I movimenti di truppe, la deposizione del governatore della Banca Centrale Libica, lo stallo e la nuova nomina: agosto e settembre, mesi turbolenti per la Libia.
Di Elena Banda
Nello stallo politico degli ultimi anni, a partire dal cessate il fuoco del 2020, i mesi di agosto e settembre 2024 hanno rappresentato per la Libia un momento di ennesima instabilità, portando un nuovo pericoloso scossone nel precario equilibrio di potere e controllo sul paese. Per capire meglio ciò che è accaduto, è necessario fare un passo indietro e riassumere il complesso quadro politico libico, seppur con qualche inevitabile semplificazione. Dopo la caduta di Muammar Gaddafi nel 2011 e gli anni di conflitto che ne sono seguiti, dal 2014 la Libia è divisa tra due amministrazioni rivali, principali attori della guerra civile che nel 2020 hanno cessato le ostilità armate: il Governo di Unità Nazionale (GNU) di Tripoli che controlla la parte nord-ovest, guidato dal primo ministro ad interim Dbeibeh, con il riconoscimento dell’ONU e il supporto di Qatar e Turchia, e il Governo di Stabilità Nazionale (GSN) di Bengasi che controlla la cirenaica a est e il sud, il cui premier recentemente eletto è Hammad. Dietro quest’ultimo si cela, però, il vero potere della regione dell’est, il generale Haftar alla guida del Libyan National Army (LNA), che ha il supporto finanziario e militare in primis di Russia, Egitto ed Emirati, ma, secondo alcuni, anche quello più celato e controverso della Francia[1]. Gli organi di governo sono, a loro volta, divisi tra le due fazioni: il GNU, insieme all’Alto Consiglio di Stato e al Consiglio Presidenziale, i cui rispettivi presidenti sono Takala e Al-Menfi, sono gli organi gestiti dall’ovest, e per l’est i riferimenti istituzionali sono il GSN, la Camera dei Rappresentanti di Tobruk, presieduta da Aguila Saleh, ed ovviamente l’LNA di Haftar.
Due primi ministri distinti
La recente nomina del 13 agosto proprio nella Camera di Tobruk a est di Osama Hammad come premier ad interim, o come capo dell’unico «governo legittimo fino a quando non sarà scelto un nuovo governo unificato[2]», stando alle parole del portavoce della Camera, con la conseguente sostituzione, per i territori sotto il controllo di Haftar, del primo ministro del governo di Tripoli Dbeibeh, è un ulteriore forte segnale di rottura tra le due amministrazioni, in netta controtendenza con la ri-unificazione auspicata della comunità internazionale, anche tramite il lavoro della Missione di Supporto in Libia delle Nazioni Unite, UNSMIL. Nella stessa sede, la Camera ha anche nominato il suo presidente, Saleh, comandante delle Forze Armate Libiche, andando così implicitamente a privare il Consiglio Presidenziale del suo ruolo sui territori dell’est[3]; ci sono ora, anche formalmente e non solo a livello pratico, due governi concorrenti, con due distinti primi ministri.
Mobilitazione di truppe e la contesa sulla Banca Centrale: i fatti
Su poche questioni i due governi concorrenti hanno trovato degli accordi negli anni, ma la presidenza della Banca Centrale Libica (BCL), con sede a Tripoli, e della National Oil Company sono alcune di queste. Entrambe le istituzioni hanno intrattenuto effettivi rapporti di collaborazione con le due fazioni al potere. In particolare, dal 2015 la Banca prevede un accordo congiunto tra Camera e Alto Consiglio di Stato per eleggere un nuovo governatore e l’istituzione è fondamentale per il paese perché non controlla solo la politica monetaria, ma supporta anche il governo nella gestione fiscale, ne detiene i conti bancari, eroga fondi alle entità statali e paga gli stipendi ai dipendenti pubblici, fornisce incentivi finanziari a milioni di libici ed è l’unico deposito legale degli ingenti ricavi di petrolio, che ufficialmente rimangono controllati dall’autorità di Tripoli, ma grazie ad accordi ad hoc, negli ultimi due anni, sono stati resi disponibili anche alle autorità dell’est.
