Negli ultimi anni, Ankara si è rivelata un attore particolarmente dinamico in tutta la regione del Mediterraneo allargato. La crisi energetica internazionale conferisce alla Turchia l’opportunità di imporsi come snodo imprescindibile per il trasporto del gas dai paesi afroasiatici verso quelli europei, esaltando la propria posizione geografica.


 A cura di Filippo Fedeli

La crisi energetica, innescata dall’invasione russa in Ucraina, costituisce una problematica di livello internazionale. Non tutti gli Stati, tuttavia, sembrano esserne colpiti in modo negativo, riuscendo, al contrario, a trarne dei vantaggi: uno di questi è sicuramente la Turchia.
Lo scorso 13 ottobre, infatti, ai margini della Conferenza per l’interazione e le misure di fiducia in Asia (CICA) di Astana, proprio il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ricevuto da Vladimir Putin la proposta di trasformare la Turchia in un hub energetico regionale al fine di trasportare il gas russo verso l’Europa1. Un progetto del genere, nel caso in cui venisse realizzato, darebbe ulteriormente sostanza alla politica estera perseguita da Ankara negli ultimi anni, conferendole un notevole peso sia dal punto di vista strategico che, appunto, da quello energetico.

La strategia energetica turca

In virtù della sua posizione geografica, non è un mistero che Ankara miri da tempo a diventare una sorta di snodo energetico tra i paesi afroasiatici e quelli europei. Già a partire dai primi anni 2000, infatti, la Turchia aveva puntato particolarmente sul progetto Nabucco, pipeline lunga 3.800 km dalla capacità di 31 miliardi di metri cubi (bmc) di gas all’anno. Tuttavia, la costruzione del gasdotto – che avrebbe dovuto trasportare il gas da paesi quali Azerbaijan, Turkmenistan, Iraq, Iran ed Egitto verso i mercati europei, passando per la penisola anatolica -, non ebbe mai inizio a causa delle forti pressioni da parte di Mosca e della concorrenza del South Stream2.
Dopo numerosi tentativi di ripresa del progetto, la versione finale si basa tutt’oggi sul collegamento di tre gasdotti principali. Il primo è l’SCP (South Caucasus Pipeline), che trasporta il gas dal bacino caspisco di Shah Deniz II lungo la rotta Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC). Il secondo anello di congiunzione è il TANAP (Trans Anatolian Pipeline), che copre l’intera area transanatolica trasportando 16 bcm annui (6 dei quali sono destinati alla Turchia). Infine, il gas azero confluisce nel TAP (Trans Adriatic Pipeline), che si collega con Italia, Grecia e Bulgaria3. L’altro lato della politica energetica della Turchia riguarda, invece, il rapporto con la Russia, da cui Ankara dipende fortemente dal punto di vista energetico. Attualmente, infatti, Mosca è il primo fornitore di gas della Turchia (44,9%), seguita da Iran (16,1%) e Azerbaijan (15%)4. Non stupisce, dunque, come uno dei primi obiettivi del governo turco a guida AKP (Adalet ve Nalkınma Partisi, ovvero Partito della Giustizia e dello Sviluppo) sia diversificare le fonti del proprio approvvigionamento energetico. È anche in questo senso che può essere letta la recente intesa raggiunta da Ankara e Baku per l’ampliamento della capacità del TANAP da 16 a 32 bcm annui5. Ma non solo: un’ulteriore opportunità per la differenziazione energetica arriva dalla scoperta nel 2020, nella propria zona economica esclusiva (Zee) del Mar Nero, del giacimento di Sakarya (320 bcm)6, che dal 2023 dovrebbe essere in grado di produrre tra i 15 e i 20 bcm di gas all’anno (circa il 30% del consumo annuo della Turchia)7. Da menzionare, infine, è la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu, in collaborazione con la compagnia russa Rosatom, la quale, a partire dal 2023, fornirà circa il 10% del fabbisogno turco di elettricità8.

