L’invasione russa dell’Ucraina e le sue ripercussioni sulle comunità elleniche del paese.
a cura di Lorenzo Paolo Riviezzo, direttore di Άτλας_Geopol
Introduzione
La presenza ellenica a nord del Ponto Eusino[1], il Mar Nero moderno, η Μαύρη Θαλάσσα ( i Mavri Thalàssa) come lo chiamano i greci è oltremodo antica.
Prima di giungere ai fatti di attualità, cioè a descrivere dell’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina sulle comunità elleniche ed ellenofone del paese, è doveroso, al fine di avere una visione chiara e completa, fare alcuni cenni storici sulla storia delle soprammenzionate comunità, dalla loro fondazione fino ai tempi più recenti.
Dalla prima colonizzazione greca alla conquista zarista della Crimea
Le prime, compiute, comunità elleniche a nord del Mar Nero (odierna Ucraina) cominciano a comparire sullo sfondo della storia nel VI secolo a.c., durante l’epoca della cosiddetta seconda colonizzazione[2].
Primi spostamenti di greci c’erano già stati intorno all’XI secolo a.c., durante il medioevo ellenico; spostamenti causati, secondo gli archeologi, dalla calata dei Dori nella penisola ellenica. Il ricordo di queste peregrinazioni potrebbe essere penetrato principalmente nelle narrazioni mitologiche, come nel mito degli Argonauti e di quello precedente di Frisso ed Elle.
I greci fondarono fiorenti colonie alla foce del Dnepr come Olbia e Alektor[3] e Chersoneso Taurica[4], Teodosia[5] e Panticapeo[6],nell’odierna Crimea, città il cui sviluppo era dovuto, essenzialmente, ai commerci con le popolazioni limitrofe[7].
I greci stanziati in quella che poi diventerà l’Ucraina meridionale, allora conosciuta come Palude Meotide, ben presto si ibridarono con le popolazioni confinati e con gli indigeni da loro sottomessi; queste colonie greche, nel IV secolo a.c[8]., confluirono nel regno Bosporano, un regno che alla sua massima espansione occupava quasi interamente la penisola della Crimea e le propaggini orientali del Mar d’Azov.
Il regno Bosporano fu governato inizialmente da una dinastia puramente greca[9], spodestati, in seguito, da una dinastia di origine tracia.
Il regno divenne uno stato cliente di Roma fra il I secolo a.c. e il I secolo dell’era volgare divenendo infine provincia romana[10].
L’area resistette alle invasioni barbariche del IV secolo d.c., divenendo un confine permeabile alle frontiere dell’Impero Romano d’Oriente; in particolare durante il VI-VII secolo d.c. l’area della Crimea divenne una zona di confino illustre per personaggi caduti in disgrazia[11].
Il XII secolo si aprì con le grandi invasioni dei Cumani[12], dei Tatari e dei Mongoli, che relegarono i greci alle città più importanti e dotate di mura imponenti; fu in questo periodo turbolento che venne a formarsi il gruppo etnico dei Tauro-Romei o Rumeikà, sotto la dominazione tatara[13].
I tatari si erano organizzati imitando le formazioni statali mongole, formando il Khanato di Crimea[14], nato nel 1441, khanato che sul finire del secolo divenne un vassallo dell’impero ottomano.
Durante i secoli di dominazione tatara molti greci abbandonarono la propria lingua, mantenendo, però, la propria religione, nacque così il gruppo degli Urums[15].
Nel 1783[16] la zarina Caterina II annetté il khanato spingendo affinché i greci della Crimea, principalmente i tauro-romei andassero a popolare le aree dell’odierna Mariupol[17], Donetsk ed Odessa, per sfuggire alla persecuzione delle popolazioni turche e mussulmane.
In realtà l’intento della zarina era un altro, più sottile: rilocare i nuovi sudditi in aree scarsamente popolate ma importanti dal punto di vista commerciale[18] e ingraziarsi una popolazione ortodossa, che manteneva serrati contatti con gli altri connazionali nella Turcocrazia.
Da Caterina la Grande alla prima epoca Sovietica
Durante il regno della zarina Caterina e dei suoi successori le comunità greche del sud dell’Ucraina, da Odessa a Donetsk, crebbero notevolmente, i tauro-romei o rumeikì, si integrarono perfettamente nel sistema imperiale russo, fornendo grandi personalità all’apparato statale. I mercanti greci attraversavano le steppe russe arrivando fino all’Estremo Oriente, per poi ritornare ed entrare agevolmente oltre i confini dell’Impero Ottomano, dove la Sublime Porta garantiva loro privilegi importanti, grazie anche alla mediazione dei fanarioti[19].