Le controversie sul controllo della Banca sono state una caratteristica ricorrente nel paese da quando le istituzioni governative del paese si sono divise nel 2014; un esempio è la contesa sulla figura stessa del governatore della BCL Sadik al-Kabir, nel ruolo dal 2011, che è durata per tutta la guerra civile e si è riaccesa in questi mesi. È stato prima sostenuto dall’ovest e osteggiato dall’est, poi si è avvicinato ad est non senza malumori ad ovest, finché, nonostante la mancanza di progressi sulla riunificazione politica, nel 2022 le parti hanno elaborato un accordo informale di condivisione delle entrate che è funzionato solo per due anni. Fino al 19 agosto 2024. In questa data, infatti, dopo il rapimento di alcuni funzionari della Banca, il Consiglio Presidenziale, con il successivo avvallo del primo ministro Dbeibeh e del Consiglio di Stato, ha provato a licenziare con un decreto il direttore Kabir; tre teorie sono state raccontate da International Crisis Group[4] sulle ragioni della rottura tra ovest e Kabir ma nessuna ha trovato conferme ufficiali. Il presidente della BCL ha rifiutato di lasciare l’incarico sottolineando l’invalidità legale del decreto, dal momento che la banca è indipendente da entrambi i governi[5]. La risposta dell’Est non ha tardato ad arrivare, con la sospensione della produzione ed esportazione di petrolio, nonché, a causa della fuga in Turchia di Kabir con i codici di accesso al sistema bancario, il blocco di tutte le transazioni della banca[6].
Tutto questo è avvenuto in un clima fortemente teso già da fine luglio con un ulteriore inasprimento a inizio agosto, quando Stephanie Khoury, Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Libia ad interim, denuncia movimenti di truppe unilaterali da parte del generale Haftar verso le zone sud-ovest del paese[7], con annessa tempestiva reazione del governo di Tripoli che dichiara “prontezza a rispondere a qualsiasi attacco”[8].
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Uscita dall’impasse per la presidenza della BCL
Sono seguite settimane di forte tensione e timore tra la popolazione, per la possibilità che la contesa infiammasse nuovamente il conflitto. Questo non è, però, nell’interesse di nessuno: un’interruzione prolungata delle attività della banca avrebbe effetti devastanti in Libia, un paese che dipende quasi interamente dalle entrate petrolifere, di circa 25 miliari di dollari l’anno, detenendo le più grandi riserve di greggio dell’Africa. Questi introiti rappresentano la quasi la totalità delle entrate del governo nonché la principale fonte di valuta estera della Libia, stimata ad 80 miliardi e utilizzata per pagare le importazioni di beni, che coprono praticamente tutti i bisogni essenziali della popolazione, dal cibo alle costruzioni[9].
Questo non è successo, perché i due governi sono riusciti a porre fine alla lotta per il controllo dei ricavi petroliferi del paese, che aveva comportato danni immediati all’economia. Nel mese di agosto, infatti, tutte le regioni hanno registrato forti aumenti dei prezzi, ma in particolare la regione occidentale, con un aumento di +4,2% del paniere minimo di spesa (MEB)[10]. Questo a causa anche delle reazioni immediate degli istituti finanziari stranieri che hanno sospeso le transazioni con la BCL e, in parte, anche con la Libyan Foreign Bank e le sue sussidiarie, intermediarie nel trasferimento dei ricavi delle vendite di petrolio alla Banca Centrale.
