Il baricentro geopolitico ed economico mondiale negli ultimi anni si è progressivamente spostato verso la zona dell’Estremo Oriente, in un contesto che segna un progressivo declino della supremazia statunitense e che si accompagna ad un’ascesa della Cina come competitor in un mondo che si sta rivelando sempre più multipolare. In Europa, la prima ad aver elaborato una sua strategia per l’indo-pacifico è stata la Francia, seguita da Germania e Olanda, il che ha permesso di accelerare anche nell’elaborazione di una strategia comune ai 27 dell’UE.


Quando si parla di Indopacifico, si è di fronte ad un concetto sostanzialmente politico, che non ha una sua definizione univoca, bensì dipende dalle priorità politiche dei diversi attori considerati. Questo caratterizza anche i paesi dell’Unione Europea. Accanto, ad esempio, ad una definizione estensiva, come quella francese che individua l’indo-pacifico nello spazio compreso tra la costa orientale dell’Africa a quella occidentale delle Americhe, si affiancano definizioni più restrittive, che escludono, cioè, parte dell’oceano Indiano o Pacifico. In generale, la necessità di ripensare al posizionamento dell’Europa in generale, è stata accelerata dalla consapevolezza che la rivalità sino-americana e la lotta per il predominio globale che caratterizzerà i prossimi decenni, in mancanza di una strategia comune, rischia di lasciare i 27 schiacciati dalle conseguenze negative di questo confronto.

Le strategie francese, tedesca e olandese

La Francia è stato il primo paese dell’Europa a pubblicare nel 2018 un concetto strategico a proposito della zona dell’Indo-Pacifico. Presentato da Macron nella base navale di Garden Island, in Australia, aggiornato anche negli anni successivi, è stato seguito nel 2020 dai documenti pubblicati dai governi tedesco e olandese, rivelatisi fondamentali per imprimere un’accelerazione alla stesura di un documento simile da parte dell’Unione Europea.
Con la Brexit, la Francia è rimasta l’unico paese UE ad avere dei propri territori d’oltremare negli oceani Pacifico e Indiano. La necessità di elaborare un proprio documento strategico è, per Parigi, una necessità dovuta alla sua proiezione territoriale nell’area.
La Germania e l’Olanda, dal canto loro pongono maggiore attenzione sui temi economici, in particolare sulla necessità di mantenere aperte quelle vie di comunicazione fondamentali per il commercio globale, che passano in questi mari[1].
Se un’analisi specifica per i tre documenti non è possibile, si possono però individuare degli elementi comuni.
In primo luogo, nell’approccio con i paesi della regione, tutti e tre basano la loro strategia su una visione aperta ed inclusiva, evitando in questo modo di allinearsi con gli USA, che individuano nella Cina il proprio “rivale strategico”[2]. Pechino è considerato un partner inevitabile con il quale è necessario concludere accordi e partenariati, pur tenendo alta l’attenzione nei suoi confronti, anche in considerazione della tendenza al revisionismo che caratterizza la politica estera cinese. 
Attenzione vuole essere posta sugli altri paesi dell’area, nella prospettiva di ricercare delle partnership più approfondite per permettere, da un lato, una maggiore partecipazione allo sviluppo economico regionale e, dall’altro, per diminuire l’esposizione, ritenuta eccessiva, delle economie europee nei confronti della Cina. I destinatari sembrano, però, essere diversi: se Parigi vorrebbe dialogare in particolare con paesi come Australia, India e Giappone, la Germania dà maggiore peso ad un nuovo e più approfondito dialogo con i paesi dell’ASEAN. Il multilateralismo, a ben vedere, rimane comunque il solco che l’Europa intende seguire, in quanto, una nuova riedizione di un confronto bipolare o, in alternativa, un mondo unipolare, vengono visti come contrari agli interessi europei[3].
Si ricerca infine una maggiore autonomia sia dall’ombrello statunitense, resosi necessario dopo i quattro anni di amministrazione Trump che hanno portato i rapporti transatlantici al loro punto più basso, sia in materia economica dalla Cina, partner fondamentale, da cui però è necessario diminuire la propria dipendenza.
Si può quindi affermare che, in generale, i paesi europei vorrebbero porsi come un terzo polo, maggiormente attrattivo nel contesto della nuova contrapposizione sino-americana anche per i paesi della regione, che rischierebbero in questo modo di risultare fagocitati da questo confronto, esattamente come i paesi europei.

