La criminalità organizzata e movimenti estremisti stanno approfittando della pandemia per far leva sulla popolazione in difficoltà, acquisire consensi e sostituirsi allo Stato quale punto di riferimento sociale.


La crisi sanitaria ed economica causata dal Covid-19 ha reso più vulnerabili molte famiglie ed imprese, lasciando a mafie e gruppi estremisti la possibilità di agire ed ottenere forza. La criminalità organizzata ed i gruppi estremisti, difatti, cercano di sostituirsi allo Stato, proponendo un sistema di welfare per aiutare coloro che sono in difficoltà. Questo fenomeno sta prendendo piede, senza scriminanti, in diverse aree del mondo.

In Italia

Le fasce più fragili della società sono quelle che più di tutte stanno avvertendo il peso economico e sociale di questa pandemia; è soprattutto tramite loro che le mafie riescono a trarre vantaggio, approfittandosi della disperazione delle famiglie e cercando di arrivare prima delle istituzioni statali nel dare aiuti concreti. Anche prima della pandemia, le organizzazioni criminali avevano presa in quegli ambienti dove sofferenze, fragilità e disagi sociali la facevano da padrone.[1]

Le organizzazioni criminali tendono ad esercitare un dominio sui più deboli. Tale dominio non si esprime più principalmente tramite il ricorso ad episodi di violenza diretta, come era frequente in passato,[2] ma tramite la creazione di canali economici illeciti che “danno lavoro” a migliaia di disoccupati. Il rapporto di dipendenza economica che si è stabilito fra le fasce più deboli della popolazione e la mafia consente a quest’ultima di disporre di un inesauribile bacino di reclutamento.

Nella situazione di crisi causata dal Covid-19, la mafia sta cercando di espandere la propria area di influenza, offrendosi come alternativa allo Stato e proponendo un sistema di welfare. Parlando dell’emergenza del Covid-19 ed i rischi legati alla criminalità organizzata, il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, ha affermato che “vi sono messaggi e video di camorristi[3] che offrono pasta e generi alimentari per dimostrare la capacità di sostenere le fasce deboli”, anche se “non solo le fasce sociali più povere sono esposte, ma anche le imprese(…). Fra qualche mese, quando le imprese dovranno tornare sul mercato, se lo Stato non interviene con forti sostegni, è certo che vi sarà una grave esposizione alle crisi”.[4]

L’infiltrazione mafiosa non conosce confini geografici e si espande a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. Come ha sottolineato anche Paola Severino, ex Ministro della Giustizia, “in Sud Italia molte famiglie di artigiani, ambulanti o lavoratori stagionali hanno perso ogni fonte di guadagno e sono state avvicinate da persone appartenenti ad associazioni criminali che fornivano loro un aiuto temporaneo, in cambio di un futuro reclutamento. (…)Quanto al Nord Italia, piccole e medie imprese versano in uno stato disastroso, fermate dal blocco della produzione, bisognose di finanziamenti ed esposte al rischio di acquisizione da parte di organizzazioni ancora dotate di fondi neri da impiegare”.[5] La soluzione per contrastare l’avanzare della mafia, quindi, non può essere altro che una forte reazione dello Stato in termini di aiuti economici, cosicché imprese e famiglie in difficoltà non siano tentate di rivolgersi alla criminalità organizzata per ottenere liquidità e mettere in moto la macchina dei prestiti usurai.

In Messico

Al di là dell’Oceano Atlantico la situazione non è dissimile. In Messico, i cartelli mafiosi si sono organizzati per distribuire pacchi di beni di prima necessità, per offrire servizi e liquidità a chi ne ha bisogno. E’ stato proprio il Presidente Andrés Manuel Lopez Obrador a denunciare l’azione dei narcotrafficanti del Cartel Jalisco Nueva Generacion a Cuautitlàn, del Cartel del Golfo nello stato di Tamaulipas e del Cartel de Sinaloa.[6] Lì dove non arriva il Governo nazionale, i gruppi di narcotrafficanti sopperiscono alle necessità della popolazione tramite la donazione di beni alimentari e denaro. Eppure, l’aiuto che viene ricevuto oggi, dovrà essere ripagato domani. Quando terminerà l’emergenza, i vari gruppi di narcotrafficanti chiederanno l’appoggio e la disponibilità delle famiglie che sono state aiutate nel momento di difficoltà. “Una bocca sfamata oggi è una bocca che domani resterà in silenzio o una mano che li aiuterà nei loro affari” – ha affermato lo scrittore Roberto Saviano, sottolineando che “la macchina dello Stato è lenta e pesante, mentre quella delle organizzazioni criminali è agile e veloce: per ricevere i sussidi statali c’è bisogno di tempo, mentre gli aiuti dei clan arrivano direttamente a casa”.[7]
Sfruttando l’inefficienza dell’apparato statale, i gruppi criminali stanno ottenendo consensi ed ampliando la loro influenza all’interno del tessuto sociale messicano. Anche nel caso del Messico, un tempestivo e forte intervento da parte dello Stato è la chiave di volta per poter fronteggiare l’espansione dei gruppi criminali.

