Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov durante un’intervista televisiva ha ribadito le posizioni di Mosca.
Le forniture occidentali di armi a lungo raggio a Kiev alla fine costringeranno Mosca a respingere l’esercito ucraino dai suoi confini, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in un’intervista di giovedì al conduttore televisivo Dmitry Kiselyov. Il ministro degli Esteri ha sottolineato che tutti vorrebbero risolvere la situazione in Ucraina, ma è il risultato finale che conta, non il tempismo. Ha anche affermato che l’Occidente ha cercato di trasformare la Moldavia nella “prossima Ucraina” e ha assicurato che la Russia avrebbe affrontato da sola la situazione attuale e ne sarebbe uscita più forte. In un articolo pubblicato sull’agenzia di stampa russa TASS, sono state riportate tutte le osservazioni chiave del capo della diplomazia russa.
Sulla situazione in Ucraina
Tutti vogliono che il conflitto in Ucraina finisca, ma ciò che conta non sono i tempi ma «un risultato finale di qualità che possiamo garantire alla nostra nazione, a quelle persone che vogliono rimanere parte della cultura russa e che per anni sono state private di tutte cose russe dalla giunta di Kiev con la connivenza occidentale».
«A questo punto, agiamo sulla base del principio proclamato dai nostri colleghi occidentali: la vittoria va conquistata sul campo di battaglia. Questa è la loro formula, e sono stati loro a rifiutarsi di negoziare».
Lavrov ha dichiarato che la Russia si predispone “inequivocabilmente per la pace” e si oppone alla formula “se vuoi la pace, preparati alla guerra”. Lavrov ha poi affermato che la Russia non ha chiesto assistenza ai suoi alleati nell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO): «Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno (…) per raggiungere gli obiettivi dell’operazione militare speciale».
Sulle forniture di armi occidentali
La Russia cerca di respingere l’esercito ucraino a una distanza dalla quale non costituirà più una minaccia. «Più armi a lungo raggio il regime di Kiev riceve dall’Occidente, più Mosca dovrà respingerlo dalle aree che fanno parte del nostro Paese». «I quattro nuovi territori (…) si sono uniti alla Russia a seguito di un referendum”. L’aumento dell’assistenza militare a Kiev porterà solo a un’escalation: «Tutto è iniziato con alcuni elmetti (…), poi c’erano le armi leggere e ora si parla apertamente di aerei».
Sulle azioni dell’Occidente contro la Russia
L’Occidente cerca di far subire alla Russia “una sconfitta strategica duratura” in Ucraina: «Che cos’è se non il razzismo, il nazismo e il tentativo di trovare una soluzione alla ‘questione russa’?».
La maggior parte dei paesi in via di sviluppo non ha sostenuto la posizione dell’Occidente sull’operazione militare della Russia, assumendo una posizione più neutrale: “quindi, per favore, rispetta la loro neutralità”.
La Russia sta lavorando a un “rapporto” da pubblicare entro il primo anniversario dello scoppio della guerra, questo rapporto secondo il Ministro Lavrov, riguarderà non solo i laboratori biologici militari statunitensi in Ucraina e il coinvolgimento diretto di Washington nelle esplosioni sui gasdotti Nord Stream. Sul tema Lavrov ha affermato che «C’è un bisogno di ricordare molte cose ed esporre i metodi che gli Stati Uniti impiegano per raggiungere l’egemonia».
Sulla Moldavia come “prossima Ucraina”
La guerra potrebbe allargarsi. Durante l’intervista, Lavrov ha fatto riferimento alla delicata questione tra Chişinău e Tiraspol e non sono mancati gli attacchi alla presidenza moldava. I Paesi occidentali guardano alla Moldavia per svolgere il ruolo di “prossima Ucraina” perché Maia Sandu, che sono riusciti a mettere alla guida dello Stato con metodi tutt’altro che democratici, «è desiderosa di entrare nella Nato» così come è «pronta a unirsi alla Romania e, di fatto, fare quasi tutto». Il rifiuto della Moldavia di riprendere le attività all’interno del gruppo “cinque più uno” sulla Transnistria la dice lunga, chiarendo che le autorità moldave «sono pronte a risolvere la questione della Transnistria con la forza».
L’Occidente vuole trasformare la Georgia in un’altra fonte di irritazione per la Russia, ma le autorità del paese continuano a essere guidate dai loro interessi nazionali nonostante le richieste di aderire alle sanzioni contro Mosca.
Sull’idea del “patto di non aggressione” tra Kiev e Minsk
Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko vede la proposta di Kiev di concludere un patto di non aggressione con Minsk come «assolutamente priva di significato» e “apertamente provocatoria”. La proposta arriva «in un momento in cui l’opposizione bielorussa viene nutrita e armata, e gli viene anche permesso di acquisire esperienza di battaglia» in Ucraina per «svolgere missioni simili in Bielorussia in seguito». Il riferimento è senza dubbio alla possibilità che i molti bielorussi presenti sul territorio ucraino per combattere a fianco di Kiev, possano tornare in patria e “dichiarare guerra” a Lukashenko.
Sul prossimo “Summit delle Democrazie”
L’Occidente intende formulare le richieste delle “democrazie” alle “autocrazie” al prossimo “Summit delle democrazie”, previsto per la fine di marzo. «Insieme a noi, Cina, Iran, Corea del Nord, Siria e Venezuela sono stati classificati come autocrazie, cioè i paesi che si rifiutano di obbedire alle richieste dell’Occidente». «Sono gli americani che nomineranno le “democrazie”. Senza offesa, ma se guardiamo l’elenco dei paesi che sono stati invitati al primo Summit delle Democrazie, ci sono alcune nazioni che nemmeno gli americani hanno mai considerato democratiche». Mosca farà tutto il possibile perché «le congreghe anti-russe che si tengono a New York e su altre piattaforme non siano gli unici eventi che attirano l’attenzione della comunità internazionale».