La stessa Caterina , come anche gli zar che la seguiranno usarono questi mercanti greci, come agenti sobillatori, soprattutto nella penisola ellenica per organizzare rivolte atte a destabilizzare il potere della Sublime Porta[20].
Nel 1810 i viaggiatori greci, affermavano con assoluta sicurezza, che Mariupol era in tutto e per tutto una provincia greca, mentre ad Odessa nel 1814 nasceva la Φιλική Εταιρεία/ Filikì Eteria[21], una società segreta fondata da alcuni mercanti greci con lo scopo di liberare il mondo ellenico dal dominio turco. Nel 1859 la maggioranza della popolazione a Mariupol e nel suo circondario era composta da tauro-romei. Dopo gli eventi della rivoluzione russa del 1917 nacque un sentimento nazionalista di orgoglio fra le popolazioni rumeikì, sentimento che si coagulò attorno alla figura di Georgis Kostoprav.
Moltissimi tauro-romei si erano allineati ai bianchi, difendendo la monarchia e gli ideali zaristi, quando nel 1921 si capì che la causa dei bianchi era oramai perduta molte personalità di spicco, come Kostoprav passarono fra le fila dei rossi, sperando così di evitare massacri indicibili e rappresaglie[22].
Kostoprav, poeta e giornalista, servì, infatti, fra le fila dell’Armata Rossa, fra il 1926 e il 1927.
Nel dicembre del 1937, più precisamente il 15, Stalin diede inizio alla Ελληνική επιχείρηση/ Ellinikì Epichirisi[23] o Repressione Ellenica, una persecuzione di massa organizzata e ben pianificata contro i greci, molto ricchi, del sud dell’Ucraina. Il censimento sovietico nel 1926 aveva registrato 213,765 greci nel sud dell’Ucraina e nell’anno 1936 286,444; la Repressione Ellenica iniziò gradualmente, imitando i metodi di sterminio messi in atto dai turchi ad inizio novecento.
Ci furono dei pogrom in varie zone dell’Ucraina meridionale, specialmente a Mariupol ed Odessa; poi le autorità sovietiche iniziarono a chiudere e devastare le scuole, i teatri, centri culturali e le associazioni di stampa. I primi ad essere incarcerati o eliminati furono le classi mercantili e benestanti dei tauro-romei[24]. Nella notte fra il 23 e il 24 dicembre del 1937 venne arrestato anche Georgis Kostopray che venne poi condannato a morte il 14 febbraio dello stesso anno[25].
Dalla seconda guerra mondiale al collasso dell’Unione Sovietica
Quando la Germania invase l’Unione Sovietica e i carro armati nazisti raggiunsero le sterminate pianure dell’Ucraina, molti di quei sauro-romei che erano riusciti a scampare alla Ελληνική επιχείρηση/ Ellinikì Epichirisi andarono ad ingrossare le fila dei simpatizzanti filo tedeschi[26]. Alla fine della guerra seguirono altre epurazioni che, tuttavia, terminarono con la morte di Stalin[27]. Tuttavia fra il 1965 e il 1975 circa 15000 tauro-romei abbandonarono le proprie terre, disperdendosi nella grande diaspora ellenica.
Tra la fine degli anni 70 e i primi anni 90, tuttavia, ci fu una forte impennata demografica, secondo alcuni documenti del 1989 sulle coste del mar d’Azov si trovavano stanziati circa 100000 tauro-romei, la maggioranza dei quali era composta da quanti avevano abbandonato le proprie terre durante Ελληνική επιχείρηση/ Ellinikì Epichirisi di Stalin e dai discendenti di quei profughi.
Nel periodo compreso fra il collasso dell’Unione Sovietica e i separatismi del 2014 le comunità elleniche dell’Ucraina meridionale hanno avuto modo di crescere e prosperare economicamente, stringendo saldamente i legami con la “madrepatria”, in particolar modo le comunità di Donetsk, Mariupol ed Odessa hanno conosciuto in quasi un trentennio un forte sviluppo demografico, culturale ed ovviamente economico, favorendo la prosperità della regione.
Nella composizione del parlamento ucraino, antecedente alla destabilizzazione russa, c’erano due parlamentari greci, che rappresentavano le esigenze e gli interesse dei rumeikì.
Le comunità tauro-romee dal 2014 ad oggi[28]
Con l’annessione russa della Crimea e la secessione di Donetsk l’ellenismo nell’Ucraina meridionale si è ritrovato diviso; le comunità greche di Yalta, Feodosia, Eupatoria, Sebastopoli e Kerč[29] si trovarono, di colpo, unite alle Federazione Russa, ed, in particolare modo nei villaggi, i russi iniziarono già da metà marzo del 2014 ad intimidire, perseguitare e deportare la popolazione ellenica. A portare all’attenzione del grande pubblico questa vicenda fu il ministro degli esteri ellenico Nikos Dendias che a Gennaio 2022 si era recato a Mariupol, commemorando le vittime tauro-romee recenti e passate.
