato l’insegnamento e l’utilizzo delle lingue minoritarie nelle istituzioni statali e ha perseguitato attivisti e difensori dei diritti delle minoranze.

Preoccupazione per cooperazione Azerbaijan-Israele

L’Azerbaijan divenne uno dei primi paesi alleati a maggioranza musulmana per Israele e i due paesi stabilirono relazioni dal 1992, con una stretta collaborazione militare e di intelligence.
Baku è un grande importatore delle tecnologie difensive israeliane: nel 2012 sono state acquistate armi di produzione israeliana per un valore di 1.6 miliardi di dollari e nel 2017 127 milioni di dollari di tecnologia militare. [3]
Negli anni l’alleanza tra Israele e Azerbaijan si è intensificata tanto a portare ad un presunto accordo[4] secondo il quale Tel Aviv potrebbe utilizzare gli aeroporti azeri per condurre attacchi contro l’Iran, sebbene l’accordo sia stato smentito dalle autorità azere.
I due paesi appaiono legati da un comune obiettivo, l’ostilità verso la Repubblica Islamica, ma nonostante ciò, un confronto diretto con Teheran non è nell’interesse azero, data la loro asimmetria di potere e la loro vicinanza geografica, elementi che hanno portato a preservare un livello di comunicazione e collaborazione tra Iran ed Azerbaijan.[5]
Il riaggiustamento della politica iraniana verso l’Azerbaijan si deve, principalmente, alle ambizioni di Turchia e Russia nell’area e nel desiderio di estendere la loro zona di influenza nel Caucaso meridionale.
Come reazione, l’Iran ha intensificato le sue relazioni con l’Armenia supportandola con l’equipaggiamento di droni per garantire un gioco di balance of power nel Caucaso meridionale.
Nel 2009, il valore commerciale tra i due Paesi era di 200 milioni di dollari, con un picco raggiunto nel 2018, anno in cui il valore delle esportazioni iraniane fu di 269 milioni. [6]
Recentemente, il ministro iraniano, Reza Fatemi Amin, durante la sua visita ufficiale in Armenia, ha annunciato la disponibilità iraniana nella costruzione della strada Kajaran-Sisan, parte del Corridoio Nord-Sud. [7]

Guerra del Nagorno-Karabakh 2020

Con lo scoppio del conflitto nella regione del Nagorno-Karabakh tra Armenia ed Azerbaijan, l’Iran si è trovato in una difficile posizione di bilanciamento.
Teheran ha espresso una posizione neutrale all’interno del conflitto e ha cercato di giocare un ruolo di mediatore, invocando il dialogo ed un immediato cessate il fuoco. A causa della condivisione dei confini con entrambi gli Stati, era la sicurezza nazionale iraniana a costituire la priorità, soprattutto in seguito ad alcune “intrusioni” armate su suolo iraniano.
Fornendo supporto all’Armenia, l’Iran avrebbe potuto indebolire le potenze rivali, Turchia e Israele, ma, paradossalmente, avrebbe rischiato di danneggiare le relazioni con Ankara e la de-escalation in atto. Al tempo stesso, supportare uno stato cristiano avrebbe compromesso l’immagine della Repubblica Islamica come leader del mondo musulmano e con ciò si spiega la postura ambigua, a tratti contradditoria, assunta da Teheran nel corso del conflitto.
A destare preoccupazione, poi, è la crescente influenza turca in Azerbaijan, con cui condivide legami culturali e linguistici, e che potrebbe scatenare un nazionalismo azero anche su territorio iraniano (gli azeri costituiscono circa il 25% della popolazione in Iran in particolare nel c.d. Azerbaijan iraniano[8]), motivo per cui la presenza di Ankara nel Caucaso appare come una minaccia esistenziale per la sopravvivenza di Teheran.
Il Caucaso meridionale rappresenta il territorio di scontro tra Iran e Turchia, in cui il perdente è il primo attore.
Bisogna considerare, inoltre, le recenti negoziazioni tra Turchia e Armenia per la normalizzazione delle relazioni e la volontà di intraprendere scambi commerciali diretti.
Per l’Armenia, la normalizzazione significa innanzitutto uscire da un isolamento geografico, dal momento che due dei suoi paesi confinanti sono ostili (Turchia ad ovest e Azerbaijan a sud-est). L’altra motivazione è di natura economica: l’Armenia è dipendente dalla Russia e nonostante l’afflusso di migliaia di cittadini e capitali russi negli ultimi mesi, teme che la recessione economica a causa delle sanzioni occidentali su Mosca possa ricadere anche su Yerevan.
Tuttavia, la strada è ancora molto lunga e permangono diversi ostacoli, uno tra tutti il mancato riconoscimento del genocidio armeno da parte di Ankara.
In caso di vittoria diplomatica, appare ancora più evidente che il grande sconfitto nella partita caucasica sarà proprio l’Iran.


Note

[1] Brenda Shaffer, Iran’s policy toward the Caucasus and Central Asia, The Central Asia-Caucasus Analyst, Agosto 2022
[2] Brenda Shaffer, Iran is more than Persia, Ethnic Politics in the Islamic Republic, Aprile 2021
[3] Emil Avdaliani, Defying Geography: The Israel Azerbaijan Partnership, Begin-Sadat Center for Strategic Studies, Ramat Gan, Perspective Papers, n. 1723, Agosto, 2020
[4] Mark Perry, Israel’s Secret Staging Ground, 28 marzo 2012, Foreign Policy,
[5] G. Lindenstrauss, Israel-Azerbaijan: Despite the Constraints, a Special Relationship, Strategic Assessment | Volume 17 | No. 4 | Gennaio 2015
[6] A. Khoshnood & A. Khoshnood, Iran’s Quandary on Nagorno-Karabakh, Middle East Quarterly, 2021
[7] https://www.tasnimnews.com/en/news/2022/03/04/2676217/south-north-corridor-top-priority-in-iran-armenia-ties-minister
[8] L’Azerbaigian iraniano comprende tre province iraniane nordoccidentali: Azerbaigian occidentale, Azerbaigian orientale e Ardabil. Vari autori includono in questo elenco anche la provincia di Zanjan.


Foto copertina: La Moschea Blu è una moschea di Yerevan, l’unica ad essere attiva in territorio armeno. La proprietà della moschea fu passata all’Iran nel 1995 dalle autorità cittadine e nel dicembre 2015 il governo armeno ha deciso di estendere tale titolarità iraniana per altri novantanove anni. Una prova evidente dell’influenza dell’Iran nel Caucaso @OpinioJuris