Mario Draghi: “un nonno al servizio delle istituzioni”.


Il momento di scegliere chi sarà il nuovo presidente della Repubblica si avvicina. Ed è subito toto-nomi. Paolo Gentiloni, Pier Ferdinando Casini, Marta Cartabia e Giuliano Amato sono solo alcuni dei papabili candidati al Quirinale ma il più quotato tra questi è l’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il premier, nel corso della conferenza di fine anno, ha elogiato l’operato di Sergio Mattarella senza però commentare apertamente la possibilità di una sua marcia verso il Colle. Nel definirsi un “nonno al servizio delle istituzioni”[1] il cui destino personale conta ben poco, Mario Draghi ha inteso offrire uno spunto di riflessione su ciò che avverrà a gennaio 2022. La costruzione del futuro non può prescindere dal presente. Il qui ed ora, nel discorso del premier, ha costituito la base fondante del suo governo volto, giorno per giorno, alla pianificazione di un avvenire migliore per il Paese ancora devastato dalla pandemia: “l’importante è vivere il presente e farlo al meglio possibile. Forse sbaglio, ma i motivi del successo del governo, per me sicuramente ma credo anche per altri ministri, è che ha lavorato sul presente senza chiedersi cosa c’è nel futuro, cosa c’è per me nel futuro”.

Cosa dice la nostra Costituzione in merito?

Cosa succederà se a salire al Quirinale sarà proprio Mario Draghi? L’art. 84 della nostra Costituzione definisce l’ufficio di Presidente della Repubblica come incompatibile con qualsiasi altra carica per cui, una volta eletto dalle camere in seduta comune, Draghi dovrebbe dimettersi aprendo la crisi di governo. La prassi ci insegna che, quando un presidente del Consiglio si dimette, il presidente della Repubblica non firma subito le dimissioni. Il governo rimane in carica per il cosiddetto “disbrigo degli affari correnti” e di ordinaria amministrazione fino all’apertura delle consultazioni con i partiti al fine di cercare un nuovo presidente del Consiglio. Se il Parlamento non dovesse trovare un successore, il nuovo Presidente della Repubblica potrebbe convocare le elezioni anticipate. Se Draghi dovesse accettare l’incarico, non potrebbe ricoprire il ruolo di capo del governo nemmeno provvisoriamente e, stando alle affermazioni di Michele Ainis, “fin quando non avrà prestato giuramento, scivolerà in un limbo: non più presidente del Consiglio, non ancora presidente della Repubblica”[2]

Il risvolto “giuridico” della vicenda e l’ingorgo istituzionale

Il giuramento di Draghi porrà le basi della nomina del successore ma, nel frattempo, la carica di Presidente del Consiglio potrebbe rimanere vacante anche per mesi. La soluzione a tale dilemma istituzionale ci viene fornita dalla Legge n. 400 del 1988[3]  in particolare dall’ art. 8 che recita come “in caso di assenza o impedimento temporaneo del Presidente del Consiglio dei Ministri, la supplenza spetta al vicepresidente”.  Dal momento che Draghi non ha ancora proposto una nomina alla vicepresidenza, la carica, in tal caso, spetterebbe “al vicepresidente più anziano secondo l’età” che attualmente, nel governo in carica, è Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, classe 1950, anni 71.
Una cosa è certa, il complesso intreccio istituzionale che si andrebbe a verificare è senza precedenti nella storia repubblicana del nostro Paese, un groviglio istituzionale in cui le dimissioni di un premier verranno formalmente accettate senza la nomina contestuale del successore[4]. All’interno di questo scenario, diverse sono le questioni che verranno sollevate: si opterà per le elezioni immediate o si attenderà la scadenza della legislatura, prevista per il 2023? Inoltre, vi sono alte probabilità che venga istituito un nuovo governo a guida non politica. Tale scelta verrà definita dal medesimo Draghi che, qualora diventasse presidente della Repubblica, dovrà decidere se sciogliere le Camere oppure indicare un nuovo presidente del Consiglio.


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Note

[1] Quirinale, Draghi: “Sono un nonno al servizio delle istituzioni, miei destini personali non contano”, La Repubblica, 22/12/21; https://video.repubblica.it/dossier/governo-draghi/quirinale-draghi-sono-un-nonno-al-servizio-delle-istituzioni-miei-destini-personali-non-contano/404396/405106
[2] M. Ainis, Draghi al Colle: cosa succederebbe con l’elezione, La Repubblica, 31/10/21; https://www.repubblica.it/commenti/2021/10/31/news/una_inedita_giostra-324520599/
[3] Legge 23 agosto 1988, n. 400, Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri; https://presidenza.governo.it/normativa/legge2308_400.html
[4] L. Delli Colli, Draghi al Colle? Un “ingorgo istituzionale”: il costituzionalista spiega cosa accadrebbe, 22/05/21; https://www.secoloditalia.it/2021/05/draghi-al-colle-un-ingorgo-istituzionale-il-costituzionalista-spiega-cosa-accadrebbe/


Foto copertina: Il Presidente del Consiglio incaricato, Prof Mario Draghi al termine del colloqui con il Presidente Sergio Mattarella,al Quirinale,comunica la lista dei Ministri del nuovo Governo (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica) Wikipedia