Nonostante ci siano state alcune divergenze interne alle comunità elleniche dell’Ucraina, ufficialmente i rumeikì, fin dal 2014, si sono schierati dalla parte del governo di Kiev[30].
Nella città di Donetsk, dopo la secessione, i negozi e le case dei tauro-romei, furono assaltate e saccheggiate dalla soldataglia della milizia popolare della Repubblica separatista, costringendo moltissimi rumeikì a spostarsi oltre la linea di contatto. Anche nella città di Odessa[31] le comunità greche furono bersaglio dei separatisti russofili, che si accanirono con particolare virulenza, contro esercizi commerciali e case.
Le associazioni per i diritti umani, nel 2014, denunciarono torture, sevizie e stupri ai danni dei civili tauro-romei, compiuti dai miliziani e dai soldati russi; molte donne e ragazze furono rapite dai propri villaggi della Crimea e portate a Donetsk, finendo nel giro del traffico di esseri umane, di molte di loro, ancora oggi, non si hanno notizie.
Un censo sulle comunità elleniche antecedente alla guerra in Ucraina del 2022 stimava che a Mariupol e nei suoi dintorni ci fossero circa 100000 greci e altri 10000 a Donetsk e nei suoi sobborghi
L’assedio di Mariupol[32] ha completamente cancellato la comunità greca della città[33], secondo il ministero degli esteri ellenico i kadyroviti e i miliziani della DPR hanno ucciso, torturato e deportato senza pietà i civili della tauro-romei della città, la cui sorte non ha destato alcun interesse nei media occidentali. I pochi fortunati hanno trovato rifugio nell’Azovstal e sono riusciti, poi, attraverso i corridoi umanitari, a raggiungere Odessa[34].
Diversi rumeikì allo scoppio della guerra e dopo la distruzione di Mariupol hanno imbracciato le armi e si sono arruolati nella Legione Internazionale ucraina e in seguito nella Legione Straniera ucraina, combattendo sui fronti più caldi, come Cherson, Zaporizhia e nel Donbass.
Il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I[35], personalità ecclesiastica venerabile e di grande rispetto, ha condannato duramente gli atti barbari compiuti dai russi e dai loro accoliti separatisti sia nel 2014 sia recentemente, a rendere più dura la sua condanna è stato anche il contenzioso con il patriarca moscovita Cirillo[36].
Il patriarca Bartolomeo primo nel maggio 2022 rilasciò un intervista al giornalista ellenico Ghiorgos Kouvaras, nella trasmissione “At the Center” del canale televisivo greco ERT1: «La chiesa di Russia e il fratello patriarca Cirillo, ci hanno profondamente delusi… Non so come possa giustificare a se stesso e alla sua coscienza questa violenza… Sarà la storia a giudicarlo. È possibile opporsi alle pressione del presidente Putin, avrebbe dovuto reagire e condannare con forza l’invasione dell’Ucraina, come lo hanno fatto tutti gli altri primati delle chiese ortodosse. Ma non l’ha fatto e questo va a suo danno. Abbiamo avuto divergenze, come l’autocefalia della Chiesa ucraina o quella che abbiamo da secoli, cioè la brama della chiesa moscovita di avere il primato su quella di Costantinopoli, ma mi aspettavo che il fratello Cirillo, in questo critico momento storico, fosse all’altezza della situazione e della sua carica[37]».
Note
[1] Mare Ospitale.
[2] La seconda colonizzazione greca copre i secoli VIII-V a.c.
[3] Sul loro sito sorge oggi la città ucraina di Očakiv.
[4] L’odierna Sebastopoli.
[5] L’odierna Feodosia.
[6] Kerč
[7] Principalmente con le tribù scite, una confederazione di nomadi iranici stanziati nella steppa euroasiatica.
[8] J. Boardman, I Greci sui mari, a cura di Mauro Cristiani, trad. it. di Fernando Gillotta, Giunti Editore, Firenze, 1986.
[9] Gli Archeanactidi
[10] M. Mariusz, The Army of Bosporan Kingdom, trad. inglese a di Nicholas Sekunda, Łódź: Oficyna Naukowa, 1999.
[11] Come il papa Martino I ( morto nel 655 a Cherson) o l’imperatore bizantino Giustiniano II il Rinotmeto ( naso mozzato).
[12] Popolo di stirpe turcica, affine ai Peceneghi.
[13] G. Ostrogorsky, Storia dell’Impero Bizantino, Einaudi, Milano, 1968.
[14]Il Taht-i Qırım ve Deşt-i Qıpçaq.
