La decisione della presidenza Raisi di eliminare i sussidi sui generi alimentari di prima necessità ha portato a una grave ondata di proteste che hanno coinvolto sette province del paese. La crisi ucraina e il conseguente stallo del negoziato sul nucleare mettono in difficoltà la già traballante economia iraniana, penalizzata dalle sanzioni internazionali, che senza la ripresa del JCPOA sono destinate a mantenere l’Iran in un ciclo economico depressivo.
L’onda d’urto della crisi Ucraina ha raggiunto il paese degli Ayatollah, prima bloccando il faticoso processo negoziale che doveva portare alla ripresa del JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), poi causando una violenta impennata nei prezzi dei beni di prima necessità quali pasta, riso, grano, olio e carne. O almeno, questo è il motivo addotto dall’amministrazione iraniana, che a inizio maggio ha tagliato i sussidi di cui questi beni godevano, generando un’ondata di proteste che ha coinvolto 19 città e sette province del paese[1], mettendo rapidamente in risalto la frustrazione e il malcontento di una popolazione che dal 2018, anno in cui l’amministrazione Trump si è ritirata dall’accordo sul nucleare, fatica a uscire dalla pressione del ciclo di stagnazione economica che colpisce il paese.
Infatti, gli effetti della crisi in Ucraina, paese tra i primi produttori di grano al mondo, non sono che l’ultimo atto di una tragedia economica già in corso da anni. Oggi, 10 kg di riso, alimento base della dieta iraniana, costano circa un milione di toman (33$), un prezzo proibitivo non solo per la fascia più povera della popolazione, ma anche per la classe media.[2]
Le proteste per il taglio ai sussidi, iniziate il 6 maggio, si sono presto unite alla mobilitazione di diversi settori della società, che hanno chiesto a gran voce l’aumento dei salari. In particolare, si sono mobilitati, attraverso sindacati e associazioni, i lavoratori del settore dei trasporti e dell’istruzione. La reazione dell’amministrazione è stata dura, e non ha contemplato una messa in discussione dell’operato della presidenza Raisi, incentrandosi invece su una violenta repressione, decine di arresti e accuse di “complotto straniero”, che hanno colpito anche due cittadini francesi, Cecile Kohler e suo marito Chuck Paris, entrambi membri dell’FNEC FP-FO[3], sindacato che riunisce i lavoratori nel settore scolastico in Francia. I due sarebbero colpevoli, secondo la magistratura iraniana, di aver organizzato una protesta in territorio iraniano, attentando alla stabilità del paese. Nella lista delle personalità colpite da arresto anche il sociologo Saeed Madani, un membro del direttivo del sindacato dei lavoratori dei trasporti di Teheran Reza Shahabi, e l’attivista Anisha Assadollahi, accusati di “cooperare con agenti stranieri nel tentativo di abbattere il governo”.[4] Le prove a supporto di queste accuse non sussistono, come per la maggioranza degli arresti che si sono registrati nelle ultime settimane ma anche precedentemente. Il 21 giugno 2022 è stato presentato al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite il rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani in Iran, che evidenzia la preoccupazione dei funzionari ONU riguardo la violazione dei diritti umani nel paese, che si manifesta, come evidenziato dal rapporto, anche nella negazione del diritto a un giusto processo e a condizioni dignitose di detenzione. La leadership del paese si è dimostrata pronta all’uso di ogni mezzo per scongiurare la crisi ed evitare di mostrare, sia all’interno che all’esterno, qualsivoglia segnale di debolezza. Anche la comunicazione via internet è stata ostacolata, per evitare la circolazione di video e notizie riguardanti le proteste e la repressione.
Particolarmente colpita dalle manifestazioni è stata la provincia del Khuzestan, nel sud-ovest del paese, dove la situazione si è aggravata dopo il crollo del Metropol Building ad Abadan il 23 maggio 2022, nel quale sono morte 41 persone.[5] L’evento ha messo in evidenza un ulteriore problema sistemico del paese, la corruzione. Secondo le ricostruzioni, l’edificio, di proprietà del magnate delle costruzioni Hossein Abdolbaghi, risultava violare numerose norme di sicurezza; violazioni su cui le autorità hanno chiuso un occhio, data la vicinanza di Abdolbaghi e della sua società a settori chiave dell’establishment del paese, tra cui il Corpo dei guardiani della Rivoluzione Islamica. Il crollo del Metropol è diventato il simbolo della corruzione e del malgoverno[6], e ha ulteriormente frustrato gli animi della popolazione, già colpita dal rincaro dei prezzi e dai disastri ambientali che colpiscono in maniera costante la regione.
Potrebbe interessarti:
- Continuano i negoziati tra Arabia Saudita e Iran
- L’Iran cerca cooperazione con il porto daghestano di Machačkala
- Iran: Reza Ciro Pahlavi, il ritorno dello Scià?
- L’ostacolo russo nei negoziati di Vienna sul nucleare
- È ancora possibile salvare il JCPOA?
Il presidente Raisi ha promesso finanziamenti e agevolazioni mirate, calibrate in base al reddito, ma la promessa non sembra aver placato la disillusione e lo scontento della popolazione. L’inflazione si aggira sul 40% e difficilmente questo dato si appresterà a cambiare senza una sollevazione delle sanzioni, oggetto del negoziato a Vienna, ormai in pausa dall’invasione russa dell’Ucraina. La decisione del governo di tentare di sanare il deficit di bilancio attraverso queste misure economiche (definite da vari funzionari “a painful economic surgery”) può significare un definitivo allontanamento dalla conclusione dell’accordo, su cui ricadevano le speranze di miglioramento dell’economia del paese.
A livello regionale la presidenza deve affrontare la determinazione di Israele nell’isolare l’Iran; nonostante i segnali di distensione tra l’Arabia Saudita e la Repubblica Islamica, l’avvicinamento delle potenze del Golfo a Israele, nel caso dell’Arabia Saudita non ancora avvenuto in maniera formale ma de facto, pone per l’ennesima volta il problema di un pericoloso isolamento.
L’alto livello di frustrazione degli iraniani dovrà essere fronteggiato dalla presidenza Raisi; gli effetti psicologici di un ciclo depressivo così longevo non potranno essere ignorati a lungo.
note
[1] Iran: Arrest amid Economic Protests, Human Rights Watch, 20 maggio 2022
[2]Economic surgery is killing us: Iranians complain as subsidies slashed on basic foods, Middle East Eye, 17 maggio 2022
[3]Two Europeans arrested in Iran identified as French Teachers Union, Iran international, 11 maggio 2022
[4]Iran: Arrest amid Economic Protests, Human Rights Watch, 20 maggio 2022
[5]Bouzari R., Fathollah-Nejad A., A Country in free fall, a corruptocracy in full swing: Why a building collapse in Iran matters, Middle East Institute, 7 giugno 2022
[6]Gnetti F., Il pugno di ferro di Teheran, Internazionale, 3 giungo 2022
Foto copertina: Rasht Great Bazaar bazaar is the heart of the economy in Gilan Province and is located in the old texture of Rasht.