A Cina e Turchia si unisce alla tavola africana la Russia con la forte presenza della Wagner e l’aumento degli investimenti nel continente.


Durante la Guerra Fredda, l’Africa è stato uno dei principali terreni di contesa tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Le due superpotenze per anni si sono combattute attraverso le “guerre per procura” fomentando e innescando numerosi conflitti regionali e locali.[1] Dagli anni ’50 l’ideologia comunista entrò progressivamente in alcuni Stati africani e Mosca si offrì come alleato di quei movimenti indipendentisti che cercavano di opporsi al giogo coloniale dell’Occidente. Con la dissoluzione dell’URSS, il continente africano uscì dall’agenda politica di Mosca per oltre vent’anni. Il nuovo interesse russo per l’Africa è alquanto recente. Con lo scoppio della guerra in Crimea nel 2014, la Russia sentì la necessità di “uscire” dall’area post-sovietica per trovare nuovi mercati e tornare a quello status di superpotenza avuto durante la Guerra Fredda.1 Settori quali l’agricoltura e la raffinazione del petrolio si stanno sviluppando sempre di più sul continente africano e, con una popolazione pari a 1 miliardo e mezzo di persone, l’Africa avrà un enorme peso nell’influenzare la domanda globale di beni e servizi. L’Ue guarda con meno interesse all’Africa, dove invece la Russia sta allargando la propria influenza.
La strategia di Putin si basa sulla “presenza militare di gruppi parastatali, campagne di disinformazione, diplomazia e mirati interventi finanziari”1 approfittando dell’impasse dei Paesi occidentali. L’obiettivo russo è quello di riempire il vuoto lasciato dalle istituzioni internazionali, ma questo piano potrebbe essere messo a rischio dall’attuale guerra contro l’Ucraina.

Operazioni militari: il ruolo della Wagner Group

Si sta assistendo all’invio di truppe paramilitari in sostegno di alcune élite politiche e la più temuta è la Wagner Group. Ufficialmente essa non esiste, non avendo né una sede né un organigramma. È costituita principalmente da ex poliziotti ed ex militari combattenti nel Donbass che fanno riferimento a Evgheni Prigozhin, potente imprenditore legato al Presidente Putin. Sebbene il Cremlino neghi qualsiasi legame con tale organizzazione, l’Occidente ritiene che la Wagner abbia solidi legami sia con l’esercito regolare che con i servizi segreti russi che perseguono gli obiettivi di Mosca senza rispondere a nessuno delle proprie azioni. Nel mondo accademico si parla di una “politica africana russa”[2] all’interno di aree tradizionalmente legate alla Francia. Il Presidente Macron ha definito la Russia guidata da “intenti predatori” nei Paesi sotto l’influenza francese. La Wagner si impegna a vendere armi e a proteggere alcuni leader locali garantendo inoltre la sicurezza alle “grandi riserve di risorse naturali, minerali ed energetiche”. Il CSIS (Center for Strategic and International Studies) ha segnalato la presenza tra il 2016 e il 2021 dell’organizzazione in Sudan, Sud Sudan, Mozambico, Congo, Nigeria, Libia e Mali. Nonostante la loro profonda ramificazione, non sempre la Wagner ha ottenuto i risultati sperati. Nel 2020 in Libia, i mercenari russi appoggiarono l’offensiva del generale Khalifa Haftar contro Tripoli, ma vennero sconfitti dalle milizie filo-turche alleate del governo di unità nazionale del Presidente al-Sarraj.