Dopo diverse consultazioni ospitate da UNSMIL e l’accordo preliminare del 26 settembre, il voto all’unanimità il 30 settembre dei 108 membri presenti della Camera e le 112 firme dei membri dell’Alto Consiglio il 29 settembre, hanno nominato Naji Issa, veterano direttore della Banca Centrale, nuovo governatore e Marie Al-Barasi vicegovernatrice[11]. L’UNSMIL ha invitato quindi tutte le istituzioni a ritirare le decisioni unilaterali emesse nel contesto della crisi “per ripristinare la fiducia del popolo libico e la credibilità del sistema finanziario globale”[12].
La stabilità duratura rimane un miraggio lontano
Nonostante la risoluzione, lo scenario libico presentato rimane molto complesso e poche sono le speranze per la risoluzione delle divisioni politiche e una pace duratura, considerando anche gli interessi degli stati alleati, la geopolitica della regione e i contrasti interni alle due fazioni.
La Libia è in uno stato di instabilità dal 2011, quando Gheddafi è stato rovesciato dopo quattro decenni di potere, e la battaglia sulla Banca Centrale è scoppiata sullo sfondo di negoziati in stallo da tempo sponsorizzati dall’ONU per tenere elezioni parlamentari e presidenziali. Queste sono state puntualmente rinviate: anche la proposta di tenerle entro fine 2023 dell’ex inviato dell’ONU Bathily è naufragata portandolo alle sue dimissioni dopo 18 mesi di lavoro e alla nuova nomina ad interim[13]. Sembrerebbe che i leader alla fine abbiano preferito l’attuale stato delle cose all’incertezza di una nuova configurazione che rischiavano di non controllare e nel suo discorso Bathily non si è trattenuto dall’accusarli di “continuare a formulare precondizioni per la loro partecipazione al dialogo come un modo per mantenere lo status quo“[14].
Negli anni gli equilibri di potere in Libia hanno continuato a mutare ma il processo politico è rimasto congelato e questo lascia, ad ora, poca speranza per il futuro. Sebbene non ci sia stata nessuna grande esplosione di violenza dal 2020, la conseguenza della forte instabilità è stato il dilagare della corruzione che ha contribuito a radicare l’élite al governo e che, come sempre, fa pagare le conseguenze di questi impasse alla popolazione libica più lontana dai giochi di potere.
Note
[1] P. TAYLOR, «France’s double game in Libya», POLITICO, 17.04.2019.
[2] A. ASMAR, «Libyan parliament ends term of Tripoli-based government amid political rift», Anadolu Ajansı, 13.08.2024.
[3] A. ASMAR, «Libyan parliament ends term of Tripoli-based government amid political rift», Anadolu Ajansı, 13.08.2024.
[4] «Getting Past Libya’s Central Bank Standoff», Crisis Group Middle East and North Africa Briefing, N°93, 2024.
[5] V. YEE, I. AL-ATRASH, «Fight for Control of Central Bank Threatens Libya’s Uneasy Peace», The New York Times, 21.08.2024.
[6] J. DUTTON, «Libya factions agree to appoint new central bank chief to end crisis: UN», Al-Monitor, 04.10.2024.
[7] UNSMIL, «UNSMIL statement on recent mobilisation forces», 09.08.2024.
[8] F. PETRONELLA, «Libia: dallo stallo alla crisi?», Ispi, 22.08.2024
[9] «Getting Past Libya’s Central Bank Standoff», Crisis Group Middle East and North Africa Briefing, N°93, 2024.
[10] WFP, «WFP Libya Market Price Monitoring, August 2024», Relifweb, 23.09.2024.
[11] «Libya’s HoR approves central bank leadership in landmark vote», Libyan Express, 01.10.2024.
[12] UNSMIL, «UNSMIL welcomes the appointment of the governor and deputy governor of the Central Bank of Libya», 30.09.2024
[13] F. PETRONELLA, «Libia: dallo stallo alla crisi?», Ispi, 22.08.2024
[14] T. EATON, «As yet another UN Libya envoy quits, his successor must be bolder», Chatham House, 25.04.2024
Foto copertina: Controllo della Banca Centrale Libica torna a smuovere i precari equilibri di potere nel paese