Laura Canali, esperta in cartografia geopolitica, responsabile delle copertine e della cartografia di Limes, spiega il ruolo delle carte geografiche, il processo creativo e la sua evoluzione.
A cura di Barbara Minicozzi e Valentina Chabert
Cartografia e conoscenza visuale
Ogni volta che qualcuno disegna o consulta una carta assume la così detta ragione cartografica, si proietta lontano dalla sfera terrestre, per assumere una visione dall’alto della sfera stessa.
La carta è connessa tanto al potere esterno quanto a quello interno, capace di imporre una propria logica che si riflette sull’atteggiamento degli uomini nei confronti dello spazio: astrazione, uniformazione. Le mappe sono fondamentali nel configurare strutture mentali e nell’impartire uno specifico senso dello spazio.
Laura Canali, cartografa, artista e autrice della mappe del mensile di geopolitica Limes, ha sapientemente spiegato l’importanza della cartografia e il suo ruolo nella storia.
Che ruolo ha avuto la cartografia nel passato?
“La cartografia ha sicuramente ricoperto un ruolo molto importante nel passato soprattutto per delimitare le aree del mondo “conosciute” da quelle “sconosciute”. L’uso del disegno di mostri marini, per esempio, è stato sicuramente un modo per indicare mari insidiosi alla navigazione. Sicuramente questi disegni hanno anche stimolato la fantasia di persone audaci che hanno poi voluto spingersi alla scoperta di nuove rotte.
Una delle mappe che ritengo più importante di tutte e che appartiene alla storia della cartografia, è la Tabula Peutingeriana dell’antica Roma. Può essere riferita al XII-XIII secolo. Il fatto interessante è che questa mappa, che riporta le vie stradali dell’Impero Romano, è stata disegnata in un modo schematico e non seguendo la geografia. Le strisce di mare orizzontale sembrano piuttosto dei fiumi ma servono così perché la prospettiva è quella di un viaggiato di terra. Sulla tavola sono segnate le città e i punti di sosta per il viaggio. È una mappa intelligente, utile per l’orientamento. Questa mappa è stata inserita dall’Unesco nel Registro della Memoria del mondo.”.
Quale importanza ricopre oggi la cartografia e come si è evoluto il suo ruolo oggi in seguito alla trasformazione digitale?
“Oggi lo strumento più importante digitale è il Gis, Geographic Information System. Questo strumento è in grado di realizzare mappe molto interessanti basandosi su dati di ricerca scientifici e di varia natura. Le mappe che disegno per Limes sono molto più “artigianali”. Per la loro realizzazione utilizzo un software di disegno a mano libera che si chiama Illustrator. Ogni mappa viene iniziata e finita con dei pennelli e delle matite. Il tutto avviene nello schermo di un computer ma è come avere un foglio bianco direttamente nello schermo. Questo tipo di disegno si chiama: vettoriale. La cartografia geopolitica riveste un ruolo molto importante perché ci aiuta a visualizzare eventi di natura politica su un determinato territorio. Prendendo ad esempio la guerra della Federazione Russa contro l’Ucraina, possiamo vedere in tempo reale, attraverso delle mappe, l’avanzata russa e la resistenza ucraina. Però bisogna stare molto attenti alle fonti. Un’immagine può risultare molto più potente di un testo scritto. Un’immagine si lega velocemente all’immaginario. Chi disegna deve tenere presente che deve dare una notizia nel modo più asettico possibile.”.
In seguito al periodo buio che relegò la geografia politica ai margini del dibattito accademico definendola “anti storia”, che funzione ha oggi la geografia e per quale motivo risulta essere poco studiata?
“Fino alla Seconda Guerra Mondiale, la geografia e i geografi in particolare, hanno avuto un ruolo importantissimo perché realizzavano mappe secondo il volere del Governo centrale. Naturalmente quando è arrivato il nazismo ed il fascismo, le mappe hanno avuto una funzione propagandistica. Hitler le usava per rendere più forte e più incisiva l’immagine delle conquiste sul campo, oppure faceva disegnare mappe che evidenziavano i paesi limitrofi come troppo minacciosi verso la Germania. Mussolini enfatizzava l’Impero italiano attraverso le mappe. Per questo motivo, dopo la Seconda guerra mondiale i geografi hanno deciso che non si poteva più disegnare mappe. La mappa rappresentava il potere. La mappa è manipolativa. Meglio non prendersi più questa responsabilità di fronte alla storia. Io rispetto e comprendo questo punto di vista che ha un suo perché profondo ma è per questo motivo che la geografia è passata in secondo piano. Che geografia è senza le mappe? Penso che ora i tempi siano giusti per ridare slancio a tutta questa scienza fondamentale. Sicuramente il sistema informatico Gis può fare molto in questo senso.”.
Raffestin definiva la mappa come il mezzo attraverso il quale una persona si stacca dalla terra per acquisire una prospettiva visuale “responsabile” dello sviluppo della geopolitica. Si parla di ragione cartografica, intesa come la possibilità di assumere una visione dall’alto. Può in tale modo una carta divenire uno strumento per promuovere una visione gerarchica dello spazio rappresentato?
