Il conflitto sta bloccando l’export di grano ucraino nei Paesi del continente, a favore invece di quello russo. L’approvvigionamento non è sufficiente e rischia di frenare la crescita già rallentata dalla pandemia.


Russia e Ucraina sono tra i primi esportatori di grano al mondo e da essi dipende la fornitura di generi alimentari e foraggio per molti Paesi sia poveri che in via di sviluppo. Quando si parla di grano, ci si riferisce al grano tenero, quello impiegato per produrre il pane, alimento base di quasi tutte le alimentazioni. Secondo dati riportati dalla FAO, molti Stati dipendono dal grano russo e ucraino: dall’ Azerbaijan all’Armenia, dalla Georgia alla Turchia ed anche numerosi Paesi africani. L’African Economic Outlook riporta che gli effetti della pandemia e della guerra in corso tra Russia e Ucraina potrebbero portare ad effetti nefasti per l’Africa negli anni a venire. La pandemia nel 2021 ha causato un forte aumento del tasso di povertà assoluta, si parla di oltre 30 milioni di africani in condizioni di estrema povertà, e un incremento del tasso di disoccupazione dovuto alla perdita di 22 milioni di posti di lavoro. Il conflitto in corso in Europa rischia inoltre di portare altri 2 milioni di africani in condizioni di povertà estrema e non si vede per il 2023 un’inversione di questa tendenza.[1]

L’importanza dell’Ucraina per l’Africa

L’Ucraina utilizzava i porti di Odessa, Mariupol, Berdiansk e Kherson per esportare il proprio grano verso Paesi come Egitto (22% del grano nazionale), Libia (48%), Tunisia (49%) e Senegal (20%). Con lo scoppio del conflitto a fine febbraio 2022, l’export di grano si è bloccato e, allo stesso tempo, quello russo verso Africa, Medio Oriente e Turchia è aumentato di oltre il 60% come confermato da ProZerno, la “borsa agricola russa” che riporta un incremento dell’export di grano russo da 1.1 milioni di tonnellate per il 2021 a 1.7 milioni di tonnellate per il 2022[2]. Appare impensabile che l’Ucraina possa utilizzare vie alternative come porti fluviali (troppo vecchi e non capaci di esportare migliaia di tonnellate al mese) o autostrade (su cui passano non più di 20mila tonnellate al giorno di grano). Pesanti sono le accuse di Kiev alla Russia rea di aver rubato tra le 400 e le 600mila tonnellate di grano da silos ucraini per destinarli all’Egitto (che ha rifiutato il carico) e alla Siria.

Il discorso di Zelensky all’Unione Africana

La FAO riporta che saranno oltre 440 milioni le persone che rischiano di soffrire la fame a causa della guerra dato che il prezzo del grano tenero “è salito del 4,8% dall’inizio della guerra”[3]. Paesi dell’Africa mediterranea quali Tunisia, Egitto e Marocco stanno correndo ai ripari calmierando i prezzi di pane, pasta e semola per scongiurare malcontento e disordini che in passato diedero inizio alle Primavere Arabe. Tuttavia la posizione dei Paesi africani nei confronti del conflitto russo-ucraino non è univoca. Prova ne è la scarsa partecipazione dei capi di Stato africani all’Assemblea dell’Unione Africana tenutasi ad Addis Abeba il 20 giugno 2022 a cui ha partecipato tramite videomessaggio il Presidente ucraino Zelensky. Sono stati invitati all’Assemblea 55 Capi di Stato, ma solo 4 hanno partecipato (Libia, Congo, Senegal e Costa d’Avorio), mentre i restanti Paesi hanno inviato dei loro rappresentanti. Zelensky ha voluto ricordare anche gli sforzi e gli impegni presi dal suo Paese per la causa africana attraverso la fornitura di oltre 300 forze di pace ucraine all’interno di missioni ONU sul continente. Egli ha concluso il suo discorso promettendo che l’Ucraina si impegnerà a rispettare gli accordi di fornitura di grano ai Paesi africani e a liberare i propri porti, ma ha ammesso che i progressi tardano ad arrivare, mancando attualmente una strategia efficace per scongiurare ulteriori attacchi russi a silos e porti ucraini. In risposta a queste dure parole, il Presidente dell’Unione Africana Macky Sall ha assicurato un impegno costante da parte dell’Africa “per il rispetto delle regole del diritto internazionale, nella risoluzione pacifica dei conflitti e nella libertà di commercio”.[4]

Crisi del grano e fenomeni migratori

La crisi dell’approvvigionamento di grano e cereali in Africa ha portato a un boom di richieste di asilo in Europa. Alcuni inviati della Radiotelevisione Svizzera (RSI) si sono recati sulla frontiera tra Marocco e Algeria per monitorare la situazione e svolgere interviste. Molti migranti, come Makan, sono in fuga dalla Nigeria non solo per i sanguinosi attentati di Boko Haram, ma anche per la carenza di risorse alimentari: “La verità è che noi non vogliamo andare via dalle nostre case, ma se non c’è cibo, non c’è acqua, non c’è lavoro, abbonda però la violenza, la guerriglia e la morte”[5]. Jamila Bergh, a capo del progetto Airbag, che fornisce assistenza ai migranti alla frontiera, afferma che: “Senza cibo e acqua, sono migliaia le persone che si stanno spostando da una regione all’altra in cerca di salvezza(…) Non ci vorrà molto perché grandi flussi migratori cercheranno salvezza a sud del mondo”. Fattori come la pandemia da Covid-19, cambiamenti climatici e conflitto russo-ucraino peseranno sull’economia africana riducendo o frenando la crescita per il 2022. La Banca Africana di Sviluppo (AfDB) ha previsto per il 2022 un drastico calo del PIL reale intorno al 4.1% e questa tendenza negativa continuerà almeno fino al 2023. Anche i cambiamenti climatici avranno un ruolo decisivo per le già fragili economie africane. Tra il 2020 e il 2021 sono stati registrati 131 disastri ambientali e fenomeni metereologici estremi. Il rapporto afferma che i cambiamenti climatici pongono “rischi sostanziali per le economie africane, minaccia la vita e i mezzi di sussistenza di milioni di persone”[6]. Le sfide future che il continente dovrà affrontare saranno numerose e la situazione potrebbe peggiorare ancora di più se il blocco del grano perdurerà ancora per molto tempo. Il rischio di una carestia senza precedenti è più realistico che mai, in particolare sul Nord Africa con terribili conseguenze per i già deboli equilibri politico-sociali.


Note

[1] www.afdb.org
[2] F. Battistini, M. Gabanelli, M.Sideri, “Crisi del grano: come Putin sta forzando l’immigrazione dall’Africa verso l’Europa”. Corriere della Sera, 6 giugno 2022.
[3] Davide Falconi, “Perché il blocco del grano è un vero crimine di guerra dei russi”. Fanpage, 22 giugno 2022.
[4] Cèline Camoin, “Zelensky vuole un’Africa più vicina”. Africa Rivista 22 giugno 2022.
[5] “Africa senza grano, inizia un esodo”, www.rsi.ch
[6] Angelo Ferrari, “Gli effetti della guerra del grano sull’economia africana”. Agi.it, 4 giugno 2022.


Foto copertina: La geopolitica della fame