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La questione del Mediterraneo orientale

Un altro fronte che riguarda in primo piano la Turchia è quello del Mediterraneo orientale9. Negli ultimi anni, le diverse scoperte di grandi giacimenti di gas nelle Zee di Israele, Cipro ed Egitto, hanno ingolosito non poco gli Stati rivieraschi del Mar del Levante, Turchia compresa. Quest’ultima si è fortemente opposta alla costituzione dell’East Mediterranean Gas Forum (EMGF)10 – su iniziativa di Israele, Egitto, Grecia, Cipro, Italia, Giordania e Autorità Nazionale Palestinese -, finalizzato alla gestione del gas levantino. Tra le varie alternative, il metodo più quotato per il trasporto del gas verso i paesi europei è stato individuato nell’Eastern Mediterranean Gas Pipeline (EastMed)11, gasdotto che, tuttavia, sarebbe dovuto passare attraverso la Zee rivendicata da Ankara, impedendole in questo modo di accedere alle risorse energetiche levantine. Con l’obiettivo di evitare tale scenario, a partire dal 2019, la Turchia ha iniziato a condurre numerose esercitazioni militari ed esplorazioni energetiche (chiamate non a caso Mavi Vatan, cioè “Patria Blu”12), sconfinando più volte in acque greche e cipriote e rischiando lo scontro militare in diverse occasioni13.
Il progetto EastMed, in ogni caso, sembra essere precipitato in una fase di stallo a causa degli evidenti costi economici e, soprattutto, (geo)politici. Uno dei motivi è proprio l’assertività mostrata da Ankara, almeno a partire dal 2016, nella regione del Mediterraneo allargato. La Turchia è infatti riuscita a imporre la propria influenza e presenza militare in vari contesti regionali di conflitto: dalla Siria al Nagorno-Karabakh, passando per la Libia. Proprio con Tripoli, lo scorso 3 ottobre, Ankara ha firmato un accordo che consente alla Turchia di condurre esplorazioni energetiche nella Zee libica, naturale prosecuzione del memorandum sulla delimitazione dei confini marittimi e la cooperazione militare concluso a novembre 201914.
La Libia, tuttavia, non è l’unico paese africano con cui la Turchia intrattiene rapporti a tema energetico. Ingenti investimenti in questo settore sono stati fatti sia in Algeria15 che in Tunisia16, ma è soprattutto l’attivismo turco nel Corno d’Africa che merita uno sguardo più attento. Nel 2018, infatti, la Turchia ha stipulato, sia con il Sudan che con l’Etiopia, importanti accordi per lo sfruttamento delle risorse energetiche in questi due paesi. Con la Somalia, dove la Turchia nel 2017 ha inaugurato la sua più grande base militare all’estero, sono state raggiunte ulteriori intese per la cooperazione e la conduzione di esplorazioni a largo delle coste somale. Stesso discorso vale per Gibuti, con cui Ankara collabora attivamente dal 201217.
In questo contesto, infine, è di fondamentale importanza lo strategico riavvicinamento con Israele ed Emirati Arabi Uniti. Mentre la normalizzazione dei rapporti con Abu Dhabi ha sancito una tregua alle dispute mediterranee tra turchi ed emiratini18, l’incontro tra il presidente turco, Erdoğan, e quello israeliano, Herzog, avvenuto il 9 marzo 2022, ha riesumato in modo concreto la possibilità di trasportare il gas dai bacini israeliani verso l’Europa tramite la costruzione di un gasdotto sottomarino direttamente collegato con la penisola anatolica19.

Conclusioni

È in questo ampio contesto, dunque, che va inquadrato l’invito di Putin a Erdoğan finalizzato a trasformare la Turchia in un hub energetico per il trasporto verso l’Europa del gas russo, che già raggiunge in quantità consistenti l’Anatolia attraverso i gasdotti Blue Stream (16 bcm annui)20 e TurkStream (31,5 bcm annui)21.
Se un tale progetto dovesse essere portato a compimento, Ankara acquisirebbe un notevole peso negoziale nei confronti dei paesi europei, le cui risorse energetiche, in questo momento, scarseggiano in modo evidente. In questo modo Erdoğan si ritroverebbe tra le mani, oltre al controllo delle rotte migratorie siriane e libiche, un ulteriore (e pericoloso) strumento di ricatto nei confronti dell’Unione Europea.


Note

1 Erdogan says Turkey and Russia to study Putin’s gas hub proposal, ottobre 14, 2022, Al-Jazeera, https://www.aljazeera.com/news/2022/10/14/erdogan- says-turkey-and-russia-to-study-putins-gas-hub-proposal.
2 Cfr., F. Anselmo, Gas: realtà e paradossi del corridoio meridionale, dicembre 18, 2020, ISPI, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/gas-realta-e- paradossi-del-corridoio-meridionale-28710.
3 Ibidem.
4 M. Giansante, Perché per la Russia la Turchia è strategica per il gas (e non solo), ottobre 14, 2022, Energia Oltre, https://energiaoltre.it/russia-turchia-putin-erdogan- accordo-gas-europa-guerra-ucraina/.