“Penso che Raffestin avesse una visione perfetta della mappa geopolitica. Appunto la visione dall’alto. Anche per me è inconcepibile un’altra prospettiva. La mappa geopolitica deve essere vista come se l’area geografica da analizzare fosse lo sfondo di una scacchiera sulla quale si muovono forze di vario tipo. Queste forze si devono rappresentare con frecce, segni, numeri, pallini, righe e con tutto quello che serve ma è uno strato sopra alla “scacchiera”. Inoltre, la “scacchiera” deve poter essere ruotata in modo che, chi osserva lo scenario, possa mettersi nei panni degli atri “giocatori” che nel caso della geopolitica sono altri Stati. Per me non esiste una visione gerarchica dello spazio rappresentato. Lo spazio rappresentato è uno sfondo e non ci può essere uno spazio che viene prima di un altro. Sulla mappa geopolitica tutto si muove simultaneamente. La mappa geopolitica è la rappresentazione di uno spazio in un determinato momento. Tutto può cambiare rapidamente. È il naturale evolversi degli eventi e della vita stessa.”.
In che modo e secondo quali criteri avviene il processo creativo (e successivamente di abbinamento) di una carta geografica ad un articolo politico-economico?
“Il processo creativo per la creazione di una mappa è legato alle parole di un articolo. Ogni mappa è legata ad un articolo perché descrive le analisi degli autori di Limes. In uno stesso volume si possono trovare mappe che descrivono uno stesso evento ma con punti di vista differenti. Questo perché ci teniamo molto a guardare il mondo da diversi punti di vista. Le parole di un autore creano in me subito un’immagine. Le parole evocano in generale e sono l’input del processo creativo. Certamente esiste una discrepanza tra l’immagine che penso e che si forma nella mente e l’immagine che poi viene prodotta. Il motivo principale è legato agli strumenti utilizzati per realizzarla. La realtà e la fantasia trovano un compromesso e il compromesso è il risultato visibile nel disegno finito. Molte volte è anche migliore di come si era pensato nella mente. Il disegno finito è più ricco di dettagli, più pensato rispetto alla bozza mentale, più cogitato.”.
Come può l’arte mettersi al servizio della geografia, delle scienze politiche, militari e socio-economiche?
“L’arte lo ha sempre fatto. O più precisamente, l’arte è stata sempre al servizio della geografia, delle scienze politiche, militari e socio-economiche. Voglio fare un esempio pratico. Esiste un dipinto meraviglioso di Peter P. Rubens che si chiama: Conseguenze della guerra (1638-39), si trova a Palazzo Pitti a Firenze. Il pittore aveva ricevuto una commissione per il granduca di Toscana per la realizzazione di questo capolavoro. Il quadro rappresenta una sintesi del pensiero dell’autore riguardo alla Guerra dei Trent’anni. Rubens era un diplomatico e aveva vissuto con i propri occhi gli effetti distruttivi della guerra, voleva lanciare un messaggio pacifista. Nel dipinto si vedono diversi personaggi mitologici e ognuno rappresenta qualcosa. l’Europa ha le sembianze di una donna matura e viene raffigurata vestita a lutto, molto sofferente e che esprime il dolore della perdita delle vite. Ci sono anche Venere, Cupido e Marte che è il dio della guerra e naturalmente la rappresenta. Questo dipinto è praticamente una mappa geopolitica. Le sue allegorie, i suoi personaggi, i colori, tutto serve ad evocare la tragicità di un evento bellicoso. L’arte è uno strumento umano che ci aiuta ad esprimere tutti i sentimenti possibili. Per fare un parallelo con la scrittura, è come la poesia.”.
Le sue carte le troviamo all’interno della più importante rivista di geopolitica (Limes) in Italia. Ci può descrivere quali sono i passaggi più importanti per creare una carta dettagliata ma allo stesso tempo comprendibile anche ai non addetti ai lavori?
“Quando devo cominciare un disegno, il mio primo pensiero va proprio ai non addetti ai lavori. Questo perché penso che la mia funzione all’interno della rivista sia proprio quella di rendere il più chiaro possibile il testo degli autori. A volte è difficile capire alcune dinamiche geopolitiche se non si ha bene chiaro in mente i luoghi in cui si muovono. Mi interessa molto cercare di arrivare alle persone meno esperte. Per essere più leggibile, una mappa, deve avere un argomento centrale ben visibile. Il lo chiamo “tema portante” intorno al quale devono girare tutte le altre informazioni. Gradualmente l’occhio del lettore spazierà nella mappa, partendo proprio dal tema centrale e poi, lentamente aggiungerà tutte le informazioni di contorno che renderanno così completa la visione. Per poter raggiungere questo obiettivo, utilizzo molto i colori. Il tema portante deve essere forte nel colore perché deve saltare subito all’occhio. Con colori meno forti entreranno in scena le informazioni secondarie. Però prima di tutto questo è necessario fare una selezione dei dati da inserire in una mappa. La quantità delle informazioni è cruciale. Se sono troppo poche si rischia di fuorviare il ragionamento, se sono troppe la mappa rischia un sovraccarico e diventa illeggibile. Bisogna saper capire dove si trova l’equilibrio. Mi sento di dire che una buona mappa è frutto di una scelta accurata di dati.”.
Foto copertina: Laura Canali, fotografata durante il Festival di Limes a Genova accanto ad una sua opera.