Summit Russia-Africa

Nonostante il principale partner commerciale dell’Africa sia la Cina, il Cremlino sta offrendo “una visione alternativa per le nazioni africane”[3] sotto forma di esportazioni di beni e servizi in Africa per un valore pari a 14 miliardi di dollari. Oggi si assiste ad un netto cambiamento della strategia russa: se durante la Guerra Fredda i sovietici “vendevano” l’ideologia socialista e piani di modernizzazione sul continente, oggi i russi hanno abbandonato questa strada. Ora il Cremlino si focalizza su princìpi come la sovranità e il fomentare l’astio verso l’Occidente reo di voler imporre a tutti i costi i propri valori. Emblematico è il caso del Mali, ex colonia francese, quando nel 2020 ci fu un golpe militare appoggiato da milizie filo-russe affiliate alla Wagner. Molti civili hanno accolto i miliziani sventolando bandiere russe a dimostrare il desiderio di raggiungere stabilità politica e sociale. Durante il summit “Russia-Africa” a Soci del 2019, Putin ha promesso “la remissione del debito e il doppio degli scambi con l’Africa nei prossimi cinque anni”[4] e una vendita massiccia di vaccini anti Covid-19. Si stipularono accordi commerciali con una ventina di Paesi africani che sancirono una vendita massiccia di armi russe (aerei da combattimento, carri armati ed elicotteri) a Egitto, Marocco, Algeria, Sudan, Nigeria e Zambia. La società russa per l’energia atomica Rosatom ha investito circa 25 miliardi di dollari per la costruzione della prima centrale nucleare in Egitto e ha programmi di investimento anche in Zambia, Sudan, Ruanda ed Etiopia. Grandi aspettative sono riposte nel summit previsto nel novembre del 2022 a San Pietroburgo per consolidare i legami tra la Russia e l’Unione Africana sotto forma di scambi di merci (materiali ferroviari, fertilizzanti, alluminio ed alta tecnologia) verso l’Africa. Putin vuole dare al suo Paese l’importante ruolo di “bilanciatore dell’influenza prevalente dell’Occidente e della Cina sull’Africa”[5] e di “attore stabilizzante”[6] per aiutare l’Africa ad affrontare sfide quali fame, epidemie, avanzata del terrorismo e conflitti.

Gli effetti della guerra con l’Ucraina

Come già affermato, il piano della Russia è quello di tornare ad avere un importante ruolo sul continente africano sia con scambi commerciali sia con supporti bellici. Molti analisti però prevedono che queste relazioni saranno messe a dura prova a causa dell’attuale conflitto tra la Russia e l’Ucraina. La guerra rischia di avere serie conseguenze nelle relazioni che la Russia ha costruito con molti Paesi africani negli ultimi anni. Il Sudafrica, uno dei suoi maggiori partner commerciali, ha condannato duramente l’invasione esortando il Cremlino a “ritirare immediatamente le sue forze dall’Ucraina in linea con la Carta delle Nazioni Unite”.5 Come molti Paesi africani, il Sudafrica dipende dal gas e petrolio russo e un aumento vertiginoso dei prezzi avrà conseguenze nefaste. Questa netta presa di posizione potrebbe essere un duro colpo per Putin perché il paese africano “ha investimenti in Russia per quasi 80 miliardi di rand sudafricani (5 miliardi di dollari), mentre gli investimenti russi in Sud Africa ammontano a circa 23 miliardi di rand”. Il Kenya, potenza economica dell’Africa orientale, parla di violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina. Finora nessun Paese africano ha appoggiato i piani della Russia, nemmeno il Mali, dove la Wagner sostiene il governo militare nel combattere le insurrezioni. Il pericolo più grande che l’Africa dovrà affrontare sarà il probabile aumento dei prezzi del pane. La Russia e l’Ucraina forniscono il 30% del grano e un aumento dei prezzi rischia di avere effetti terribili senza dimenticare che l’aumento del costo del pane è stato uno dei fattori che ha innescato i disordini culminati con le Primavere Arabe nei Paesi del Maghreb (Egitto, Tunisia, Marocco, Libia e Algeria).[7]


Note

[1] Luna Luciano, “La Russia guarda all’Africa con la scusa dell’Ucraina? Ecco cosa sta succedendo” www.money.it 7 febbraio 2022.
[2]Francesco Russo e Marta Allevato, “Chi sono i mercenari di Wagner, l’esercito dei contractor russi”. www.agi.it 17 febbraio 2022
[3] Carol Guensburg, “Russia Steadily Rebuilding Presence in Africa”. www.voanews.com 21 febbraio 2022.
[4]“Russia’s Strategic Goals in Africa”, www.africacenter.org
[5] Linda Givetash, “African Relations with Russia Uncertain Amid Ukrainian Conflict”. www.voanews.com,24 febbraio 2022.
[6] Kester Kenn Klomegah, “Russia Chooses St. Petersburg for Second African Leaders Summit”, www.indepthnews.net 12 gennaio 2022.
[7] “Ukraine crisis and Africa: The effects on oil, students and bread”. www.bbc.com  25 febbraio 2022.


Foto copertina: Il presidente russo Vladimir V. Putin ha ospitato un vertice a Sochi per Mosca e i paesi africani. Credito Sergei Chirikov/Agence France-Presse. Gennaio 2020