Mosca 1966 lo scrittore senza nome, la letteratura finisce sotto processo. Ezio Mauro ci racconta la storia di Yulij Daniel’ e Andrej Sinjavskij due autori che nella Russia sovietica osarono sfidare il regime. Come? Pubblicando all’estero le loro opere.

Mosca 10 febbraio 1966 in un tribunale russo si tiene un processo che farà storia. Gli imputati non sono criminali, non sono assassini o ladri, non sono spie o cospiratori, sono semplicemente due scrittori, due autori Julij Markovic Daniel’ (1925-1988) e Andrej Donatovic Siniavskij (1925-1997) accusati di aver pubblicato all’estero sotto pseudonimo (Daniel’ con quello di Nikolaj Aržak; Sinjavskij con quello di Abram Terz) delle opere considerate di carattere anti-sovietico.
Le opere affidate ad Hèléne Poltier verranno poi pubblicati in all’estero dalle case editrici dell’emigrazione russa, erano impietosamente satirici nei confronti della violenza della realtà sovietica. Il fatto paradossale è che le opinioni che vennero contestate a Daniel’ e Sinjavskij non erano le loro, ma quelle dei personaggi dei loro romanzi.
A quel punto il KBG si mette sulle tracce degli scrittori senza nome, impiegheranno ben 9 anni prima di individuarli. A tradirli inizialmente la copia originale del libro di Daniel rinvenuta negli Stati Uniti e poi una foto di Siniavskij e Daniel’ che sorreggono la bara di Pasternak nella semi-clandestina cerimonia funebre di Peredelkino.
Al processo i due si dichiareranno non colpevoli e Daniel’ venne condannato a 5 anni di lavori forzati; 7 anni furono comminati a Sinjavskij.
Nel 1973 a Sinjavskij venne consentito di lasciare l’Unione Sovietica assieme alla moglie e al figlio. Si stabilì a Parigi, insegnò all’Università, i suoi romanzi vennero tradotti in varie lingue e fondò la rivista “Sintaksis” che, tra il 1978 e il 2001, raccolse le prime voci della dissidenza russa e le più grandi testimonianze letterarie degli autori della nuova emigrazione sovietica.
Daniel’ il giorno della fine della pena (12 settembre 1970), nella settecentesca prigione Vladimirskij Central, fu informato che non poteva rientrare a Mosca, ma avrebbe dovuto risiedere a Kaluga, una città a 188 km a sudovest della capitale. Daniel’ e Sinjavskij sono stati riabilitati “per non aver commesso il reato”, quindi come “vittime della repressione politica”, il 15 ottobre 1991: tre anni dopo la morte di Daniel’.
Ezio Mauro nei suoi anni da corrispondente da Mosca, acquisisce gli strumenti adatti per comprendere la realtà sovietica e di conoscere il figlio di Daniel, Sanja e la vedova di Sinjavskij. Grazie a lei sono emersi dal profondo dei ricordi le carte inedite dello scrittore, il codice segreto dei messaggi dal lager consentendo così a Mauro di ripercorrere non solo la vicenda da un punto di vista storico, ma anche e soprattutto i dettagli psicologici ed esistenziali del protagonista Dal processo ai suoi anni nei campi di lavoro fino al ritorno a casa. Un bellissimo libro
Foto copertina: copertina libro Lo scrittore senza nome