L’Unione Europea

Il sempre maggiore peso demografico ed economico che la regione riveste a livello mondiale, nonché la forte interconnessione tra questi paesi e gli Stati membri[4], hanno portato già ad aprile 2021 il Consiglio ad incaricare Josep Borrell[5], di elaborare una strategia congiunta, presentata il 16 settembre 2021 con il titolo “Strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica”[6], individuata nell’area compresa tra le coste dell’Africa orientale agli stati del pacifico.
Diversi sono i settori in cui si ritiene importante intervenire, al fine di promuovere la stabilità internazionale, così da garantire un contesto commerciale stabile, favorendo la prosperità nell’ottica anche di una transizione verde[7].
Bruxelles intende fare leva sul multilateralismo e il dialogo, sia con partner di più lunga data (ASEAN, Australia, Giappone, India, Nuova Zelanda, Corea USA e UK) sia con soggetti nuovi, diversificando in questo modo anche le proprie relazioni commerciali, al fine di ridurre l’esposizione dell’economia europea in alcuni settori strategici come ad esempio quello dei semiconduttori. C’è consapevolezza dell’eccessiva esposizione dell’economia europea rispetto alle importazioni di questi elementi fondamentali per le linee di produzione contemporanee. Si inserisce in questo schema l’adozione, nel febbraio scorso, dell’European Chips Act per rendere il Continente quanto più indipendente possibile dalle importazioni di questi elementi.
In tema di lotta ai cambiamenti climatici, l’Unione intende procedere sulla strada dei partenariati verdi per combattere gli effetti della crisi climatica e la perdita della biodiversità. Destinatari di questi interventi potranno essere, ad esempio, i paesi insulari del Pacifico, tra i più esposti agli effetti dannosi della modificazione del clima (si pensi ad esempio all’aumento del livello dei mari). L’attenzione di Bruxelles su questi temi può rivelarsi, se corredato da un serio impegno anche monetario, fondamentale per permetterle di avere un nuovo fondamentale protagonismo nella lotta al cambiamento climatico nella regione.
Un altro dossier importante è quello della sicurezza e della lotta al terrorismo. Per ottenere questo risultato, però, è necessaria una proiezione navale dell’UE, e quindi dei Paesi membri, non solo a tutela delle rotte marittime ma anche a garanzia della libertà di navigazione, investendo anche nel potenziamento delle capacità dei paesi della Regione[8]. Questo particolare aspetto dovrà fare i conti, però, con la volontà degli Stati membri di contribuire all’obiettivo con le proprie capacità navali.

Conclusioni

La gestazione e l’adozione di una strategia autonoma dell’UE sull’indopacifico è stata permessa dalle spinte date dai documenti nazionali francese, tedesco e olandese. A ben vedere il documento di Bruxelles rappresenta, da un lato, una sintesi delle necessità strategiche individuate dai tre paesi tra il 2018 e il 2020 e, dall’altro, un mero documento programmatico. Risponde, però, alla necessità, resasi ormai inevitabile per l’Unione, di rendersi maggiormente autonoma dagli USA che, sempre meno concentrati sull’Europa, salvo focus temporanei legati a crisi contingenti, sono maggiormente attenti a nuovi scenari.
Al di là dell’importanza del fatto in sé, è indubbio che l’UE si troverà ad affrontare delle oggettive difficoltà a mettere a terra delle azioni concrete nell’area, mancando di vera e propria autonomia in politica estera rispetto ai suoi membri. È possibile infatti ritenere che le capacità di intervento dell’Unione avranno tanto più successo quanto queste si conformeranno agli obiettivi dei paesi membri, tra i quali, è possibile immaginare la Francia avrà un ruolo di primo piano.
Un altro elemento da tenere in considerazione è la capacità dell’UE e dei suoi membri di muoversi in concerto con altri soggetti fondamentali nell’area, come il Regno Unito, che ha adottato una sua strategia per l’indopacifico.
Al di là delle difficoltà oggettive che l’UE si trova di fronte, l’adozione della strategia comune è sicuramente un passo importante, che se ben gestito può rendere finalmente Bruxelles un soggetto importante anche nello scacchiere internazionale.


Note

[1] Wacker G., The Indo-Pacific concepts of France, Germany and the Netherlands in comparison: implications and challenges for the EU, Policy Briefs, Global Governance Programme, EU-Asia Project, 2021/19 https://hdl.handle.net/1814/71354
[2] Grare F., Reuter M., “Moving Closer: European Views of the Indo-Pacific”, European Council on Foreign Relations, September 2021, https://ecfr.eu/special/moving-closer-european-views-of-the-indo-pacific/  
[3] Ulatowski R., “Germany in the Indo-Pacific region: strengthening the liberal order and regional security”, in International Affairs, Volume 98, Issue 2, Pages 383–402, March 2022.
[4] Nell’area abitano all’incirca tre quinti della popolazione mondiale e questi paesi producono il 60% del PIL globale; già nel 2019 gli interscambi commerciali avevano raggiunto i 1500 miliardi di Euro che ne ha reso la seconda principale destinazione delle esportazioni UE.
[5] Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dal 2019.
[6]  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52021JC0024&qid=1633525925525
[7] Camera dei Deputati, Ufficio Rapporti con l’Unione Europea, “La strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica”, Dossier n° 56, 12 ottobre 2021 http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/ES056.pdf?_1634136520279#:~:text=L’UE%20%2D%20sostiene%20la%20comunicazione,Data%20Gateways%22%20del%20marzo%202021
[8] Camera dei Deputati, Ufficio Rapporti con l’Unione Europea, “La strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica”, Dossier n° 56, 12 ottobre 2021 http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/ES056.pdf?_1634136520279#:~:text=L’UE%20%2D%20sostiene%20la%20comunicazione,Data%20Gateways%22%20del%20marzo%202021.


Foto copertina: L’Europa e l’Indo-Pacifico