[15] Greci turchizzati, parlanti una lingua turca, ma di tradizione cristiano ortodossa.
[16] A seguito dalla guerra russo-turca del 1768-1774 e alla morte dell’ultimo khan legittimo.
[17]https://nikh.gr/arthra/arthra-filon/207-o-ellinismos-tis-marioypolis-tis-oukranias.
[18] I romei, altro nome che indicava i greci durante il periodo che va dalla Caduta di Costantinopoli alla Rivoluzione Ellenica del 1821, erano conosciuti come brillanti commercianti e ricchi banchieri.
[19] I fanarioti, erano i ricchi mercanti greci o discendenti di importanti famiglie bizantine che vivevano nel quartiere del Fanar, a Costantinopoli, oggi sede del Patriarcato Ecumenico Ortodosso. I fanarioti ebbero anche l’esclusività, concessa loro dai sultani, di governare i Principati Danubiani, al confine con l’Impero russo.
[20] Come la rivolta Orlov/Ορλωφικά ( Orloficà) del 1770, che divampò nel Peloponneso e a Creta e che fu domata nel sangue dai sultani ottomani.
[21] M. Mazower, The Greek Revolution: 1821 and Making of the Modern Europe, Penguin Press, Londra 2021. 2001 Brewer, The Flame of Freedom, The Greek War of Independence, 1821-1833, John Murray Press, Londra,2001.
[22]Α. Βλάσης (1992-01-01). «Το κίνημα ανεξαρτησίας του Πόντου και οι αυτόνομες Ελληνικές περιοχές στη Σοβιετική Ένωση του μεσοπολέμου». Δελτίο Κέντρου Μικρασιατικών Σπουδών 9: pp. 157–196.
[23] Β. Νεφελούδης “Ντοκουμέντο: Το σταλινικό φαινόμενο στην Ελλάδα”. Ζαχαριάδης και ζαχαριαδισμός, Εκδόσεις Δελφίνι, Αθήνα 1993.
[24] Nel 2005 Ivan Savvidis, cittadino russo di origine greca, e membro della Duma di Stato russa, propose una legge di legge sul rimpatrio dei tauro-romei, che avevano lasciato il paese a seguito delle persecuzioni, disegno di legge che proponeva il riconoscimento politico e culturale dei rumeikì. Putin rispose che l’espulsione di greci era avvenuta non in quanto fossero russo-greci, ma solo perché erano cittadini greci e che la deportazione era avvenuta in luoghi che ora erano fuori dalla Federazione Russa, aggiungendo che la Russia moderna non è in alcun modo responsabile per gli atti avvenuti durante l’epoca sovietica.
[25] Μ. Μαρκοβίτης “Όχι, δεν είμαι εχθρός του Λαού“, Εκδόσεις Επίκεντρο, Θεσσαλονίκη 2017.
[26] Fra questi Sevastianos Foulidis, anti comunista, originario del Ponto, scampato alle campagne di genocidio portate avanti dai Turchi e rifugiatosi nel sud dell’Ucraina, dove patì anche la persecuzione sovietica.
[27] 5 marzo 1953.
[28]https://www.cnn.gr/focus/story/305117/mia-agnosti-elliniki-dynami-makria-apo-tin-ellada-oi-ellines-tis-oykranias.
[29]ukrainer.net/greeks-of-ukraine/.
[30]https://en.protothema.gr/breaking-two-more-greek-expats-killed-in-strikes-in-ukraine/.
[31]https://www.ethnos.gr/World/article/198818/polemossthnoykraniaellhnidathsodhssoystoethnosgreimasteenomenoisangrothiadefantazomastanotithamassymbeiaytopoyzoyme.
[32] Marzo-maggio 2022.
[33]https://www.newsweek.com/greece-offers-rebuild-mariupol-maternity-hospital-after-russian-bombing-1689474.
[34]https://www.iefimerida.gr/news/144975/τι-θα-συμβεί-στους-150000-ελληνες-που-ζουν-στην-ουκρανία.
[35]https://www.pillarcatholic.com/p/ecumenical-patriarch-better-for-patriarch-kirill-to-step-down-than-back-war.
[36] Il 15 ottobre 2018 il Patriarcato di Costantinopoli garantì l’autocefalia alla Chiesa ucraina, staccandola dalla giurisdizione di Mosca, provocando al reazione di Mosca, che procedette alla scomunica del patriarca Bartolomeo I, il quale a sua volta rispose nella stessa maniera.
[37]https://orthodoxtimes.com/bartholomew-kirill-had-to-sacrifice-his-throne-for-the-war-in-ukraine-even-if-he-had-to-go-to-jail/
Foto copertina: Le comunità elleniche in Ucraina