Ad Istanbul e nelle grandi città costiere, le donne sembrano condurre un’esistenza affine a quella di noi occidentali, con libertà di lavorare, decidere del proprio abbigliamento e viaggiare. Non possono dire lo stesso quelle che vivono nelle zone più conservatrici del paese, ove sono private di qualunque autonomia, devono agire con rigore e austerità, salvaguardare l’onore della famiglia, affrontando ogni giorno nella consapevolezza e nel costante timore di essere punite[1].
Nella “Yeni Türkiye”, la “Nuova Turchia”, di Recep Tayyip Erdogan e del suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), aumentano i segnali di segregazione femminile, soprattutto nelle città più religiose e tradizionaliste: basti pensare a scuole, alberghi, feste, ricevimenti ufficiali e vagoni della metropolitana destinati alle sole donne.
Queste le parole del Presidente conservatore Erdogan in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 2015: “Non esiste l’uguaglianza tra uomini e donne, piuttosto si può parlare di equivalenza… la loro natura è differente. A volte le donne rivendicano uguaglianza tra uomini e donne, ma il modo corretto di porre la questione è ‘uguaglianza tra gli uomini’ e ‘uguaglianza tra le donne’. L’uguaglianza trasformala vittima in carneficee viceversa. Quello di cui le donne hanno bisogno è di essere equivalenti, non uguali.”
L’ultimo segnale della progressiva islamizzazione della società turca arriva dalla città di Malatya, dove da settembre hanno cominciato a circolare gli “autobus rosa” dedicati alle sole donne, per impedire loro anche solo di incontrare uomini, come vuole la più rigida interpretazione della legge islamica.
Già nel mese di giugno, nel comune di Bursa, era stato preannunciato l’impiego di vagoni metropolitani riservati alle donne, per evitare qualunque forma di interazione con l’altro sesso.Alle opposizioni l’amministrazione cittadina ha risposto che tale provvedimento soddisfa una “precisa richiesta della cittadinanza”.La proposta di tale provvedimento era già stata avanzata e rapidamente bocciata nel 2002, grazie alla natura laica che il Paese, dotato di una delle Costituzioni più moderne al mondo, poteva vantare.
Ciò a cui si sta assistendo oggi è la trasformazione della Turchia in uno Stato quasi teocratico, sempre più vicino all’Islam e distante, invece, dai valori di laicità, in cui la vita quotidiana pubblica e privata vengono regolate e plasmate sulla rigida interpretazione del Corano.
Nel mese di Maggio, il Presidente del Parlamento Ismail Kahraman non solo ha dichiarato che la nuova Costituzione “non deve essere laica”, ma ha anche predisposto ben due iftar[2]:una per i deputati e l’altra per le deputate, al fine di separare le donne dagli uomini.
Nella città di Konya, nota come la più religiosa della Turchia, all’ingresso di un liceo si legge: “Nell’anno scolastico 2017-2018 le lezioni proseguiranno con le ragazze separate dai ragazzi”[3].
Nel 2014 l’ex vice premier turco Bülent Arınç (del partito AKP, conservatore e di ispirazione islamica), in occasione di un incontro dedicato alla “corruzione morale” e alla “dissoluzione dei costumi” nel Paese, ha disapprovato il sorriso delle donne. Queste le sue parole: «Dove sono le nostre ragazze, che arrossiscono, abbassano la testa e volgono lo sguardo lontano, quando guardiamo il loro viso, diventando un simbolo di castità? (…) La castità è molto importante. Non è solo una parola, si tratta di un ornamento [per le donne]. Una donna dovrebbe essere casta. Dovrebbe conoscere la differenza tra pubblico e privato. E non dovrebbe ridere in pubblico»[4].
Zeynep Oral, Presidente di Pen International Turkey, sostiene che le donne turche non sono più un esempio per il mondo islamico come lo erano prima di Erdogan. Il governo le rilega unicamente al ruolo di madri. “La cosa grave è che Erdogan sta riuscendo ad emarginare le donne facendo leva su un ampio consenso popolare. Sta riuscendo a orientare gli uomini contro di noi e le libertà che avevamo conquistato, la conseguenza è che i dati mostrano chiaramente come la violenza sulle donne stia aumentando incredibilmente. E questo vale soprattutto per le donne che fanno il mio mestiere, le giornaliste, che sanno di dovere andare incontro a minacce e soprusi senza che le autorità le tutelino in alcun modo”[5].
Il consiglio che Zeynep Oral si sente di dare alle giovani donne turche è quello di osservare, studiare, apprendere, scrivere e raccontare. “Non posso chiedervi di non avere paura, perché i rischi ci sono. Ma se ci impegniamo sono sicura che qualcosa cambierà. Anche se non so ancora come”[6].
[1]Bainbridge J., Turchia, EDT srl, 2009, p. 50-52.
[2]Cena rituale che, al termine del mese sacro del Ramadan, rompe il digiuno.
[3]LA STAMPA – Mondo, E in Turchia arrivano gli autobus per sole donne.
[4]The Guardian – Turkish women defy deputy PM with laughter – https://www.theguardian.com/world/2014/jul/30/turkish-women-defy-deputy-pm-laughter
[5]L’Espresso – Internazionale – “Così Erdogan sta distruggendo la Turchia. E pagano le donne e i giornalisti”.
[6]Ivi.