Thomas Rid tra i massimi esperti di cybersecurity a livello globale, con “Misure attive. Storia segreta della disinformazione” (Luiss University Press, 2022), traccia una storia della disinformazione, una tecnica antica quanto il mondo.


Nel tredicesimo capitolo dell’Arte della guerra, Sun Tzu definiva lo spionaggio come “essenziale per le operazioni militari”. Lo spionaggio non è solo l’attività clandestina svolta allo scopo di raccogliere informazioni utili, ma anche la capacità di indebolire l’avversario attraverso false notizie, attraverso quella che viene definita “disinformazione”. L’espressione “disinformazione” entrerà nel vocabolario inglese solo a partire dagli anni ’80, ma sua origine nel termine russo “dezinformatzija” (дезинформация). Dal vocabolario russo viene anche l’espressione “misure attive” utilizzata dall’intelligence sovietica e dalle sue agenzie satelliti del blocco orientale, per indicare proprio quelle attività volte a danneggiare l’avversario con operazioni di disinformazione. Il libro di Thomas Rid ripercorre le principali “misure attive” degli ultimi cento anni. Il libro le suddivide per periodi storici, dalle guerra mondiali alle diverse fasi della guerra fredda, fino all’avvento delle nuove tecniche di disinformazione legate allo sviluppo delle tecnologie. Thomas Rid in “Misure attive. Storia segreta della disinformazione”, ci racconta la presenza del Trust, il falso consiglio controrivoluzionario orchestrato da Felix Edmundovich Dzerzhinsky futuro capo della Čeka[1] e dell’OGPU[2], per attirare in Unione Sovietica uno dei migliori scrittori russi Bianchi, Vasilij Shulgin, o del falso Mein Kampf giapponese conosciuto anche come il “memoriale Tanaka” prodotto probabilmente dai servizi segreti cinesi. Secondo i piani il Memoriale Tanaka diffuso agli inizi degli anni ’30, il Giappone era pronto ad invadere la Manciuria ed attaccare Pearl Harbor. Un falso creato per fomentare tensioni tra Giappone e Stati Uniti, ma che sarebbe diventato profetico solo qualche anno più tardi. Quella delle misure attive, era ed è una pratica molto diffusa, e i vari apparati di sicurezza erano impegnati in queste operazioni. Dai sovietici agli americani, dai cinesi ai tedeschi, dai francesi agli italiani, tutti investivano molto nelle operazioni di dezinformatzija. La CIA finanzia i gruppi per i diritti umani nella Berlino divisa dal muro, i sovietici diffondevano finti volantini del Ku-Klux-Klan per diffondere disinformazione e causare problemi all’interno delle comunità afro-americane ed ebree. Le misure attive che percorrono tutto il ‘900 e arrivano fino a noi: fuga di notizie, interferenze elettorali, cyberwar, leak elettorali e troll, tutto per danneggiare l’immagine del nemico. “Misure attive. Storia segreta della disinformazione” di Thomas Rid offre ai lettori una miniera di esempi storici meticolosamente ricercati di moderne operazioni di disinformazione: interventi attivi nell’ambiente dell’informazione volti a ingannare, distorcere e disorientare la comunità politica a cui sono presi di mira.
Tecniche di disinformazione sempre più raffinate, Rid ci ricorda che la disinformazione non è mai stata semplicemente un mucchio di bugie mascherate da fatti, che ingannano abilmente la vittima o le vittime inconsapevoli. Perché una volta scoperte renderebbero chi le diffonde (quotidiani, TV, agenzie) come inaffidabili. Piuttosto, la disinformazione efficace è sempre stata un intreccio di realtà e finzione insieme, un modo per rendere le due categorie indistinguibili l’una dall’altra, Una vera e propria arte capace di cambiare pelle nel corso dei decenni per stare al passo con i tempi e l’evoluzione dei sistemi di comunicazione.


Note

[1] Abbreviazione di Večeka, a sua volta acronimo del “Comitato straordinario di tutta la Russia per combattere la controrivoluzione ed il sabotaggio”) (in russo Всероссийская чрезвычайная комиссия по борьбе с контрреволюцией и саботажем)
[2] Il Direttorato politico dello Stato (in russo Государственное политическое управление, Gosudarstvennoe političeskoe upravlenie), più nota con l’acronimo GPU (pronunciato Ghepeù) o per metonimia Lubjanka, fu la polizia segreta del regime sovietico fino al 1934.


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