5 Turkey, together with Azerbaijan, begins work to increase capacity of TANAP, ottobre 11, 2022, Azernews, https://www.azernews.az/oil_and_gas/200635.html.
6 Agenda: la scoperta del gas naturale della Turchia, agosto 29, 2020, TRT, https://www.trt.net.tr/italiano/programmi/2020/08/29 /agenda-la-scoperta-del-gas-naturale-della-turchia- 1481714.
7Per il “Sakarya Field”, il maxi-giacimento di gas naturale sul Mar Nero, è previsto un sostegno statale con un investimento di 10 miliardi di dollari, maggio 20, 2022, Assocamerestero, https://www.assocamerestero.it/notizie/sakarya-field- maxi-giacimento-gas-naturale-sul-mar-nero-previsto-un- sostegno-statale-un.
8 Nucleare nel mondo: la Turchia, ottobre 19, 2021, Associazione Italiana Nucleare, http://www.associazioneitaliananucleare.it/nucleare-nel- mondo-la-turchia/.
9 L. Franchi, Il risiko del gas nel Mediterraneo orientale, ottobre 18, 2020, Pandora Rivista, https://www.pandorarivista.it/articoli/il-risiko-del-gas- nel-mediterraneo-orientale/.
10 Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell’East Mediterranean Gas Forum (EMGF), fatto al Cairo il 22 settembre 2020, gennaio 19, 2021, Camera dei Deputati, https://temi.camera.it/leg18/dossier/OCD18- 14568/statuto-east-mediterranean-gas-forum-emgf-fatto- al-cairo-22-settembre-2020.html.

11EastMed, IGI Poseidonhttps://igi- poseidon.com/en/eastmed.
12 “Mavi Vatan”, o “Patria Blu”, è il nome della nuova dottrina strategica turca incentrata sul recupero della propria tradizione marittima, sia da un punto di vista antropologico che militare. Per approfondire si veda M. Ansaldo (intervista a C. Gürdeniz), La Patria Blu nel mondo post-occidentale, in “Limes – Rivista Italiana di Geopolitica”, 2020, n. 7, pp. 67-77. 13 Cfr., A. Norris, A. Norris, Turkey’s “Mavi Vatan” strategy and rising insecurity in the Eastern Mediterranean, settembre 18, 2020, CIMSEC – Center for International Maritime Security, https://cimsec.org/turkeys-mavi-vatan-strategy- and-rising-insecurity-in-the-eastern-mediterranean/.
14 D. Santoro, L’accordo con Tripoli mette la Turchia al centro del Medioceano, ottobre 13, 2022, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica, https://www.limesonline.com/turchia-libia- accordo-energia-gas-erdogan-usa-grecia-egeo- mediterraneo-orientale/129598.
15 Algeria-Turchia: firmati sette accordi di cooperazione, febbraio 28, 2018, AnsaMed, https://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche /energia/2018/02/28/algeria-turchia-firmati-sette- accordi-cooperazione_08ff420a-53fb-4864-9fc5- ee9b0ea5e5fb.html. 16 Tunisia-Turchia: ministro economia Zeybekci a Tunisi, firmati accordi per promuovere rapporti economici, luglio 21, 2017, Agenzia Nova, https://www.agenzianova.com/a/0/1613774/2017-07- 21/tunisia-turchia-ministro-economia-zeybekci-a-tunisi- firmati-accordi-per-promuovere-rapporti-economici.

17 Cfr., E. Locci, La politica economica turca tra investimenti ed energia, maggio 10, 2021, Tribuna Economia – Giornale di Economia e Finanza, https://www.etribuna.com/aas/it/2015-07-20-13-01- 43/editoriali-m/71997-la-politica-economica-turca-tra- investimenti-ed-energia.html.
18 Cfr., D. Santoro, in Il Mondo Oggi, febbraio 18, 2022, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica, https://www.limesonline.com/notizie-mondo-questa- settimana-ucraina-turchia-honduras-usa-contro- cina/126782


Foto copertina: La politica energetica della Turchia nel Mediterraneo allargato