In Libano

“In un momento di terrore, chiunque offra aiuti o soluzioni sarà accolto dalla popolazione” – ha affermato Haizam Amirah Fernandez, Professore di Relazioni internazionali all’IE di Madrid.

Mafia e narcotrafficanti non sono gli unici a trarre vantaggio dalla crisi causata dal Covid-19. In Libano, l’organizzazione politica e militare Hezbollah si sta avvalendo di questa situazione di crisi per poter mostrare le proprie capacità di governo.

Il Libano, in cui si è verificata una sanguinosa guerra civile fra il 1975 e il 1990, è ad oggi un paese devastato dalla crisi, caratterizzato dal collasso economico ed istituzionale, un alto tasso di disoccupazione giovanile e corruzione. Già prima della pandemia, la Banca Mondiale aveva avvertito che metà dei 4, 5 milioni di libanesi sarebbe finita al di sotto della soglia di povertà. Hezbollah, fin dalla sua fondazione, ha tentato di porsi come una sorta di “Stato nello Stato”, sfruttando la disfunzionalità dello Stato libanese e svolgendo molte funzioni che avrebbero dovuto essere prerogativa dell’apparato statale (tassazione, sicurezza, messa a disposizione di servizi basilari).[8]

Nella situazione di instabilità causata dalla pandemia, Hezbollah vuole esibire le proprie capacità nel gestire la minaccia sanitaria.[9] I primi a rispondere alla crisi causata dal Covid-19, infatti, sono stati i suoi militanti, che si sono adoperati per disinfettare le strade di Beirut ed hanno mobilitato più di 1500 medici, insieme a 3000 fra infermieri e paramedici.[10] A sud di Beirut, Hezbollah ha messo a disposizione l’ospedale Saint George Hospital per la cura dei pazienti infetti da Covid-19.[11] Non avendo lo Stato libanese reagito tempestivamente ed efficacemente, Hezbollah ha iniziato a distribuire aiuti economici e alimentari, potendo contare su un budget di 3.500 milioni di lire libanesi (quasi 2 milioni di euro).[12] La risposta di Hezbollah al Covid-19 potrà allargare il consenso di cui il partito già gode, come evidenziano le elezioni avvenute in Libano nel Maggio 2018.[13]

La crisi determinata dal Covid-19 sta, dunque, offrendo la possibilità a movimenti politici estremisti e mafie di estendere il proprio raggio di azione e acquisire consensi. In tale situazione di fragilità ed instabilità, è lo Stato a dover reagire con azioni mirate ed efficaci per proteggere chi è stato più colpito dalla crisi e che potrebbe essere sedotto dalle lusinghe di mafie e gruppi estremisti.


Note

[1] Gaetano De Stefano, “Coronavirus, Marciano: La camorra è pronta a sostituirsi allo Stato”, 29 Marzo 2020

[2] Commissione Parlamentare Antimafia – Relazione approvata il 21 dicembre 1993, “La camorra”.

[3] Con il termine “camorristi”, si fa riferimento agli affiliati ad un’organizzazione criminale di tipo mafioso, la “camorra”.

[4] Internapoli, “Il Procuratore antimafia: camorristi si sostituiscono allo Stato, offrono pasta e generi alimentari”, 31 Marzo 2020

[5] Institut Montaigne, Intervista a Paola Severino, “Mafia e coronavirus: nessun Paese è esente”, 20 Aprile 2020.

[6] BBC Mundo, “Coronavirus y crimen organizado: como se adaptan los carteles, las maras y las pandillas a la pandemia”, 23 Aprile 2020; El Pais, “Narcos mexicanos juegan a Robin Hood en pandemia de covid-19 y regalan comida”, 20 Aprile 2020.

[7] Sinembargo, Entrevista, “Las bocas a las que el narco da de comer, manana no hablaràn, dice Roberto Saviano”, 20 Aprile 2020.

[8] Emanuele Mainetti, OpinioJuris, “Hezbollah: da milizia a decision-maker della politica libanese”, 3 Febbraio 2019; Steven Heydemann ed., “War, institutions, and social change in the Middle East” (Berkeley; Los Angeles; London: University of California Press, 2000).

[9] Foreign Policy, “After the coronavirus, terrorism won’t be the same”, 22 Aprile 2020.

[10] Rtve, “Mafia, narcos y organizaciones islamistas sacan provecho de la crisis del coronavirus”, 22 Aprile 2020.

[11] European Affairs, “Hezbollah e la lotta al coronavirus”, 14 Aprile 2020.

[12] Agi, “Si possono definire gli Hezbollah libanesi terroristi islamici?”, 13 Dicembre 2018.

[13] IlPost, “In Libano hanno vinto gli amici dell’Iran”, 8 Maggio 2018.


Foto copertina: Europol.Europe


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